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Subject: Crisi economica
io quoto interamente il tuo intervento.
Faccio solo una puntualizzazione molto marginale:
ma la corte costituzionale (formata da persone che prenderanno pensioni sopra il limite) ha detto che incostituzionale farlo!
purtroppo le motivazioni giuridiche che basano la sentenza sono molto solide. Non si tratta solo di persone che han difeso il loro status. Occorrerebbe una volontà politica più forte, che superasse con nuove norme l'impasse. Ma anche qui si tratta di volontà politica più che di problemi di legalità costituzionale..
NB: non vorrei che la mia puntualizzazione però distraesse dalla bontà delle tesi esposte da Bonwilly, che invito tutti a fare proprie.
Faccio solo una puntualizzazione molto marginale:
ma la corte costituzionale (formata da persone che prenderanno pensioni sopra il limite) ha detto che incostituzionale farlo!
purtroppo le motivazioni giuridiche che basano la sentenza sono molto solide. Non si tratta solo di persone che han difeso il loro status. Occorrerebbe una volontà politica più forte, che superasse con nuove norme l'impasse. Ma anche qui si tratta di volontà politica più che di problemi di legalità costituzionale..
NB: non vorrei che la mia puntualizzazione però distraesse dalla bontà delle tesi esposte da Bonwilly, che invito tutti a fare proprie.
Repubblica> Economia > Il giallo dei verbali segreti ...
Il giallo dei verbali segreti Fmi:
"Banche salve a spese della Grecia"
Il Wall Street Journal pubblica i documenti riservati della riunione del maggio 2010 in cui venne dato l'ok al primo salvataggio. In quell'occasione più di un terzo del board si oppose al progetto: "Affossa Atene solo per consentire agli istituti di credito di tagliare la loro esposizione". Il via libera grazie ai voti Ue e Usa
di ETTORE LIVINI
MILANO - Il salvataggio della Grecia? Un questione di vita o di morte. Non per Atene, però, ma per le banche, specie quelle francesi e tedesche, piene fino al collo di titoli ellenici. Cui è stato garantito il tempo per mettere in sicurezza i propri conti a spese dei cittadini ellenici. L'accusa non arriva da Syriza, la sinistra radicale del Partenone, nè dai movimenti anti-globalizzazione. Anzi. E' riportata nero sui bianco nei verbali della drammatica riunione del 9 maggio 2010 in cui il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha dato il via libera al primo piano di aiuti per il paese, pubblicati dal "Wall Street Journal". I documenti, classificati come riservatissimi e segreti, parlano chiaro: più di quaranta paesi, tutti non europei e pari al 40% del board, erano contrari al progetto messo sul tavolo dai vertici Fmi. Il motivo? Era "ad altissimo rischio", come ha messo a verbale il rappresentante brasiliano perché "concepito solo per salvare i creditori, nella gran parte banche del Vecchio continente e non la Grecia".
Il piano era considerato già allora da diversi paesi tra cui Canada, Russia e Australia "troppo ottimistico" e "al limite del panglossiano". I critici sostenevano che le previsioni dell'Fmi erano sovrastimate e che Atene avrebbe pagato un costo salatissimo in termini di recessione e disoccupazione. Sono stati facili profeti, visto che da allora l'economia ellenica si è contratta del 25% e il 27% dei cittadini del paese è senza lavoro (il 57% i giovani tra i 15 e i 24 anni). Le voci contrarie all'austerity sono state però zittite in sede di votazione dai big del Fondo. Stati Uniti ed Europa hanno tirato dritto e l'organizzazione ha varato quella cura lacrime e sangue da cui la Grecia non si è rimessa ancora oggi pur avendo ricevuto 230 miliardi di prestiti.
Se l'obiettivo del piano era quello di consentire alle banche di ridurre la loro esposizione ad Atene, la ricetta ha funzionato. All'epoca del meeting a Washington le banche francesi avevano in tasca 78,8 miliardi di titoli di stato ellenici e quelle tedesche 45 (le italiane 6,8). Pochi mesi dopo questa montagna d'oro era stata già ridotta di un quarto. E quando l'avvitarsi della crisi ha costretto i creditori privati ad accettare uno sconto del 70% sulla loro esposizione per evitare il default della Grecia, la quota in portafoglio ai big del credito europeo era stata tagliata ancora significativamente.
Il giallo dei verbali Fmi è l'ennesima conferma dei tanti errori commessi da Washington e dalla Troika nell'operazione di salvataggio di Atene. Ci sono stati scivoloni concettuali come l'uso di modelli econometrici sbagliati che hanno portato a sottovalutare gli effetti dell'austerity. Ma anche errori "voluti" e più marchiani: un paper dell'Fmi reso noto pochi mesi fa ammetteva senza troppi peli sulla lingua che la pianificazione degli interventi sul debito ellenico è stata calibrata in modo tale da dare tempo al resto d'Europa di prendere le contromisure necessarie per non trasformare un default di Atene in un disastro per l'intera area euro. Un concetto ribadito nei giorni scorsi da Christine Lagarde, numero uno dell'Fmi, in un'intervista alla Cnn in cui ha ribadito che "sarebbe stato meglio ristrutturare il debito privato prima del marzo 2012, ma il rischio era di mettere ko tutta l'Europa".
Il giallo dei verbali segreti Fmi:
"Banche salve a spese della Grecia"
Il Wall Street Journal pubblica i documenti riservati della riunione del maggio 2010 in cui venne dato l'ok al primo salvataggio. In quell'occasione più di un terzo del board si oppose al progetto: "Affossa Atene solo per consentire agli istituti di credito di tagliare la loro esposizione". Il via libera grazie ai voti Ue e Usa
di ETTORE LIVINI
MILANO - Il salvataggio della Grecia? Un questione di vita o di morte. Non per Atene, però, ma per le banche, specie quelle francesi e tedesche, piene fino al collo di titoli ellenici. Cui è stato garantito il tempo per mettere in sicurezza i propri conti a spese dei cittadini ellenici. L'accusa non arriva da Syriza, la sinistra radicale del Partenone, nè dai movimenti anti-globalizzazione. Anzi. E' riportata nero sui bianco nei verbali della drammatica riunione del 9 maggio 2010 in cui il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha dato il via libera al primo piano di aiuti per il paese, pubblicati dal "Wall Street Journal". I documenti, classificati come riservatissimi e segreti, parlano chiaro: più di quaranta paesi, tutti non europei e pari al 40% del board, erano contrari al progetto messo sul tavolo dai vertici Fmi. Il motivo? Era "ad altissimo rischio", come ha messo a verbale il rappresentante brasiliano perché "concepito solo per salvare i creditori, nella gran parte banche del Vecchio continente e non la Grecia".
Il piano era considerato già allora da diversi paesi tra cui Canada, Russia e Australia "troppo ottimistico" e "al limite del panglossiano". I critici sostenevano che le previsioni dell'Fmi erano sovrastimate e che Atene avrebbe pagato un costo salatissimo in termini di recessione e disoccupazione. Sono stati facili profeti, visto che da allora l'economia ellenica si è contratta del 25% e il 27% dei cittadini del paese è senza lavoro (il 57% i giovani tra i 15 e i 24 anni). Le voci contrarie all'austerity sono state però zittite in sede di votazione dai big del Fondo. Stati Uniti ed Europa hanno tirato dritto e l'organizzazione ha varato quella cura lacrime e sangue da cui la Grecia non si è rimessa ancora oggi pur avendo ricevuto 230 miliardi di prestiti.
Se l'obiettivo del piano era quello di consentire alle banche di ridurre la loro esposizione ad Atene, la ricetta ha funzionato. All'epoca del meeting a Washington le banche francesi avevano in tasca 78,8 miliardi di titoli di stato ellenici e quelle tedesche 45 (le italiane 6,8). Pochi mesi dopo questa montagna d'oro era stata già ridotta di un quarto. E quando l'avvitarsi della crisi ha costretto i creditori privati ad accettare uno sconto del 70% sulla loro esposizione per evitare il default della Grecia, la quota in portafoglio ai big del credito europeo era stata tagliata ancora significativamente.
Il giallo dei verbali Fmi è l'ennesima conferma dei tanti errori commessi da Washington e dalla Troika nell'operazione di salvataggio di Atene. Ci sono stati scivoloni concettuali come l'uso di modelli econometrici sbagliati che hanno portato a sottovalutare gli effetti dell'austerity. Ma anche errori "voluti" e più marchiani: un paper dell'Fmi reso noto pochi mesi fa ammetteva senza troppi peli sulla lingua che la pianificazione degli interventi sul debito ellenico è stata calibrata in modo tale da dare tempo al resto d'Europa di prendere le contromisure necessarie per non trasformare un default di Atene in un disastro per l'intera area euro. Un concetto ribadito nei giorni scorsi da Christine Lagarde, numero uno dell'Fmi, in un'intervista alla Cnn in cui ha ribadito che "sarebbe stato meglio ristrutturare il debito privato prima del marzo 2012, ma il rischio era di mettere ko tutta l'Europa".
che amarezza sapere che quel che si pensava è vero: il FMI è un'organizzazione per lo sfruttamento dei popoli.
per quanto riguarda gli "errori" come sn stati chiamati nell'articolo, io non li chiamerei errori, bensì volute mistificazioni della realtà.
sempre in tema di spesa pubblica:
napolitano oggi è tornato sul problema del sovraffollamento delle carceri. c'è una soluzione talmente facile ovvia ed evidente che nessun partito dentro e fuori il parlamento la propone: costruire nuove carceri!
il bello è che farlo aiuterebbe il settore edilizio a ripartire e poi richiederebbe nuove guardie carcerarie riducendo la disoccupazione.
risolvere un problema aiuta a risolvere altri 2 problemi!
per quanto riguarda gli "errori" come sn stati chiamati nell'articolo, io non li chiamerei errori, bensì volute mistificazioni della realtà.
sempre in tema di spesa pubblica:
napolitano oggi è tornato sul problema del sovraffollamento delle carceri. c'è una soluzione talmente facile ovvia ed evidente che nessun partito dentro e fuori il parlamento la propone: costruire nuove carceri!
il bello è che farlo aiuterebbe il settore edilizio a ripartire e poi richiederebbe nuove guardie carcerarie riducendo la disoccupazione.
risolvere un problema aiuta a risolvere altri 2 problemi!
Veramente la lega l'ha sempre sostenuta come soluzione...
giuro non lo sapevo: si vede che la lega l'ha sempre sussurrato. del resto come poteva poporlo apertamente finchè era alleata di berlusconi?
ah beh... io l'ho detto solo per la cronaca...
che sia un partito pieno di contraddizioni non l'ho mai negato.
che sia un partito pieno di contraddizioni non l'ho mai negato.
Che Europa è quella che non riesce a pagare le mense per i suoi poveri mentre si preoccupa della tenuta del sistema finanziario?
Forse un continente senza speranza, che evoca lo spettro della Grande depressione.
Oggi, dopo cinque anni di crisi, paradossalmente sembra più impellente e facile salvare una banca di una famiglia, in una logica che evidenzia concreti segnali di distonia nelle politiche economiche comunitarie, ancora incerte tra la via del rigore e quella della crescita.
A preoccupare è la recente denuncia del Banco alimentare, che ha annunciato il prossimo taglio dei fondi europei per le iniziative di solidarietà.
Le risorse per queste finalità infatti verranno decurtate del 50 per cento, pare per intervento dei soliti noti, guarda caso i paesi del Nord, Germania in testa, terrorizzati dall’idea di dover pagare con i soldi dei propri contribuenti gli sprechi degli altri partner meridionali, fosse anche qualche piatto di pasta o riso in più che altrimenti sarebbe finito nella spazzatura.
Di fronte ad un bilancio comunitario di mille miliardi di euro, su cui è pesato anche un rischio shutdown per la mancanza di 2,7 miliardi di fondi, e al dispiegarsi di nuovi strumenti di difesa per gli istituti finanziari, come ad esempio il Comitato per il meccanismo unico di vigilanza sulle banche del Vecchio continente, suscita quanto meno perplessità la decisione comunitaria.
A fronte di 16 milioni di poveri che in Europa necessitano di migliorare la loro alimentazione e dei quasi 4 milioni che vivono in Italia, i burocrati europei pensano di tagliare i fondi che alimentavano la legge del Buon Samaritano che dal 2003 permetteva di utilizzare il recupero del cibo in eccesso prodotto da mense aziendali, grande distribuzione, aziende di catering, e la sua distribuzione agli indigenti.
In dieci anni il Banco alimentare ha recuperato 2.664.908 porzioni di piatti pronti,799.380 chilogrammi di pane e altrettanti 892.430 chili di frutta. Senza contare che molto ci sarebbe da fare: dei 6 milioni di eccedenze alimentari prodotte ogni anno, la maggior parte finisce ancora nella spazzatura.
Ad allarmare tutte le istituzioni che in Europa lavorano per nutrire il crescente numero di poveri nei paesi fiaccati dalla recessione, dal Portogallo, alla Francia, dall’Irlanda alla Grecia per finire con l’Italia, sono i progetti di Bruxelles (che però annuncia un ripiano delle risorse e getta acqua sul fuoco) che poco sono emersi sulle prime pagine dei giornali: tra i mille orpelli e controlli finanziari in mezzo a tanto rigore, l’Unione europea ha deciso infatti di cancellare il Pead, programma di aiuti alimentari agli indigenti istituito nel 1987.
Grazie a questi fondi versati attraverso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) da 20 anni 15 mila strutture caritative assistono le famiglie italiane in difficoltà con pacchi di alimenti e pasti. Nel 2013 il Pead ha permesso la distribuzione di 100 mila tonnellate di cibo.
La Commissione ora vuole raggruppare tutti gli aiuti ai poveri d’Europa sotto l’ombrello del Fead, il Fondo europeo per gli aiuti agli indigenti, che non coprirà soltanto le emergenze alimentari, ma anche quelle relative alla casa e all’educazione dei bambini.
Come accade spesso in questi casi e al contrario delle tasse, raggruppare queste Fondi potrebbe comportare una diminuzione di gettito, almeno secondo i calcoli degli operatori, perché si perderanno quasi 50 milioni di euro di aiuti europei che dovranno essere ripristinati, se ne saranno capaci, dai governi nazionali.
Esecutivi che nel 2014 spenderanno molti soldi per la rappresentanza, visto che la Grecia ha stanziato più di 40 milioni di euro per presiedere l’Unione nel primo semestre e l’Italia supererà i 60 milioni di euro per l’analogo ed importante compito che le spetta nella seconda parte dell’anno.
Governi, come nel caso della Germania, dei Paesi Bassi e dell’Irlanda, che hanno speso molto più del 10 per cento del loro Pil (rispettivamente il 12,8, il 15,6 e il 40,4 per cento) per sostenere i propri istituti di credito.
europaquotidiano.it
Forse un continente senza speranza, che evoca lo spettro della Grande depressione.
Oggi, dopo cinque anni di crisi, paradossalmente sembra più impellente e facile salvare una banca di una famiglia, in una logica che evidenzia concreti segnali di distonia nelle politiche economiche comunitarie, ancora incerte tra la via del rigore e quella della crescita.
A preoccupare è la recente denuncia del Banco alimentare, che ha annunciato il prossimo taglio dei fondi europei per le iniziative di solidarietà.
Le risorse per queste finalità infatti verranno decurtate del 50 per cento, pare per intervento dei soliti noti, guarda caso i paesi del Nord, Germania in testa, terrorizzati dall’idea di dover pagare con i soldi dei propri contribuenti gli sprechi degli altri partner meridionali, fosse anche qualche piatto di pasta o riso in più che altrimenti sarebbe finito nella spazzatura.
Di fronte ad un bilancio comunitario di mille miliardi di euro, su cui è pesato anche un rischio shutdown per la mancanza di 2,7 miliardi di fondi, e al dispiegarsi di nuovi strumenti di difesa per gli istituti finanziari, come ad esempio il Comitato per il meccanismo unico di vigilanza sulle banche del Vecchio continente, suscita quanto meno perplessità la decisione comunitaria.
A fronte di 16 milioni di poveri che in Europa necessitano di migliorare la loro alimentazione e dei quasi 4 milioni che vivono in Italia, i burocrati europei pensano di tagliare i fondi che alimentavano la legge del Buon Samaritano che dal 2003 permetteva di utilizzare il recupero del cibo in eccesso prodotto da mense aziendali, grande distribuzione, aziende di catering, e la sua distribuzione agli indigenti.
In dieci anni il Banco alimentare ha recuperato 2.664.908 porzioni di piatti pronti,799.380 chilogrammi di pane e altrettanti 892.430 chili di frutta. Senza contare che molto ci sarebbe da fare: dei 6 milioni di eccedenze alimentari prodotte ogni anno, la maggior parte finisce ancora nella spazzatura.
Ad allarmare tutte le istituzioni che in Europa lavorano per nutrire il crescente numero di poveri nei paesi fiaccati dalla recessione, dal Portogallo, alla Francia, dall’Irlanda alla Grecia per finire con l’Italia, sono i progetti di Bruxelles (che però annuncia un ripiano delle risorse e getta acqua sul fuoco) che poco sono emersi sulle prime pagine dei giornali: tra i mille orpelli e controlli finanziari in mezzo a tanto rigore, l’Unione europea ha deciso infatti di cancellare il Pead, programma di aiuti alimentari agli indigenti istituito nel 1987.
Grazie a questi fondi versati attraverso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) da 20 anni 15 mila strutture caritative assistono le famiglie italiane in difficoltà con pacchi di alimenti e pasti. Nel 2013 il Pead ha permesso la distribuzione di 100 mila tonnellate di cibo.
La Commissione ora vuole raggruppare tutti gli aiuti ai poveri d’Europa sotto l’ombrello del Fead, il Fondo europeo per gli aiuti agli indigenti, che non coprirà soltanto le emergenze alimentari, ma anche quelle relative alla casa e all’educazione dei bambini.
Come accade spesso in questi casi e al contrario delle tasse, raggruppare queste Fondi potrebbe comportare una diminuzione di gettito, almeno secondo i calcoli degli operatori, perché si perderanno quasi 50 milioni di euro di aiuti europei che dovranno essere ripristinati, se ne saranno capaci, dai governi nazionali.
Esecutivi che nel 2014 spenderanno molti soldi per la rappresentanza, visto che la Grecia ha stanziato più di 40 milioni di euro per presiedere l’Unione nel primo semestre e l’Italia supererà i 60 milioni di euro per l’analogo ed importante compito che le spetta nella seconda parte dell’anno.
Governi, come nel caso della Germania, dei Paesi Bassi e dell’Irlanda, che hanno speso molto più del 10 per cento del loro Pil (rispettivamente il 12,8, il 15,6 e il 40,4 per cento) per sostenere i propri istituti di credito.
europaquotidiano.it
Come ogni anno il copione si è ripetuto. In attesa da ieri o dall'alba di oggi i fan dell'iPhone si sono messi in fila per conquistare i nuovi 'gioielli' di Apple, disponibili da oggi anche in Italia. Un rito iniziato all'estero e che si ripete anche da noi soprattutto tra i giovanissimi. E le prime preferenze, nonostante la crisi, sembrano orientarsi verso il modello 5s - soprattutto nel colore oro - quello più costoso ma anche con più novità tecnologiche. E c'è già chi pensa al nuovo iPad Air, che arriva in Italia il primo novembre.
''L'iPhone è uno smartphone per cui vale sempre la pena mettersi in coda perché è il migliore'', spiega all'ANSA Luca, 20 anni di Roma. Si è messo in fila da ieri mattina alle 9 e stanotte ha dormito fuori al centro commerciale Porta di Roma, uno dei tre della capitale che ospitano un Apple Store. I negozi della Mela Morsicata hanno aperto alle 8 - mentre dalla mezzanotte di ieri è stata 'notte bianca' per i negozi di telefonia - e come da tradizione hanno offerto prima la colazione ai clienti in fila, poi fatto il consueto conto alla rovescia dell'apertura e accompagnato con applausi chi varcava la soglia dello store. Al momento, a differenza di quanto avvenuto con il lancio internazionale, non dovrebbero esserci problemi di scorte, anche se la richiesta per il 5s Gold è tanta, poiché è il colore davvero nuovo.
''Sono passioni, la mia è questa. Faccio il fotografo e coi risparmi me lo pago da solo. Il 5c? Troppo colorato'', dice Antonio, 23 anni, in fila a Roma dalle 15 di ieri per l'iPhone 5s e che si prepara anche a comprare tra una settimana il nuovo iPad Air. E in coda non ci sono solo giovanissimi. Sempre a Roma, due amici di 51 e 61, si definiscono ''malati terminali'' di Apple e melafonini e sono arrivati ''solo'' alle 6 di questa mattina. Entrambi hanno comprato un iPhone 5s perché ''col 5c non c'è storia''.
La particolarità dell'iPhone 5s è il sistema Touch ID, che in pratica sostituisce la password e consente di sbloccare il telefono con un semplice tocco grazie al riconoscimento delle impronte digitali. Inoltre, monta un potente chip A7 a 64 bit, praticamente come un computer, una nuova fotocamera iSight da 8 megapixel con True Tone (in pratica un doppio flash). Il melafonino è disponibile in tre colori (oro, argento e grigio siderale) a partire da 729 euro per il modello da 16 GB (839 euro per quello da 32 GB e 949 euro per 64 GB). Il modello più economico, l'iPhone 5C, è invece colorato (azzurro, verde, rosa, giallo, nero e bianco), ha il display Retina come il fratello maggiore, monta un chip A6 e la fotocamera iSight da 8 megapixel. La versione da 16GB costa 629 euro, quella da 32Gb 729 euro.
che branco di sfigati
''L'iPhone è uno smartphone per cui vale sempre la pena mettersi in coda perché è il migliore'', spiega all'ANSA Luca, 20 anni di Roma. Si è messo in fila da ieri mattina alle 9 e stanotte ha dormito fuori al centro commerciale Porta di Roma, uno dei tre della capitale che ospitano un Apple Store. I negozi della Mela Morsicata hanno aperto alle 8 - mentre dalla mezzanotte di ieri è stata 'notte bianca' per i negozi di telefonia - e come da tradizione hanno offerto prima la colazione ai clienti in fila, poi fatto il consueto conto alla rovescia dell'apertura e accompagnato con applausi chi varcava la soglia dello store. Al momento, a differenza di quanto avvenuto con il lancio internazionale, non dovrebbero esserci problemi di scorte, anche se la richiesta per il 5s Gold è tanta, poiché è il colore davvero nuovo.
''Sono passioni, la mia è questa. Faccio il fotografo e coi risparmi me lo pago da solo. Il 5c? Troppo colorato'', dice Antonio, 23 anni, in fila a Roma dalle 15 di ieri per l'iPhone 5s e che si prepara anche a comprare tra una settimana il nuovo iPad Air. E in coda non ci sono solo giovanissimi. Sempre a Roma, due amici di 51 e 61, si definiscono ''malati terminali'' di Apple e melafonini e sono arrivati ''solo'' alle 6 di questa mattina. Entrambi hanno comprato un iPhone 5s perché ''col 5c non c'è storia''.
La particolarità dell'iPhone 5s è il sistema Touch ID, che in pratica sostituisce la password e consente di sbloccare il telefono con un semplice tocco grazie al riconoscimento delle impronte digitali. Inoltre, monta un potente chip A7 a 64 bit, praticamente come un computer, una nuova fotocamera iSight da 8 megapixel con True Tone (in pratica un doppio flash). Il melafonino è disponibile in tre colori (oro, argento e grigio siderale) a partire da 729 euro per il modello da 16 GB (839 euro per quello da 32 GB e 949 euro per 64 GB). Il modello più economico, l'iPhone 5C, è invece colorato (azzurro, verde, rosa, giallo, nero e bianco), ha il display Retina come il fratello maggiore, monta un chip A6 e la fotocamera iSight da 8 megapixel. La versione da 16GB costa 629 euro, quella da 32Gb 729 euro.
che branco di sfigati
Più ricchi e più poveri. Più diseguali.
"...dal 2009 al 2012 il redditto medio reale per famiglia negli Stati Uniti è cresciuto del 6%... Ma quello che emerge dall'analisi di Saez è l'incredibile è l'incredibile diseguaglianza proprio negli anni della crisi: l'1% della popolazione coni redditi più alti ha reistrato un incremento del 31,4%, mentre per il restante 99% i redditi sono cresciuti soltanto dello 0,4%."
ed ancora, l'1%
"...che bel 2012 raggiunge il 50,4% del reddito nazionale complessivo".
Più avanti:
"L'aggiornamento dell'analisi di Saez sull'evoluzione della distribuzione del reddito negli Stati Uniti rappresenta solo una conferma del trend individuato da Stiglitz: dal 1993 al 2012 l'1% più ricco ha incrementato il proprio reddito dell'86,1%, mentre il 99% ha visto una crescita solo del 6,6%, nettamente inferiore all'andamento dell'inflazione."
[url=http://www.valori.it/dal-mensile/i-compensi-usa-specchio-diseguaglianza-crescita-6763.html][/url]
"...dal 2009 al 2012 il redditto medio reale per famiglia negli Stati Uniti è cresciuto del 6%... Ma quello che emerge dall'analisi di Saez è l'incredibile è l'incredibile diseguaglianza proprio negli anni della crisi: l'1% della popolazione coni redditi più alti ha reistrato un incremento del 31,4%, mentre per il restante 99% i redditi sono cresciuti soltanto dello 0,4%."
ed ancora, l'1%
"...che bel 2012 raggiunge il 50,4% del reddito nazionale complessivo".
Più avanti:
"L'aggiornamento dell'analisi di Saez sull'evoluzione della distribuzione del reddito negli Stati Uniti rappresenta solo una conferma del trend individuato da Stiglitz: dal 1993 al 2012 l'1% più ricco ha incrementato il proprio reddito dell'86,1%, mentre il 99% ha visto una crescita solo del 6,6%, nettamente inferiore all'andamento dell'inflazione."
[url=http://www.valori.it/dal-mensile/i-compensi-usa-specchio-diseguaglianza-crescita-6763.html][/url]
del resto chi prende le decisioni politiche siede in quel 1%, perchè dovrebbe fare gli interessi dell'altro 99%?
mi piacerebbe se ci fosse qualche storico-economista che abbia studiato le rivolte del passato (in particolare riv. russa e francese) x sapere se esiste un valore limite di disuguaglianza oltre il quale iniziano le rivolte violente. tanto x capire x quanti anni ancora vedremo questo trend
cmq tanto x farvi capire quanto stiano cercando di mascherare la realtà: mentre il 99% ha visto una crescita solo del 6,6%, nettamente inferiore all'andamento dell'inflazione." una frasetta buttata lì, che magari farà dire che non è giusto e morta lì. il significato reale è che l'1% si è arricchito perchè il 99% si è impoverito!
mi piacerebbe se ci fosse qualche storico-economista che abbia studiato le rivolte del passato (in particolare riv. russa e francese) x sapere se esiste un valore limite di disuguaglianza oltre il quale iniziano le rivolte violente. tanto x capire x quanti anni ancora vedremo questo trend
cmq tanto x farvi capire quanto stiano cercando di mascherare la realtà: mentre il 99% ha visto una crescita solo del 6,6%, nettamente inferiore all'andamento dell'inflazione." una frasetta buttata lì, che magari farà dire che non è giusto e morta lì. il significato reale è che l'1% si è arricchito perchè il 99% si è impoverito!
del resto chi prende le decisioni politiche siede in quel 1%, perchè dovrebbe fare gli interessi dell'altro 99%?
E questo, in fin dei conti ci può anche stare (fanno esclusivamente i loro interessi), mi stupisce però che molti non siano d'accordo con il fatto di porre dei freni all'aumento indiscriminato degli stipendi di quell'1%.
E questo, in fin dei conti ci può anche stare (fanno esclusivamente i loro interessi), mi stupisce però che molti non siano d'accordo con il fatto di porre dei freni all'aumento indiscriminato degli stipendi di quell'1%.
Non credo proprio ci possano essere delle rivolte, al massimo un forte flusso migratorio dall'Italia all'estero, specialmente verso gli altri paesi europei.
x sapere se esiste un valore limite di disuguaglianza oltre il quale iniziano le rivolte violente.
Il valore limite non si misura in salario, ma prettamente in mezzi di normalizzazione di massa (in particolare tv, giornali e radio). Più sono diffusi, più la realtà percepita è drogata, più si tende a pensare che in fondo è giusto che le cose vadano come vanno.
E dato che il declino dei media tradizionali è riconosciuto, c'è in atto un enorme sforzo per invadere internet. Lo si nota, anche in italia, guardando come sono cambiate le interazioni di commento a notizie ed articoli su blog, social media e quotidiani on line.
Per un commento genuino (che sia da stadio o meno, non importa) se ne trovano una decina sotto disciplina partitica/aziendale. La cosa buffa è che si nota benissimo quando si tratta di funzionari e pensionati "democratici" e "delle "libertà" e quando di "ragazzi" 1vale1.
(edited)
Il valore limite non si misura in salario, ma prettamente in mezzi di normalizzazione di massa (in particolare tv, giornali e radio). Più sono diffusi, più la realtà percepita è drogata, più si tende a pensare che in fondo è giusto che le cose vadano come vanno.
E dato che il declino dei media tradizionali è riconosciuto, c'è in atto un enorme sforzo per invadere internet. Lo si nota, anche in italia, guardando come sono cambiate le interazioni di commento a notizie ed articoli su blog, social media e quotidiani on line.
Per un commento genuino (che sia da stadio o meno, non importa) se ne trovano una decina sotto disciplina partitica/aziendale. La cosa buffa è che si nota benissimo quando si tratta di funzionari e pensionati "democratici" e "delle "libertà" e quando di "ragazzi" 1vale1.
(edited)
Non credo proprio ci possano essere delle rivolte
perchè? in grecia negli ultimi 2 anni si son viste parecchie manifestazioni non esattamente pacifiche. certo la polizia ha fatto fino in fondo il suo dovere di difesa dei forti contro i deboli, ma per quanto ancora? adesso la situazione si è calmata, ma la brace continua a bruciare sotto la cenere.
dal momento che l'UE andrà avanti per la strada di assecondare la finanza nell'accentrare la ricchezza nelle mani dei ricchi togliendo ai poveri, è solo questione di tempo prima che un reparto di polizia solidarizzi coi manifestanti!
gli antichi romani non erano stupidi, il motto era "PANEM et circensem". oltre agli spettacoli e agli intrattenimenti erano frequenti anche le distribuzioni di cibo ai poveri o i prezzi calmierati, tutto al fine di tenere a freno il popolino.
oggi i circensem sono ancora più di prima (f1,calcio,basket,playstation,ecc) ma il panem dov'è?
man mano che si diffonde l'idea che la povertà è una colpa le cose non possono che andare in peggio per l'intera umanità
perchè? in grecia negli ultimi 2 anni si son viste parecchie manifestazioni non esattamente pacifiche. certo la polizia ha fatto fino in fondo il suo dovere di difesa dei forti contro i deboli, ma per quanto ancora? adesso la situazione si è calmata, ma la brace continua a bruciare sotto la cenere.
dal momento che l'UE andrà avanti per la strada di assecondare la finanza nell'accentrare la ricchezza nelle mani dei ricchi togliendo ai poveri, è solo questione di tempo prima che un reparto di polizia solidarizzi coi manifestanti!
gli antichi romani non erano stupidi, il motto era "PANEM et circensem". oltre agli spettacoli e agli intrattenimenti erano frequenti anche le distribuzioni di cibo ai poveri o i prezzi calmierati, tutto al fine di tenere a freno il popolino.
oggi i circensem sono ancora più di prima (f1,calcio,basket,playstation,ecc) ma il panem dov'è?
man mano che si diffonde l'idea che la povertà è una colpa le cose non possono che andare in peggio per l'intera umanità
ROMA - Le famiglie italiane dal 2001 al 2012, cioè dall'introduzione dell'euro, hanno visto la propria capacità di spesa (Pps) crollare del 16,8%. E' il calo maggiore dell'Unione Europea, anche più della Grecia (-13,8%) appena uscita da un default. Lo rende noto l'Adusbef analizzando dati di Bankitalia. Da qualche anno, spiega il presidente Elio Lannutti, la ''capacità di spesa'' misura, meglio del Pil pro capite, il ''benessere'' delle famiglie. Nel caso dell'Italia si può parlare di ''malessere''.
grecia in deflazione
ora lo riconoscono.
Naturalmente tutte le frasi di circostanza del tipo "è un caso isolato" "non riguarda gli altri paesi", non valgono nulla..
diciamo che hanno lo stesso valore della parola "salvataggio" usata per il caso greco!
(edited)
ora lo riconoscono.
Naturalmente tutte le frasi di circostanza del tipo "è un caso isolato" "non riguarda gli altri paesi", non valgono nulla..
diciamo che hanno lo stesso valore della parola "salvataggio" usata per il caso greco!
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