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Subject: Crisi economica
Di tutto questo riassumo la frase più importante:
assieme all’inflazione, di fatto determinò l’abbattimento del debito pregresso
Senza inflazione non si può pagare nessun debito: ce lo dicono 2000 anni di storia dell'economia.
Serve un'inflazione al 6% per pagare il debito pubblico attuale, quella che avremmo uscendo dall'euro.
(edited)
assieme all’inflazione, di fatto determinò l’abbattimento del debito pregresso
Senza inflazione non si può pagare nessun debito: ce lo dicono 2000 anni di storia dell'economia.
Serve un'inflazione al 6% per pagare il debito pubblico attuale, quella che avremmo uscendo dall'euro.
(edited)
chiedo scusa per il ritardo, cmq ho pensato a 3 scenari possibili che non contemplano la conservazione della repubblica italiana come stato indipendente. non tutti sono parimenti probabili nè desiderabili, del resto l'attuale sistema stati-zonaeuro-UE non è sostenibile sul medio-lungo periodo, quindi dovrà necessariamente evolvere in altro.
1) una ipotesi è quella della trasformazione della zona-euro in una nazione federale. quindi parlamenti nazionali declassati a parlamenti locali, creazione di un parlamento europeo diviso in camera e senato, creazione di un governo europeo al posto di quel mostro che è la commissione europea, creazione di tutte quelle strutture che definiscono uno stato.
a questo punto l'euro è la moneta dello stato, la politica fiscale è uguale per tutti, il bilancio è unico e idem per i titoli di stato. eventualmente possibilità per gli ex-stati di emettere anche dei bond, come fanno già molte regioni all'interno degli stati. non sarà facile riassorbire il divario tra aree ricche e povere del continente, però c'è l'unificazione tedesca che da una buona traccia di lavoro.
forse è già troppo tardi per questa ipotesi: il peggioramento delle condizioni economiche sta rafforzando i partiti nazionalisti un po' dappertutto. 30 anni di avvicinamento tra i paesi e i popoli d'europa buttati via per tornaconto economico di piccole elitè. grazie ai trattati di libera circolazione, progetto erasmus e simili, voli low-cost, internet, per molti under-35 l'europa è già di fatto una entità unica.
cmq nn vedo l'idea di uno stato federale europeo assurdo: il fatto che ci siano lingue diverse non è un problema (altrimenti nè india nè svizzera potrebbero esistere) rivalità e campanilismi son più folklore che politica (altrimenti l'italia stessa non esisterebbe). è sottinteso che l'UE deve essere riorganizzata, chi è in zona-euro entra nel nuovo stato, chi è fuori (a cominciare dalla gran bretagna) avrà la possibilità di restare nell'area di libera circolazione regolata dai vari trattati, e potrà avere voce in capitolo solo su quello, su tutto il resto nessuna influenza (l'attuale commissaria inglese per la politica estera se ne tornerà a casa sua!)
2) altra ipotesi è quella lasciata in sospeso nell'articolo sopra: un'europa germanizzata, in cui una serie di paesi si trovano con governi fantoccio o direttamente commissariati dall'UE. l'instaurarsi di un regime germanocentrico via di mezzo tra il terzo reich e i piani quinquennali sovietici. lo so che son tesi copiate dalla paranoia antieuropeista della lega (e altri), ma più passa il tempo e più diventano scenari possibili. per la cronaca, anche Zaia (governatore leghista del veneto) ha chiesto il commissariamento dell'italia da parte della troika: basta con la politica romana solo chiacchiere e zero azioni!
fatico a immaginare gli ulteriori sviluppi perchè non ho idea del comportamento tedesco in tal caso: continua l'impoverimento dei paesi succubi x arricchire la germania, facendo crescere un sentimento antitedesco che sfocia in rivolte violente? oppure prevale un atteggiamento paternalistico stile impero asburgico per cercare di far prosperare anche le regioni povere che dimostrano cieca obbedienza ai padroni?
3) altra ipotesi è quella della disgregazione dell'area euro, con espulsione di buona parte degli attuali paesi e trasformazione dell'euro in un supermarco! un secondo anchluss dopo quello hitleriano, coinvolti austria, olanda, belgio? finlandia, irlanda? lussemburgo. un superstato germanico con un'evidente mira espansionistica a est (basta vedere le trattative di questi giorni con l'ucraina) ancora una volta alla ricerca dello spazio vitale a danno degli slavi.
nota a margine: sto diventando paranoico io, o la germania sta attuando per via economica il disegno espansionista militare di hitler?
per quanto riguarda la penisola italiana, sarebbe davvero un ritorno indietro nel tempo, a dei mitici anni d'oro neidecenni '70 e 80?
si torna alla lira, si ritorna a far svalutazioni competitive, crescono la corruzione, il clientelismo, il nepotismo, la spesa pubblica riparte e il debito ancora di più. ma il pil crescerà davvero?
basterà qualche svalutazione a invertire il trend di deindustrializzazione della penisola?
basta l'inflazione al 6% per tenere il debito gestibile? e come si genera l'inflazione in una fase di contrazione dei consumi?
e poi, se uno dei problemi dell'area-euro sta nella differenza economica tra le aree (in termini di ricchezza pro capite ma soprattutto orientamento economico), l'area-lira che ripresenta le stesse identiche differenze ha senso? può sopravvivere? secondo me no.
se è vero che l'euro non può reggere come moneta di aree così diverse come le isole greche e la valle del reno, spiegatemi come può reggere la lira avendo aree così diverse come la puglia e la lombardia. per me semplicemente non può, e ci son 150 anni di storia a dimostrarlo. l'unità d'italia è uno dei più grossi flop della storia, e l'unità d'europa lo sta ripetendo in grande.
se unire territori in stati sempre più grandi crea nuovi problemi senza risolvere i vecchi, allora la via da seguire è quella opposta: uscita dall'euro e uscita dalla lira, cioè divisione della penisola in stati regionali (indicativamente 6). ognuno con il proprio parlamento, governo, moneta. poi chi vuole aderisce a nuovi trattati di libero scambio, chi non vuole va per conto suo.
1) una ipotesi è quella della trasformazione della zona-euro in una nazione federale. quindi parlamenti nazionali declassati a parlamenti locali, creazione di un parlamento europeo diviso in camera e senato, creazione di un governo europeo al posto di quel mostro che è la commissione europea, creazione di tutte quelle strutture che definiscono uno stato.
a questo punto l'euro è la moneta dello stato, la politica fiscale è uguale per tutti, il bilancio è unico e idem per i titoli di stato. eventualmente possibilità per gli ex-stati di emettere anche dei bond, come fanno già molte regioni all'interno degli stati. non sarà facile riassorbire il divario tra aree ricche e povere del continente, però c'è l'unificazione tedesca che da una buona traccia di lavoro.
forse è già troppo tardi per questa ipotesi: il peggioramento delle condizioni economiche sta rafforzando i partiti nazionalisti un po' dappertutto. 30 anni di avvicinamento tra i paesi e i popoli d'europa buttati via per tornaconto economico di piccole elitè. grazie ai trattati di libera circolazione, progetto erasmus e simili, voli low-cost, internet, per molti under-35 l'europa è già di fatto una entità unica.
cmq nn vedo l'idea di uno stato federale europeo assurdo: il fatto che ci siano lingue diverse non è un problema (altrimenti nè india nè svizzera potrebbero esistere) rivalità e campanilismi son più folklore che politica (altrimenti l'italia stessa non esisterebbe). è sottinteso che l'UE deve essere riorganizzata, chi è in zona-euro entra nel nuovo stato, chi è fuori (a cominciare dalla gran bretagna) avrà la possibilità di restare nell'area di libera circolazione regolata dai vari trattati, e potrà avere voce in capitolo solo su quello, su tutto il resto nessuna influenza (l'attuale commissaria inglese per la politica estera se ne tornerà a casa sua!)
2) altra ipotesi è quella lasciata in sospeso nell'articolo sopra: un'europa germanizzata, in cui una serie di paesi si trovano con governi fantoccio o direttamente commissariati dall'UE. l'instaurarsi di un regime germanocentrico via di mezzo tra il terzo reich e i piani quinquennali sovietici. lo so che son tesi copiate dalla paranoia antieuropeista della lega (e altri), ma più passa il tempo e più diventano scenari possibili. per la cronaca, anche Zaia (governatore leghista del veneto) ha chiesto il commissariamento dell'italia da parte della troika: basta con la politica romana solo chiacchiere e zero azioni!
fatico a immaginare gli ulteriori sviluppi perchè non ho idea del comportamento tedesco in tal caso: continua l'impoverimento dei paesi succubi x arricchire la germania, facendo crescere un sentimento antitedesco che sfocia in rivolte violente? oppure prevale un atteggiamento paternalistico stile impero asburgico per cercare di far prosperare anche le regioni povere che dimostrano cieca obbedienza ai padroni?
3) altra ipotesi è quella della disgregazione dell'area euro, con espulsione di buona parte degli attuali paesi e trasformazione dell'euro in un supermarco! un secondo anchluss dopo quello hitleriano, coinvolti austria, olanda, belgio? finlandia, irlanda? lussemburgo. un superstato germanico con un'evidente mira espansionistica a est (basta vedere le trattative di questi giorni con l'ucraina) ancora una volta alla ricerca dello spazio vitale a danno degli slavi.
nota a margine: sto diventando paranoico io, o la germania sta attuando per via economica il disegno espansionista militare di hitler?
per quanto riguarda la penisola italiana, sarebbe davvero un ritorno indietro nel tempo, a dei mitici anni d'oro neidecenni '70 e 80?
si torna alla lira, si ritorna a far svalutazioni competitive, crescono la corruzione, il clientelismo, il nepotismo, la spesa pubblica riparte e il debito ancora di più. ma il pil crescerà davvero?
basterà qualche svalutazione a invertire il trend di deindustrializzazione della penisola?
basta l'inflazione al 6% per tenere il debito gestibile? e come si genera l'inflazione in una fase di contrazione dei consumi?
e poi, se uno dei problemi dell'area-euro sta nella differenza economica tra le aree (in termini di ricchezza pro capite ma soprattutto orientamento economico), l'area-lira che ripresenta le stesse identiche differenze ha senso? può sopravvivere? secondo me no.
se è vero che l'euro non può reggere come moneta di aree così diverse come le isole greche e la valle del reno, spiegatemi come può reggere la lira avendo aree così diverse come la puglia e la lombardia. per me semplicemente non può, e ci son 150 anni di storia a dimostrarlo. l'unità d'italia è uno dei più grossi flop della storia, e l'unità d'europa lo sta ripetendo in grande.
se unire territori in stati sempre più grandi crea nuovi problemi senza risolvere i vecchi, allora la via da seguire è quella opposta: uscita dall'euro e uscita dalla lira, cioè divisione della penisola in stati regionali (indicativamente 6). ognuno con il proprio parlamento, governo, moneta. poi chi vuole aderisce a nuovi trattati di libero scambio, chi non vuole va per conto suo.
Il risparmio ha bisogno di trasparenza
Con l’Unione bancaria finirà per aumentare il rischio sopportato dai risparmiatori. Perché i risparmi che i privati cittadini affidano alle banche non saranno più tutti ugualmente sicuri. Ma c’è ancora molto da fare per garantire ai clienti una informazione semplice e allo stesso tempo efficace.
lavoce.info
ma quindi si intendono tutti i conti bancari o solo le forme d'investimento come i conti deposito?
Con l’Unione bancaria finirà per aumentare il rischio sopportato dai risparmiatori. Perché i risparmi che i privati cittadini affidano alle banche non saranno più tutti ugualmente sicuri. Ma c’è ancora molto da fare per garantire ai clienti una informazione semplice e allo stesso tempo efficace.
lavoce.info
ma quindi si intendono tutti i conti bancari o solo le forme d'investimento come i conti deposito?
1.
Impossibile ed indesiderabile.
Impossibile per vari motivi: la germania non cederà il potere decisionale in nessun modo, i parlamenti nazionali pretenderanno il loro pezzo di torta, i microgoverni locali non esistono (e se esistono sono MENO efficenti)
Indesiderabile perchè non cambierebbe nulla, la politica fiscale è solo un piccolo pezzo e (vedi le disparità create in italia con la lira) non si risolverebbe nulla.
2.
Questa è già la realtà (meglio una rappresentazione estremizzata della realtà)
Finirà nel momento in cui diventa antieconomico per il paese dominante.
3.
La disgregazione dell'euro è inevitabile. il resto francamente è troppo in la per essere previsto.
per quanto riguarda la penisola italiana, sarebbe davvero un ritorno indietro nel tempo, a dei mitici anni d'oro neidecenni '70 e 80?
si torna alla lira, si ritorna a far svalutazioni competitive, crescono la corruzione, il clientelismo, il nepotismo, la spesa pubblica riparte e il debito ancora di più.
non ho mai capito perchè si metta nello stesso calderone la svalutazione con la corruzione ed il clientelismo.
Non centrano nulla. Non vanno confusi, è un errore grave e porta a conseguenze inaccettabili.
La svalutazione è il nome (errato) usato per dire che la moneta di un paese ritorna ad avere il valore che naturalmente (senza eventi esterni) avrebbe nel mercato, dettato dalle differenze dei flussi IN/OUT.
Corruzione e clientelismo sono problemi locali di un paese. Ci sono nella povertà come nella ricchezza. Non dipendono certo dal cambio.
Impossibile ed indesiderabile.
Impossibile per vari motivi: la germania non cederà il potere decisionale in nessun modo, i parlamenti nazionali pretenderanno il loro pezzo di torta, i microgoverni locali non esistono (e se esistono sono MENO efficenti)
Indesiderabile perchè non cambierebbe nulla, la politica fiscale è solo un piccolo pezzo e (vedi le disparità create in italia con la lira) non si risolverebbe nulla.
2.
Questa è già la realtà (meglio una rappresentazione estremizzata della realtà)
Finirà nel momento in cui diventa antieconomico per il paese dominante.
3.
La disgregazione dell'euro è inevitabile. il resto francamente è troppo in la per essere previsto.
per quanto riguarda la penisola italiana, sarebbe davvero un ritorno indietro nel tempo, a dei mitici anni d'oro neidecenni '70 e 80?
si torna alla lira, si ritorna a far svalutazioni competitive, crescono la corruzione, il clientelismo, il nepotismo, la spesa pubblica riparte e il debito ancora di più.
non ho mai capito perchè si metta nello stesso calderone la svalutazione con la corruzione ed il clientelismo.
Non centrano nulla. Non vanno confusi, è un errore grave e porta a conseguenze inaccettabili.
La svalutazione è il nome (errato) usato per dire che la moneta di un paese ritorna ad avere il valore che naturalmente (senza eventi esterni) avrebbe nel mercato, dettato dalle differenze dei flussi IN/OUT.
Corruzione e clientelismo sono problemi locali di un paese. Ci sono nella povertà come nella ricchezza. Non dipendono certo dal cambio.
La disgregazione dell'euro è inevitabile. il resto francamente è troppo in la per essere previsto.
anche accettando l'inevitabilità della disgreazione dell'euro, perchè non cogliere l'occasione ANCHE per disgregare la repubblica italiana? qual è il vantaggionel procedere in 2 fasi ,piuttostoche fare tutto in una volta sola. dalle macerie dell'euro potrebbero uscire 30 stati al posto degli attuali 17. fiamminghi e valloni divisi al posto del belgio, paesi baschi e catalogna indipendenti da madrid...
non ho mai capito perchè si metta nello stesso calderone la svalutazione con la corruzione ed il clientelismo.
perchè hanno caratterizzato nel bene e nel male un periodo d'italia. inoltre la svalutazione serve per recuperare la competitività internazione che la corruzione fa perdere... è un facile tappeto sotto cui nascondere la polvere del malgoverno :(
un altro paio di considerazioni personali:
1) con l'attuale sistema burocratico aprire un'azienda che produca (una piccola metalmeccanica o stampaggio plastiche o simili) richiede da 6 ai 24 mesi, un tempo così ampio da perdere il treno della competitività ritrovata
2) una perdita di valore della lira potrebbe causare un aumento dell'emigrazione degli italiani all'estero e un incremento dei rientri volontari degli immigrati nei loro paesi natali (o emigrazione verso altri paesi), insomma c'è la possibilità concreta di un decremento demografico, non certo l'ideale per far crescere i consumi interni.
a mio avviso oggi l'italia NON è in grado di trarre beneficio dall'uscita dall'euro!
anche accettando l'inevitabilità della disgreazione dell'euro, perchè non cogliere l'occasione ANCHE per disgregare la repubblica italiana? qual è il vantaggionel procedere in 2 fasi ,piuttostoche fare tutto in una volta sola. dalle macerie dell'euro potrebbero uscire 30 stati al posto degli attuali 17. fiamminghi e valloni divisi al posto del belgio, paesi baschi e catalogna indipendenti da madrid...
non ho mai capito perchè si metta nello stesso calderone la svalutazione con la corruzione ed il clientelismo.
perchè hanno caratterizzato nel bene e nel male un periodo d'italia. inoltre la svalutazione serve per recuperare la competitività internazione che la corruzione fa perdere... è un facile tappeto sotto cui nascondere la polvere del malgoverno :(
un altro paio di considerazioni personali:
1) con l'attuale sistema burocratico aprire un'azienda che produca (una piccola metalmeccanica o stampaggio plastiche o simili) richiede da 6 ai 24 mesi, un tempo così ampio da perdere il treno della competitività ritrovata
2) una perdita di valore della lira potrebbe causare un aumento dell'emigrazione degli italiani all'estero e un incremento dei rientri volontari degli immigrati nei loro paesi natali (o emigrazione verso altri paesi), insomma c'è la possibilità concreta di un decremento demografico, non certo l'ideale per far crescere i consumi interni.
a mio avviso oggi l'italia NON è in grado di trarre beneficio dall'uscita dall'euro!
La divisione dell'italia non è un passaggio necessario. Imho.
poi non mi è chiaro perchè la svalutazione serve anascondere la polvere sotto il tappeto.
d'altro canto se la classe dirigente è inadeguata una sana crescita economica serve allo stesso scopo..
quindi l'alternativa un teutonico "impoveritevi così smettete di essere corrotti" (almeno fosse vero..).
sulle tue considerazioni io penso che:
1) già, questa sarebbe una riforma che avrebbe senso... cmq gli effetti di una lira sarebbero ben più duraturi di 6/24 mesi.
2) non capisco perchè con la svalutaizone qualcuno dovrebbe pensare di andarsene, non mi appare evidente alcuna relazione..
a mio avviso oggi l'italia NON è in grado di trarre beneficio dall'uscita dall'euro!
dissento!
poi non mi è chiaro perchè la svalutazione serve anascondere la polvere sotto il tappeto.
d'altro canto se la classe dirigente è inadeguata una sana crescita economica serve allo stesso scopo..
quindi l'alternativa un teutonico "impoveritevi così smettete di essere corrotti" (almeno fosse vero..).
sulle tue considerazioni io penso che:
1) già, questa sarebbe una riforma che avrebbe senso... cmq gli effetti di una lira sarebbero ben più duraturi di 6/24 mesi.
2) non capisco perchè con la svalutaizone qualcuno dovrebbe pensare di andarsene, non mi appare evidente alcuna relazione..
a mio avviso oggi l'italia NON è in grado di trarre beneficio dall'uscita dall'euro!
dissento!
2) non capisco perchè con la svalutaizone qualcuno dovrebbe pensare di andarsene, non mi appare evidente alcuna relazione..
eppure è di una banalità lampante: se la moneta locale si svaluta, gli stipendi esteri si rivalutano, quindi diventa ancora più vantaggioso andare a lavorare all'estero, sia per gli italiani che per i non italiani residenti in italia.
inoltre per i non italiani gli stipendi italiani, convertiti nella loro moneta, valgono meno, quindi è meno conveniente restare qui. x chi fugge dalla siria o dalla somalia magari cambia niente. ma prova a chiedere a rumeni, albanesi, marocchini, ucraini (son 4 delle prime 5 nazionalità) di restare con stipendi che valgono la metà...
sul fatto che la svalutazione serve per nascondere la polvere sotto il tappeto, anche questo è lampante: invece di agire sulla struttura del paese (burocrazia, corruzione, giustizia, ecc) si rende la svalutazione sistemica. posso darti ragione che oggi uscire dall'euro può essere utile per tenere a galla il paese e avere il tempo per le riforme di cui sopra, ma sappiamo già come va a finire: si svaluta, c'è un breve boom e ci si dimentica dei problemi. così tra 3 anni siamo punto e a capo e risvalutiamo. svalutazione programmatica della moneta non mi pare un piano economico intelligente.
ps: mi sto basando su analogie e differenze tra la situazione attuale e la svalutazione del 1992, se hai altre situazioni su cui basarti proponi pure
eppure è di una banalità lampante: se la moneta locale si svaluta, gli stipendi esteri si rivalutano, quindi diventa ancora più vantaggioso andare a lavorare all'estero, sia per gli italiani che per i non italiani residenti in italia.
inoltre per i non italiani gli stipendi italiani, convertiti nella loro moneta, valgono meno, quindi è meno conveniente restare qui. x chi fugge dalla siria o dalla somalia magari cambia niente. ma prova a chiedere a rumeni, albanesi, marocchini, ucraini (son 4 delle prime 5 nazionalità) di restare con stipendi che valgono la metà...
sul fatto che la svalutazione serve per nascondere la polvere sotto il tappeto, anche questo è lampante: invece di agire sulla struttura del paese (burocrazia, corruzione, giustizia, ecc) si rende la svalutazione sistemica. posso darti ragione che oggi uscire dall'euro può essere utile per tenere a galla il paese e avere il tempo per le riforme di cui sopra, ma sappiamo già come va a finire: si svaluta, c'è un breve boom e ci si dimentica dei problemi. così tra 3 anni siamo punto e a capo e risvalutiamo. svalutazione programmatica della moneta non mi pare un piano economico intelligente.
ps: mi sto basando su analogie e differenze tra la situazione attuale e la svalutazione del 1992, se hai altre situazioni su cui basarti proponi pure
eppero supponi una mobilità che non è reale.
non è che se fai l'operaio in italia o ma pure se fai il commercialista o l'avvocato ti sposti così facilmente..
Ed anche dal punto di vista del valore dello stipendio.. dato che lo devi spendere dove stai non è che la svalutazione significhi granchè--
Sul nascondere la polvere sotto il tappeto, davvero, non vedo alcuna differenza. Stai per caso notando qualche miglioramento dovuto alla crisi?
Non c'è relazione tra efficenza del pubblico o (corruzione e sprechi) e crescita economica.
non è che se fai l'operaio in italia o ma pure se fai il commercialista o l'avvocato ti sposti così facilmente..
Ed anche dal punto di vista del valore dello stipendio.. dato che lo devi spendere dove stai non è che la svalutazione significhi granchè--
Sul nascondere la polvere sotto il tappeto, davvero, non vedo alcuna differenza. Stai per caso notando qualche miglioramento dovuto alla crisi?
Non c'è relazione tra efficenza del pubblico o (corruzione e sprechi) e crescita economica.
Ed anche dal punto di vista del valore dello stipendio.. dato che lo devi spendere dove stai non è che la svalutazione significhi granchè--
qua mi sembra che ignori volutamente la realtà. per quanto riguarda gli immigrati in italia, la maggior parte non spende qui il 100% dello stipendio ma ne manda in patria una quota rilevante (ci son pure gli studi ma nn ho tempo x cercarli). idem per quel che riguarda gli italiani all'estero: la maggior parte lo fa per guadagnare di più e mettere nei risparmi una parte dello stipendio. maggiore è il gap tra salari italiani e esteri maggiore è l'incentivo a partire.
per assurdo (ma neanche troppo) potrebbe persino risultare conveniente seguire le aziende delocalizzate in serbia, polonia o romania.
insomma non sottovalutare il possibile (nulla è certo) declino demografico
qua mi sembra che ignori volutamente la realtà. per quanto riguarda gli immigrati in italia, la maggior parte non spende qui il 100% dello stipendio ma ne manda in patria una quota rilevante (ci son pure gli studi ma nn ho tempo x cercarli). idem per quel che riguarda gli italiani all'estero: la maggior parte lo fa per guadagnare di più e mettere nei risparmi una parte dello stipendio. maggiore è il gap tra salari italiani e esteri maggiore è l'incentivo a partire.
per assurdo (ma neanche troppo) potrebbe persino risultare conveniente seguire le aziende delocalizzate in serbia, polonia o romania.
insomma non sottovalutare il possibile (nulla è certo) declino demografico
sugli immigrati hai ragione.
Poi si deve vedere se effettivamente c'è sto problema nei fatti.
diciamo che per ora mi preoccupa pochino..
Poi si deve vedere se effettivamente c'è sto problema nei fatti.
diciamo che per ora mi preoccupa pochino..
dicembre 20, 2013 posted by admin
La Grecia precipita nella deflazione
Riceviamo e pubblichiamo questo articolo da Giacomo Giglio della rivista Europae
Da quando è esplosa la crisi dei debiti sovrani in Europa, molti osservatori hanno argomentato come i Paesi debitori avessero bisogno di un rialzo dei tassi d’inflazione: in caso contrario, sarebbero caduti in un tipico scenario da “deflazione da debiti”, già prevista dall’economista americano Irving Fisher durante la crisi degli anni Trenta. Fisher aveva notato come un’economia ancorata a un tasso di cambio fisso (quale era il Gold Standard degli anni ’30, così come l’Eurosistema oggi), in presenza di alto debito e domanda stagnante, sarebbe inevitabilmente caduta in una grave deflazione: il calo dei redditi indotto dalla recessione avrebbe eroso i profitti delle imprese, di conseguenza gli investimenti sarebbero crollati e la domanda aggregata si sarebbe azzerata. L’impossibilità di svalutare il cambio, inoltre, avrebbe pregiudicato il transitorio effetto benefico dell’aumento delle esportazioni. La svalutazione interna dei prezzi fa calare il valore di tutte le attività finanziarie e non (immobili, valori azionari, beni mobili), salvo che del debito, che rimane immutato in quanto variabile esogena al sistema.
Ebbene, nonostante questi solidi contributi teorici, ancora una volta l’eurozona ha completamente sbagliato la diagnosi: non solo si è curata la crisi con le politiche di austerità, che notoriamente (almeno per la teoria economica) fa aggravare il rapporto debito/PIL, ma si è continuato a mantenere un’ossessione anti-inflazionistica tale da portare l’inflazione nell’area dell’euro a livelli sotto l’1%. Ma la situazione che desta più preoccupazione è ovviamente quella greca.
Il mese di novembre ha confermato la pericolosa scivolata della Grecia verso la deflazione. Nel mese scorso i prezzi di beni e servizi sono calati del 2,9% su base annua, il dato più negativo dal 1960 ad oggi. Ad ottobre la flessione si era assestata su un -1,9% già molto negativo. Le previsioni per il breve periodo non inducono inoltre all’ottimismo, visto che il PIL del terzo trimestre è sceso del 3% su base annua non destagionalizzata, con una decelerazione costante, dopo il -4% del primo trimestre ed il -3,7% del secondo. Una contrazione che evidenzia la flessione del PIL nominale e che rende di conseguenza sempre più difficile la sostenibilità di un debito pubblico ormai esploso al 170% su PIL.
Tale esito è del tutto in linea con lo scenario previsto da Fisher: le manovre “lacrime e sangue” hanno reciso le retribuzioni medie dei dipendenti pubblici, mentre nel settore privato i tagli sono stati ancora più netti ed hanno portato a licenziamenti di massa. I giovani sono costretti ad emigrare o ad accontentarsi di paghe bassissime, le imprese, di conseguenza, per stare sul mercato hanno tagliato i costi al massimo per ridurre i prezzi. Tutto ciò può produrre un solo risultato: la deflazione.
La BCE di Draghi, resasi conto di quanto sta avvenendo sulle sponde del Mediterraneo (il calo dei prezzi infatti è una realtà anche in Portogallo e Spagna), sta correndo ai ripari, abbassando il tasso d’interesse a livelli “giapponesi”. ;a il punto è che tale operazione appare tardiva e soprattutto non performante, perché il calo dei tassi nell’eurozona è assolutamente inefficace nel far ripartire la concessione dei prestiti da parte delle banche, che non sono mai state così avverse al rischio (in vista dei stress test condotti dalla BCE stessa per dar inizio all’unione bancaria). Inoltre, al fine di far ripartire la domanda aggregata, bisognerebbe permettere di far salire l’inflazione nei Paesi periferici, dando respiro a delle economie in coma. Ma la nuova Grande Coalizione tedesca di certo non sembra disposta a fare molte concessioni: la “cura dimagrante” in Grecia e altrove deve continuare. Basti pensare che la Troika sta insistendo con il primo ministro greco Antonis Samaras affinchè metta all’asta le case delle persone che non possono pagare le rate del mutuo.
Tutto questo fa venire in mente l’immagine che ha usato il Wall Street Journal qualche settimana fa per descrivere la situazione dell’Italia e degli altri Paesi in difficoltà: è stata ottenuta una “stabilità” politica e dello spread, ma sul lungo termine essa rischia di essere soprattutto la stabilità del cimitero.
La Grecia precipita nella deflazione
Riceviamo e pubblichiamo questo articolo da Giacomo Giglio della rivista Europae
Da quando è esplosa la crisi dei debiti sovrani in Europa, molti osservatori hanno argomentato come i Paesi debitori avessero bisogno di un rialzo dei tassi d’inflazione: in caso contrario, sarebbero caduti in un tipico scenario da “deflazione da debiti”, già prevista dall’economista americano Irving Fisher durante la crisi degli anni Trenta. Fisher aveva notato come un’economia ancorata a un tasso di cambio fisso (quale era il Gold Standard degli anni ’30, così come l’Eurosistema oggi), in presenza di alto debito e domanda stagnante, sarebbe inevitabilmente caduta in una grave deflazione: il calo dei redditi indotto dalla recessione avrebbe eroso i profitti delle imprese, di conseguenza gli investimenti sarebbero crollati e la domanda aggregata si sarebbe azzerata. L’impossibilità di svalutare il cambio, inoltre, avrebbe pregiudicato il transitorio effetto benefico dell’aumento delle esportazioni. La svalutazione interna dei prezzi fa calare il valore di tutte le attività finanziarie e non (immobili, valori azionari, beni mobili), salvo che del debito, che rimane immutato in quanto variabile esogena al sistema.
Ebbene, nonostante questi solidi contributi teorici, ancora una volta l’eurozona ha completamente sbagliato la diagnosi: non solo si è curata la crisi con le politiche di austerità, che notoriamente (almeno per la teoria economica) fa aggravare il rapporto debito/PIL, ma si è continuato a mantenere un’ossessione anti-inflazionistica tale da portare l’inflazione nell’area dell’euro a livelli sotto l’1%. Ma la situazione che desta più preoccupazione è ovviamente quella greca.
Il mese di novembre ha confermato la pericolosa scivolata della Grecia verso la deflazione. Nel mese scorso i prezzi di beni e servizi sono calati del 2,9% su base annua, il dato più negativo dal 1960 ad oggi. Ad ottobre la flessione si era assestata su un -1,9% già molto negativo. Le previsioni per il breve periodo non inducono inoltre all’ottimismo, visto che il PIL del terzo trimestre è sceso del 3% su base annua non destagionalizzata, con una decelerazione costante, dopo il -4% del primo trimestre ed il -3,7% del secondo. Una contrazione che evidenzia la flessione del PIL nominale e che rende di conseguenza sempre più difficile la sostenibilità di un debito pubblico ormai esploso al 170% su PIL.
Tale esito è del tutto in linea con lo scenario previsto da Fisher: le manovre “lacrime e sangue” hanno reciso le retribuzioni medie dei dipendenti pubblici, mentre nel settore privato i tagli sono stati ancora più netti ed hanno portato a licenziamenti di massa. I giovani sono costretti ad emigrare o ad accontentarsi di paghe bassissime, le imprese, di conseguenza, per stare sul mercato hanno tagliato i costi al massimo per ridurre i prezzi. Tutto ciò può produrre un solo risultato: la deflazione.
La BCE di Draghi, resasi conto di quanto sta avvenendo sulle sponde del Mediterraneo (il calo dei prezzi infatti è una realtà anche in Portogallo e Spagna), sta correndo ai ripari, abbassando il tasso d’interesse a livelli “giapponesi”. ;a il punto è che tale operazione appare tardiva e soprattutto non performante, perché il calo dei tassi nell’eurozona è assolutamente inefficace nel far ripartire la concessione dei prestiti da parte delle banche, che non sono mai state così avverse al rischio (in vista dei stress test condotti dalla BCE stessa per dar inizio all’unione bancaria). Inoltre, al fine di far ripartire la domanda aggregata, bisognerebbe permettere di far salire l’inflazione nei Paesi periferici, dando respiro a delle economie in coma. Ma la nuova Grande Coalizione tedesca di certo non sembra disposta a fare molte concessioni: la “cura dimagrante” in Grecia e altrove deve continuare. Basti pensare che la Troika sta insistendo con il primo ministro greco Antonis Samaras affinchè metta all’asta le case delle persone che non possono pagare le rate del mutuo.
Tutto questo fa venire in mente l’immagine che ha usato il Wall Street Journal qualche settimana fa per descrivere la situazione dell’Italia e degli altri Paesi in difficoltà: è stata ottenuta una “stabilità” politica e dello spread, ma sul lungo termine essa rischia di essere soprattutto la stabilità del cimitero.
se hai seguito un po' di discussioni tra me e elpupe, nessun mette in dubbio i danni che sta facendo l'euro e la necessità di scioglierlo.
la differenza di vedute sta sul dopo: secondo me deve essere il primo passo di una strategia più ampia.
l'italia (o la spagna o la grecia) sono come un ferito da colpo di pistola col proiettile rimasto nel corpo: ok bloccare l'emorragia di sangue (uscire dall'euro) per evitare la morte immediata per dissanguamento, ma bisogna avere già in mente l'intervento chirugico altrimenti il ferito muore lo stesso
la differenza di vedute sta sul dopo: secondo me deve essere il primo passo di una strategia più ampia.
l'italia (o la spagna o la grecia) sono come un ferito da colpo di pistola col proiettile rimasto nel corpo: ok bloccare l'emorragia di sangue (uscire dall'euro) per evitare la morte immediata per dissanguamento, ma bisogna avere già in mente l'intervento chirugico altrimenti il ferito muore lo stesso
nonostante questi solidi contributi teorici, ancora una volta l’eurozona ha completamente sbagliato la diagnosi
nono,
l'hanno fatto volutamente.
hanno creato una moneta proprio con questo scopo.
Permettere tramite la crisi ai governi nazionali di avere i moventi per distruggere le democrazie e i diritti fondamentali di cittadinanza delle persone. Lo hanno fatto tramite lo strumento della crisi, che ci spinge ad accettare qualsiasi cosa. Lo hanno fatto perchè un continente libero, democratico, istruito ed indipendente era qualcosa che nel lungo periodo ostacolava la "libera circolazione di capitali e merci".
nono,
l'hanno fatto volutamente.
hanno creato una moneta proprio con questo scopo.
Permettere tramite la crisi ai governi nazionali di avere i moventi per distruggere le democrazie e i diritti fondamentali di cittadinanza delle persone. Lo hanno fatto tramite lo strumento della crisi, che ci spinge ad accettare qualsiasi cosa. Lo hanno fatto perchè un continente libero, democratico, istruito ed indipendente era qualcosa che nel lungo periodo ostacolava la "libera circolazione di capitali e merci".
L'ennesima dimostrazione, come detto molto tempo fa da pupe e da me in questo forum, che uscendo dall'euro la germania ci perde e l'italia ci guadagna, e moltissimo.
Ma si può uscire dall'Euro senza uscire dall'Unione Europea?