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Subject: Crisi economica

2015-05-14 20:47:26
Loro, per dimenticare quanto è costato quel pezzo di carta.
2015-05-14 20:59:15
Conosco una prof. alla bocconi (non nel dipartimento di Economia, maître à penser liberista neocon per i governi fantoccio in italia).
E spacca i culi per preparazione.


non metto in dubbio la preparazione e la competenza delle persone. ma se le loro capacità sono volte a giustificare e teorizzare l'ineguaglianza sociale e la schiavitù moderna devono essere messi in condizioni di non nuocere. cioè internati e privati della libertà d'indottrinamento (perchè la loro non è libertà di pensiero ma propaganda stile Goebbels)

edit: ortografia
(edited)
2015-05-14 21:06:24
Comunque alla bocconi non si va tanto per la preparazione, quanto per le amicizie che potresti fare.
2015-05-15 00:09:33
dalla mia classe del liceo ben 5 testoline sono andate alla Bocconi, tutti usciti alla maturità con il minimo dei voti (tra 36 e 42 /60). Gente a cui non avrei affidato la custodia del cane.
Tutti laureati con 110/110 poi , anzi no se ricordo bene uno è riuscito a prendere 105... poraccio!

E' verissimo che chi esce dalla Bocconi poi spesso si ritrova ad avere una carriera di successo, ma l'analisi statistica è errata in quanto il campione non è omogeneo: non è che "vai alla bocconi" -->" fai carriera", bensì è "hai molti soldi di famiglia e ritieni importante stringere determinate amicizie" --> ti laurei facile dopo aver pagato l'obolo --> hai tante amicizie di famiglia nei posti giusti, ed un paio in più grazie all'obolo ---> fai carriera (che avresti comunque fatto visto che sei raccomandato).

Ma il meglio, ve la devo raccontare, è la carriera di una compagna del liceo, peraltro una bella topa, ma con il cervello più piccolo di un toporagno; 40/60 alla maturità, ma soprattutto un curricula di 5 anni dove ad ogni discorso capisci di parlare con un microcefalo; hai presente la bella e scema? Di più. Sceglie economia, ma non potendo permettersi Bocconi, va alla Cattolica. Si laurea normalmente, viene presa in Unicredit, ed ora è persino responsabile di un settore piuttosto importante, in merito a determinati prodotti da vendersi al pubblico, con tanto di interviste. Lei... con il QI di un babbuino... che gestisce un settore di Unicredit. Figuriamoci in che mani siamo....
2015-05-15 00:12:38
E Unicredit va anche bene
2015-05-15 00:19:19
Beh, non c'avessero messo i dindi i contribuenti europei, in europa si sarebbero salvati ben pochi istituti di credito.
2015-05-15 00:20:44
peraltro una bella topa

Ma lol.

un curricula

Un curricula però non si può leggere.
:D
2015-05-15 11:01:50
Sceglie economia, ma non potendo permettersi Bocconi, va alla Cattolica.

che mi dicono sia esosa pure lei....
2015-05-15 11:18:38
Sono private, che ti aspetti?
Mi sembra che ciccio pancaro andasse al sacro cuore.
2015-05-23 12:36:52
IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Paolo Becchi


Euro, l’insostenibile pesantezza della moneta unica
Zonaeuro

di Paolo Becchi | 22 maggio 2015 COMMENTI (230)

Mentre ci si divide sulle argomentazioni economico-tecniche per manifestare o meno il proprio dissenso nei confronti dell’euro, ancora in pochi comprendono che il vero e più temibile pericolo a cui i diversi popoli del vecchio Continente stanno andando incontro, è quello che per difendere una moneta si stia abdicando completamente ai principi più elementari della vita democratica. L’euro è stato anzitutto un furto di democrazia, sia per il modo in cui è stato introdotto, non rispettando neppure i Trattati europei, sia per il modo in cui viene ora difeso, calpestando i diritti dei popoli. L’esempio della Grecia è sotto questo profilo emblematico. Il dibattito che in Europa è aperto da tempo, e che ancora stenta ad avviarsi in Italia, verte proprio su questo punto essenziale: il nuovo ordine monetario per affermarsi e mantenersi deve appropriarsi di porzioni sempre più ampie di diritti acquisiti, di garanzie costituzionali che i singoli Stati nazionali riconoscevano ai loro cittadini. L’euro è una sorta di Minotauro che si ciba di continui sacrifici umani. E non si tratta di una metafora, se si pensa ai tanti suicidi che avvengono nel nostro Paese a causa della crisi economica generata dalla moneta unica.

Diritti del lavoro, del risparmio e più in generale quella che un tempo veniva chiamata sovranità popolare devono essere progressivamente smantellati per rendere i popoli europei funzionali, omogenei al nuovo ordine monetario.

Ora, la domanda da porsi è la seguente: i cittadini europei sono stati avvertiti e soprattutto sono d’accordo su questa necessità di cedere diritti? Essa non era certo prevista da chi voleva costruire un’Europa di pace che tutelasse e rafforzasse le conquiste dei cittadini e considerava questi ultimi non dei semplici sudditi, bensì il fulcro dell’idea di Europa. Aver adottato l’euro come moneta unica giustifica la perdita di diritti sociali e politici e una disoccupazione di massa dilagante in nome della sua sostenibilità?

Se l’aggregazione monetaria avesse almeno risolto i cronici problemi economici nell’ambito dello spazio continentale europeo, si sarebbero potute ragionevolmente avanzare oggettive valutazioni di convenienza, ma visto che i danni che essa sta provocando sono incommensurabili per le economie della maggioranza dei Paesi perché dovremmo essere ancora disponibili a cedere quel poco di democrazia che ci è rimasta?

Quanto dolore dovranno ancora sopportare i popoli europei prima che l’Europa capisca che il suo futuro non dipende dalla salvezza di una moneta, ma dal riconoscimento del suo fallimento? Questo è oggi il vero problema.

di Paolo Becchi e Antonio Rinaldi
2015-05-23 13:22:10
Sarcasmo on:

Dovremmo tornare alla Lira e poi fare la Lira del nord, del centro e del sud oppure la moneta regionale così da poter valorizzare meglio le singole economie locali
2015-05-23 13:46:23
Sarcasmo on:

Dovremmo tornare alla Lira e poi fare la Lira del nord, del centro e del sud oppure la moneta regionale così da poter valorizzare meglio le singole economie locali


Non è sarcasmo on. È ignoranza on.

Inizia da qui.
2015-05-23 15:07:58
Lo scopo è "migliorare le nostre condizioni di vita" o "avere tutti la stessa moneta"?
Comunque, a parte le battute, potresti argomentare?
2015-05-23 15:27:04
Come dice sucm non sei ironico ma centri la miglior soluzione x le persone: fine dell'euro e fine dell'Italia intesa come nazione unitaria.
da queste basi possiamo ragionare di crescita e prosperità dei popoli.
altrimenti c'è solo arricchimento dei ricchi e miseria x tutti gli altri
2015-05-23 15:46:28
Ovviamente un sistema frammentato su base regionale è molto pericoloso dal punto di vista delle recriminazioni commerciali, territoriali, etc. etc.. Per questo sono nati gli stati nazionali, che cercano di sopperire alle inefficienze di una valuta unica con una cultura condivisa, con una lingua condivisa, e soprattutto con trasferimenti fiscali costanti.

Senza pensare invece di svegliarsi "sarcastici" a metà 2015, c'è gente che c'ha lavorato seriamente su mezzo secolo fa per trovare una definizione di area valutaria ottimale.

Tra l'altro, leggere pseudo-sarcasmo di un emigrato da paese euro a paese pound mi sembra voler essere presi in giro per forza.
(edited)
2015-05-23 17:24:01
Ovviamente un sistema frammentato su base regionale è molto pericoloso dal punto di vista delle recriminazioni commerciali, territoriali, etc. etc.. Per questo sono nati gli stati nazionali, che cercano di sopperire alle inefficienze di una valuta unica con una cultura condivisa, con una lingua condivisa, e soprattutto con trasferimenti fiscali costanti.

come se gli stati nazionali non avessero mai fatto guerre per rivendicazioni territoriali ecc :(
gli stati nazionali sono il lascito di un'epoca (XiX secolo) fatto di alti dazi commerciali e sfruttamento coloniale e sono del tutto inadatti all'epoca attuale.
l'attualità è fatta di stati-continente ricchi di materie prime (usa-canda-australia-russia-india-cina-brasile), dove la disponibilità sul territorio di materie prime compensa tutte le inefficenze di cui sopra.
siccome tutta l'europa è povera di materie prime, la sua evoluzione dovrà essere quella di frammentazione in stati regionali legati da accordi multipli. è vero che esiste il rischio di ricadere in una situazione da balcani anni '90, ma il rischio esiste anche nella configurazione attuale quindi non fa differenza.

esaminando in dettaglio l'italia, si vede che la lingua condivisa è stata imposta, la cultura condivisa non esiste, i trasferimenti fiscali costanti e unidirezionali aggravano il problema della disuguaglianza economica e sociale invece di ridurla...
discorso diverso è la francia, che è stata unificata molto prima (nel XV secolo) a suon di campagne militari, massacri, stermini, discriminazione delle minoranze, ci son voluti almeno 3 secoli di questa politica per imporre in francia una lingua e una cultura unitaria. ed è l'unico esempio riuscito, perchè anche la spagna è unita dal XV secolo ma continua a essere divisa in vari popoli con cuture e lingue diverse