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Subject: Libertà d’opinione o di stampa...

2024-12-10 23:47:47
ricordiamo che:
-sono richieste della UE
-sono state già usate in altre vicende (covid, guerra ucraina, commissione odio segre)
-quando sdogani il metodo poi, quelli in malafede sanno approfittarne.
2025-01-15 21:41:16


Vento dell'Est, Visione TV, picerno, coccia
2025-01-27 12:45:35
2025-01-28 08:46:02
La Baviera rifiuta per la prima volta a un’ambientalista che ha concluso con successo gli studi da insegnante di iniziare il tirocinio per accedere a una cattedra. Lo riporta il quotidiano Süddeutsche Zeitung citando il ministero bavarese della Cultura che contesta alla ventottenne Lisa Poettinger “attività ed appartenenza in organizzazioni estremiste” incompatibili con i doveri di un funzionario pubblico. Il riferimento è alle proteste contro l’estrazione del carbone e la fiera dell’automobile IAA. Poettinger è anche nota come organizzatrice delle dimostrazioni contro la AfD di un anno fa col motto “insieme contro la destra”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/01/28/germania-protesto-contro-il-carbone-e-la-fiera-dellauto-28enne-ambientalista-esclusa-dallinsegnamento-e-una-estremista/7853837/
2025-01-28 14:05:02
Poettinger è anche nota come organizzatrice delle dimostrazioni contro la AfD di un anno fa col motto “insieme contro la destra”.

Sinceramente penso che questa giovane possa protestare quando e quanto vuole nei limiti della legge: é un suo diritto. E' anni luce politicamente da me e trovo fascista il comportamento della Baviera.
Il fascismo é un metodo e la Baviera in questo caso lo ha usato.
2025-02-26 12:41:55


Quello delle querele temerarie è francamente uno strumento vergognoso in mano ai potenti.
2025-03-19 16:12:14
Il presidente della Conmebol, principale organo calcistico sudamericano, dopo il sorteggio della fase a gironi della Copa Libertadores in Paraguay aveva detto ai giornalisti che il torneo senza le squadre brasiliane sarebbe stato “come Tarzan senza Cita. Impossibile”. L’ipotesi boicottaggio, proprio per razzismo, era stata suggerita dal presidente del Palmeiras Leila Pereira. In seguito, Alejandro Domínguez si è scusato per aver paragonato i club brasiliani allo scimpanzé di Tarzan.
2025-03-29 03:39:52
2025-04-25 00:02:16
2025-05-03 16:38:36
2025-05-19 15:52:30
Lineker non sarà più commentatore per la BBC, motivo? Un post:
2025-05-22 00:36:15
corriere.it
L'Europa illiberale, vista dagli angloamericani
Federico Rampini
14-19 minuti

C’è una narrazione contemporanea che descrive l’America come una democrazia in pericolo, o già moribonda, avvelenata dagli impulsi autoritari di Donald Trump, dalle mire oligarchiche di Elon Musk. Questa la conoscete bene, è una tesi che assorbite quotidianamente stando in Europa. E c’è una narrazione simmetrica, speculare, rovesciata: uno sguardo angloamericano sull’Europa la vede preda di tentazioni illiberali, censura, limitazioni alla libertà di espressione e di pensiero.

Non solo e non necessariamente perché Viktor Orban in Ungheria o l’AfD in Germania rappresentano culture autoritarie. No, secondo questa descrizione angloamericana è l’establishment benpensante europeo a voler mettere la museruola alla democrazia perché non si fida più del popolo. L’accusa non riguarda solo la sinistra, i progressisti, ma anche le tecnocrazie moderate e centriste, tutte impegnate a «disciplinare» le democrazie europee, di fatto commissariandole.

Voi magari pensate che a vedere l’Europa in termini così negativi siano solo il vicepresidente Usa Vance e la tribù MAGA (Make America Great Again). In effetti Vance è andato a dirlo agli europei, che gli intolleranti illiberali sono loro, per le limitazioni che mettono alla libertà di parola con il pretesto dell’antifascismo. Venendo dal suo pulpito la predica viene respinta da un coro di indignazione.

Ma io invece mi riferisco ad altre voci critiche, angloamericane ma per nulla trumpiane. Due esempi recenti mi sembrano letture interessanti. Il primo è un editoriale di Walter Russell Mead, autorevole storico americano, conservatore ma non trumpiano, della scuola di Henry Kissinger.

Mead è stato invitato in Danimarca a un convegno sullo stato di salute della democrazia. Le sue riflessioni pubblicate sul Wall Street Journal dopo aver partecipato all’incontro di Copenaghen sono interessanti, venendo da un pulpito non screditato come quello di Vance.

L’altro esempio è britannico ed è perfino più sorprendente. Il settimanale The Economist, anti-trumpiano in modo netto ed esplicito, nel suo ultimo numero pubblica tuttavia un editoriale allarmato sull’attacco che l’establishment europeo progressista o moderato-centrista sta conducendo contro le libertà. Vi propongo queste due letture, in sequenza, cominciando da Mead.

Mead:
«Perché i “buoni” continuano a perdere? È stata questa la domanda che ha tormentato il vostro editorialista la scorsa settimana al Copenaghen Democracy Summit. Questo incontro annuale è stato avviato nel 2018 da Anders Fogh Rasmussen, ex primo ministro danese ed ex segretario generale della NATO. Il Democracy Summit, i cui partner statunitensi negli anni passati hanno spaziato dal Carter Center al George W. Bush Institute, rappresenta ciò che un tempo si chiamava il centro vitale della politica occidentale.

Per molti partecipanti al summit, inclusi i danesi furiosi per le richieste di Donald Trump su un'acquisizione della Groenlandia, le grandi minacce globali alla democrazia sono Trump, Xi Jinping e Vladimir Putin. In tanti piangevano la sconfitta di Kamala Harris alle elezioni del 2024; altri si preoccupavano per i successi dei partiti filotrumpiani in gran parte dell’Europa.

La verità è che il centro vitale è sulla difensiva in Europa e negli Stati Uniti da circa un decennio, e in questo periodo la democrazia ha subito un arretramento a livello globale. Joe Biden ha descritto la politica mondiale come una competizione tra democrazie e autocrazie. Ha lasciato l’incarico mentre i suoi nemici erano in ascesa. Una statistica spesso citata durante il summit: il 72% della popolazione mondiale vive sotto regimi autocratici. A tratti, l’edizione di quest’anno del Democracy Summit è parsa ispirata e piena di speranza.

Il discorso di Rasmussen, in cui ha chiesto che la spesa europea per la difesa raggiungesse il 4% o più del PIL, è stato focalizzato e chiaro. … Ma questi momenti di entusiasmo non hanno potuto nascondere le debolezze interne che minano la causa dei sostenitori della democrazia nel mondo. Troppi di loro, soprattutto in Europa, confondono la democrazia intesa come processo—elezioni libere con una stampa libera per determinare chi governa un Paese—con i risultati elettorali.

Definiscono un’elezione democratica solo se vincono le persone “giuste”. Secondo la prima definizione, qualsiasi elezione ragionevolmente libera è una vittoria per la democrazia, anche se a vincere è una persona pessima con idee pessime. Secondo la seconda, invece, le elezioni che portano al potere i candidati “sbagliati” sono considerate antidemocratiche. Una vittoria elettorale di un partito che vuole reprimere l’immigrazione illegale? Un fallimento della democrazia. La vittoria di un partito che si rifiuta di riorganizzare la società in base alle preferenze di chi si sente nato nel corpo sbagliato? Un passo avanti verso l’autoritarismo.

La vittoria di un partito che rifiuta i vincoli dell’energia verde perché troppo costosi o impraticabili? Un attacco a tutto ciò che la democrazia rappresenta. Secondo questa seconda definizione, diventa dovere dei sostenitori della democrazia sopprimere i loro oppositori interni. La polizia dovrebbe indagare i cittadini che postano tweet “antidemocratici” su persone trans o sull’immigrazione.

I governi possono e devono bandire i candidati antidemocratici o mettere al bando i partiti politici antidemocratici per il crimine di sostenere idee “non democratiche”. Non importa se queste idee sono popolari. Più un’idea “antidemocratica” diventa popolare, più diventa urgente reprimere chi la sostiene. Questo approccio è follia—un disastro assoluto e totale per la causa democratica.

La democrazia è una tigre, non un gattino. Non si tratta di sancire le preferenze culturali e politiche delle classi professionali istruite imponendole al resto della società. La democrazia riguarda l’autogoverno, non il buon governo. È, se mai, uno strumento attraverso cui la maggioranza può contenere le pretese e le illusioni di un’élite compiaciuta di sé.

Alexis de Tocqueville capiva questo molto meglio di tanti attuali sostenitori e difensori della democrazia. Vedeva la democrazia come una forza impetuosa che travolgeva gerarchie e modi di vita tradizionali. Era potente tanto per il bene quanto per il male. Era irresistibile nel lungo periodo, motivo per cui consigliava alle persone prudenti e riflessive di farci i conti e trovare un compromesso.

Ciò di cui la democrazia ha più bisogno oggi è l’unica cosa che i suoi sostenitori più rispettabili e zelanti hanno clamorosamente mancato di offrire: leadership. Le società democratiche hanno bisogno di leader che comprendano la realtà del loro tempo e sappiano ispirare i cittadini a sostenere le politiche necessarie al loro Paese.

Quando il centro vitale non riesce a produrre leader forti, i demagoghi si precipitano a colmare il vuoto. Troppi sostenitori della democrazia oggi sostengono che le masse popolari, ignoranti e testarde, abbiano tradito la causa democratica. Ma questa è una scusa. A fallire, infatti, sono le élite e gli apparati delle democrazie.

In tempi come questi, con nubi di guerra all’orizzonte e mutamenti economici e sociali che agitano le acque interne, conformismo, senilità e mediocrità non sono più ammissibili».

Editoriale di The Economist: «Quando il vicepresidente americano accusa l’Europa di non tutelare la libertà di espressione, la risposta più ovvia è che lui è un ipocrita. La Casa Bianca in cui serve J.D. Vance è una nemica dei discorsi che non approva: espelle studenti per le loro opinioni politiche, perseguita i media critici e fa pressioni sulle università. Ma il fatto che sia un ipocrita non significa che abbia torto. L’Europa ha davvero un problema di libertà di espressione. Un problema che non è distribuito in modo uniforme.

Il peggior trasgressore nell’Unione Europea è di gran lunga l’Ungheria, dove il governo ha schiacciato o cooptato la maggior parte dei media indipendenti. (Curiosamente, il partito di governo, di ispirazione pro-MAGA, sfugge alle critiche di Vance). Altri paesi che si distinguono negativamente includono la Germania e il Regno Unito.

Il divieto tedesco di negare l’Olocausto è comprensibile, vista la sua storia, ma la legge contro l’insulto ai politici è una parodia della giustizia. Chi detiene il potere ne abusa senza pudore. Un ex vice-cancelliere ha presentato centinaia di denunce penali contro cittadini, incluso uno che lo aveva chiamato “idiota”. Il mese scorso, il direttore di un giornale di destra è stato multato pesantemente e condannato a sette mesi di carcere con la condizionale per aver condiviso un meme con una foto ritoccata della ministra dell’interno che teneva in mano un cartello con scritto: “Odio la libertà di opinione”.

Tutti i paesi europei garantiscono il diritto alla libertà di espressione. Tuttavia, la maggior parte cerca anche di limitarla quando ne percepisce danni. Questo va ben oltre le forme di espressione che anche i liberali classici concordano debbano essere vietate, come la pornografia infantile, la diffusione di segreti di Stato o l’incitamento alla violenza fisica.

Spesso si estende a discorsi che feriscono i sentimenti o che, secondo l’opinione di qualche funzionario, sono falsi. In alcuni luoghi è un reato insultare un gruppo specifico (il re in Spagna; ogni sorta di persone in Germania). In Gran Bretagna è un crimine essere “gravemente offensivi” online. Le leggi sulla blasfemia esistono ancora in più di una dozzina di paesi europei.

L’intero continente criminalizza il “linguaggio d’odio”, concetto difficile da definire ma che viene costantemente esteso per includere nuovi gruppi. In Finlandia è illegale insultare una religione, ma anche citare le sacre scritture può essere rischioso: un deputato è stato processato per aver pubblicato un versetto della Bibbia sull’omosessualità.

La polizia britannica è particolarmente zelante. Gli agenti passano migliaia di ore a setacciare post potenzialmente offensivi e arrestano 30 persone al giorno. Tra i fermati ci sono stati un uomo che aveva inveito contro l’immigrazione su Facebook e una coppia che aveva criticato la scuola elementare della figlia. L’obiettivo delle leggi contro il linguaggio d’odio è promuovere l’armonia sociale.

Eppure ci sono poche prove che funzionino. Reprimere la libertà di espressione in realtà alimenta le divisioni. I populisti prosperano sull’idea che la gente non possa dire ciò che pensa davvero, un’opinione ormai condivisa da oltre il 40% di britannici e tedeschi. Il sospetto che l’establishment soffochi certe opinioni si aggrava quando gli organi di controllo dei media mostrano parzialità politica.

La Francia ha multato un canale TV conservatore per 100.000 euro per aver definito l’aborto la principale causa di morte al mondo—un punto di vista comune tra i pro-life, ma da cui il pubblico va evidentemente protetto. Le leggi sulla sicurezza online che impongono multe salate alle piattaforme social per contenuti illegali le spingono a rimuovere anche contenuti semplicemente controversi, suscitando l’ira di chi si vede censurato.

Le leggi formulate in modo generico concedono ampi poteri ai burocrati e sono un invito all’abuso. I paesi in cui questi abusi non sono ancora frequenti dovrebbero imparare dall’esempio britannico. La stretta non è stata imposta dall’alto, ma è nata quando la polizia ha scoperto che le piacevano i poteri concessi dalle leggi sull’espressione di opinioni.

È molto più facile beccare un utente su Instagram che un ladro; le prove sono a portata di clic. Quando la legge proibisce di offendere, crea anche l’incentivo per le persone a dichiararsi offese, usando così la polizia per mettere a tacere un critico o regolare i conti con un vicino. Quando certi gruppi sono protetti dalle leggi sull’odio e altri no, questi ultimi sono incentivati a chiedere protezione a loro volta.

Così, il tentativo di eliminare le parole offensive può innescare una “spirale del tabù”, in cui sempre più argomenti diventano intoccabili. Prima o poi, questo soffoca il dibattito pubblico. È difficile avere un confronto aperto e franco, ad esempio sull’immigrazione, se una delle parti teme che esprimere le proprie opinioni possa farle arrivare la polizia alla porta.

Poiché questo argomento viene sollevato con forza dalla destra populista, molti liberali europei si sono fatti scrupoli nel difendere la libertà di parola. Questo è un errore. Non solo perché leggi che possono essere usate per zittire un lato possono facilmente essere usate per zittire anche l’altro, come si vede nelle reazioni draconiane alle proteste pro-Gaza in Germania. Ma anche perché credere nella libertà di espressione significa difendere anche i discorsi che non ci piacciono. Se le democrazie non riescono a farlo, perdono credibilità, a vantaggio delle autocrazie come Cina e Russia, che conducono una lotta globale per il soft power. … Gli europei sono liberi di dire ciò che vogliono su Mr. Vance. Ma non dovrebbero ignorare il suo avvertimento. Quando gli Stati hanno troppi poteri sulla facoltà di espressione, prima o poi li useranno».

21 maggio 2025
2025-05-22 02:46:24
Ottimo articolo, è apprezzabile che colga il nodo in cui le democrazie si sono imbattute... e che stanno affrontando nel peggiore dei modi.
C'è un problema di leadership che si aggiunge, senz'altro, ma c'è anche il peso della memoria storica di ciò che è già avvenuto: di quando democrazie deboli finirono per essere legalmente conquistate da forze che poi le distrussero.
Resta la follia di pensare di salvare la democrazia con metodi antidemocratici; comunque nemmeno questa è una novità; è ciò che si tentò di fare durante gli anni di piombo per esempio.
2025-05-22 09:53:43
Il problema è lo stesso di sempre, dalla "democrazia ateniese" ai tre consoli romani.

Va però evidenziato che c'è un confine da tracciare, quello tra merito e metodo.
La democrazia è un metodo, la violi se violi il metodo, non il merito dei provvedimenti.

Quindi sostenere che sia in pericolo la democrazia a fronte di qualsiasi provvedimento con cui non si è d'accordo finisce per creare la dinamica di "al lupo al lupo". Alla fine troppe emergenze, nessuna emergenza.
Invece l'emergenza c'è. Ed è quella del diritto di parola, di critica, di dissenso. Non certo i media russi, l'omofobia, i novax, l'estremismo islamico, l'antisemitismo.. o il mai esattamente definito "fascismo"!
2025-05-22 12:16:02
A me Rampini, non piace penso che sia un gran paraculo, al soldo dell' Intelligence/deepstate americano, non ho le prove ma è ciò che penso.
E non parlo per il volta faccia delle sue idee politiche, ma proprio per il suo sguardo sul mondo, da dov'è partito, e dov'è arrivato.
Faccio questa premessa perchè giudico l'articolo fazioso, di distrazione di massa, e infine non ci racconta l'America, o l'Inghilterra ma la visione di due anglo-americani, fortemente conservatori, (uno storico, l'altro è un'editoriale dell'economist che per natura tende a destra).
L'articolo di Mead, parla di Toqueville, autore che adoro. ma decontestualizzandolo dal momento storico, (lo stesso errore della Meloni sul manifesto di Ventotene), citando che la Democrazia dovrebbe essere impetuosa, una tigre ... Toqueville vissuto al cavallo tra il post Rivoluzione Francese, Napoleone, Restaurazione, fino all'elezione del Luigi Bonaparte, Napoleone III, aveva potuto solo assaggiare la democrazia, anzi immaginarla, più che viverla. Con la seconda Repubblica francese. vennero approvate le prime riforme che furono l’abolizione delle restrizioni alla libertà di stampa e riunione, oltre ad una prima forma di legislazione sul lavoro, che ne sanciva il diritto per ogni cittadino da realizzarsi attraverso lavori di pubblica utilità. Inoltre il diritto di voto venne allargato a tutti i cittadini maschi, indipendentemente dal loro reddito. All'epoca si combatteva per avere questi diritti, oggi per cosa si combatte?
Per gli interessi di tutti o per quelli di pochi, ma che hanno i soldi?
Per forza la democrazia doveva essere una tigre. Ma vi faccio riflettere, secondo voi la politica di oggi può essere paragonata alla politica del 1800? Il senso di appartenenza, è per voi lo stesso, vedete gente pronta a scendere in piazza e armarsi fino ai denti, per contrastare una riforma, oppure proporla?
Mead nel suo articolo critica l'Europa, citando alcuni esempi, che si sono d'accordo macchiano la nostra pseudo democrazia, ma non ne minano le fondamenta. come quello che sta succedendo dall'altra parte dell'Oceano, dove un presidente toglie fondi all'università, non garantisce la libertà di stampa, e si fa i beati interessi suoi (vedi aereo da 400 milioni), cosa che in un Europa pseudodemocratica sarebbe inammissibile e Mead invece di criticare la china pericolosa intrapresa dall'America, va a guardare la pagliuzza negli occhi degli Europei.
Veniamo all'articolo dell'Econimist, dove la principale accusa che viene rivolta è sulla libertà d'opinione. In linea di massima sono d'accordo sulla critica dell'esempio dell'aborto in Francia, e che è più facile fare un clic che arrestare un ladro, ma voi avete letto cosa scrive la gente sui social? Minacce di morte, insulti, concetti senza capo e ne coda, è l'ignoranza al potere.
Penso che ognuno debba poter esprimere le proprie opinioni, ma avendo il principio prima di scrivere del rispetto dell'interlocutore. Badate bene, che il mio è stato un percorso, ho ricevuto qui in questo forum diversi Ban, da Mariolone, Ilbrizi, e mi sa pure Eridon, quindi ho mancato anche io, anche io mi sono fatto fregare dal monitor, dall'anonimato, e perchè magari trovavo qualche sponda tra gli utenti.
Ma il linguaggio che troviamo in rete, non è poi tanto diverso, da quello usato in Parlamento, anzi ne è una diretta emanazione.
Dividi et impera, crea sempre contenuti che portano a spaccare l'opinione pubblica e regnerai per secoli. La Politica oggi, come ieri, è fatta d'interessi economici, ma è vuota di contenuti, perchè deve mantenere lo status quo.

Il mio pensiero, è che la Democrazia, è agonizzante, noi viviamo una nuova Oligarchia, con l'unica differenza rispetto al passato che non sappiamo chi detiene il potere. L'Economist, è la voce come il Sole 24 ore, e tutte le altre testate che parlano di Economia, di questa Oligarchia nascosta. Le tasse sui super proventi di banche e big imprese, non le ha fatte nessuno, il richiamo dell'opinione pubblica sulla green economy per lasciare un mondo migliore non è nato dall'alto, ma dal basso, è dall'alto che la stanno boicottando.
La Cina, che non amo, ha fatto molto di più rispetto ai così detti Paesi Democratici. Avete visto Pechino? (non si vedeva il cielo e adesso?) oppure l'intervento dello Stato nelle imprese per controllare quello che fanno e le speculazioni ai danni del popolo, in Europa è grasso che cola se si controllano i bilanci. Ma di cosa stiamo parlando?
Democrazia come diceva il poeta, è partecipazione, noi oggi assistiamo a un Elite che si ammanta di Democrazia, urla al suo oltraggio e si batte per la sua difesa sulla carta, ma in realtà la sta solo finendo di sotterrare.
Questi due articoli, servono solo a distogliere, lo sguardo, a spostare l'attenzione ma non entrano nel merito e ribadisco Rampini è un gran paraculo, e gioca sul nostro senso di colpa, di essere incapaci di difendere la Democrazia, ne discutiamo ci arrabbiamo, ma poi non facciamo niente, giustifica uno Stato quello Americano, corrotto, guerrafondaio, e soprattutto votato a un economia di guerra, dove le industrie delle armi sono la locomotiva del Paese. Ma critichiamo l'Europa per la libertà d'opinione e perchè cerca di frenare determinati autoritarismi che l'hanno portata alle due guerre mondiali, autoritarismi figli proprio di quella Democrazia che era ancora in una fase embrionale. Autoritrismi che daranno una marea di soldi alle imprese delle armi.
Il caso Romania, AFd citati, oppure Orban, insomma non mi rappresentano, perchè sono un tornare indietro, un pericolo per la pace. La difesa della destra mondiale, per questi esempi, sono una diretta emanazione degli interessi economici. E' più facile corrompere a far fare leggi a proprio vantaggio a un partito di destra, dove c'è l'uomo solo al comando, quindi una volta comprato lui/lei hai tutti quelli sotto, che uno di sinistra dove devi ungere cento figure per trovare una quadra, alla fine è una questione economica.
Avrei altro da dire, ma temo di uscire fuori tema.
2025-05-22 12:34:12
A me Rampini, non piace penso che sia un gran paraculo, al soldo dell' Intelligence/deepstate americano, non ho le prove ma è ciò che penso.

Scusa, ma a me passa la voglia di leggere il resto con una premessa del genere.

Edito: SONO D'ACCORDO con la tua valutazione di Rampini, ma io provo a leggere senza pregiudizi pure uno scritto del demonio.
(edited)