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Subject: Crisi economica
grecia in deflazione
ora lo riconoscono.
Naturalmente tutte le frasi di circostanza del tipo "è un caso isolato" "non riguarda gli altri paesi", non valgono nulla..
diciamo che hanno lo stesso valore della parola "salvataggio" usata per il caso greco!
(edited)
ora lo riconoscono.
Naturalmente tutte le frasi di circostanza del tipo "è un caso isolato" "non riguarda gli altri paesi", non valgono nulla..
diciamo che hanno lo stesso valore della parola "salvataggio" usata per il caso greco!
(edited)
COME LA CRESCITA ECONOMICA E' DIVENTATA NEMICA DELLA VITA
Postato il Lunedì, 04 novembre @ 17:40:00 CET di Truman
DI VANDANA SHIVA
theguardian.com
L'ossessione della crescita ha travolto il nostro interesse per la sostenibilità, la giustizia e la dignità umana. Ma le persone non sono merci da usare e gettare - il valore della vita si trova fuori dallo sviluppo economico
La crescita illimitata è la fantasia di economisti, imprese e politici. La vedono come una misura del progresso. Come risultato, il prodotto interno lordo (PIL), che dovrebbe misurare la ricchezza delle nazioni, è diventato sia il numero più potente che il concetto dominante del nostro tempo. Tuttavia, la crescita economica nasconde la povertà creata attraverso la distruzione della natura, la quale a sua volta porta a comunità incapaci di provvedere a se stesse.
Durante la seconda guerra mondiale il concetto di crescita fu presentato come una misura per la movimentazione delle risorse. Il PIL si basa sulla creazione di un confine artificiale e fittizio, il quale parte dal presupposto che se produci ciò che consumi, non produci. In effetti, la "crescita", misura la trasformazione della natura in denaro e dei beni comuni in merci.
Così i magnifici cicli naturali di rinnovamento dell’acqua e delle sostanze nutritive sono qualificati non produttivi. I contadini di tutto il mondo, che forniscono il 72% del cibo, non producono; le donne che coltivano o fanno la maggior parte dei lavori domestici non rispettano questo paradigma di crescita. Una foresta vivente non contribuisce alla crescita, ma quando gli alberi vengono tagliati e venduti come legname, abbiamo la crescita. Le società e le comunità sane non contribuiscono alla crescita, ma la malattia crea crescita attraverso, ad esempio, la vendita di medicine brevettate.
L'acqua disponibile come bene comune condiviso liberamente e protetto da tutti viene fornita a tutti. Tuttavia, essa non crea crescita. Ma quando la Coca-Cola impone una pianta, estrae l'acqua e con essa riempie le bottiglie di plastica, l'economia cresce. Ma questa crescita é basata sulla creazione di povertà - sia per la natura sia per le comunità locali. L'acqua estratta al di là della capacità della natura di rigenerarsi crea una carestia d'acqua. Le donne sono costrette a percorrere lunghe distanze in cerca di acqua potabile. Nel villaggio di Plachimada nel Kerala, quando la passeggiata per l'acqua è diventata 10 km, la tribale donna locale Mayilamma ha detto che il troppo è troppo. Non possiamo camminare ulteriormente, l'impianto della Coca-Cola deve chiudere. Il movimento che le donne incominciarono ha portato infine alla chiusura dello stabilimento.
Nella stessa ottica, l'evoluzione ci ha regalato il seme. Gli agricoltori lo hanno selezionato, allevato e lo hanno diversificato – esso è la base della produzione alimentare. Un seme che si rinnova e si moltiplica, produce semi per la prossima stagione, così come il cibo. Tuttavia, il contadino di razza e il contadino che salva i semi non sono visti come un contributo alla crescita. Ciò crea e rinnova la vita, ma non porta a profitti. La crescita inizia quando i semi vengono modificati, brevettati e geneticamente resi sterili, portando gli agricoltori ad essere costretti a comprare di più ogni stagione.
La natura si impoverisce, la biodiversità é erosa e una risorsa aperta libera si trasforma in una merce brevettata. L'acquisto di semi ogni anno é una ricetta per l'indebitamento dei poveri contadini dell'India. E da quando é stato istituito il monopolio dei semi, l'indebitamento degli agricoltori é aumentato. Dal 1995, oltre 270.000 agricoltori in India sono stati presi nella trappola del debito e si sono suicidati.
La povertà è anche ulteriore spreco quando i sistemi pubblici vengono privatizzati. La privatizzazione di acqua, elettricità, sanità e istruzione genera crescita attraverso i profitti. Ma genera anche povertà, costringendo la gente a spendere grandi quantità di denaro per ciò che era disponibile a costi accessibili come bene comune. Quando ogni aspetto della vita é commercializzato e mercificato, vivere diventa più costoso, e la gente diventa più povera.
Sia l'ecologia che l'economia sono nate dalla stessa radice - "oikos", la parola greca per casa. Fino a quando l'economia è stata incentrata sulla famiglia, essa riconosceva e rispettava le sue basi nelle risorse naturali e i limiti del rinnovamento ecologico. Essa era focalizzata a provvedere ai bisogni umani di base all'interno di questi limiti. L'economia basata sulla famiglia era anche incentrata sulle donne. Oggi l'economia è separata sia dai processi ecologici che dai bisogni fondamentali e si oppone ad ambedue. Mentre la distruzione della natura veniva motivata da ragioni di creazione della crescita, la povertà e l'espropriazione aumentavano. Oltre ad essere insostenibile, è anche economicamente ingiusta.
Il modello dominante di sviluppo economico é infatti diventato contrario alla vita. Quando le economie sono misurate solo in termini di flusso di denaro, i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri. E i ricchi possono essere ricchi in termini monetari - ma anche loro sono poveri nel contesto più ampio di ciò che significa essere umani.
Nel frattempo, le richieste del modello attuale dell'economia stanno portando a guerre per le risorse come quelle per il petrolio, guerre per l'acqua, guerre alimentari. Ci sono tre livelli di violenza implicati nello sviluppo non sostenibile. Il primo é la violenza contro la terra, che si esprime come crisi ecologica. Il secondo é la violenza contro l'uomo, che si esprime come povertà, miseria e migrazioni. Il terzo é la violenza della guerra e del conflitto, come potente caccia alle risorse che si trovano in altre comunità e paesi per i propri appetiti illimitati.
L'aumento del flusso di denaro attraverso il PIL si è dissociato dal valore reale, ma coloro che accumulano risorse finanziarie possono poi reclamare pretese sulle risorse reali delle persone - la loro terra e l'acqua, le foreste e i semi. Questa sete conduce essi all'ultima goccia d'acqua e all'ultimo centimetro di terra del pianeta. Questa non è la fine della povertà. É la fine dei diritti umani e della giustizia.
Gli economisti e premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen, hanno riconosciuto che il PIL non coglie la condizione umana e hanno sollecitato la creazione di altri strumenti per misurare il benessere delle nazioni. Questo é il motivo per cui paesi come Bhutan hanno adottato la felicità nazionale lorda al posto del prodotto interno lordo per calcolare il progresso. Abbiamo bisogno di creare misure che vadano oltre il PIL, ed economie che vadano al di là del supermercato globale, per rinnovare la ricchezza reale. Dobbiamo tener presente che la vera valuta della vita é la vita stessa.
Vandana Shiva
Fonte: www.theguardian.com
Link: http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/nov/01/how-economic-growth-has-become-anti-life
1.11.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALEX T.
Postato il Lunedì, 04 novembre @ 17:40:00 CET di Truman
DI VANDANA SHIVA
theguardian.com
L'ossessione della crescita ha travolto il nostro interesse per la sostenibilità, la giustizia e la dignità umana. Ma le persone non sono merci da usare e gettare - il valore della vita si trova fuori dallo sviluppo economico
La crescita illimitata è la fantasia di economisti, imprese e politici. La vedono come una misura del progresso. Come risultato, il prodotto interno lordo (PIL), che dovrebbe misurare la ricchezza delle nazioni, è diventato sia il numero più potente che il concetto dominante del nostro tempo. Tuttavia, la crescita economica nasconde la povertà creata attraverso la distruzione della natura, la quale a sua volta porta a comunità incapaci di provvedere a se stesse.
Durante la seconda guerra mondiale il concetto di crescita fu presentato come una misura per la movimentazione delle risorse. Il PIL si basa sulla creazione di un confine artificiale e fittizio, il quale parte dal presupposto che se produci ciò che consumi, non produci. In effetti, la "crescita", misura la trasformazione della natura in denaro e dei beni comuni in merci.
Così i magnifici cicli naturali di rinnovamento dell’acqua e delle sostanze nutritive sono qualificati non produttivi. I contadini di tutto il mondo, che forniscono il 72% del cibo, non producono; le donne che coltivano o fanno la maggior parte dei lavori domestici non rispettano questo paradigma di crescita. Una foresta vivente non contribuisce alla crescita, ma quando gli alberi vengono tagliati e venduti come legname, abbiamo la crescita. Le società e le comunità sane non contribuiscono alla crescita, ma la malattia crea crescita attraverso, ad esempio, la vendita di medicine brevettate.
L'acqua disponibile come bene comune condiviso liberamente e protetto da tutti viene fornita a tutti. Tuttavia, essa non crea crescita. Ma quando la Coca-Cola impone una pianta, estrae l'acqua e con essa riempie le bottiglie di plastica, l'economia cresce. Ma questa crescita é basata sulla creazione di povertà - sia per la natura sia per le comunità locali. L'acqua estratta al di là della capacità della natura di rigenerarsi crea una carestia d'acqua. Le donne sono costrette a percorrere lunghe distanze in cerca di acqua potabile. Nel villaggio di Plachimada nel Kerala, quando la passeggiata per l'acqua è diventata 10 km, la tribale donna locale Mayilamma ha detto che il troppo è troppo. Non possiamo camminare ulteriormente, l'impianto della Coca-Cola deve chiudere. Il movimento che le donne incominciarono ha portato infine alla chiusura dello stabilimento.
Nella stessa ottica, l'evoluzione ci ha regalato il seme. Gli agricoltori lo hanno selezionato, allevato e lo hanno diversificato – esso è la base della produzione alimentare. Un seme che si rinnova e si moltiplica, produce semi per la prossima stagione, così come il cibo. Tuttavia, il contadino di razza e il contadino che salva i semi non sono visti come un contributo alla crescita. Ciò crea e rinnova la vita, ma non porta a profitti. La crescita inizia quando i semi vengono modificati, brevettati e geneticamente resi sterili, portando gli agricoltori ad essere costretti a comprare di più ogni stagione.
La natura si impoverisce, la biodiversità é erosa e una risorsa aperta libera si trasforma in una merce brevettata. L'acquisto di semi ogni anno é una ricetta per l'indebitamento dei poveri contadini dell'India. E da quando é stato istituito il monopolio dei semi, l'indebitamento degli agricoltori é aumentato. Dal 1995, oltre 270.000 agricoltori in India sono stati presi nella trappola del debito e si sono suicidati.
La povertà è anche ulteriore spreco quando i sistemi pubblici vengono privatizzati. La privatizzazione di acqua, elettricità, sanità e istruzione genera crescita attraverso i profitti. Ma genera anche povertà, costringendo la gente a spendere grandi quantità di denaro per ciò che era disponibile a costi accessibili come bene comune. Quando ogni aspetto della vita é commercializzato e mercificato, vivere diventa più costoso, e la gente diventa più povera.
Sia l'ecologia che l'economia sono nate dalla stessa radice - "oikos", la parola greca per casa. Fino a quando l'economia è stata incentrata sulla famiglia, essa riconosceva e rispettava le sue basi nelle risorse naturali e i limiti del rinnovamento ecologico. Essa era focalizzata a provvedere ai bisogni umani di base all'interno di questi limiti. L'economia basata sulla famiglia era anche incentrata sulle donne. Oggi l'economia è separata sia dai processi ecologici che dai bisogni fondamentali e si oppone ad ambedue. Mentre la distruzione della natura veniva motivata da ragioni di creazione della crescita, la povertà e l'espropriazione aumentavano. Oltre ad essere insostenibile, è anche economicamente ingiusta.
Il modello dominante di sviluppo economico é infatti diventato contrario alla vita. Quando le economie sono misurate solo in termini di flusso di denaro, i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri. E i ricchi possono essere ricchi in termini monetari - ma anche loro sono poveri nel contesto più ampio di ciò che significa essere umani.
Nel frattempo, le richieste del modello attuale dell'economia stanno portando a guerre per le risorse come quelle per il petrolio, guerre per l'acqua, guerre alimentari. Ci sono tre livelli di violenza implicati nello sviluppo non sostenibile. Il primo é la violenza contro la terra, che si esprime come crisi ecologica. Il secondo é la violenza contro l'uomo, che si esprime come povertà, miseria e migrazioni. Il terzo é la violenza della guerra e del conflitto, come potente caccia alle risorse che si trovano in altre comunità e paesi per i propri appetiti illimitati.
L'aumento del flusso di denaro attraverso il PIL si è dissociato dal valore reale, ma coloro che accumulano risorse finanziarie possono poi reclamare pretese sulle risorse reali delle persone - la loro terra e l'acqua, le foreste e i semi. Questa sete conduce essi all'ultima goccia d'acqua e all'ultimo centimetro di terra del pianeta. Questa non è la fine della povertà. É la fine dei diritti umani e della giustizia.
Gli economisti e premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen, hanno riconosciuto che il PIL non coglie la condizione umana e hanno sollecitato la creazione di altri strumenti per misurare il benessere delle nazioni. Questo é il motivo per cui paesi come Bhutan hanno adottato la felicità nazionale lorda al posto del prodotto interno lordo per calcolare il progresso. Abbiamo bisogno di creare misure che vadano oltre il PIL, ed economie che vadano al di là del supermercato globale, per rinnovare la ricchezza reale. Dobbiamo tener presente che la vera valuta della vita é la vita stessa.
Vandana Shiva
Fonte: www.theguardian.com
Link: http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/nov/01/how-economic-growth-has-become-anti-life
1.11.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALEX T.
bell'articolo, ma niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. sono concetti che vengono ripetuti ormai da qualche anno, eventualmente legati a decrescita felice o crescita sostenibile, ma per ora lasciano il tempo che trovano. purtroppo sono concetti giusti ma inapplicabili in un sistema economico capitalistico.
Il modello dominante di sviluppo economico é infatti diventato contrario alla vita secondo me nasconde un errore: DIVENTATO. questo modello economico non è diventato contrario alla vita oggi o ieri, lo è sempre stato! solo che in passato si era sufficentemente lontani dal raggiungere il sovrasfruttamento delle risorse naturali planetarie: finchè il sovrasfruttamento era un fenomeno locale bastava spostarsi un po' più in là (ed è nato il colonialismo). ora che tutto il pianeta è sovrasfruttato si immaginano miniere sulla luna, sugli asteroidi... bisogna trovare un più in là da sfruttare!
secondo voi si imporrà un modello economico alternativo al capitalismo prima che l'umanità si autodistrugga?
Il modello dominante di sviluppo economico é infatti diventato contrario alla vita secondo me nasconde un errore: DIVENTATO. questo modello economico non è diventato contrario alla vita oggi o ieri, lo è sempre stato! solo che in passato si era sufficentemente lontani dal raggiungere il sovrasfruttamento delle risorse naturali planetarie: finchè il sovrasfruttamento era un fenomeno locale bastava spostarsi un po' più in là (ed è nato il colonialismo). ora che tutto il pianeta è sovrasfruttato si immaginano miniere sulla luna, sugli asteroidi... bisogna trovare un più in là da sfruttare!
secondo voi si imporrà un modello economico alternativo al capitalismo prima che l'umanità si autodistrugga?
purtroppo sono concetti giusti ma inapplicabili in un sistema economico capitalistico.
è ovvio che sono inapplicabili, non li applicano...
è ovvio che sono inapplicabili, non li applicano...
si tutto ok.
Però prima spiegatemi come produciamo e distribuiamo il reddito e le risorse secondo questa nuova filosofia..
perchè si possono fare molte contestazioni, però si deve proporre un'alternativa (e non una favola alla volemosebbene)
Però prima spiegatemi come produciamo e distribuiamo il reddito e le risorse secondo questa nuova filosofia..
perchè si possono fare molte contestazioni, però si deve proporre un'alternativa (e non una favola alla volemosebbene)
Non si sta dicendo di abbandonare il denaro o la democrazia, semplicemente di premiare e puntare maggiormente su certe cose e penalizzarne altre.
Non è che da domani tutte le aziende saranno sostenibili come per magia ed il mondo diverrà un posto perfetto.
La strada per un mondo migliore per tutti passa anche dal referendum svizzero 1:12, dal cambiare un po' stile di vita visto che le cose rotte si possono riparare (visto che il costo dello smaltimento non è semplicemente la benzina che sprechiamo per andare in discarica), acquistare prodotti locali... alcune cose si possono fare tutti i giorni altre le devono per forza di cose decidere i nostri rappresentati al governo, al parlamento europeo ed ai vari G8, 20,...
Non è che da domani tutte le aziende saranno sostenibili come per magia ed il mondo diverrà un posto perfetto.
La strada per un mondo migliore per tutti passa anche dal referendum svizzero 1:12, dal cambiare un po' stile di vita visto che le cose rotte si possono riparare (visto che il costo dello smaltimento non è semplicemente la benzina che sprechiamo per andare in discarica), acquistare prodotti locali... alcune cose si possono fare tutti i giorni altre le devono per forza di cose decidere i nostri rappresentati al governo, al parlamento europeo ed ai vari G8, 20,...
grecia in deflazione
ora lo riconoscono.
In italia il concetto di inflazione/deflazione è stato eliminato dal dibattito.
E si parla con fatica di recessione economica, quando in realtà si dovrebbe parlare di depressione economica. La prima dell'epoca repubblicana.
ora lo riconoscono.
In italia il concetto di inflazione/deflazione è stato eliminato dal dibattito.
E si parla con fatica di recessione economica, quando in realtà si dovrebbe parlare di depressione economica. La prima dell'epoca repubblicana.
sai, guardando un po' indietro, a come si è evoluta l'economia nei secoli (economia intesa nel senso più ampio quindi scambio di"cose" tra soggetti) mi pare che il cambio da un modello all'altro non è mai stato netto e deciso, nè contemporaneo in tutto il pianeta, nè tantomeno teorizzatto a priori, bensì ricnosciuto successivamente.
quindi non propongo una teoria alternativa (come fece Marx), mi sforzo solo di far pensare alle persone che l'alternativa esiste e che il modello capitalista deve necessariamente essere superato verso altre forme
ps: ma siete convinti che il capitalismo possa darsi delle regole per autolimitarsi e impedirsi l'autodistruzione? che dai discorsi di akiro pare di capire che sia solo un problema di "governo" del sistema economico, mentre il problema è il sistema in sè!
quindi non propongo una teoria alternativa (come fece Marx), mi sforzo solo di far pensare alle persone che l'alternativa esiste e che il modello capitalista deve necessariamente essere superato verso altre forme
ps: ma siete convinti che il capitalismo possa darsi delle regole per autolimitarsi e impedirsi l'autodistruzione? che dai discorsi di akiro pare di capire che sia solo un problema di "governo" del sistema economico, mentre il problema è il sistema in sè!
ma siete convinti che il capitalismo possa darsi delle regole per autolimitarsi e impedirsi l'autodistruzione?
certo che no, per quello servirebbe la democrazia.
Si deve affermare il primato della politica sull'economia ed avere il coraggio di tagliare il cordone ombelicale tra queste due. E' una rivoluzione, certo. ma prima di tutto culturale.
certo che no, per quello servirebbe la democrazia.
Si deve affermare il primato della politica sull'economia ed avere il coraggio di tagliare il cordone ombelicale tra queste due. E' una rivoluzione, certo. ma prima di tutto culturale.
ps: ma siete convinti che il capitalismo possa darsi delle regole per autolimitarsi e impedirsi l'autodistruzione? che dai discorsi di akiro pare di capire che sia solo un problema di "governo" del sistema economico,
La risposta è no, ed io affermo appunto il contrario. Serve dare dei limiti al mercato in modo tale da favorir più persone possibili, non poche. Il problema però è che si parte dal basso con il cambiamento, altrimenti lassù non "recepiscono"...
La risposta è no, ed io affermo appunto il contrario. Serve dare dei limiti al mercato in modo tale da favorir più persone possibili, non poche. Il problema però è che si parte dal basso con il cambiamento, altrimenti lassù non "recepiscono"...
Epilogo paradossale
La ripresa che c’è ma non si vede
Diceva Cantor, il padre dell’algebra moderna, che tra zero e uno c’è l’infinito, o meglio, in virtù della vollero “forza prodigiosa del per continuo”, una serie illimitata di infiniti. Ci vollero ventitré secoli per superare l'idea dell’infinito potenziale di matrice aristotelica. Abbiamo impiegato invece me-
no di duecento anni per constatare la previsione catastrofistica sullo sviluppo
del sistema capitalista formulata, co-
me noto, da Ricardo in primis e, in ma-
niera ancora più esplicita, da Marx e
Ludd, i quali intuirono, in tempi dav-
vero non sospetti verrebbe da dire, che
la meccanizzazione dei processi pro-
duttivi avrebbe creato svantaggi netti
al mercato economico, sia in termini di
benessere della forza lavoro che di di-
stribuzione e riallocazione del capita-
le. Dopo di loro fu Werner Sombart, e
poi ancora Schumpeter, a identificare
nella “distruzione creativa” il motore
fondante, ma anche il difetto congeni-
to che comporterà il fatale declino del
capitalismo.
Sull’altro fronte, invece, gli econo-
misti di matrice liberale hanno sem-
pre supportato l’idea che, ancorché le
nuove tecnologie comportino perdite
di posti di lavoro in taluni settori, l’oc-
cupazione in altri e nuovi settori au-
menterà inevitabilmente, quasi per
inerzia, in una crescita continua che
garantirà il benessere della colletti-
vità. L’idea andava di pari passo alla
visione aristotelica dell’infinito po-
tenziale: alle fattorie e alle botteghe
artigiane si sostituiranno le fabbri-
che, ai manufatti meccanici prodotti
elettronici sempre più sofisticati, agli
uffici gli open space, il tutto in un con-
testo nel quale proprio la distruzione
Saranno le caratteristiche
stesse del capitalismo
a segnarne, inesorabilmente,
il prossimo declino
e la sostituzione continua di merci,
processi produttivi e competenze ri-
tenuti obsoleti assicurerà la prosperità
dei più. Purtroppo, con un’accelerazio-
ne straordinaria causata principal-
mente dalla globalizzazione, ma anche
dalla speculazione finanziaria e dai
cambiamenti climatici, il principio del-
la distruzione creativa si sta esaurendo
inesorabilmente.
In termini di capitali, sono anni or-
mai che assistiamo a flussi di investi-
menti non già verso nuovi settori che
creino nuovi posti di lavoro e nuove
opportunità, ma verso settori maturi
oggi in forte declino, come le costru-
zioni o l’automobile, che beneficiano
di ingenti sussidi pubblici, o verso
quei settori dell’internet economy che
scommettono sul contributo volonta-
rio da parte dei consumatori. Si pensi
dal cuore della City Luca Martino
a Facebook, un’azienda fondata non
già su un’idea originale di prodotto, o
di realizzazione innovativa di una
merce o di un servizio, ma sul crowd-
sourcing di informazioni sostanzial-
mente gratuito da parte di milioni di
utenti (a loro insaputa anche impiega-
ti non remunerati), e che sta distrug-
gendo altrettanti posti di lavoro nei
settori della fotografia e delle pubbli-
che relazioni.
Il capitalismo ha senz’altro davanti
a sé ancora molti anni, forse decenni:
pensate che nella super-liberal Inghil-
terra solo oggi si sta procedendo alla
privatizzazione di aziende strategiche
come le poste (cosa che neanche la
Thatcher aveva osato fare), e ancora
rare, per fortuna, sono alcune tipolo-
gie di impiego particolarmente gravo-
se per i dipendenti come i contratti a
zero ore, ma il declino appare inevita-
bile. Nonostante nei prossimi mesi as-
sisteremo, dopo la profonda recessio-
ne che abbiamo vissuto, a un qualche
decimale di crescita del Pil, e speriamo
che anche in Italia avvenga almeno
questo tiepido rimbalzo. Mentre i po-
sti di lavoro e i redditi continueranno
a essere sempre più scarsi e modesti,
così come ogni altro indice del benes-
sere e della qualità della vita.
| 54 | valori | ANNO 13 N. 113 | OTTOBRE 2013 |
La ripresa che c’è ma non si vede
Diceva Cantor, il padre dell’algebra moderna, che tra zero e uno c’è l’infinito, o meglio, in virtù della vollero “forza prodigiosa del per continuo”, una serie illimitata di infiniti. Ci vollero ventitré secoli per superare l'idea dell’infinito potenziale di matrice aristotelica. Abbiamo impiegato invece me-
no di duecento anni per constatare la previsione catastrofistica sullo sviluppo
del sistema capitalista formulata, co-
me noto, da Ricardo in primis e, in ma-
niera ancora più esplicita, da Marx e
Ludd, i quali intuirono, in tempi dav-
vero non sospetti verrebbe da dire, che
la meccanizzazione dei processi pro-
duttivi avrebbe creato svantaggi netti
al mercato economico, sia in termini di
benessere della forza lavoro che di di-
stribuzione e riallocazione del capita-
le. Dopo di loro fu Werner Sombart, e
poi ancora Schumpeter, a identificare
nella “distruzione creativa” il motore
fondante, ma anche il difetto congeni-
to che comporterà il fatale declino del
capitalismo.
Sull’altro fronte, invece, gli econo-
misti di matrice liberale hanno sem-
pre supportato l’idea che, ancorché le
nuove tecnologie comportino perdite
di posti di lavoro in taluni settori, l’oc-
cupazione in altri e nuovi settori au-
menterà inevitabilmente, quasi per
inerzia, in una crescita continua che
garantirà il benessere della colletti-
vità. L’idea andava di pari passo alla
visione aristotelica dell’infinito po-
tenziale: alle fattorie e alle botteghe
artigiane si sostituiranno le fabbri-
che, ai manufatti meccanici prodotti
elettronici sempre più sofisticati, agli
uffici gli open space, il tutto in un con-
testo nel quale proprio la distruzione
Saranno le caratteristiche
stesse del capitalismo
a segnarne, inesorabilmente,
il prossimo declino
e la sostituzione continua di merci,
processi produttivi e competenze ri-
tenuti obsoleti assicurerà la prosperità
dei più. Purtroppo, con un’accelerazio-
ne straordinaria causata principal-
mente dalla globalizzazione, ma anche
dalla speculazione finanziaria e dai
cambiamenti climatici, il principio del-
la distruzione creativa si sta esaurendo
inesorabilmente.
In termini di capitali, sono anni or-
mai che assistiamo a flussi di investi-
menti non già verso nuovi settori che
creino nuovi posti di lavoro e nuove
opportunità, ma verso settori maturi
oggi in forte declino, come le costru-
zioni o l’automobile, che beneficiano
di ingenti sussidi pubblici, o verso
quei settori dell’internet economy che
scommettono sul contributo volonta-
rio da parte dei consumatori. Si pensi
dal cuore della City Luca Martino
a Facebook, un’azienda fondata non
già su un’idea originale di prodotto, o
di realizzazione innovativa di una
merce o di un servizio, ma sul crowd-
sourcing di informazioni sostanzial-
mente gratuito da parte di milioni di
utenti (a loro insaputa anche impiega-
ti non remunerati), e che sta distrug-
gendo altrettanti posti di lavoro nei
settori della fotografia e delle pubbli-
che relazioni.
Il capitalismo ha senz’altro davanti
a sé ancora molti anni, forse decenni:
pensate che nella super-liberal Inghil-
terra solo oggi si sta procedendo alla
privatizzazione di aziende strategiche
come le poste (cosa che neanche la
Thatcher aveva osato fare), e ancora
rare, per fortuna, sono alcune tipolo-
gie di impiego particolarmente gravo-
se per i dipendenti come i contratti a
zero ore, ma il declino appare inevita-
bile. Nonostante nei prossimi mesi as-
sisteremo, dopo la profonda recessio-
ne che abbiamo vissuto, a un qualche
decimale di crescita del Pil, e speriamo
che anche in Italia avvenga almeno
questo tiepido rimbalzo. Mentre i po-
sti di lavoro e i redditi continueranno
a essere sempre più scarsi e modesti,
così come ogni altro indice del benes-
sere e della qualità della vita.
| 54 | valori | ANNO 13 N. 113 | OTTOBRE 2013 |
L'Argentina è un disastro: ecco i tre motivi per cui la Kirchner sta mentendo sull'inflazione
Di Giovanni De Mizio | 29.10.2013 11:16 CET
La signora Cristina Kirchner incassa una dolorosa sconfitta alle elezioni di medio termine argentine, lasciando forse di stucco anche i suoi fan italiani, che vedono in Buenos Aires un modello da seguire per risollevare le sorti del Belpaese.
L'Argentina è un disastro: ecco i 3 motivi per cui la Kirchner sta mentendo sull'inflazione
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Appare incomprensibile che un Paese che sotto la dinastia Kirchner ha registrato un' elevatissima crescita reale media annua dal default del 2002 abbia deciso di voltare le spalle a chi ha causato un decennio di benessere e prosperità.
Semplicemente le cose non stanno così come le statistiche del governo vogliono far credere, e gli argentini hanno deciso di punire il presidente perché le condizioni di vita reali sono peggiori di quanto le statistiche fanno credere. Detto altrimenti, gli argentini non credono più alle favole raccontate dall'INDEC, l'istituto di statistica locale.
Il motivo per il quale l'Argentina registra una crescita tanto elevata non è dovuta alla forza dell'economia, ma solo ad una inflazione semplicemente falsa. Il tasso di crescita del PIL reale infatti è uguale approssimativamente alla differenza tra il tasso di crescita nominale meno il tasso di inflazione: se quest'ultimo è tenuto artificiosamente basso risulta essere evidente che il tasso di crescita reale sarà di conseguenza artificiosamente alto.
Abbiamo prove per dire che il tasso di inflazione è falso? La risposta è sì, e non è necessario far riferimento ai nemici dell'Argentina, come i turbocapitalisti del FMI che, come noto, sono controllati dalla Trilaterale di Alpha Centauri. Faremo invece riferimento alle statistiche ufficiali argentine, che troviamo sul sito della Banca centrale, ovvero in questo comodo pdf.
Nel 2012 il PIL nominale argentino (a pagina due del PDF, PIB nominal) è aumentato del 17,5%. Per ottenere la crescita reale (in via semplificata) sottraiamo il deflatore del PIL (Índice de Precios Implícitos del PIB), che è pari al 15,3%, e otteniamo il tasso di crescita reale approssimato, ovvero il 2,2% (il "vero" tasso di crescita reale, cioè non approssimato, è 1,9%, come indicato nella riga PIB real).
Il problema risiede nel deflatore del PIL, che non risulta essere coerente con altri dati presenti nello stesso documento, in particolare è incoerente con tre misure: l'indice dei prezzi al consumo (Precios Minoristas), gli aggregati monetari (in particolar modo M2 e M3) e l'indice dei salari (Indice de Salarios Nivel General). Andiamo con ordine.
L'indice dei prezzi al consumo (CPI) e il deflatore del PIL sono misure dell'inflazione basate su panieri diversi: in quanto tali non sono necessariamente uguali, ma si muovono comunque insieme. Normalmente i due numeri differiscono di un punto percentuale, anche se il differenziale, in periodi particolarmente difficili, può essere anche più elevato, ma si tratta di una situazione momentanea. Nel caso argentino, invece, come si legge nel documento, il differenziale fra CPI e deflatore è elevato: nei tre anni considerati (ma il discorso è valido anche per gli anni precedenti) è del 4,5%, 7,8% e di nuovo 4,5%. I due numeri, insomma, rimangono troppo distanti per troppo tempo rispetto a quanto ci aspetteremmo.
Un altro indizio ci viene dal confronto dei due numeri precedenti con la crescita degli aggregati monetari (ovvero quanta "moneta" è presente nel sistema economico): per i nostri scopi useremo M2 (ma anche M3 ci racconta la stessa storia). Grossomodo, se aumenta l'offerta di moneta (specie quando essa aumenta troppo velocemente), è possibile che vi sia un aumento del tasso di inflazione. Una crescita di M2 costantemente intorno al 30% (nel 2012 addirittura al 39%) è completamente incoerente con un deflatore del PIL al 15% o con un CPI addirittura al 10%. Questo confronto ci fa sospettare che l'inflazione reale è probabilmente più alta, ed in aumento (forse oltre il 30% nel 2013).
La prova definitiva che qualcosa non quadra proviene dall'indice dei salari: qui la Banca centrale argentina ci propone un grafico (pagina 1 del documento) in cui vengono messi a confronto la crescita dei salari e la crescita dei prezzi. Il grafico ci dice che sono stati concessi aumenti salariali del 24,5% contro un indice dei prezzi al consumo del 10,8%, ovvero i salari reali sono aumentati di oltre il 10% solo nel 2012, ma guardando il grafico si nota che la crescita a due cifre del salario reale va avanti da anni. Si può dire che ogni anno l'argentino medio può comprare il 10% del pane in più rispetto all'anno precedente: significa che l'Argentina è un paradiso terrestre per i salariati, gli esseri umani di tutto il mondo dovrebbero spingere ai confini per esservi ammessi e che la signora Kirchner dovrebbe vincere a mani basse qualunque elezione.
Non è però accaduto niente del genere, e la Kirchner è in difficoltà, a significare una cosa molto semplice: il dato sull'inflazione rilasciato dal governo è falso, e come tale sono false tutte le misure che coinvolgono tale dato, e gli argentini cominciano a capirlo (purtroppo buttandosi nelle braccia dell'ennesimo peronista di passaggio).
Il dato che maggiormente si avvicina al tasso di inflazione reale è probabilmente l'indice dei salari: i sindacati, anche quelli vicini al governo, sanno benissimo qual è il reale costo della vita in Argentina, sanno bene che il prezzo del pane non aumenta (per esempio) del 10% l'anno, ma anche del doppio, e per questo chiedono aumenti salariali "veri", e li ottengono, perché è l'unico modo che il governo ha di evitare proteste apocalittiche. E per trovare i soldi necessari la Kirchner, semplicemente, aumenta l'offerta di moneta: per dirla in modo volgare (e semplificato), stampa soldi.
Possiamo verificare se il ragionamento fila: il PIL può essere calcolato anche come la somma dei redditi e dei profitti prodotti nello Stato. Il salario reale, di solito, si muove insieme (più o meno) al PIL reale, ovvero dovrebbe aumentare dell'1,9%: questo ci dà un tasso di inflazione (CPI) secondo i sindacati del 22,6% nel 2012, più alto sia del deflatore che del CPI ufficiale e più coerente con la crescita degli aggregati monetari, che ci dicono che l'inflazione dovrebbe essere intorno al 25%.
Un ultimo passo: se ipotizziamo che il deflatore sia uguale al CPI, e che entrambi siano uguali al tasso di inflazione registrato dai sindacati risulta che la crescita reale del PIL non è stata dell'1,9%, bensì finisce in abbondante territorio negativo. Forse questa stima è troppo pessimistica, ma concorda con la crescente impopolarità della Kirchner nonostante statistiche economiche ottime. L'inflazione (quella vera, non quella ufficiale) gonfiata dalle banconote sempre fresche spacciate dal governo sta rendendo gli argentini sempre più miserabili.
Dal default del 2001 l'Argentina ha effettivamente recuperato un po' del terreno perduto, tuttavia, da circa il 2007, il governo ha cominciato a fare i conti con gli squilibri relativi a una tale crescita semplicemente "sbianchettando" le statistiche e fissando tassi di cambio ufficiali con il dollaro fuori dalla realtà. Secondo gli economisti dell'opposizione, l'Argentina è più indietro del 10-15% rispetto ai dati ufficiali che il governo continua strenuamente a spacciare per reali, ma altri osservatori, aggiungendovi anche il tasso di cambio, sospettano che la situazione sia anche peggiore.
Da allora la situazione è migliorata, se così si può dire, solo grazie a pesanti iniezioni di sussidi pubblici pagati con soldi freschi di stampa, di saccheggi ai danni della banca centrale e dei fondi pensione, fino alla nazionalizzazione di aziende e alla costruzione di un muro valutario per difendere il peso fino a giungere a una mostruosa restrizione delle libertà personali.
L'Argentina ha dimostrato di avere molta fantasia nell'allontanare da sé l'amaro calice della realtà, ma si tratta di mezzucci che spostano solo la resa dei conti più in là nel tempo, e con effetti sempre più effimeri: l'inflazione sembra spingere per aumentare il numero di cifre che la compongono, sfuggendo al controllo del governo e sfociando nel caos.
C'è di peggio: allo stato attuale, le correzioni che dovrebbero essere adottate (ovvero una paurosa stretta) rischiano di infliggere ulteriore dolore agli argentini, il che porterebbe il Paese allo stesso esito, ovvero al caos.
Read more: http://it.ibtimes.com/articles/58206/20131029/argentina-inflazione-false-statistiche-kirchner-pil.htm#ixzz2k3I469qX
Serve dare dei limiti al mercato in modo tale da favorir più persone possibili, non poche
no non serve a niente dare limiti! saranno sistematicamente aggirati. quanti altri casi enron e parmalat servono per capire che è da babbei illusi pensare che la politica dia dei regolamenti severi e che essi siano rispettati?!?
niente di personale contro di voi, ma se ancora credete che non sia necessario pensare un nuovo sistema economico radicalmente diverso dall'attuale siete propriodei fessi!
non si tratta di mettere limiti, paletti, regole, leggi, primati della olitica, redistribuzione dei redditi... son solo palliativi e cazzate! serve un nuovo sistema radicalmente diverso dall'attuale così come l'attuale è radicalmente diverso dal sistema schiavistico dell'età romana.
no non serve a niente dare limiti! saranno sistematicamente aggirati. quanti altri casi enron e parmalat servono per capire che è da babbei illusi pensare che la politica dia dei regolamenti severi e che essi siano rispettati?!?
niente di personale contro di voi, ma se ancora credete che non sia necessario pensare un nuovo sistema economico radicalmente diverso dall'attuale siete propriodei fessi!
non si tratta di mettere limiti, paletti, regole, leggi, primati della olitica, redistribuzione dei redditi... son solo palliativi e cazzate! serve un nuovo sistema radicalmente diverso dall'attuale così come l'attuale è radicalmente diverso dal sistema schiavistico dell'età romana.
Tutto può esser sistematicamente aggirato, anche un fantomatico nuovo sistema economico.
Intanto si prova a cambiar rotta, poi se riusciamo a raggiungere il porto e non affondiamo prima cambiamo anche nave.
Intanto si prova a cambiar rotta, poi se riusciamo a raggiungere il porto e non affondiamo prima cambiamo anche nave.
sull'argentina registriamo una vera e propria guerra di disinformazione.
Ciò che tu riporti è corretto, solo che le cause non sono certo quelle che indica l'articolo da te riportato.
ti linko un vecchio post di Bagnai per ascoltare "l'altra campana":
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