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Subject: Crisi economica
gli compreranno l'isola di Manhattan a prezzo di saldo :)
Le azioni della banca spagnola Bankia affondano in borsa del 41% a 0,148 euro, dopo che l'istituto venerdì scorso le ha valutate 0,01 euro, nell'ambito della ristrutturazione imposta da Bruxelles. Bankia si appresta a ricevere un'iniezione di capitali dall'Europa di 10,7 miliardi di euro. Il titolo è crollato del 46% in apertura di contrattazioni e ha toccato una perdita massima del 52%.
Le azioni si avvicinano avvicinandosi alla quota di 0,01 euro stabilita dal fondo di ristrutturazione Frob che ha tagliato l'attuale valore nominale di 2 euro. Una decisione che diluirà ulteriormente i 400.000 azionisti del gruppo nella prossima conversione dei bond sottoscritti dal Frob con i fondi europei cui seguirà un aumento di capitale per complessivi 15 miliardi di euro. I titolari di obbligazioni del gruppo subiranno invece perdite del 36-38 per cento.
L'agenzia Standard and Poor's ha tagliato il rating di Bankia di un gradino a BB- con prospettive negative dopo che il fondo statale di ristrutturazione bancaria (Frob), ha tagliato il valore nominale delle azioni nell'ambito del piano di ristrutturazione del gruppo diluendo così ancor più gli attuali azionisti . È quanto si legge in una nota.
L'istituto - che ha chiuso il 2012 con una perdita record di 19,2 miliardi di euro - ha ricevuto nella primavera del 2012 un maxi-salvataggio europeo
e continuiamo a salvare banche e ad affossare i cittadini
(edited)
Le azioni si avvicinano avvicinandosi alla quota di 0,01 euro stabilita dal fondo di ristrutturazione Frob che ha tagliato l'attuale valore nominale di 2 euro. Una decisione che diluirà ulteriormente i 400.000 azionisti del gruppo nella prossima conversione dei bond sottoscritti dal Frob con i fondi europei cui seguirà un aumento di capitale per complessivi 15 miliardi di euro. I titolari di obbligazioni del gruppo subiranno invece perdite del 36-38 per cento.
L'agenzia Standard and Poor's ha tagliato il rating di Bankia di un gradino a BB- con prospettive negative dopo che il fondo statale di ristrutturazione bancaria (Frob), ha tagliato il valore nominale delle azioni nell'ambito del piano di ristrutturazione del gruppo diluendo così ancor più gli attuali azionisti . È quanto si legge in una nota.
L'istituto - che ha chiuso il 2012 con una perdita record di 19,2 miliardi di euro - ha ricevuto nella primavera del 2012 un maxi-salvataggio europeo
e continuiamo a salvare banche e ad affossare i cittadini
(edited)
intanto per la stessa cifra (10 miliardi) si è quasi rischiata la rivoluzione a cipro..
il salvataggio di cipro (se ci sarà se ci riusciranno, se basterà) è una cazzata ancora peggiore delle menate sulla grecia e le banche spagnole.
un paese di 1Mìmilione di abitanti, con un pil di 17miliardi di euro (che vuol dire 17mila euro/cadauno) e il piano di salvataggio è di 10miliardi!
siamo alla follia pura, l'unica soluzione ragionnevole è default del paese e uscita pilotata dall'euro. così il paese riparte con una nuova valuta e 0 debito.
poi servono nuove regole di finanza mondiale... che senso ha che le banche di cipro abbiano conti per 68 miliardi di euro, a fronte di un pil nazionale di17? è totalmente fuori controllo!
e invece no, i deficenti di merkel e draghi insistono co sti piani di rientro insensati.
resto dell'idea che l'UE sia necessaria, ma ora bisogna uscirne perchè è in mano a dei perfetti incompetenti. saltare da un'auto in corsa è pericoloso, ma se ti accorgi che l'autista è cieco e davanti c'è un muro di cemento è l'unica csa da fare
un paese di 1Mìmilione di abitanti, con un pil di 17miliardi di euro (che vuol dire 17mila euro/cadauno) e il piano di salvataggio è di 10miliardi!
siamo alla follia pura, l'unica soluzione ragionnevole è default del paese e uscita pilotata dall'euro. così il paese riparte con una nuova valuta e 0 debito.
poi servono nuove regole di finanza mondiale... che senso ha che le banche di cipro abbiano conti per 68 miliardi di euro, a fronte di un pil nazionale di17? è totalmente fuori controllo!
e invece no, i deficenti di merkel e draghi insistono co sti piani di rientro insensati.
resto dell'idea che l'UE sia necessaria, ma ora bisogna uscirne perchè è in mano a dei perfetti incompetenti. saltare da un'auto in corsa è pericoloso, ma se ti accorgi che l'autista è cieco e davanti c'è un muro di cemento è l'unica csa da fare
da profano credo che vogliano evitare un fuggi fuggi degli stati dall'euro...
da profano credo che vogliano evitare un fuggi fuggi degli stati dall'euro
invece così avremo una valuta per tanti paesi poveri e privatizzati!
son veramente rincoglioniti totali... è ovvio che il "contagio" passa di stato in stato: tutto quello che riescono a pensare è dare soldi alle banche xchè comprino titoli di stato cosicchè gli stati diano soldi alle banche per ripianare i debiti. ma chi è il coglione che l'ha pensata sta cosa? un doppio giro di debiti (degli stati verso le banche e delle banche verso gli stati) così gli interessi crescono e crescono e si sprofonda sempre più nel baratro. proprio vero che se sei sul fondo puoi sempre scavare :(
invece così avremo una valuta per tanti paesi poveri e privatizzati!
son veramente rincoglioniti totali... è ovvio che il "contagio" passa di stato in stato: tutto quello che riescono a pensare è dare soldi alle banche xchè comprino titoli di stato cosicchè gli stati diano soldi alle banche per ripianare i debiti. ma chi è il coglione che l'ha pensata sta cosa? un doppio giro di debiti (degli stati verso le banche e delle banche verso gli stati) così gli interessi crescono e crescono e si sprofonda sempre più nel baratro. proprio vero che se sei sul fondo puoi sempre scavare :(
Che cosa c’è da mangiare oggi. Le paure del nuovo millennio si chiamano fare la spesa tutti i giorni e riuscire ad arrivare alla fine del mese. L’umiliazione di offrire un piatto vuoto ai figli di ritorno da scuola è il colpo più duro per i nuovi poveri d’Italia, quasi 4 milioni nel 2013. La soluzione l’hanno trovata in Emilia Romagna, a Modena, dove il Centro Servizi per il Volontariato inaugurerà a maggio l’Emporio Portobello, un supermercato per disoccupati e famiglie in difficoltà economica. Circa 450 i nuclei vulnerabili a cui si intende offrire il servizio: scelti in collaborazione con i servizi sociali in base al quoziente Isee, le famiglie avranno a disposizione in maniera totalmente gratuita una tessera e un tot di bollini per fare la spesa nell’arco di un anno. Nessuna carità: dovranno offrire in cambio il proprio lavoro almeno una volta a settimana.
Lo racconta Angelo Morselli, presidente del Centro per il Volontariato e portavoce di un nuovo welfare dove la parola d’ordine è dignità. “L’idea ci è venuta semplicemente ascoltando i problemi dei nostri concittadini. La situazione è allarmante”. Gli ultimi dati sono quelli di Confcommercio che racconta di un paese dove, dal 2006 al 2011, la crisi ha creato 615 nuovi poveri al giorno, a fronte di un tasso di disoccupazione dell’11,7%. Così Emporio Portobello vuole dare risposta ai nuovi poveri, cercando di offrire un’ancora di salvezza. “Crediamo molto in questo progetto – dice Morselli – e vogliamo si mantenga la dimensione dell’acquisto, nessuno regala niente, ma coinvolgiamo le persone in un progetto specifico. Noi vogliamo stringere un patto con gli utenti che accoglieremo nei nostri locali. Ci sono delle condizioni e sarà fondamentale per tutte le parti rispettarle”. La prima regola è essere disposti al cambio di stile di vita. “Portobello sarà composto da tre locali: magazzino, supermercato vero e proprio e un’area di incontro con le associazioni. Intendiamo instaurare con gli utenti un vero dialogo per cercare di assisterli in questa nuova fase di vita. Cambiare lo stile di consumo sarà uno dei primi obiettivi”. E la seconda clausola del patto tra l’Emporio e il cittadino prevede un aiuto concreto: “In cambio chiediamo a chi usufruirà del servizio, di venire almeno una volta a settimana a lavorare come volontario presso la struttura. È il segno concreto che non stiamo facendo nessuna carità, ma cerchiamo di coinvolgere direttamente gli utenti nel percorso di uscita dal disagio”.
A rendere possibile e realizzabile il progetto sono le tante associazioni di volontariato attive sul territorio di Modena e, come ci tiene a sottolineare Morselli, per la prima volta anche laiche. “Siamo abituati a vedere questo tipo di progetti legati solo al mondo del volontariato cattolico, ma in questo caso ci sono anche altre realtà vicine all’associazionismo civico”. Così si va dall’Associazione Porta Aperta Modena, Insieme in quartiere per la città, Arcisolidarietà, Forum delle associazioni familiari della provincia fino all’Associazione Papa Giovanni XXIII e tante altre. Ad essere coinvolta è però tutta la cittadinanza. Sul sito: PortobelloModena.it è possibile dare il proprio contributo. Tante le modalità: si può “donare una spesa”, ovvero fare una donazione di denaro oppure le aziende possono donare direttamente prodotti d’acquisto. Infine c’è un’intensa attività di reclutamento volontari alla voce “dona il tuo tempo”: si cercano studenti o semplici cittadini che per qualche ora a settimana possono dare una mano a gestire la struttura.
“Purtroppo – conclude Morselli – il nuove welfare dovrà passare per forza dal volontariato. Per le famiglie non si tratta più di non riuscire ad arrivare alla fine del mese, ma nemmeno alla terza settimana. Se mancano i fondi e gli aiuti a livello statale, bisogna che siano i cittadini a rimboccarsi le maniche”. Un’esperienza unica: “All’inizio le nostre ambizioni erano più ridimensionate, ma siamo sommersi di richieste prima ancora di cominciare e stiamo cercando di diventare un punto di coordinamento per la nascita di altre realtà sul territorio. Grazie all’aiuto dei tanti volontari locali abbiamo deciso di accettare la sfida”.
Lo racconta Angelo Morselli, presidente del Centro per il Volontariato e portavoce di un nuovo welfare dove la parola d’ordine è dignità. “L’idea ci è venuta semplicemente ascoltando i problemi dei nostri concittadini. La situazione è allarmante”. Gli ultimi dati sono quelli di Confcommercio che racconta di un paese dove, dal 2006 al 2011, la crisi ha creato 615 nuovi poveri al giorno, a fronte di un tasso di disoccupazione dell’11,7%. Così Emporio Portobello vuole dare risposta ai nuovi poveri, cercando di offrire un’ancora di salvezza. “Crediamo molto in questo progetto – dice Morselli – e vogliamo si mantenga la dimensione dell’acquisto, nessuno regala niente, ma coinvolgiamo le persone in un progetto specifico. Noi vogliamo stringere un patto con gli utenti che accoglieremo nei nostri locali. Ci sono delle condizioni e sarà fondamentale per tutte le parti rispettarle”. La prima regola è essere disposti al cambio di stile di vita. “Portobello sarà composto da tre locali: magazzino, supermercato vero e proprio e un’area di incontro con le associazioni. Intendiamo instaurare con gli utenti un vero dialogo per cercare di assisterli in questa nuova fase di vita. Cambiare lo stile di consumo sarà uno dei primi obiettivi”. E la seconda clausola del patto tra l’Emporio e il cittadino prevede un aiuto concreto: “In cambio chiediamo a chi usufruirà del servizio, di venire almeno una volta a settimana a lavorare come volontario presso la struttura. È il segno concreto che non stiamo facendo nessuna carità, ma cerchiamo di coinvolgere direttamente gli utenti nel percorso di uscita dal disagio”.
A rendere possibile e realizzabile il progetto sono le tante associazioni di volontariato attive sul territorio di Modena e, come ci tiene a sottolineare Morselli, per la prima volta anche laiche. “Siamo abituati a vedere questo tipo di progetti legati solo al mondo del volontariato cattolico, ma in questo caso ci sono anche altre realtà vicine all’associazionismo civico”. Così si va dall’Associazione Porta Aperta Modena, Insieme in quartiere per la città, Arcisolidarietà, Forum delle associazioni familiari della provincia fino all’Associazione Papa Giovanni XXIII e tante altre. Ad essere coinvolta è però tutta la cittadinanza. Sul sito: PortobelloModena.it è possibile dare il proprio contributo. Tante le modalità: si può “donare una spesa”, ovvero fare una donazione di denaro oppure le aziende possono donare direttamente prodotti d’acquisto. Infine c’è un’intensa attività di reclutamento volontari alla voce “dona il tuo tempo”: si cercano studenti o semplici cittadini che per qualche ora a settimana possono dare una mano a gestire la struttura.
“Purtroppo – conclude Morselli – il nuove welfare dovrà passare per forza dal volontariato. Per le famiglie non si tratta più di non riuscire ad arrivare alla fine del mese, ma nemmeno alla terza settimana. Se mancano i fondi e gli aiuti a livello statale, bisogna che siano i cittadini a rimboccarsi le maniche”. Un’esperienza unica: “All’inizio le nostre ambizioni erano più ridimensionate, ma siamo sommersi di richieste prima ancora di cominciare e stiamo cercando di diventare un punto di coordinamento per la nascita di altre realtà sul territorio. Grazie all’aiuto dei tanti volontari locali abbiamo deciso di accettare la sfida”.
Unicredit: "Accettabile confisca risparmi per salvare banche"
di: WSI Pubblicato il 05 aprile 2013| Ora 14:23
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"Giusto che in futuro i correntisti non assicurati paghino per evitare il fallimento delle banche". Ma solo in caso di una soluzione comune in Europa. I depositi delle banche fallite possono essere toccati solo quando i bond non sono piu' sufficienti. E mai sotto i 100.000 euro.
L'AD di Unicredit Federico Ghizzoni.
Ingrandisci la foto
L'AD di Unicredit Federico Ghizzoni.
NEW YORK (WSI) - I risparmi che non sono garantiti da alcuna tutela potrebbero essere usati in futuro per contribuire al salvataggio delle banche a rischio fallimento, a patto che diventi una soluzione unica in Europa. Lo ha detto Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit.
"Far partecipare i risparmi non assicurati al piano di salvataggio delle banche e' accettabile", posto che sia un opzione comune in Europa, ha dichiarato ieri a Vienna il manager del principale istituto italiano, stando a quanto riportato da Bloomberg.
L'Unione Europea, ha spiegato il 57enne banchiere, dovra' pero' introdurre leggi identiche e condivise nei vari stati membri. "Non possiamo accettare una differenza tra paese e paese all'interno della stessa area - si legge sull'agenzia Radiocor - Bisogna che questa decisione venga presa non solo a livello europeo ma all'interno del Comitato di Basilea dove sono rappresentati tutti i Paesi. Altrimenti apriremmo le porte ad arbitraggi".
A suo avviso i depositi delle banche fallite possono essere eventualmente toccati solo quando i bond non sono più sufficienti. E comunque i depositi sotto 100mila euro devono rimanere off-limits.
Intanto Fitch ha lanciato un allarme sul settore del credito del nostro paese. Per l'agenzia di rating, infatti, l'aumento degli oneri legati al deterioramento dei crediti, conseguenza di un'economia debole, "continuerà per tutto il 2013" per le banche italiane.
Fitch ha confermato l'outlook negativo per i gruppi nazionali, che "dovranno affrontare un altro anno difficile dominato dalle incertezze dell'economia". Secondo gli economisti, l'economia italiana "comincerà a riprendersi nella seconda parte dell'anno" ma ogni rinvio della ripresa indebolirà le prospettive della qualità degli asset e la redditività delle banche.
L'unica concessione è sui miglioramenti dal punto di vista della capitalizzazione. Le stime dell'agenzia Usa sul Paese sono di un'economia in contrazione dell'1,8% quest'anno, dopo il -2,2% del 2012.
di: WSI Pubblicato il 05 aprile 2013| Ora 14:23
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"Giusto che in futuro i correntisti non assicurati paghino per evitare il fallimento delle banche". Ma solo in caso di una soluzione comune in Europa. I depositi delle banche fallite possono essere toccati solo quando i bond non sono piu' sufficienti. E mai sotto i 100.000 euro.
L'AD di Unicredit Federico Ghizzoni.
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L'AD di Unicredit Federico Ghizzoni.
NEW YORK (WSI) - I risparmi che non sono garantiti da alcuna tutela potrebbero essere usati in futuro per contribuire al salvataggio delle banche a rischio fallimento, a patto che diventi una soluzione unica in Europa. Lo ha detto Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit.
"Far partecipare i risparmi non assicurati al piano di salvataggio delle banche e' accettabile", posto che sia un opzione comune in Europa, ha dichiarato ieri a Vienna il manager del principale istituto italiano, stando a quanto riportato da Bloomberg.
L'Unione Europea, ha spiegato il 57enne banchiere, dovra' pero' introdurre leggi identiche e condivise nei vari stati membri. "Non possiamo accettare una differenza tra paese e paese all'interno della stessa area - si legge sull'agenzia Radiocor - Bisogna che questa decisione venga presa non solo a livello europeo ma all'interno del Comitato di Basilea dove sono rappresentati tutti i Paesi. Altrimenti apriremmo le porte ad arbitraggi".
A suo avviso i depositi delle banche fallite possono essere eventualmente toccati solo quando i bond non sono più sufficienti. E comunque i depositi sotto 100mila euro devono rimanere off-limits.
Intanto Fitch ha lanciato un allarme sul settore del credito del nostro paese. Per l'agenzia di rating, infatti, l'aumento degli oneri legati al deterioramento dei crediti, conseguenza di un'economia debole, "continuerà per tutto il 2013" per le banche italiane.
Fitch ha confermato l'outlook negativo per i gruppi nazionali, che "dovranno affrontare un altro anno difficile dominato dalle incertezze dell'economia". Secondo gli economisti, l'economia italiana "comincerà a riprendersi nella seconda parte dell'anno" ma ogni rinvio della ripresa indebolirà le prospettive della qualità degli asset e la redditività delle banche.
L'unica concessione è sui miglioramenti dal punto di vista della capitalizzazione. Le stime dell'agenzia Usa sul Paese sono di un'economia in contrazione dell'1,8% quest'anno, dopo il -2,2% del 2012.
Una coppia di coniugi si è suicidata a Civitanova Marche per difficoltà economiche. L'uomo Romeo Dionisi, di 62 anni, e la moglie Annamaria Sopranzi di 68, si sono impiccati: i corpi sono stati trovati dai vicini di casa, che hanno subito avvisato i carabinieri. L'uomo era disoccupato, la moglie aveva una modestissima pensione. Secondo gli investigatori non vi sono dubbi che si sia trattato di un doppio suicidio, e che la cause vadano ricercate nelle precarie condizioni economiche della coppia. Poco dopo la scoperta della tragedia nella tragedia: il fratello della donna pensionato di di 73 anni, anche lui con un passato da operaio nel settore calzaturiero che viveva nell'abitazione adicente a quella della coppia, non appena appresa la notizia si è a sua volta suicidato gettandosi in mare. Il corpo è stato recuperato dalla Capitaneria di porto.
La coppia non aveva i soldi per pagare l'affitto
Sembra che i coniugi non avessero neppure i soldi per pagare l'affitto. Abitavano in un appartamento in via Calatafimi. Romeo Dionisi e Annamaria Sopranzi non riuscivano più a tirare avanti con i pochi soldi della pensione di lei, 400-500 euro e prima di sucidarsi hanno lasciato un biglietto in cui chiedono perdono per il loro gesto e indicano il luogo, uno stanzino sul retro del palazzo, in cui trovare i loro corpi. Il biglietto, sul quale i coniugi avrebbero anche lasciato il numero di cellulare della sorella di lei, era stato appoggiato accanto a un'auto, nel garage, in modo da essere visto.
questi sono morti da addebitare alla nostra classe politica
La coppia non aveva i soldi per pagare l'affitto
Sembra che i coniugi non avessero neppure i soldi per pagare l'affitto. Abitavano in un appartamento in via Calatafimi. Romeo Dionisi e Annamaria Sopranzi non riuscivano più a tirare avanti con i pochi soldi della pensione di lei, 400-500 euro e prima di sucidarsi hanno lasciato un biglietto in cui chiedono perdono per il loro gesto e indicano il luogo, uno stanzino sul retro del palazzo, in cui trovare i loro corpi. Il biglietto, sul quale i coniugi avrebbero anche lasciato il numero di cellulare della sorella di lei, era stato appoggiato accanto a un'auto, nel garage, in modo da essere visto.
questi sono morti da addebitare alla nostra classe politica
Certi ariticoli non fanno altro che aumentare l'odio verso le banche.
Crisi, la ricetta del Giappone: pompare denaro liquido per rilanciare l’economia
Ecco la "Abenomics" del premier Shinzo Abe. Invece dell'austerità, nuova moneta stampata dalla Banca centrale per acquistare il debito pubblico già esistente, in unPaese in cui il rischio inflazione è basso. E stimoli fiscali alle imprese. Una lezione a cui potrebbe ispirarsi anche l'Europa
Mentre gli europei continuano a difendere l’austerità e a tenere la Banca centrale europea stretta in una camicia di forza di divieti, il Giappone lancia il big-bang monetario. Per ora i mercati hanno giudicato questa mossa positivamente e molti l’hanno definita la più grossa operazione di creazione di liquidità del dopoguerra, forse persino superiore allo stimolo fiscale americano del 2008, quando la Riserva Federale si trovò di fronte alla bancarotta della Lehman Brothers.
Rovesciando completamente i ruoli della banca centrale, Abenomics, la politica economica del nuovo primo ministro giapponese Shinzo Abe, ripropone un modello antico, quello in cui la banca assomiglia al settimo cavalleggeri. Arrivano i nostri, questo il motto che da due giorni echeggia in Giappone. Ed era ora. Sono quasi vent’anni che il paese è in deflazione, è dal 1997 che i prezzi dei beni, fatta eccezione di quelli alimentari, non crescono.
Come funziona il salvataggio? Per immettere liquidità nel sistema, il governo invece di indebitarsi – un processo che ha fatto gravitare il rapporto tra debito e Pil oltre il 200 per cento – delega alla banca centrale il compito di pompare denaro nell’economia acquistando il debito pubblico. Così entro il 2015 la base monetaria passerà da 135 mila miliardi a 270 miliardi di yen. Un fiume di denaro che servirà per ricomprare dalle banche le obbligazioni del tesoro giapponesi. Si badi bene non solo quelle a breve, ma anche quelle a lunga, per abbassare così tutti tassi d’interesse, e infatti i titoli decennali sono già scesi a 0,44 per cento, ai minimi storici dal 2003. Dato che la banca centrale acquista il debito, le banche saranno libere di utilizzare il contante per sostenere l’economia reale.
In pratica il debito pubblico verrà travasato da queste alla banca centrale al ritmo mensile dell’1 per cento del Pil nel 2013 e dell’1,1 per cento nel 2014. La Riserva Federale ha fatto un’operazione analoga dal 2008 acquistando dalle banche mensilmente debiti pari allo 0,50 per cento del Pil. Il Giappone insomma viaggia a una velocità doppia di quella statunitense con l’obiettivo di travasare in tre anni un volume di debiti simile a quello trasferito dagli americani in 5 anni.
Due domande: da dove provengono i soldi e che fine farà il debito? I soldi vengono stampati, esattamente come è avvenuto negli Stati Uniti. E qui ci imbattiamo nel primo ostacolo: l’inflazione. Ma il Giappone è in deflazione da anni, ciò significa che un tasso d’inflazione del 2 per cento, giudicato funzionale per un’economia sana, è non solo auspicabile ma essenziale per la ripresa. Ed infatti uno degli obiettivi di Abenomics è proprio questo, far lievitare i prezzi di un buon 2 per cento. Negli Stati Uniti questa strategia ha funzionato perché il ciclo economico mondiale dal 2008 è entrato in una fase deflazionista, e dato che la ripresa economica mondiale è ancora lontana, questo stesso ciclo dovrebbe aiutare il Giappone a contenere le spinte inflazioniste almeno fino al 2015.
Il big-bang monetario ha il compito di far ripartire l’economia, anche con l’aiuto di alcuni stimoli fiscali all’industria. Ciò vuol dire che le esportazioni torneranno a crescere (e già si vede una ripresa legata al deprezzamento dello yen iniziato a novembre dello scarso anno con la nuova politica economica); l’aumento delle esportazioni e la ripresa faranno a loro volta aumentare le entrate fiscali con le quali ripagare il debito nelle mani della banca centrale.
Tanti i rischi: dall’impossibilità di controllare l’inflazione, alla fuga dei capitali, fino alla sfiducia dei mercati che potrebbero far partire la speculazione al ribasso dello yen. Ma dopo quasi venti anni di deflazione quali sono le alternative? E qui è possibile tracciare un parallelo con la situazione europea che assomiglia sempre di più a quella del Giappone nei primi anni della deflazione. La politica di austerità alimenta una spirale deflattiva dalla quale potremmo non uscire per un decennio. Che alternative abbiamo oltre la lezione giapponese? Ma per seguire l’esempio del paese del sol levante, una sorta di politica economica estrema che ricorda il motto ‘o la va o la spacca’, bisogna rovesciare il ruolo della Bce e delle banche centrali, travasando il debito pubblico dei paesi della periferia nei loro bilanci. Una rivoluzione, questa, che difficilmente verrà approvata dai tedeschi, ancora terrorizzati dai ricordi dell’iperinflazione della Repubblica di Weimar.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Ecco la "Abenomics" del premier Shinzo Abe. Invece dell'austerità, nuova moneta stampata dalla Banca centrale per acquistare il debito pubblico già esistente, in unPaese in cui il rischio inflazione è basso. E stimoli fiscali alle imprese. Una lezione a cui potrebbe ispirarsi anche l'Europa
Mentre gli europei continuano a difendere l’austerità e a tenere la Banca centrale europea stretta in una camicia di forza di divieti, il Giappone lancia il big-bang monetario. Per ora i mercati hanno giudicato questa mossa positivamente e molti l’hanno definita la più grossa operazione di creazione di liquidità del dopoguerra, forse persino superiore allo stimolo fiscale americano del 2008, quando la Riserva Federale si trovò di fronte alla bancarotta della Lehman Brothers.
Rovesciando completamente i ruoli della banca centrale, Abenomics, la politica economica del nuovo primo ministro giapponese Shinzo Abe, ripropone un modello antico, quello in cui la banca assomiglia al settimo cavalleggeri. Arrivano i nostri, questo il motto che da due giorni echeggia in Giappone. Ed era ora. Sono quasi vent’anni che il paese è in deflazione, è dal 1997 che i prezzi dei beni, fatta eccezione di quelli alimentari, non crescono.
Come funziona il salvataggio? Per immettere liquidità nel sistema, il governo invece di indebitarsi – un processo che ha fatto gravitare il rapporto tra debito e Pil oltre il 200 per cento – delega alla banca centrale il compito di pompare denaro nell’economia acquistando il debito pubblico. Così entro il 2015 la base monetaria passerà da 135 mila miliardi a 270 miliardi di yen. Un fiume di denaro che servirà per ricomprare dalle banche le obbligazioni del tesoro giapponesi. Si badi bene non solo quelle a breve, ma anche quelle a lunga, per abbassare così tutti tassi d’interesse, e infatti i titoli decennali sono già scesi a 0,44 per cento, ai minimi storici dal 2003. Dato che la banca centrale acquista il debito, le banche saranno libere di utilizzare il contante per sostenere l’economia reale.
In pratica il debito pubblico verrà travasato da queste alla banca centrale al ritmo mensile dell’1 per cento del Pil nel 2013 e dell’1,1 per cento nel 2014. La Riserva Federale ha fatto un’operazione analoga dal 2008 acquistando dalle banche mensilmente debiti pari allo 0,50 per cento del Pil. Il Giappone insomma viaggia a una velocità doppia di quella statunitense con l’obiettivo di travasare in tre anni un volume di debiti simile a quello trasferito dagli americani in 5 anni.
Due domande: da dove provengono i soldi e che fine farà il debito? I soldi vengono stampati, esattamente come è avvenuto negli Stati Uniti. E qui ci imbattiamo nel primo ostacolo: l’inflazione. Ma il Giappone è in deflazione da anni, ciò significa che un tasso d’inflazione del 2 per cento, giudicato funzionale per un’economia sana, è non solo auspicabile ma essenziale per la ripresa. Ed infatti uno degli obiettivi di Abenomics è proprio questo, far lievitare i prezzi di un buon 2 per cento. Negli Stati Uniti questa strategia ha funzionato perché il ciclo economico mondiale dal 2008 è entrato in una fase deflazionista, e dato che la ripresa economica mondiale è ancora lontana, questo stesso ciclo dovrebbe aiutare il Giappone a contenere le spinte inflazioniste almeno fino al 2015.
Il big-bang monetario ha il compito di far ripartire l’economia, anche con l’aiuto di alcuni stimoli fiscali all’industria. Ciò vuol dire che le esportazioni torneranno a crescere (e già si vede una ripresa legata al deprezzamento dello yen iniziato a novembre dello scarso anno con la nuova politica economica); l’aumento delle esportazioni e la ripresa faranno a loro volta aumentare le entrate fiscali con le quali ripagare il debito nelle mani della banca centrale.
Tanti i rischi: dall’impossibilità di controllare l’inflazione, alla fuga dei capitali, fino alla sfiducia dei mercati che potrebbero far partire la speculazione al ribasso dello yen. Ma dopo quasi venti anni di deflazione quali sono le alternative? E qui è possibile tracciare un parallelo con la situazione europea che assomiglia sempre di più a quella del Giappone nei primi anni della deflazione. La politica di austerità alimenta una spirale deflattiva dalla quale potremmo non uscire per un decennio. Che alternative abbiamo oltre la lezione giapponese? Ma per seguire l’esempio del paese del sol levante, una sorta di politica economica estrema che ricorda il motto ‘o la va o la spacca’, bisogna rovesciare il ruolo della Bce e delle banche centrali, travasando il debito pubblico dei paesi della periferia nei loro bilanci. Una rivoluzione, questa, che difficilmente verrà approvata dai tedeschi, ancora terrorizzati dai ricordi dell’iperinflazione della Repubblica di Weimar.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
E qui ci imbattiamo nel primo ostacolo: l’inflazione...
Tanti i rischi: dall’impossibilità di controllare l’inflazione, alla fuga dei capitali, fino alla sfiducia dei mercati che potrebbero far partire la speculazione al ribasso dello yen.
io direi che è ora di sfatare sto mito dell'inflazione causata dalla quantità di denaro immessa..
Tanti i rischi: dall’impossibilità di controllare l’inflazione, alla fuga dei capitali, fino alla sfiducia dei mercati che potrebbero far partire la speculazione al ribasso dello yen.
io direi che è ora di sfatare sto mito dell'inflazione causata dalla quantità di denaro immessa..
E intanto ne cade un altro...
Underwater: The Netherlands Falls Prey to Economic Crisis
http://www.spiegel.de/international/europe/economic-crisis-hits-the-netherlands-a-891919.html
(edited)
Underwater: The Netherlands Falls Prey to Economic Crisis
http://www.spiegel.de/international/europe/economic-crisis-hits-the-netherlands-a-891919.html
(edited)
Unicredit: "Accettabile confisca risparmi per salvare banche"
di: WSI Pubblicato il 05 aprile 2013| Ora 14:23
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"Giusto che in futuro i correntisti non assicurati paghino per evitare il fallimento delle banche". Ma solo in caso di una soluzione comune in Europa. I depositi delle banche fallite possono essere toccati solo quando i bond non sono piu' sufficienti. E mai sotto i 100.000 euro.
L'AD di Unicredit Federico Ghizzoni.
questo deve aver investito in una fabbrica di materassi
di: WSI Pubblicato il 05 aprile 2013| Ora 14:23
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"Giusto che in futuro i correntisti non assicurati paghino per evitare il fallimento delle banche". Ma solo in caso di una soluzione comune in Europa. I depositi delle banche fallite possono essere toccati solo quando i bond non sono piu' sufficienti. E mai sotto i 100.000 euro.
L'AD di Unicredit Federico Ghizzoni.
questo deve aver investito in una fabbrica di materassi
nell'azienda in cui lavora mia moglie hanno ridotto l'orario di lavoro a 6 persone (una ora al 50%) ed una l'hanno licenziata, eppure l'iphone (700€) nuovo ad un paio da dirigenti è saltato fuori.
Adesso aspettiamo fine anno per vedere quanto bonus si prenderanno questi parassiti.
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