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Subject: Crisi economica

2013-11-09 18:13:13
sull'argentina registriamo una vera e propria guerra di disinformazione.
Ciò che tu riporti è corretto, solo che le cause non sono certo quelle che indica l'articolo da te riportato.

ti linko un vecchio post di Bagnai per ascoltare "l'altra campana":
link
2013-11-11 21:50:38
e poi mi tocca sentire alla radio o leggere sui giornali : "RIPRESA ECONOMICA, PICCOLE E MEDIE IMPRESE IN CRESCITA"
ma ci prendono per i fondelli, per non dire altro, da due anni, e dicono sempre " l'anno prossimo sarà la svolta"
(edited)
2013-11-11 21:52:47
il problema che siamo senza benzina e la svolta e ancora lontana, ma appena riparte l'economia!! ahhh e ripartita e vero, allora appena torniamo indietro e troviamo la svolta!!!!!
2013-11-11 21:55:21
e nel frattempo loro si fregano bello bello lo stipendio e io devo lavorare a nero , 2 euro l'ora, per 10 ore, 6 giorni su 7, dovevano spendersi soldi per medicine
2013-11-11 22:10:33
si hai ragione, anzi le medicine poi devo avere l'effetto opposto, anche se non si augura a nessuno queste cose, ma a parole sono tutti bravo al governo, ma la fame la facciamo noi!

ho letto anche cosa fareste voi per rissolevare, io proprio non saprei, ma in italia l'unica cosa che fanno e aumentare le tasse, tolgono l'imu per mettere un altra tassa, che ingloba l'imu e forse anche più cattiva, cosi uccidi l'economia che già di per se e morta, io prima di spendere 5 euro per una pizza devo pensare a quante tasse posso pagare se non la prendo, aahhh nessuna

adesso aumentano le buste per un calo della pressione fiscale 18-20 euro lordi, ma come dicevo prima le tasse aumentano per 70 euro in media..

2013-11-16 17:02:52
La Banca centrale europea inizierà presto un audit di 130 banche della Zona euro, ma è stato deciso che ci si accorderà sul metodi di ricapitalizzazione (piano di salvataggio, prelievi dai depositi, o altro) prima della fine di questo audit, ossia prima che siano rese note le somme delle perdite.

“Come tutti gli altri istituti di credito, anche le banche europee sono state come scatole nere chiuse ermeticamente – spiega il giornalista Wolf Richter – Se qualcuno riusciva ad aprirvi anche solo una fessura, il fetore degli attivi tossici che ne usciva era così insopportabile che la fessura veniva subito richiusa.
Ma quando la fessura non veniva chiusa abbastanza rapidamente e che si spargeva troppo fetore, la banca intera crollava e ai contribuenti, spesso altri paesi, non restava altro da fare che accordare un piano di salvataggio; in questo modo era più facile.
Il Fondo monetario internazionale ha determinato che nei prossimi due anni le banche italiane e spagnole contabilizzeranno perdite addizionali per 230 miliardi di euro.
Come si è visto in diverse occasioni, le perdite reali delle banche sono sempre peggiori, ma lo si scopre solo dopo che la banca è collassata.”

“Il prossimo anno – prosegue Richter – vi sarà un momento di verità, per così dire quando la Banca centrale europea diventerà il regolatore ufficiale di 130 fra le più grandi banche europee.
Dotata di nuovi poteri, potrà sottoporle a una valutazione più realista degli stress test condotti sinora. Si spera che da qui a quel momento le banche italiane e spagnole saranno ancora in piedi.”

Richter spiega che l’Unione bancaria europea che permetterebbe a una banca in difficoltà, ai suoi investitori e ai suoi risparmiatori di uscire indenni da un fallimento grazie ai contribuenti europei, non esiste ancora.
E’ un problema, perchè la verità sul reale stato del settore bancario è ben peggiore di quanto si dice.

Ecco perchè Mario Draghi ha dichiarato che “Questi accordi devono essere attuati prima della fine degli audit”, cioè la decisione su come operare il piano di salvataggio verrà presa prima che si conosca la reale portata delle somme in causa.

“La verità – prosegue Richter – non sarà detta prima che gli Eurocrati abbiano deciso chi deve pagare per i piani di salvataggio.
Gli auditi delle banche non termineranno prima, perchè se qualcosa riguardante questi audit dovesse filtrare, il castello di carte crollerebbe e nessun contribuente vorrebbe pagare l’enorme fattura.”
2013-11-16 22:58:29
perdiamo un altro pezzo:

Il 28 febbraio 2014 chiuderà definitivamente il mulino della Agnesi. Si tratta del reparto che rappresenta di fatto il cuore dello storico stabilimento di via Schiva a Imperia, oggi in mano al Gruppo Colussi.

La chiusura significherà nell’immediato il licenziamento di 28 dei 131 lavoratori complessivamente impiegati nella struttura, ma l’interrogativo più inquietante riguarda il futuro del marchio, da sempre legato a filo doppio al capoluogo.

Spiega Gianni Trebini della Cgil: «L’azienda ci ha comunicato che la chiusura sarà definitiva e inappellabile e quindi non possiamo che prenderne atto. A questo punto però chiediamo al sindaco Carlo Capacci di assumersi le sue responsabilità e intervenire nella vicenda, per garantire delle prospettive al resto dello stabilimento. Anche perché questo è un problema che va al di là dei posti di lavoro. Qui stiamo parlando di un simbolo di Imperia e quindi di un bene di tutto il territorio. Senza contare che la chiusura del mulino avrà immediate ripercussioni anche sulla filiera, a cominciare dai lavoratori della vicina banchina portuale onegliese, che non vedrà più attraccare la nave che porta il grano».
2013-11-16 23:31:21
Che amarezza :/
2013-11-16 23:59:57
Quelli di "silenzio, parla agnesi"?

tristezza
2013-11-17 10:45:43
Behmen a Billy Duffy
Che amarezza :/

karlacci a Billy Duffy
Quelli di "silenzio, parla agnesi"?

tristezza


certezza
2013-11-17 18:29:42
“La ripresa nell’area dell’euro e in Italia arriverà non prima della fine del 2014”. E’ quanto sostiene Jean-Paul Fitoussi, professore emerito all’Institut des Etudes politiques de Paris (Iep) e all’Università Luiss di Roma. La ripresa nell’area dell’euro “alla fine arriverà nonostante le politiche di austerity e non grazie alle politiche decise a livello europeo che l’hanno solo ritardata”, ha detto all’Adnkronos.

“Non è il momento di aumentare le tasse. I redditi, al netto delle imposte sono scesi un pò ovunque in Europa, e questo ha contribuito a far proseguire la crisi – ha aggiunto – Quella di aumentare le imposte o di ridurre gli investimenti pubblici non è una buona politica. Oltre che procedere ad una spending review, che richiede tempo, bisogna fare tutto il possibile per rilanciare gli investimenti”.

Il vero problema, ha spiegato l’economista francese, “lo sappiamo bene, è un problema di governance europea. Contro ogni logica abbiamo attuato per far fronte alla crisi la ricetta sbagliata costringendo i Paesi ad adottare misure di austerity che non hanno fatto altro che ritardare la ripresa”. Attualmente, ha rilevato poi Fitoussi, i Paesi europei, nel loro insieme, sono di fronte a problemi comuni: “non vediamo quale possa essere il motore per favorire la ripresa in Europa visto che la disoccupazione continua a crescere; che i redditi, al netto delle imposte, continuano a calare a causa dell’aumento delle tasse; che le pensioni si riducono; che la maggior parte dei Paesi europei continuano a seguire politiche restrittive. L’insieme dei fattori che potrebbero contribuire ad aumentare i consumi, quindi, sono negativi. In queste circostanze non vediamo quale potrebbe essere il motore per favorire gli investimenti”.

Le aziende private, poi, rileva l’economista, “continuano ad ottenere prestiti a tassi elevati a causa dei problemi legati ai debiti sovrani”. A subire “in pieno” gli effetti della crisi, osserva Fitoussi, “sono soprattutto le aziende europee, quelle italiane, quelle francesi, che sono posizionate sui mercati interni”. Per l’economista, quindi, non si può fare guardando ai dati del secondo trimestre 2013, diffusi il 14 agosto scorso dall’Eurostat (il pil nell’Eurozona ha registrato una crescita dello 0,3% dopo -0,3% nel primo e in Italia -0,2% dopo -0,6% nel primo), “una regola generale”: il secondo trimestre dell’anno per l’area dell’euro, infatti, è stato “un buon trimestre tra virgolette, ma di certo non si può dire che sia sinonimo di ripresa”.

Ancor più pessimista l’agenzia Moody’s, che per l’Eurozona non si aspetta un ritorno a una crescita sui livelli pre-crisi prima del 2016-2017 e, nel suo ultimo report, avverte che ciò avverrà “solo in alcuni casi”. In particolare Moody’s punta il dito sui Paesi della sponda Sud dell’euro che, così come l’Irlanda, soffrono di un insieme di squilibri fiscali da risanare a costo della crescita e di una cronica mancanza di competitività. Mancando la leva della svalutazione (visto che l’euro è in comune con la Germania), la ripresa richiederà molto di più rispetto a economie come quella statunitense o inglese.

Sullo sfondo la prospettiva di ulteriori tagli del rating dei cosiddetti Piigs, che rischia di far saltare i conti già precari sui quali si basano le proiezioni di bilancio. Un problema in particolare per la Grecia, su cui infuria un dibattito pre-elettorale in Germania: il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha riconosciuto che ad Atene servirà un nuovo salvataggio, quantificato in circa 11 miliardi e da stabilire nel 2014. Anche se la cancelliera Angela Merkel è costretta a escludere ogni ipotesi di un nuovo sconto sul debito greco. Mentre Atene, attraverso il ministro delle Finanze Yannis Stournaras, piuttosto che un terzo prestito ipotizza una rinegoziazione dei meccanismi di salvataggio già concessi, abbassando gli interessi da pagare e allungando le scadenze per dare più ossigeno all’economia.

ilfattoquotidiano.it

se le cose andranno avanti così,senza radicali cambiamenti,non ci sarà mai una ripresa
2013-11-18 09:03:25
stufe e camini

poi mi spiegherete a cosa doveva servire la moneta forte.
2013-11-18 16:59:09
la ripresa richiederà molto di più rispetto a economie come quella statunitense o inglese.

mi fanno sorridere di amarezza affermazioni come questa: quella usa è ripresa? o è solo costruzione di nuove bolle da far scoppiare in faccia ai soliti poveri fuori dal mondo della grande finanza?
sembra essere passato inosservato il fatto che la scorsa settimana il Dow Jones ha segnato il nuovo massimo assoluto, sulla base di indicazioni che il programma di aiuti della FED proseguirà visto che l'economia resta debole.
a me sembrano evidenti alcune cose:
- gli stimoli della FED servono MOLTO alla finanza e poco o niente alle imprese
- la finanza è diventata un sistema autoreferenziale, praticamente isolato dal mondo reale

a parte queste osservazioni, l'analisi è molto condivisibile

in soldoni: in europa si continua a sbagliare TUTTO, oltreoceano hanno trovato il modo di dare una mano di bianco a una struttura marcia
2013-11-18 17:12:16
“La ripresa nell’area dell’euro e in Italia arriverà non prima della fine del 2014”.

Sbaglio o sono almeno un par d'anni che posticipano l'inizio della ripresa? :)
2013-11-18 18:45:26
Ma quale ripresa????
Quando si avrà un potere di acquisto decente non ci sarà crisi! Metà degli occupati o lavora per enti pubblici o multinazionali, in pratica su questo territorio c'è solo terra bruciata ..........
2013-11-18 20:06:40
ma veramente è dal 2009 che promettono la ripresa... che dovrebbe apparire magicamente dal nulla senza rimuovere nessuna delle cause della crisi!