Subpage under development, new version coming soon!
Topic closed!!!
Subject: [POLITICA]
Intendi questo?
Assolutamente non risolutivo oltre che profondamente ingiusto. Ancora chiacchere.
senza contare che è quello che fa a smentire quel che promette, ammesso e non concesso che quello che promette sia risolutivo, dato che a mio avviso schedare i dipendenti su internet e minacciarli con la frusta è quantomeno eccessivo. Una cosa è il rigore, ben altro il terrore.
(edited)
Assolutamente non risolutivo oltre che profondamente ingiusto. Ancora chiacchere.
senza contare che è quello che fa a smentire quel che promette, ammesso e non concesso che quello che promette sia risolutivo, dato che a mio avviso schedare i dipendenti su internet e minacciarli con la frusta è quantomeno eccessivo. Una cosa è il rigore, ben altro il terrore.
(edited)
no no! scusa forse ho usato un termine sbagliato! per salari differenziati intendevo quelli che differiscono solo per premi...anche all'interno di una stessa azienda! cioè, lui vorrebbe dividere i dipendenti in fasce di merito e in base a queste distribuire i premi(la divisione sarebbe 25-50-25 e la distribuzione sarebbe di 50-50-0)! a questa mi riferivo!
pardòn! :D
pardòn! :D
Qualche anno fa sono stato allo stabilimento della General Motors a Gliwice, Polonia.
Tante cose interessanti da vedere. E da sentire: ogni tanto si sentivano delle musichette, tipo suoneria polifonica. Una diciamo sette volte su dieci, più raramente altre.
Incuriosito, chiedo al tecnico che accompagnava il nostro gruppo cosa fossero quelle musiche: mi rispose che la musica stava ad indicare un problema in un dato reparto: in quel modo tutta la fabbrica era al corrente della cosa e si regolava di conseguenza.
Invece che per lavorare meglio, Brunetta (e visto l'entusiasmo, suppongo anche tu) vorrebbe usare queste informazioni non per risolvere i problemi o per gestire meglio il lavoro, ma per punire chi non produce quanto i capi vorrebbero. I motivi per la scarsa produttività possono essere tanti, e spesso indipendenti dalla volontà dei lavoratori. Disorganizzazione, oggettive difficoltà. Questa proposta è ipocritamente semplicistica. Invece di risolvere problemi, crea ingiustizie inutili.
Tante cose interessanti da vedere. E da sentire: ogni tanto si sentivano delle musichette, tipo suoneria polifonica. Una diciamo sette volte su dieci, più raramente altre.
Incuriosito, chiedo al tecnico che accompagnava il nostro gruppo cosa fossero quelle musiche: mi rispose che la musica stava ad indicare un problema in un dato reparto: in quel modo tutta la fabbrica era al corrente della cosa e si regolava di conseguenza.
Invece che per lavorare meglio, Brunetta (e visto l'entusiasmo, suppongo anche tu) vorrebbe usare queste informazioni non per risolvere i problemi o per gestire meglio il lavoro, ma per punire chi non produce quanto i capi vorrebbero. I motivi per la scarsa produttività possono essere tanti, e spesso indipendenti dalla volontà dei lavoratori. Disorganizzazione, oggettive difficoltà. Questa proposta è ipocritamente semplicistica. Invece di risolvere problemi, crea ingiustizie inutili.
(e visto l'entusiasmo, suppongo anche tu)
no guarda le mie parole non erano e difesa dell'operato del ministro ma erano atte solo a sollevare un pò di dibattito. questo perchè è facile sentire solo una faccia della medaglia che ti descrive in modo ottimista quello che fa lui sotto una luce del tutto positiva e quasi profetica; ho iniziato questa discussione per sentire anche i pareri altrui, critiche positive o negativo a riguardo. ammetto di aver un pò fatto l'avvocato del diavolo perchè mi piace farlo per far emergere le reali opinioni di chi scrive! se tu ti fossi subito schierato a favore della riforma stai pur certo che io di sottoponevo dubbi e domande che mi son sorti nel corso dell'incontro! :D
no guarda le mie parole non erano e difesa dell'operato del ministro ma erano atte solo a sollevare un pò di dibattito. questo perchè è facile sentire solo una faccia della medaglia che ti descrive in modo ottimista quello che fa lui sotto una luce del tutto positiva e quasi profetica; ho iniziato questa discussione per sentire anche i pareri altrui, critiche positive o negativo a riguardo. ammetto di aver un pò fatto l'avvocato del diavolo perchè mi piace farlo per far emergere le reali opinioni di chi scrive! se tu ti fossi subito schierato a favore della riforma stai pur certo che io di sottoponevo dubbi e domande che mi son sorti nel corso dell'incontro! :D
oggi di sfuggita ho sentito le anticipazioni sul decreto anti-corruzione che il pdl vuole varare. si parla dell'inamissibilità PER 5 ANNI a chi è stato condannato per corruzione e\o concussione. se la storia dei 5 anni è vera allora possiamo ricandidare anche Poggiolini.
ps: consiglio vivamente una lettura dell'intervento di questa settimana di Travaglio sul Blog di Beppe Grillo.
(edited)
(edited)
ps: consiglio vivamente una lettura dell'intervento di questa settimana di Travaglio sul Blog di Beppe Grillo.
(edited)
(edited)
Società | Silvia Truzzi
David Lane: 'Mafia, l'Italia si è arresa'
12 maggio 2010
Il corrispondente dell’Economist: "È la politica che lo ha deciso"
Pizzo, pizzi e pizzini. Rifiuti sotto cieli che sembrano davvero dipinti. I bronzi di Riace, la Reggia di Caserta, le colline di Sicilia. Ma è una bellezza che non acceca: la mafia si vede a occhio nudo. David Lane, corrispondente dell’Economist, in Italia da più di trent’anni ha fatto il suo grand tour nella tana del lupo. "Terre profanate", edito da Laterza, è un taccuino di viaggio, guida per nulla turistica al Mezzogiorno d’Italia.
Lane, come nasce questo pellegrinaggio dentro la mafia?
Nel libro su Berlusconi "L’ombra del potere", che qui è uscito nel 2005, ci sono capitoli sulla complicità tra il potere politico e la mafia. Così ho pensato: scrivo un libro sulla criminalità al Sud. Volevo che avesse un taglio giornalistico. Poi il mio editore londinese mi ha detto: perché non fai un libro di viaggi?
Un viaggio in Italia, come Goethe?
Io scrivo da trent'anni in modo impersonale. In questo viaggio ho raccontato la mia esperienza che inizia da Gela - più vicina all’Africa che a Roma - e finisce a Teano, davanti al monumento che ricorda l'incontro di Garibaldi con Vittorio Emanuele nel 1865.
Si è chiesto perché la mafia non è stata debellata?
Non c'è mai stata la volontà politica. Non c’è nemmeno oggi. Per questo mancano le risorse: per le indagini, per la benzina della polizia, per assicurare organici sufficienti. Ma basta guardare le leggi che vengono approvate o proposte: si capisce come potrà andare in futuro.
Quello che lo Stato può o non può fare si è visto con le Br.
Certo, allora lo Stato dimostrò che i brigatisti si potevano sconfiggere, ed è stato certamente meglio così. Ma il terrorismo non conosceva questo intreccio con la politica e con gli affari, che tutte le mafie invece hanno. Però la mafia è parte integrante della società italiana.
Ci sono state polemiche sulla "comunicazione" dei fenomeni criminali. Berlusconi dice che libri come Gomorra non fanno fare bella figura all’Italia. Qual è la sua impressione da giornalista?
Il lavoro del giornalista è quello di riportare fatti, positivi o negativi. Se ci sono infiltrazioni della camorra nel Casertano o nel Napoletano queste cose devono essere pubblicate. Perché tocca allo Stato debellare la criminalità, così i cronisti non avranno più niente da scrivere.
È un consiglio al governo?
La libertà di stampa è scrivere le cose come stanno. Cose che magari danno fastidio a certe persone. Ma questo non è importante, non deve esserlo.
Lei vive in Italia dagli anni 70. C’è stato un imbarbarimento nel rapporto tra la stampa e il potere?
Credo di sì. Ho appena seguito la campagna elettorale in Gran Bretagna. Guardando i dibattiti televisivi pensavo: "In Italia non potrebbe accadere". Questo tipo di confronto tra stampa e politica, tra pubblico e politica. I vostri politici chiederebbero alle loro scorte di arrestare le persone che contestano. Ma è compito del giornalista fare domande imbarazzanti.
Il guaio è che si fa fatica anche a a chiedere conto di ciò che chi ci amministra fa in nostra vece.
Se l’economia va male o se si tagliano fondi allo stato sociale, i cittadini hanno diritto di chiedere conto. I giornalisti invece hanno il dovere di farlo.
Perché i giornalisti italiani non lo fanno?
Perché hanno paura del potere, perché i compromessi sono frequenti.
Dell’Utri ha detto: se mi assolvono lascio la politica. Non dovrebbe essere il contrario?
Non è normale. Ma non è normale nemmeno che il Presidente del consiglio si rifiuti di rispondere ai magistrati quando lo vogliono interrogare. In un altro Paese sarebbe escluso dalla politica, anzi dalla vita pubblica: fuori, subito.
L’Economist ha attaccato, e non di rado, Berlusconi. Lui vi tratta come se foste Lotta comunista, ma il vostro è un giornale liberale e di destra. Però nessuno si domanda perché scrivete certe cose.
Ricordo bene quella copertina del 2001 con la fotografia del premier e il titolo: "Perché Silvio Berlusconi è inadatto a guidare l’Italia". Questi nove anni hanno dimostrato la verità di quelle parole. Per fortuna i libri rimangono, molto più degli articoli di giornale. Il mio libro su Berlusconi è stato il primo in inglese sul vostro presidente del consiglio: resterà. E anche questo sulla criminalità al Sud.
Che differenza passa tra le mafie del Mezzogiorno?
Quella della Calabria è la più difficile da sconfiggere: è ben radicata, legata alla famiglia di sangue. La mafia siciliana ha avuto degli sconfitti e di questo soffre.
La mafia si vede?
A Reggio Calabria nelle vetrine di un fast food bucate dai proiettili. E un cartello: "Chiuso per ferie". In Calabria, in uno stabilimento di gomme incendiato dalla malavita. Ero a Napoli in piena emergenza rifiuti: non c'era solo malgoverno, c'erano anche gli interessi della camorra.
Crede che i cittadini del Sud si siano abituati a certe "leggi illegali", come il pizzo? O è la paura che non li fa reagire?
Ambedue. Un uomo d’affari in Calabria mi ha minacciato dicendomi che aveva già querelato altri giornalisti. E io ho risposto: non è che mi importi tanto, sono stato querelato dal Presidente del consiglio (in primo grado il premier ha perso, ndr). Nella piana di Gioia Tauro invece ho incontrato due commercianti che vent’anni fa hanno denunciato persone che chiedevano il pizzo. Ci vuole molto coraggio per denunciare il racket. Ma esempi ci sono.
Quali?
Penso ai ragazzi che lavorano le terre confiscate alla mafia e incontrano molti problemi. Anche perché non ci sono aiuti da parte dello Stato.
L’Italia si è arresa alle mafie?
Sì, perché fanno ormai parte della società.L’ultimo capitolo s'intitola: "Roma. Chiesa e Stato". Che c’entra?
La sconfitta della mafia dipende da Roma. E dalla Chiesa, che forse ha perso un po’ del potere che aveva. Ma un tempo aveva influenza su come la gente pensava e si comportava. Allora avrebbe potuto combattere pubblicamente la mafia. La Chiesa è ambigua: ci sono preti che chiamano i pentiti Giuda, preti per cui è più importante confessare il criminale e riportarlo dentro la Chiesa che proteggere chi ne è vittima. Poi, certo, oggi ci sono anche molti sacerdoti che s’impegnano contro la mafia.
La sua conclusione in realtà è una domanda: che speranza c’è?
Se non c’è sviluppo, purtroppo non c’è speranza. Perché dovrebbe esserci sviluppo quando c’è la mafia? Non c’è motivo per le imprese straniere o del Nord di andare nel Mezzogiorno. Mi chiedo dove andranno i giovani del Sud. Che hanno energia e entusiasmo perché sono giovani, ma non hanno possibilità di lavorare. E quindi di scegliere.
Da il Fatto Quotidiano del 12 maggio
David Lane: 'Mafia, l'Italia si è arresa'
12 maggio 2010
Il corrispondente dell’Economist: "È la politica che lo ha deciso"
Pizzo, pizzi e pizzini. Rifiuti sotto cieli che sembrano davvero dipinti. I bronzi di Riace, la Reggia di Caserta, le colline di Sicilia. Ma è una bellezza che non acceca: la mafia si vede a occhio nudo. David Lane, corrispondente dell’Economist, in Italia da più di trent’anni ha fatto il suo grand tour nella tana del lupo. "Terre profanate", edito da Laterza, è un taccuino di viaggio, guida per nulla turistica al Mezzogiorno d’Italia.
Lane, come nasce questo pellegrinaggio dentro la mafia?
Nel libro su Berlusconi "L’ombra del potere", che qui è uscito nel 2005, ci sono capitoli sulla complicità tra il potere politico e la mafia. Così ho pensato: scrivo un libro sulla criminalità al Sud. Volevo che avesse un taglio giornalistico. Poi il mio editore londinese mi ha detto: perché non fai un libro di viaggi?
Un viaggio in Italia, come Goethe?
Io scrivo da trent'anni in modo impersonale. In questo viaggio ho raccontato la mia esperienza che inizia da Gela - più vicina all’Africa che a Roma - e finisce a Teano, davanti al monumento che ricorda l'incontro di Garibaldi con Vittorio Emanuele nel 1865.
Si è chiesto perché la mafia non è stata debellata?
Non c'è mai stata la volontà politica. Non c’è nemmeno oggi. Per questo mancano le risorse: per le indagini, per la benzina della polizia, per assicurare organici sufficienti. Ma basta guardare le leggi che vengono approvate o proposte: si capisce come potrà andare in futuro.
Quello che lo Stato può o non può fare si è visto con le Br.
Certo, allora lo Stato dimostrò che i brigatisti si potevano sconfiggere, ed è stato certamente meglio così. Ma il terrorismo non conosceva questo intreccio con la politica e con gli affari, che tutte le mafie invece hanno. Però la mafia è parte integrante della società italiana.
Ci sono state polemiche sulla "comunicazione" dei fenomeni criminali. Berlusconi dice che libri come Gomorra non fanno fare bella figura all’Italia. Qual è la sua impressione da giornalista?
Il lavoro del giornalista è quello di riportare fatti, positivi o negativi. Se ci sono infiltrazioni della camorra nel Casertano o nel Napoletano queste cose devono essere pubblicate. Perché tocca allo Stato debellare la criminalità, così i cronisti non avranno più niente da scrivere.
È un consiglio al governo?
La libertà di stampa è scrivere le cose come stanno. Cose che magari danno fastidio a certe persone. Ma questo non è importante, non deve esserlo.
Lei vive in Italia dagli anni 70. C’è stato un imbarbarimento nel rapporto tra la stampa e il potere?
Credo di sì. Ho appena seguito la campagna elettorale in Gran Bretagna. Guardando i dibattiti televisivi pensavo: "In Italia non potrebbe accadere". Questo tipo di confronto tra stampa e politica, tra pubblico e politica. I vostri politici chiederebbero alle loro scorte di arrestare le persone che contestano. Ma è compito del giornalista fare domande imbarazzanti.
Il guaio è che si fa fatica anche a a chiedere conto di ciò che chi ci amministra fa in nostra vece.
Se l’economia va male o se si tagliano fondi allo stato sociale, i cittadini hanno diritto di chiedere conto. I giornalisti invece hanno il dovere di farlo.
Perché i giornalisti italiani non lo fanno?
Perché hanno paura del potere, perché i compromessi sono frequenti.
Dell’Utri ha detto: se mi assolvono lascio la politica. Non dovrebbe essere il contrario?
Non è normale. Ma non è normale nemmeno che il Presidente del consiglio si rifiuti di rispondere ai magistrati quando lo vogliono interrogare. In un altro Paese sarebbe escluso dalla politica, anzi dalla vita pubblica: fuori, subito.
L’Economist ha attaccato, e non di rado, Berlusconi. Lui vi tratta come se foste Lotta comunista, ma il vostro è un giornale liberale e di destra. Però nessuno si domanda perché scrivete certe cose.
Ricordo bene quella copertina del 2001 con la fotografia del premier e il titolo: "Perché Silvio Berlusconi è inadatto a guidare l’Italia". Questi nove anni hanno dimostrato la verità di quelle parole. Per fortuna i libri rimangono, molto più degli articoli di giornale. Il mio libro su Berlusconi è stato il primo in inglese sul vostro presidente del consiglio: resterà. E anche questo sulla criminalità al Sud.
Che differenza passa tra le mafie del Mezzogiorno?
Quella della Calabria è la più difficile da sconfiggere: è ben radicata, legata alla famiglia di sangue. La mafia siciliana ha avuto degli sconfitti e di questo soffre.
La mafia si vede?
A Reggio Calabria nelle vetrine di un fast food bucate dai proiettili. E un cartello: "Chiuso per ferie". In Calabria, in uno stabilimento di gomme incendiato dalla malavita. Ero a Napoli in piena emergenza rifiuti: non c'era solo malgoverno, c'erano anche gli interessi della camorra.
Crede che i cittadini del Sud si siano abituati a certe "leggi illegali", come il pizzo? O è la paura che non li fa reagire?
Ambedue. Un uomo d’affari in Calabria mi ha minacciato dicendomi che aveva già querelato altri giornalisti. E io ho risposto: non è che mi importi tanto, sono stato querelato dal Presidente del consiglio (in primo grado il premier ha perso, ndr). Nella piana di Gioia Tauro invece ho incontrato due commercianti che vent’anni fa hanno denunciato persone che chiedevano il pizzo. Ci vuole molto coraggio per denunciare il racket. Ma esempi ci sono.
Quali?
Penso ai ragazzi che lavorano le terre confiscate alla mafia e incontrano molti problemi. Anche perché non ci sono aiuti da parte dello Stato.
L’Italia si è arresa alle mafie?
Sì, perché fanno ormai parte della società.L’ultimo capitolo s'intitola: "Roma. Chiesa e Stato". Che c’entra?
La sconfitta della mafia dipende da Roma. E dalla Chiesa, che forse ha perso un po’ del potere che aveva. Ma un tempo aveva influenza su come la gente pensava e si comportava. Allora avrebbe potuto combattere pubblicamente la mafia. La Chiesa è ambigua: ci sono preti che chiamano i pentiti Giuda, preti per cui è più importante confessare il criminale e riportarlo dentro la Chiesa che proteggere chi ne è vittima. Poi, certo, oggi ci sono anche molti sacerdoti che s’impegnano contro la mafia.
La sua conclusione in realtà è una domanda: che speranza c’è?
Se non c’è sviluppo, purtroppo non c’è speranza. Perché dovrebbe esserci sviluppo quando c’è la mafia? Non c’è motivo per le imprese straniere o del Nord di andare nel Mezzogiorno. Mi chiedo dove andranno i giovani del Sud. Che hanno energia e entusiasmo perché sono giovani, ma non hanno possibilità di lavorare. E quindi di scegliere.
Da il Fatto Quotidiano del 12 maggio
si è ufficialmente aperta la nona legislatura al Pirellone
Consiglio regionale, «primo giorno di scuola» per Renzo Bossi e la Minetti
Il figlio 21enne del senatùr: «Sono emozionato. L'inno nazionale? Non so le parole». Contestazione dei radicali
corriere
peggio dell'esperimento LHC del Cnr sui buchi neri... adesso vedremo se il mondo scomparirà! lol
Consiglio regionale, «primo giorno di scuola» per Renzo Bossi e la Minetti
Il figlio 21enne del senatùr: «Sono emozionato. L'inno nazionale? Non so le parole». Contestazione dei radicali
corriere
peggio dell'esperimento LHC del Cnr sui buchi neri... adesso vedremo se il mondo scomparirà! lol
Comunque Cota è veramente ridicolo... era su Rai1 a commentare la nuova proposta della lega sul ritiro della patente... non aveva idea di cosa si stesse parlando. Alle prime facili domande ha risposto con tante parole, ma si capiva benissimo che conosceva l'argomento in maniera estremmente superficiale... aveva dei fogli in mano che guardava continuamente.
Poi c'è stata una serie di interventi critici, tra cui Melandri ed il presidende del Codacons... e mentre parlavano lui guardava continuamente sti fogli senza alzare mai lo sguardo.
Più passava il tempo e più i suoi interventi erano competenti.
Mi ha ricordato i tempi del liceo... quando si studiava in classe durante l'interrogazione... :-)
Poi c'è stata una serie di interventi critici, tra cui Melandri ed il presidende del Codacons... e mentre parlavano lui guardava continuamente sti fogli senza alzare mai lo sguardo.
Più passava il tempo e più i suoi interventi erano competenti.
Mi ha ricordato i tempi del liceo... quando si studiava in classe durante l'interrogazione... :-)
bell'articolo. che dà una risposta a chi su questo forum sostiene che la mafia sia un effetto dei comportamenti dei meridionali.
Solo chiacchere e distintivo (cit.)
una delle innumerevoli pataccate
Questo è l'esempio più lampante di come tutto quello che dicono pubblicamente è solo propaganda...imparano le 4 cosette e vanno in tv senza manco conoscere le leggi su cui orgogliosi stampano i loro nomi....
Gli stamperei un bel "Sono cretino, datemi calci" in fronte....così che tutti sappiano con chi stanno parlando!
Na vergogna....ma come mai non si può fare niente in questo paese per mandarli tutti a casa...
una delle innumerevoli pataccate
Questo è l'esempio più lampante di come tutto quello che dicono pubblicamente è solo propaganda...imparano le 4 cosette e vanno in tv senza manco conoscere le leggi su cui orgogliosi stampano i loro nomi....
Gli stamperei un bel "Sono cretino, datemi calci" in fronte....così che tutti sappiano con chi stanno parlando!
Na vergogna....ma come mai non si può fare niente in questo paese per mandarli tutti a casa...
è tanto campato per aria?
Il debito dei Maiali
I Maiali d'Europa, detti PIIGS, sono cinque: Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia. "Siam cinque piccoli porcellin, siamo cinque fratellin mai nessun ci dividerà, tralalalalà!". Maiali contagiosi, portatori di peste suina. Una peste chiamata debito con cui hanno infettato l'Europa.
In caso di default di un Maiale, i suoi creditori sono anch'essi a rischio fallimento. I Paesi europei devono salvare i Maiali per salvare sé stessi. La Grecia ha un debito verso l'Europa di 236 miliardi di dollari, il Portogallo di 286 miliardi, l'Irlanda di 867 miliardi, la Spagna di 1.100 miliardi e l'Italia, la grande infettatrice, di 1.400 miliardi.
I Maiali si indebitano anche a vicenda. La Grecia deve 9,6 miliardi di dollari al Portogallo che ne deve 58 alla Spagna che ne deve 14 all'Irlanda. E' un gioco di specchi del debito in cui alla fine tutti possono rimanere con in mano il cerino acceso. Se fallisce la Grecia, l'Europa si può salvare, l'onda d'urto del suo debito negli altri Paesi europei è gestibile. Se falliscono la Spagna o l'Italia, l'euro cessa di esistere. Maggiore è il debito pubblico di un Maiale europeo, più la propagazione dell'infezione è rapida e i suoi effetti distruttivi.
I PIIGS hanno ceduto attraverso i debiti, una quota della loro malattia. Hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità con le possibilità degli altri. Il contagio è già in atto.
L'Italia, il Maiale con il più importante debito europeo, ha tre grandi creditori che può far fallire quando vuole (è il potere del debito): Gran Bretagna con 77 miliardi di dollari, Germania con 190 miliardi e la Francia con 511 miliardi. La Francia ha un credito nei confronti dell'Italia pari al 20% del suo PIL. L'Italia ha ceduto quindi ai francesi una quota di sovranità nazionale (chi possiede il tuo debito è, fino a quando fallisci, il tuo padrone). Si spiega così la fretta di importare centrali nucleari francesi in Italia. Sarkozy lo vuole! Il debito italiano val bene cinque centrali. L'Europa è unita dal debito interconnesso.
Il nodo con il debito più importante è l'Italia. Nel suo centocinquantenario è un motivo per essere orgogliosi. Nessuno come noi può far fallire l'Europa e, forse, ci riusciremo! Maiale si nasce e noi modestamente lo nascemmo.
beppegrillo
Il debito dei Maiali
I Maiali d'Europa, detti PIIGS, sono cinque: Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia. "Siam cinque piccoli porcellin, siamo cinque fratellin mai nessun ci dividerà, tralalalalà!". Maiali contagiosi, portatori di peste suina. Una peste chiamata debito con cui hanno infettato l'Europa.
In caso di default di un Maiale, i suoi creditori sono anch'essi a rischio fallimento. I Paesi europei devono salvare i Maiali per salvare sé stessi. La Grecia ha un debito verso l'Europa di 236 miliardi di dollari, il Portogallo di 286 miliardi, l'Irlanda di 867 miliardi, la Spagna di 1.100 miliardi e l'Italia, la grande infettatrice, di 1.400 miliardi.
I Maiali si indebitano anche a vicenda. La Grecia deve 9,6 miliardi di dollari al Portogallo che ne deve 58 alla Spagna che ne deve 14 all'Irlanda. E' un gioco di specchi del debito in cui alla fine tutti possono rimanere con in mano il cerino acceso. Se fallisce la Grecia, l'Europa si può salvare, l'onda d'urto del suo debito negli altri Paesi europei è gestibile. Se falliscono la Spagna o l'Italia, l'euro cessa di esistere. Maggiore è il debito pubblico di un Maiale europeo, più la propagazione dell'infezione è rapida e i suoi effetti distruttivi.
I PIIGS hanno ceduto attraverso i debiti, una quota della loro malattia. Hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità con le possibilità degli altri. Il contagio è già in atto.
L'Italia, il Maiale con il più importante debito europeo, ha tre grandi creditori che può far fallire quando vuole (è il potere del debito): Gran Bretagna con 77 miliardi di dollari, Germania con 190 miliardi e la Francia con 511 miliardi. La Francia ha un credito nei confronti dell'Italia pari al 20% del suo PIL. L'Italia ha ceduto quindi ai francesi una quota di sovranità nazionale (chi possiede il tuo debito è, fino a quando fallisci, il tuo padrone). Si spiega così la fretta di importare centrali nucleari francesi in Italia. Sarkozy lo vuole! Il debito italiano val bene cinque centrali. L'Europa è unita dal debito interconnesso.
Il nodo con il debito più importante è l'Italia. Nel suo centocinquantenario è un motivo per essere orgogliosi. Nessuno come noi può far fallire l'Europa e, forse, ci riusciremo! Maiale si nasce e noi modestamente lo nascemmo.
beppegrillo
l'articolo porta una serie di argomenti importanti, ma ne tralascia altri altrettanto importanti e in realtà non porta alcuna conclusione se non a livello di battuta
per esempio non si dice che a condizione di tassi di interesse bassissimi come quelli degli attuali BOT il tasso di interesse "reale" è addirittura negativo, questo rende paradossalmente conveniente essere indebitati
altra cosa che si tace è che se si fanno i conti dell'indebitamento incrociato tra paesi, si dovrebbe anche considerare i debiti del terzo mondo nei confronti dei paesi dell'UE (italia compresa) e soprattutto degli USA che sono in questo momento il paese con più debiti di tutto il mondo
per esempio non si dice che a condizione di tassi di interesse bassissimi come quelli degli attuali BOT il tasso di interesse "reale" è addirittura negativo, questo rende paradossalmente conveniente essere indebitati
altra cosa che si tace è che se si fanno i conti dell'indebitamento incrociato tra paesi, si dovrebbe anche considerare i debiti del terzo mondo nei confronti dei paesi dell'UE (italia compresa) e soprattutto degli USA che sono in questo momento il paese con più debiti di tutto il mondo
beh un mio amico ha preso la multa perchè si accendeva la sigaretta passando davanti ai vigili e per fare questa aveva una mano impegnata