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Subject: Crisi economica
giusto a confermare che questa crisi la paga soprattutto chi stava già negli strati medio-bassi: chi stava in povertà relativa sprofonda nella povertà assoluta, chi era classe media scende in povertà relativa.
ma l'importante in italia è rendere il senato non elettivo... bisogna pur difendere le istituzioni da queste masse di nuovi poveri... :(
ma l'importante in italia è rendere il senato non elettivo... bisogna pur difendere le istituzioni da queste masse di nuovi poveri... :(
I sentimenti feriti dei padroni dell’economia
James Surowiecki, Internazionale 4/10 luglio 2014 n. 1058
A Stephen Schwarzman, presidente e amministratore delegato del fondo d’investimento Blackstone Group, negli ultimi anni le cose sono andate piuttosto bene. Il suo settore, che vive di denaro preso in prestito, ha beneficiato dei bassi tassi d’interesse, e il boom del mercato azionario ha offerto alla sua azienda grandi opportunità di guadagno. Oggi Schwarzman vale più di dieci miliardi di dollari. Non dovrebbe avere molto di cui lamentarsi. Ma a sentire lui è perseguitato da un governo maniaco delle tasse e da una plebaglia invidiosa. Recentemente ha dichiarato che la classe media statunitense ha il vizio di “dare la colpa dei suoi problemi ai ricchi” e che la proposta di abrogare lo sconto fiscale sulle commissioni di performance, del quale beneficia personalmente, è paragonabile all’invasione tedesca della Polonia.
Schwarzman non è solo. L’anno scorso l’investitore Tom Perkins e il cofondatore di Home Depot Kenneth Langone hanno paragonato gli attacchi ai ricchi alle persecuzioni naziste contro gli ebrei. Tutti e tre alla fine si sono scusati, ma questi sentimenti sono sorprendentemente comuni. Anche se gli anni di Obama sono stati un periodo d’oro per i miliardari statunitensi – un recente studio degli economisti Emmanuel Saez e Thomas Piketty ha dimostrato che il 95 per cento degli aumenti di reddito nei primi tre anni di ripresa ha riguardato l’un per cento più ricco della popolazione – molti di loro si considerano una minoranza perseguitata.
Come mi ha detto il sociologo Mark Mizruchi, “probabilmente pensano: noi creiamo posti di lavoro, mandiamo avanti l’economia, eppure la gente non ci ama. Com’è possibile?”. I manager sono sconvolti dalle critiche che ricevono dall’inizio della crisi finanziaria, anche perché sono convinti che sia il merito a determinare il successo delle persone. Se sei convinto che il patrimonio di una persona dipenda dalle sue qualità, ogni tentativo di eliminare le disuguaglianze ti sembra ingiusto.
Non è stato sempre così. Un secolo fa i capi delle grandi industrie svolgevano un ruolo centrale nel movimento progressista, collaboravano con i sindacati, sostenevano le leggi sulla previdenza sociale e contro il lavoro minorile e spesso premevano per una maggiore regolamentazione. Non si trattava di altruismo. Come ha dimostrato lo storico James Weinstein , il vero scopo delle riforme era tirare dalla propria parte l’opinione pubblica ed evitare misure più drastiche. Eppure hanno sostanzialmente migliorato la vita dei lavoratori ed erano ispirate dalla pragmatica convinzione che la tenuta del capitalismo nel suo complesso dipendesse da un’ampia distribuzione dei frutti del sistema.
Anche nel dopoguerra prevaleva un atteggiamento simile. I dirigenti delle aziende statunitensi istituirono un organismo chiamato Committee for economic development (Ced), che poi ha svolto un ruolo centrale nel plasmare la politica del consenso del dopoguerra, accettando sindacati forti, un maggiore intervento del governo e la nascita dello stato sociale. Le aziende sostenevano politiche costose pur di rafforzare il sistema nel suo complesso. Il Ced chiese di aumentare le tasse per pagare la guerra di Corea e sostenne le riforme del presidente Lyndon Johnson contro la povertà e la disuguaglianza.
Come dice Mizruchi, “sapevano che per mantenere i loro privilegi dovevano soddisfare i bisogni dei cittadini comuni”.
Tutto questo è cambiato all’inizio degli anni settanta, quando gli imprenditori, alle prese con la contrazione dei profitti e l’aumento della concorrenza straniera, si sono spostati sempre più a destra. Oggi non esistono organizzazioni imprenditoriali di centro con un reale peso politico, e le uniche lobby che contano a Washington sono quelle che portano avanti un programma di riduzione delle tasse e liberalizzazioni.
Negli ultimi anni gli utili delle aziende e gli stipendi degli amministratori delegati hanno raggiunto livelli record, ma il senso di responsabilità è scomparso.
Se oggi i dirigenti d’azienda si preoccupano più del loro ego che dello stato della nazione, è anche perché le loro fortune non sono più legate a quelle della nazione come un tempo. Negli anni del dopoguerra le imprese dipendevano in gran parte dai consumi interni. La globalizzazione e l’espansione del settore finanziario hanno cambiato tutto. Ormai il benessere della
classe media non inluisce più di tanto sul bilancio delle aziende.
C’è stato anche un altro cambiamento importante. All’inizio del secolo scorso negli Stati Uniti c’era un vero movimento socialista, e nel dopoguerra l’Unione Sovietica sembrava rappresentare un’alternativa reale al capitalismo. Non c’è da stupirsi che i grandi industriali dell’epoca fossero ansiosi di incanalare il malcontento nelle riforme. Oggi i ricchi hanno ben poco da temere, a parte un lieve aumento delle tasse e le proteste di quelli che hanno letto Piketty. Si preoccupano per i propri sentimenti perché sono l’unica cosa che può essere minacciata.
James Surowiecki, Internazionale 4/10 luglio 2014 n. 1058
A Stephen Schwarzman, presidente e amministratore delegato del fondo d’investimento Blackstone Group, negli ultimi anni le cose sono andate piuttosto bene. Il suo settore, che vive di denaro preso in prestito, ha beneficiato dei bassi tassi d’interesse, e il boom del mercato azionario ha offerto alla sua azienda grandi opportunità di guadagno. Oggi Schwarzman vale più di dieci miliardi di dollari. Non dovrebbe avere molto di cui lamentarsi. Ma a sentire lui è perseguitato da un governo maniaco delle tasse e da una plebaglia invidiosa. Recentemente ha dichiarato che la classe media statunitense ha il vizio di “dare la colpa dei suoi problemi ai ricchi” e che la proposta di abrogare lo sconto fiscale sulle commissioni di performance, del quale beneficia personalmente, è paragonabile all’invasione tedesca della Polonia.
Schwarzman non è solo. L’anno scorso l’investitore Tom Perkins e il cofondatore di Home Depot Kenneth Langone hanno paragonato gli attacchi ai ricchi alle persecuzioni naziste contro gli ebrei. Tutti e tre alla fine si sono scusati, ma questi sentimenti sono sorprendentemente comuni. Anche se gli anni di Obama sono stati un periodo d’oro per i miliardari statunitensi – un recente studio degli economisti Emmanuel Saez e Thomas Piketty ha dimostrato che il 95 per cento degli aumenti di reddito nei primi tre anni di ripresa ha riguardato l’un per cento più ricco della popolazione – molti di loro si considerano una minoranza perseguitata.
Come mi ha detto il sociologo Mark Mizruchi, “probabilmente pensano: noi creiamo posti di lavoro, mandiamo avanti l’economia, eppure la gente non ci ama. Com’è possibile?”. I manager sono sconvolti dalle critiche che ricevono dall’inizio della crisi finanziaria, anche perché sono convinti che sia il merito a determinare il successo delle persone. Se sei convinto che il patrimonio di una persona dipenda dalle sue qualità, ogni tentativo di eliminare le disuguaglianze ti sembra ingiusto.
Non è stato sempre così. Un secolo fa i capi delle grandi industrie svolgevano un ruolo centrale nel movimento progressista, collaboravano con i sindacati, sostenevano le leggi sulla previdenza sociale e contro il lavoro minorile e spesso premevano per una maggiore regolamentazione. Non si trattava di altruismo. Come ha dimostrato lo storico James Weinstein , il vero scopo delle riforme era tirare dalla propria parte l’opinione pubblica ed evitare misure più drastiche. Eppure hanno sostanzialmente migliorato la vita dei lavoratori ed erano ispirate dalla pragmatica convinzione che la tenuta del capitalismo nel suo complesso dipendesse da un’ampia distribuzione dei frutti del sistema.
Anche nel dopoguerra prevaleva un atteggiamento simile. I dirigenti delle aziende statunitensi istituirono un organismo chiamato Committee for economic development (Ced), che poi ha svolto un ruolo centrale nel plasmare la politica del consenso del dopoguerra, accettando sindacati forti, un maggiore intervento del governo e la nascita dello stato sociale. Le aziende sostenevano politiche costose pur di rafforzare il sistema nel suo complesso. Il Ced chiese di aumentare le tasse per pagare la guerra di Corea e sostenne le riforme del presidente Lyndon Johnson contro la povertà e la disuguaglianza.
Come dice Mizruchi, “sapevano che per mantenere i loro privilegi dovevano soddisfare i bisogni dei cittadini comuni”.
Tutto questo è cambiato all’inizio degli anni settanta, quando gli imprenditori, alle prese con la contrazione dei profitti e l’aumento della concorrenza straniera, si sono spostati sempre più a destra. Oggi non esistono organizzazioni imprenditoriali di centro con un reale peso politico, e le uniche lobby che contano a Washington sono quelle che portano avanti un programma di riduzione delle tasse e liberalizzazioni.
Negli ultimi anni gli utili delle aziende e gli stipendi degli amministratori delegati hanno raggiunto livelli record, ma il senso di responsabilità è scomparso.
Se oggi i dirigenti d’azienda si preoccupano più del loro ego che dello stato della nazione, è anche perché le loro fortune non sono più legate a quelle della nazione come un tempo. Negli anni del dopoguerra le imprese dipendevano in gran parte dai consumi interni. La globalizzazione e l’espansione del settore finanziario hanno cambiato tutto. Ormai il benessere della
classe media non inluisce più di tanto sul bilancio delle aziende.
C’è stato anche un altro cambiamento importante. All’inizio del secolo scorso negli Stati Uniti c’era un vero movimento socialista, e nel dopoguerra l’Unione Sovietica sembrava rappresentare un’alternativa reale al capitalismo. Non c’è da stupirsi che i grandi industriali dell’epoca fossero ansiosi di incanalare il malcontento nelle riforme. Oggi i ricchi hanno ben poco da temere, a parte un lieve aumento delle tasse e le proteste di quelli che hanno letto Piketty. Si preoccupano per i propri sentimenti perché sono l’unica cosa che può essere minacciata.
ma l'importante in italia è rendere il senato non elettivo... bisogna pur difendere le istituzioni da queste masse di nuovi poveri... :(
Punto c)
Ci vogliono le riformeeeeee! Lo dicono i giornalini social-riformisti giusti, linkiesta, il post, etc. etc.
(edited)
Punto c)
Ci vogliono le riformeeeeee! Lo dicono i giornalini social-riformisti giusti, linkiesta, il post, etc. etc.
(edited)
ma infatti abolirlo ci sta tutto
a che cacchio servono due camere se tanto sappiamo benissimo che decidono tutto i capi partito in base alle alleanze? solo ad appesantire il carrozzone e a dare molte più poltrone e annessi e connessi
così invece è l'ennesima presa per il culo: ci teniamo la poltrona ma........... decidiamo noi chi ci va, tanto.... voi non contate nulla
abolirlo sarebbe stata na gran cosa.... ma figurati.... l'altro giorno ho sentito "grande passo di civiltà a montecitorio: adesso ci saranno pure parrucchieri per signora..... evviva la parità"...................................
......................
...................
e delle sale allatto ne vogliamo parlare?
a che cacchio servono due camere se tanto sappiamo benissimo che decidono tutto i capi partito in base alle alleanze? solo ad appesantire il carrozzone e a dare molte più poltrone e annessi e connessi
così invece è l'ennesima presa per il culo: ci teniamo la poltrona ma........... decidiamo noi chi ci va, tanto.... voi non contate nulla
abolirlo sarebbe stata na gran cosa.... ma figurati.... l'altro giorno ho sentito "grande passo di civiltà a montecitorio: adesso ci saranno pure parrucchieri per signora..... evviva la parità"...................................
......................
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e delle sale allatto ne vogliamo parlare?
ma infatti abolirlo ci sta tutto
a che cacchio servono due camere se tanto sappiamo benissimo che decidono tutto i capi partito in base alle alleanze? solo ad appesantire il carrozzone e a dare molte più poltrone e annessi e connessi
Condivido e rilancio: a che cacchio serve anche solo una camera se tanto sappiamo benissimo che decidono tutti i capi partito in base alle alleanze? solo ad appesantire il carrozzone e a dare molte più poltrone e annessi e connessi
Ma aggiungo: una volta eleminate le due camere, a che cacchio serve un consiglio dei ministri se tanto sappiamo benissimo che decide tutto il presidente del consiglio? solo ad appesantire il carrozzone e a dare molte più poltrone e annessi e connessi
Una bella monarchia e siamo tutti snelli e contenti!
(edited)
a che cacchio servono due camere se tanto sappiamo benissimo che decidono tutto i capi partito in base alle alleanze? solo ad appesantire il carrozzone e a dare molte più poltrone e annessi e connessi
Condivido e rilancio: a che cacchio serve anche solo una camera se tanto sappiamo benissimo che decidono tutti i capi partito in base alle alleanze? solo ad appesantire il carrozzone e a dare molte più poltrone e annessi e connessi
Ma aggiungo: una volta eleminate le due camere, a che cacchio serve un consiglio dei ministri se tanto sappiamo benissimo che decide tutto il presidente del consiglio? solo ad appesantire il carrozzone e a dare molte più poltrone e annessi e connessi
Una bella monarchia e siamo tutti snelli e contenti!
(edited)
io quoto il senso del tuo intervento.
-i costi della politica sono un "argomento truffa" per portarci a rinunciare alla democrazia
-anche se si vuole ridurli si deve farlo non diminuendo le camere o i parlamentari, ma le loro spese semmai
-il bicameralismo perfetto italiano era una delle poche cose che funzionava (innumerevoli i casi di leggi truffa oppure con errori fermate dal secondo ramo)
La truffa di Renzi somiglia tanto a quella favola per cui siccome il pubblico è inefficente (falso) allora si deve privatizzare.
Privatizziamo la democrazia, che ve la raccontano come inefficente, in modo che la possano rendere "privata"...
-i costi della politica sono un "argomento truffa" per portarci a rinunciare alla democrazia
-anche se si vuole ridurli si deve farlo non diminuendo le camere o i parlamentari, ma le loro spese semmai
-il bicameralismo perfetto italiano era una delle poche cose che funzionava (innumerevoli i casi di leggi truffa oppure con errori fermate dal secondo ramo)
La truffa di Renzi somiglia tanto a quella favola per cui siccome il pubblico è inefficente (falso) allora si deve privatizzare.
Privatizziamo la democrazia, che ve la raccontano come inefficente, in modo che la possano rendere "privata"...
sui pregi e difetti del bicameralismo perfetto si potrebbero scrivere infiniti trattati di diritto, onestamente non ho le competenze per essere pro o contro.
invece sulla riduzione del numero dei senatori totalmente a favore. lo stesso dovrebbe avvenire anche alla camera del resto, a maggior ragione perchè gli onorevoli son più dei senatori.
mi stupisce una cosa: da una parte si riduce la democrazia (senato non elettivo) e dall'altra invece si agevola il referendum abbassando il quorum! non fatevi ingannare dall'innalzamento da 500mila a 800mila firme, se l'argomento è importante si raccolgono senza problemi (vedi recenti referendum sull'acqua)
certo è tutto da dimostrare che anche 1 sola di queste riforme sia varata...
invece sulla riduzione del numero dei senatori totalmente a favore. lo stesso dovrebbe avvenire anche alla camera del resto, a maggior ragione perchè gli onorevoli son più dei senatori.
mi stupisce una cosa: da una parte si riduce la democrazia (senato non elettivo) e dall'altra invece si agevola il referendum abbassando il quorum! non fatevi ingannare dall'innalzamento da 500mila a 800mila firme, se l'argomento è importante si raccolgono senza problemi (vedi recenti referendum sull'acqua)
certo è tutto da dimostrare che anche 1 sola di queste riforme sia varata...
senza Fiat il pil scende di oltre il 7%
ora vediamo cosa farà Renzi per rientrare nel parametro del 3% deficit/pil con il pil che si contrae del 7%...
in arrivo nuovi maquillage di bilancio e soprattutto altre manovre lacrime e sangue.
ora vediamo cosa farà Renzi per rientrare nel parametro del 3% deficit/pil con il pil che si contrae del 7%...
in arrivo nuovi maquillage di bilancio e soprattutto altre manovre lacrime e sangue.
anche il ragionamento per cui il pil si sposta del 7% assieme ad uno spostamento fittizio di sede legale..
quel link andava sul 3d degli errori giornalisitici: fiat ha un fatturato (circa) di 60 miliardi di euro, il pil italiano è (circa) 1400 miliardi di euro... a me i conti non tornano!
ma proprio "ilfattoquotidiano" vai a leggere? ti rispetto di più se posti un articolo di sallusti o belpietro :D
cmq direi che qualche soldo lo racimoleranno da qua: pagare per essere pagati
dopo che uno fa volontariato, deve pure pagare per farlo??? quante altre dimostrazioni di assurdità vi servono per farvi vergognare di questo stato marcio?
ma proprio "ilfattoquotidiano" vai a leggere? ti rispetto di più se posti un articolo di sallusti o belpietro :D
cmq direi che qualche soldo lo racimoleranno da qua: pagare per essere pagati
dopo che uno fa volontariato, deve pure pagare per farlo??? quante altre dimostrazioni di assurdità vi servono per farvi vergognare di questo stato marcio?
sui pregi e difetti del bicameralismo perfetto si potrebbero scrivere infiniti trattati di diritto
Mah, che in italia il problema sia il bicameralismo perfetto, francamente, neanche dovremmo parlarne.
Se vogliamo ridurre il numero dei parlamentari, o.k.
Se vogliamo ridurre lo stipendio (in realtà, il vero schifo sono i benefit totalmente ingiustificati), o.k.
Ma i problemi italiani sono il totale scollamento del "rappresentante" dal "rappresentato", che porta il "rappresentante" (anche il più onesto) a perdere completamente la bussola una volta entrato nel "giro".
La democrazia "rappresentativa" non regge, e se non si vuole passare a quella "diretta", bisogna cercare di rendere meno differita la delega (non ogni 5 anni). E pure sul non vincolo di mandato si potrebbe/dovrebbe fare un ragionamento, che sia qualitativo o quantitativo (su cosa puoi votare contro quanto "promesso" in campagna elettorale dal tuo partito o su quante volte lo puoi fare).
Ma ripeto, un attacco così vergognosamente disonesto alle nostre istituzioni, manco ai tempi di licio gelli.
Ma si sa: fai fare alla destra-sinistra™, quello che viene impedito di fare alla destra-destra™.
mi stupisce una cosa: da una parte si riduce la democrazia (senato non elettivo) e dall'altra invece si agevola il referendum abbassando il quorum! non fatevi ingannare dall'innalzamento da 500mila a 800mila firme, se l'argomento è importante si raccolgono senza problemi (vedi recenti referendum sull'acqua)
Dissento! Soprattutto in italia, tra menefreghisti e diffidenti, alzare il numero di firme necessarie vuol dire tagliare in partenza le gambe al referendum. Sono democristiani marci ed ipocriti.
(edited)
Mah, che in italia il problema sia il bicameralismo perfetto, francamente, neanche dovremmo parlarne.
Se vogliamo ridurre il numero dei parlamentari, o.k.
Se vogliamo ridurre lo stipendio (in realtà, il vero schifo sono i benefit totalmente ingiustificati), o.k.
Ma i problemi italiani sono il totale scollamento del "rappresentante" dal "rappresentato", che porta il "rappresentante" (anche il più onesto) a perdere completamente la bussola una volta entrato nel "giro".
La democrazia "rappresentativa" non regge, e se non si vuole passare a quella "diretta", bisogna cercare di rendere meno differita la delega (non ogni 5 anni). E pure sul non vincolo di mandato si potrebbe/dovrebbe fare un ragionamento, che sia qualitativo o quantitativo (su cosa puoi votare contro quanto "promesso" in campagna elettorale dal tuo partito o su quante volte lo puoi fare).
Ma ripeto, un attacco così vergognosamente disonesto alle nostre istituzioni, manco ai tempi di licio gelli.
Ma si sa: fai fare alla destra-sinistra™, quello che viene impedito di fare alla destra-destra™.
mi stupisce una cosa: da una parte si riduce la democrazia (senato non elettivo) e dall'altra invece si agevola il referendum abbassando il quorum! non fatevi ingannare dall'innalzamento da 500mila a 800mila firme, se l'argomento è importante si raccolgono senza problemi (vedi recenti referendum sull'acqua)
Dissento! Soprattutto in italia, tra menefreghisti e diffidenti, alzare il numero di firme necessarie vuol dire tagliare in partenza le gambe al referendum. Sono democristiani marci ed ipocriti.
(edited)
senza Fiat il pil scende di oltre il 7%
ora vediamo cosa farà Renzi per rientrare nel parametro del 3% deficit/pil con il pil che si contrae del 7%...
Beh, inizieranno a contare prostituzione, traffico d'armi, di droga e di organi.
renzi è l'ennesima ultima spiaggia per noi...
C'è il baratrooooooo!
ora vediamo cosa farà Renzi per rientrare nel parametro del 3% deficit/pil con il pil che si contrae del 7%...
Beh, inizieranno a contare prostituzione, traffico d'armi, di droga e di organi.
renzi è l'ennesima ultima spiaggia per noi...
C'è il baratrooooooo!
il comportamento della fiat-famiglia Agnelli è vergognoso
It's the new-capitalism, baby!
Siamo passati da quello fordista a quello finanziario.
Libera circolazione dei capitali = io Lapo produco (e smerdo) in Vietnam/Polonia/Cina ed incasso in Paternoster Square, tu Mario Rossi produci e (smerdi) in casa tua e paghi le tasse per te e per me Lapo.
(edited)
It's the new-capitalism, baby!
Siamo passati da quello fordista a quello finanziario.
Libera circolazione dei capitali = io Lapo produco (e smerdo) in Vietnam/Polonia/Cina ed incasso in Paternoster Square, tu Mario Rossi produci e (smerdi) in casa tua e paghi le tasse per te e per me Lapo.
(edited)
vado controcorrente ma le proposte fatte sui referendum secondo me son giuste: alzare il numero di firme necessarie per indire il referendum (forse non sai che le 500mila firme son le stesse dal 1946, ma i votanti son molto cresciuti) vuol dire ammettere a referendum solo i temi più sentiti, quelli che interessano più persone e che quindi più facilmente passeranno il quorum
per la cronaca,gli ultimi referendum che hanno passato il quorum di poco (circa 55% dei votanti) avevano alla base circa 1400mila (1,4milioni) di firme!
quindi per me sì all'abbassamento del quorum (se ho capito giusto basteranno il 50% dei votanti delle precedenti elezioni politiche) e innalzamento delle firme
per la cronaca,gli ultimi referendum che hanno passato il quorum di poco (circa 55% dei votanti) avevano alla base circa 1400mila (1,4milioni) di firme!
quindi per me sì all'abbassamento del quorum (se ho capito giusto basteranno il 50% dei votanti delle precedenti elezioni politiche) e innalzamento delle firme