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Subject: il papa si dimette

2013-02-12 12:42:38
ripeto eheieh non discuto le tue conoscenze,ma dire che una persona unanimaente riconosciuta come uno dei più grandi teologici viventi scriva robetta da terza media mi sembra eccessivo:(

I libri di ratzinger come papa sono robetta da terza media.

Sfido chiunque a trovarci qualcosa di originale all'interno e pubblicarlo in questo forum.

Negli ultimi 30 anni come capo del Sant'Uffizio ha pensato piç che altro a tagliare le gambe a teologi si innovativi e originali come Kung.

E ripeto: prendetevi i suoi libri, leggeteveli prima di dire che "unanimaente riconosciuta come uno dei più grandi teologici viventi, leggeteli e soprattutto confrontateli con libri di altri del passato.

Poi, scrivete qui cosa ha scritto Ratzinger di nuovo rispetto al passato, e poi, solo poi, se ha scritto qualcosa di diverso, mi si può giudicare eccessivo.
2013-02-12 13:04:53
questo cmq è un bell'argomento, ma innovativo rispetto a cosa?

chi sono i più innovativi degli ultimi anni?
2013-02-12 14:52:54
Hans Kung e Carlo Maria Martini su tutti. Poi Schillebeeckx e Boff per esempio.
2013-02-12 15:00:28
Comunque, si preannunciano grandi cambiamenti in Vaticano....

2013-02-12 16:22:09
E d'altronde....non sono mica pochi gli otto anni di pontificato. Bisogna considerare che otto anni per un pastore tedesco equivalgono pur sempre a cinquantasei anni per noi umani.

(cit. Checco)
2013-02-12 17:19:53
COMMENTI ALL'ENCICILICA SPE SALVI[i]

La Lettera Enciclica "Spe salvi", promulgata da Benedetto XVI nella festività di Sant'Andrea apostolo, possiede una ricchezza di contenuti teologici, spirituali, scritturistici e filosofici che mostrano efficacemente, nella loro unità e capacità di illuminarsi reciprocamente, cosa significa oggi la "sapienza cristiana".

Colpisce fin dall'inizio della Lettera che Benedetto XVI scriva che "la figura di Cristo viene interpretata sugli antichi sarcofaghi soprattutto mediante due immagini: quella del filosofo e quella del pastore". Ecco allora perché diviene possibile una lettura "filosofica" dell'Enciclica. Come un vero filosofo, Cristo ci si presenta nelle antiche raffigurazioni come un viandante che porta in mano un bastone, ma un bastone che porta alla vita oltre la morte. Questo vuole dirci Benedetto XVI: anche oggi Cristo è il vero "filosofo", che si fa viandante e compagno del nostro pellegrinaggio terreno, ma per condurci alla realizzazione di quelle nostre attese e speranze che le filosofie e le culture del nostro tempo promettono invano. In Cristo, allora, la filosofia diviene speranza, anzi è la stessa speranza, che realizza in noi la sostanza di ciò che crediamo e attendiamo.

Benedetto XVI si rende conto che nel contesto dell'odierna cultura la parola "Eterno suscita in noi l'idea dell'interminabile, e questo ci fa paura"; ma ci assicura che se usciamo dalla nozione di temporalità in cui siamo culturalmente immersi, possiamo intuire l'eternità non come un susseguirsi di giorni, ma come la piena realizzazione di tutto il nostro essere, "come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità. Sarebbe il momento dell'immergersi nell'oceano dell'infinito amore, nel quale il tempo - il prima e il dopo - non esiste più". L'eternità non ha a che fare con il tempo dei filosofi, ma è l'essere pienamente in Cristo, speranza nostra. Ma la cultura filosofica moderna ha elevato seri ostacoli alla visione della speranza cristiana.

Il serrato confronto che Benedetto XVI conduce con la filosofia moderna e contemporanea sembra teso soprattutto a distinguere e separare il significato autentico di "speranza" cristiana dalla declinazione della speranza operata dalla filosofia moderna, che ha espresso sovente questo significato con il termine "utopia". La prima "utopia" cui ha soggiaciuto il pensiero moderno è quella di Francesco Bacone, che assegna alla scienza e non alla fede la missione di liberare l'uomo. L'ideologia illuministica del "progresso" ha fatto sperare all'umanità, divenuta finalmente libera, un regno della libertà e della ragione; la Rivoluzione francese e poi il marxismo sono state le espressioni storiche di questo pensiero utopico, fondato sull'idea di un "perfettismo" da conseguire con le sole forze dell'uomo. Dal pensiero utopico agli inferni dei Gulag staliniani e dei lager nazisti, il passo è breve. E il confronto che Benedetto XVI fa con il pensiero dei rappresentanti della Scuola di Francoforte, Adorno ed Horkheimer, sembra assumere il significato di una attenta recezione delle tematiche più avanzate della filosofia contemporanea al fine di consolidare una critica severa nei confronti dell'"utopia".

E poi il riferimento a Kant, ancora una volta, dopo Wojtyla, reinterpretato in senso utile alla fede. La ragione moderna, che ha voluto stabilire sulla terra un regno perfetto dell'uomo senza Dio, "si risolve inevitabilmente nella fine perversa di tutte le cose descritta da Kant". Kant si arresta sulla soglia che Benedetto XVI valica affermando che "chi non conosce Dio, pur potendo avere molteplici speranze, in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita (cfr Ef 2,12). La vera, grande speranza dell'uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio - il Dio che ci ha amati e ci ama tuttora sino alla fine, fino al pieno compimento (cfr Gv 13,1 e 19, 30)".Benedetto XVI afferma, allora, con forza che così come non dobbiamo trasformare la "speranza" in "utopia", altrettanto siamo impediti, nonostante le numerose tentazioni in contrario, di trasformare la "fede" in "ideologia", ovvero in progetto storico che può avere successo sull'immanente, ma ci chiude alla "speranza". Come l'"utopia", infatti, anche la concezione "ideologica" del cristianesimo è foriera di intolleranza, di violenza, di autoritarismo. Non a caso Benedetto XVI conclude la sua Enciclica con il tema, scabroso e controverso, della "sofferenza di Dio". Citando San Bernardo scrive: " Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis". Ovvero "Dio, che non può soffrire come Dio, tuttavia compatisce": "L'uomo ha per Dio un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l'uomo, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato nel racconto della Passione di Gesù. Da lì in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in ogni sofferenza la con-solatio , la consolazione dell'amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza"


"Benedetto XVI offre in questa Enciclica un'analisi storica di grande spessore, espressa in un linguaggio semplice, anche se con passaggi necessariamente complessi, e con tanti riferimenti a esempi vissuti: è la storia del concetto di speranza. In particolare, il Papa mette in luce come la buona novella della speranza, come dono che viene da Dio e inizia in noi la vita eterna, sia stata trasformata nell'epoca moderna in una sorta di sconfinata fiducia nelle possibilità dell'uomo: la «redenzione» come dono di Dio è stata convertita in «emancipazione», opera dell'uomo che agisce da solo. Questo programma, però, si è rivelato fallace: i grandi racconti emancipatori, e cioè le ideologie moderne, hanno prodotto un cumulo enorme di violenza e di dolore. Proprio perché abbiamo attraversato la modernità, due convinzioni sono radicate in chiunque di noi accetti la sfida di pensare a fondo il nostro tempo, come fa Benedetto XVI: la prima è che non si può vivere senza un grande orizzonte di senso e di speranza, che motivi l'impegno e sostenga la fiducia; la seconda è che questo orizzonte non ce lo diamo da soli, ma ci viene donato. La sorgente del dono è Dio: è Lui il fondamento della speranza che non delude. Non sarà la debolezza di riferimenti del «relativismo etico» a salvare l'uomo, ma la speranza accolta come dono dall'alto e tradotta quotidianamente in gesti d'amore e di fede, di solidarietà verso il prossimo e di fiducia nella fedeltà di Dio. Preghiera, amore generoso e capace di soffrire per gli altri, giudizio di verità e di giustizia, sono i volti concreti della speranza così intesa, come l'Enciclica ce li presenta"... "La parola del Papa è chiarissima: «Non è la scienza che redime l'uomo. L'uomo viene redento mediante l'amore» (n.26). La speranza, fondata nelle sole possibilità dell'uomo, prima o poi delude. Solo la speranza che ci viene donata, quella che viene a noi dall'Altro che ci ama, è la speranza cristiana: «In questo senso è vero che chi non conosce Dio, pur potendo avere molteplici speranze, in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita (cfr Ef 2,12). La vera, grande speranza dell'uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio - il Dio che ci ha amati e ci ama tuttora sino alla fine, fino al pieno compimento» (n.27). Qui, la forza dell'argomentazione non è solo speculativa, ma anche storico-pratica: è la lettura dei processi storici della modernità che ci convince come le sole forze umane non possano fondare una vera speranza. L'emancipazione senza dono dall'alto, senza orizzonte ultimo, in una parola senza «redenzione», è alienazione e non libertà, violenza e non pace, morte e sopraffazione e non giustizia".
Nell'Enciclica il Papa ricorda come sia faticosa la ricerca di retti ordinamenti per le cose umane e come questo, lungi dall'essere risolto una volta per tutte, resta il compito inedito di ogni generazione. Nello stesso tempo, non si può più a lungo misconoscere il desiderio del cuore dell'uomo: “Desideriamo in qualche modo la vita stessa, quella vera, che non venga poi toccata neppure dalla morte” (n.12). Neanche può essere umiliata l'intuizione umana fondamentale: “Sappiamo, che deve esistere un qualcosa che noi non conosciamo e verso il quale ci sentiamo spinti” (n.11). “Spe salvi” costituisce un testo che si alza oltre il momento presente e guarda la storia: dichiara i fallimenti di falsi pensatori, aiuta a liberarsi dei loro sbagli e indica una pagina nuova da scrivere.

Un'Enciclica che va al cuore dell'esistenza, perché mette a fuoco la differenza umana, la singolarità cruciale dell'essere umano: la trascendenza dell'essere, la sua non coincidenza con l'“esserci”; la costitutiva dimensione di “voler/dover-essere” oltre ogni limite, oltre l'ultimo limite; l'anelito incoercibile alla vita e il rifiuto di capitolare nell'assurdo del nulla, che toglie senso, dignità e responsabilità all'esistenza. Così che l'uomo è in se stesso – in ragione del suo spirito, scandito da intelligenza e libertà – un essere di speranza. La speranza gli appartiene come la sua natura. Al punto che indebolire e smorzare la speranza è fiaccare e spegnere la vita.

MA ANCHE SULLA SUA OPERA "Escatologia morte e vita eterna" laddove analizza il problema escatologico, se cioè il cattolicesimo sia una delle tante attese messianiche di Cristo con il Psapa che offre una lettura guidata per cui solo il superamento di questa visione consente di dare significato all'odierno cristianesimo.
E sull'anima e la sua immortalità ha spiegato come la fedeltà al dogma della Chiesa consente una visione delle cose non solo più attenta alla tradizione (e da qui tutti pronti a dire che è un conservatore), ma sicuramente meglio capace di avere una visione globale di tutte le argomentazioni, anche quelle indicate dalla scienza e dalla cultura in genere. Difende così la fede semplice del popolo. Ed ancora trattando della morte, e quindi di Paradiso, Purgatorio ed inferno, spiega come ciò non implichi affatto una svalutazione della vita storica delle persone, ma, al contrario, una valorizzazione del presente e dell'incedere del tempo con una apèertura alla vita eterna che parte proprio dal fatto storico della Resurrezione di Cristo.

Non mi sembrano cose scontate e già sentite, anzi, molto "sul pezzo".

Ha una attenzione direi quasi maniacale delle scritture bibliche, e nulla di quello che dice va in contrasto con la Bibbia.

O per te essere innovatori significa andare in contrasto con la Bibbia? Benedetto XVI mostra invece come si possa essere innovatori rimanendo ancorati alle Scritture. L'evoluzione dell'uomo, in tutti i settori, dalla scienza alla filosofia a tutto il resto ci permette di comprendere ogmni giorno meglio il progetto di Dio ancorandolo alla Bibbia, non occorre mettersi di traverso per essere nuovi. Il nuovo ha senso se è in sintonia, altrimenti è solo apparire e futilità, destinato a volar via alla prima brezza.
2013-02-12 17:33:08

but he loves you. and he needs money! (cit.)

ogni volta che rivedo quel video, vengo preso da un desiderio di violenza che domino a stento. sarò influenzato dalle false culture e filosofie del nostro tempo...

2013-02-12 17:33:15
la mia opinione è quella di una persona "neutrale".....

il papa è di certo una persona di un profilo socio-teologico superiore, inutile negare che il suo pensiero (a differenza di altre religioni ben più chiuse) parte dai testi sacri ma si apre ad un ragionamento raffinato a dir poco (ho letto recentemente la sua lettera sulla musica, scritto di ottimo spessore). forse ha dimostrato un pò troppa reticenza su qualche argomento, in virtù, secondo me, di un mantenimento interno dell'equilibrio più che esterno (ovvio che mica si può pretendere che faccia ciò che ognuno di noi vuole, altrimenti sarebbe casini o bersani....)
dando le dimissioni, ripeto, ha dimostrato un coraggio che pochi hanno, più che altro perchè ha dimostrato che i problemi non sono tanto quelli esterni, ma quelli interni alla città del vaticano, ovvero la gestione della parte temporale dove, invero, vi è una certa fallacia...

una cosa mi viene in mente e che molti dimenticano:
l'italia è un paese con una cultura superiore e con una storia e arte che compongono il 75% di quella sparsa nel mondo, senza la chiesa (nei suoi millenni) un buon 90% di questa non vi sarebbe (la cappella sistina per chi la costruivano? per i sorci?)
cerchiamo almeno di non dimenticarlo.
2013-02-12 17:47:40
senza approfondire troppo il discorso questo può essere vero per quanto riguarda l'architettura ma non per quanto riguarda la letteratura

link

quel clima di terrore fece nascere opere letterarie piuttosto scarse dal punto di vista contenutistico (anche perchè era tutto censurato/censurabile)

poi per carità, belle anche dal punto di vista letterario ma 20 pagine per la descrizione di una rosa come fece il cavalier marino sono espressione di pochezza artistica
2013-02-12 17:50:50
errore.
è letteratura (e che letteratura) anche l'anticlericalismo di dante nell'inferno.
comunque la chiesa ha sempre portato alla ricerca di qualcosa, nella buona o nella cattiva sorte.
2013-02-12 17:51:09
Io ci vedo poco cammino oltre sant'Agostino di oltre 1500 anni fa. Fuori dal fatto che non lo condivido.
Non ce la possiamo fare da soli, la salvezza arriva come dono che noi dobbiamo accogliere tramite la mediazione della chiesa. Che non ce la possiamo fare da soli lo condivido, ma perché abbiamo bisogno del pezzettino di Dio che c'è in tutte le cose del Mondo. Nei nostri simili, nella Natura. A mio avviso la Chiesa deve essere Guida e non mezzo o strumento per il viaggio.
E' ovvio che chi è guida ha un ruolo meno importante di chi è strumento. Una cosa è dare informazioni su dove andare, tutta un'altra vendere l'auto per andarci. O meglio, noleggiare l'auto, perché così mentre viaggi ti posso anche controllare. E questo si ricollega alla funzione storica della chiesa e di molte (forse tutte) le religioni. Qualla di controllare e razionalizzare l'azione umana, sia come singoli che come popoli.
Ma questo è un discorso parecchio, parecchio lungo.
2013-02-12 17:54:59
sì ma tu parlavi di rapporto datore di lavoro/committenza, perchè qualsiasi tipo di religione porta ad opere letterarie tanto più ha parti epiche o fantasiose al suo interno

vedi iliade, odissea, eneide ma in qualsiasi opera classica, anche nell'edipo re od altri, c'è la presenza del divino
2013-02-12 18:00:26
ovvio.
e ti ricordo che se vivi nel paese culla della civiltà a tutto tondo (grecia esclusa ma la là mangiano il feta..) lo devi anche alla chiesa.
ripeto: sia nella buona che nella cattiva sorte.
è un passaggio prima del rapporto uomo-divino
2013-02-12 18:09:45
dobbiamo anche secoli di oscurantismo, di immobilismo, di guerre, di censure, di caccia alle streghe, di crimini contro la scienza, di quant'altro, embè...


l'errore non sta nel credere o no, nell'avere l'ispirazione divina o no, l'errore sta nel dare potere temporale a qualcosa che fin dal principio non doveva averlo (e non voleva manco averlo), anzi, l'errore sta nell'auto-attribuzione illegittima di questo potere temporale (dichiarazione di Costantino con cui si crea lo stato vaticano è un falso dimostrato e ridimostrato), tale da poter poi influenzare la storia, facendo guerre, facendole fare, censurando scienziati ed artisti, pagandone altri


chiunque voglia prendere ispirazione da Dio (o chi per esso, Allah, Zeus, o qualsiasi divinità cui è devoto) lo fa perchè vuole farlo lui (come Dante, ma anche come i vari classici), non perchè viene pagato da un'organizzazione che non dovrebbe esistere giuridicamente (e credo anche nelle volontà di cristo); e ancora, chi vuole fare cose che cozzano con queste ultime non deve essere censurato per questo e così via
la religione può essere fonte di ispirazione così come qualsiasi cosa, ma deve essere qualcosa in cui credere, non un potere da esercitare, senza uno stato vaticano (illegittimo, e ribadisco, non è un termine spregiativo o altro, è un dato di fatto) avremmo avuto gli stessi artisti ispirati ma molto probabilmente avremmo avuto meno scienziati censurati (galileo?), meno opere bruciate che avrebbero potuto avere un valore inestimabile
2013-02-12 18:18:56
Da un punto di vista "religioso" non v'è dubbio che il potere temporale dell'istituzione chiesa è negativo. Religione intesa come spiritualità, come esigenza intima dell'uomo a relazionarsi con i misteri dell'esistenza.
Ma da un punto di vista storico, la chiesa ha avuto un ruolo di catalizzazione dell'energia umana spesso utile. Non c'è stato solo oscurantismo e osteggiamento del progresso, ma anche argine alla barbarie.
La chiesa ha integrato gli invasori Longobardi. E con la fede sono stati linfa nuova per la nostra storia, invece che solo distruzione e invasione. In inghilterra la chiesa è stata artefice della nascita stessa della Nazione, forza unificatrice di popoli sempre in lotta tra di loro. Ha raccolto le ceneri dell'impero romano e dato la forza a popolazioni costantemente stuprate da razzie ed invasioni.
Insomma la Chiesa è stata anche un forte strumento che ha minimizzato il danno del disfacimento dell'impero romano, per traghettarci in modo meno cruento verso l'era moderna. Durante la strada ha fatto cose negative, ma la sua funzione storica secondo me è stata importante.
Ma tutto ciò non c'entra con la "religione" in quanto esigenza dello spirito umano. Anzi, ha sfruttato questa esigenza per i propri scopi, invece di darvi realizzazione. Come una madre che non svezza il proprio figlio, ma possessiva ed avida, lo trattiene a sé.
2013-02-12 18:26:10
ma indipendentemente dalle cose buone o non buone, sto dicendo un'altra cosa: si fonda su un falso storico, solo che è poco conosciuto, ne parlò prima Valla e poi Dante (o il contrario, ora non mi posso di certo ricordare chi viene prima di chi ghgh)
lo linko anche se l'ho già linkato un'altra volta da un'altra parte mi sa: link




anche perchè mettersi poi a dire le cose buone fatte e quelle cattive (crociate, in particolare quella di venezia su costantinopoli, caccia alle streghe, 1600 di censure, guerre di conquista, opposizione alla costituzione del regno d'italia, indulgenze vendute)

nessuno ha mai letto alcuni scritti di Leopardi? magari lo zibaldone, dimostra l'inconciliabilità di religione e potere temporale, Recanati era indietro di 200 anni rispetto al resto d'Italia, soprattutto a nord