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Subject: Siria oggi

2017-06-16 21:28:26
Putin la spunta con facilità e senza usare supercazzole renziane
2017-06-16 21:30:17
sarà che non siamo avvezzi a sentire parlare un dittatore liberamente e siamo assuefatti al politically correct, ma putin quando fa queste interviste si ascolta sempre bene.

poi l'accento sulla sovranità ed a a cosa effettivamente serve è una chicca per noi euroinomani.
2017-06-16 21:32:26
quando dice che gli stati sovrani sono pochi, ha ragione da vendere purtroppo
2017-06-17 19:38:46
Ma davvero pensate che la repubblica italiana fuori dall'euro sarebbe uno stato sovrano?
Putin ha un sacco di limiti (partendo dal rispetto dei diritti umani ) però almeno ha degli obiettivi chiari e li persegue in modo lineare.
Al contrario degli usa che dichiarano alcuni interessi, nascondono gli obiettivi reali e agiscono in maniera contraddittoria
2017-06-17 19:40:29
Ma davvero pensate che la repubblica italiana fuori dall'euro sarebbe uno stato sovrano?

ma dove l'hai letto questo?
2017-06-17 19:42:06
Sembrava di leggere questo nel tuo riferimento agli euro fanatici, ma posso aver frainteso
2017-06-17 22:20:50
sicuramente l'euro è un'enorme cessione di sovranità, ma mai quanto avere le basi dell'esercito americano sul proprio territorio..
2017-06-17 23:10:40
a pochi km da casa nostra fra l'altro, eh pupe? :-S
2017-06-18 13:31:58
ma mai quanto avere le basi dell'esercito americano sul proprio territorio..

beh...sono un po diverse le due cose...
2017-06-18 14:22:50
però in questa epoca di mutamenti degli equilibri mondiali, con il chiaro palese e inarrestabile declino americano, potrebbe non essere male usare l'euro per liberarsi degli americani. O forse proprio in virtù del declino americano tirarsi fuori dall'euro e restare sotto il "dominio" americano, che si farà ogni giorno più debole e lontan fino ad essere un controllo solo formale senza nessuna interferenza reale...
E' un periodo in cui leader svegli lungimiranti e un poco stronzi possono ottenre risultati importanti per ilproprio paese. mi dispiace che in italia potete scegliere solo tra 4 caregari!
2017-06-18 21:17:53
noi dovremmo svicolarci dal'euro e ricominciare a trattare con gli USA.
"E' molto più semplice per un debitore allearsi con un altro debitore, piuttosto che un alleanza debitore/creditore." [cit.]

gli USA sono debitori netti nei confronti della EU... ma vagli a fare la voce grossa allo zio tom... ^_^
2017-06-19 01:09:51
pare che l'Iran abbia lanciato missili balistici contro l'Isis nella zona di Deir-Ezzor... 800 km di distanza

https://www.almasdarnews.com/article/iran-fires-missiles-isil-positions-deir-ezzor/
2017-06-19 22:23:00
Come in ogni scelta ci sono pro e contro da valutare per ogni opzione.
Ma tanto sono discorsi di pura fantasia perché coi politici che avete in Italia restate doppiamente sottomessi al pentagono e alla Merkel
2017-06-22 11:58:54
il video del giorno:


sempre difficile valutare se si tratta di propaganda o verità anche se sembra un atto di eroismo autentico stavolta. Certo, ci si può chiedere perchè il tank non potesse spostarsi per coprire il salvataggio... però sono domande da divano, magari non era possibile tecnicamente, e quindi preferisco stavolta credere alla generosità dell'uomo che rischia la vita per salvarne un'altra.


al di là delle azioni dei singoli posto quest'analisi generale che condivido in toto

fonte: Analisi Difesa... copincollo tutto perchè merita

Lo Stato Islamico è quasi sconfitto ma dalle rovine del Califfato emerge il vero conflitto in corso in Medo Oriente, rimasto in parte latente negli ultimi anni, ma che ha influito pesantemente sull’inaspettata longevità dello Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi.

Se il Califfo sembra ormai defunto, colpito dai raid aerei russi e siriani a fine maggio, e i suoi miliziani combattono battaglie difensive disperate nelle ultime roccaforti di Mosul, Raqaa e Deir az-Zor, prende sempre più piede il vero ruolo rivestito dalla Coalizione a guida statunitense, blanda nel combattere l’Isis ma molto attiva oggi più che mai nell’ostacolare l’avanzata delle forze di Damasco e dei loro alleati russi e iraniani impegnati a riconquistare i territori siriani caduti nelle mani del Califfato e di altre milizie jihadiste.

L’abbattimento di un vecchio bombardiere Sukhoi 22 nel settore di Raqqa (e di un drone di costruzione iraniana Shahed 129 vicino ad al-Tanf nei pressi del confine giordano, abbattuto da un F-15E Strike Eagle dell’Usaf -Ndr) confermano la tendenza di Washington a impiegare le sue unità militari (incluse le forze speciali sul terreno al fianco dei ribelli basati in Giordania e delle milizie curdo-arabe delle Forze Democratiche Siriane nel nord della Siria) per contrastare i reparti governativi siriani.

L’abbattimento del jet, che secondo Damasco colpiva postazioni dell’Isis e secondo Washington quelle delle FDS, ha alato ulteriormente l’asticella dell’escalation del confronto tra Usa e Russia in Siria.

Sul campo di battaglia le milizie curde si scontrano con le truppe di Damasco per il controllo dei dintorni di Raqqa mentre Mosca ha sospeso ogni coordinamento con i comandi statunitensi nelle operazioni aeree ha ammonito che “aerei e droni della Coalizione internazionale individuati ad ovest del fiume Eufrate saranno monitorati e considerata bersagli”.

Non è la prima volta che Washington attacca le le truppe di Damasco. Nel settembre scorso i jet americani colpirono “per errore” le postazioni siriane a Deir ez-Zor, in aprile Donald Trump ordinò il lancio di 60 missili da crociera Tomahawk contro una base aerea siriana come rappresaglia per un mai dimostrato (e poco credibile) uso di armi chimiche a Idlib da parte delle forze di Damasco.

Nelle ultime settimane i jet Usa hanno poi compiuto diversi raid nei pressi del confine giordano nel vano tentativo di impedire alle truppe di Assad di congiungersi con le milizie filoiraniane di Baghdad che hanno ripreso il controllo della frontiera tra i tre Paesi prima in mano all’Isis.

La saldatura tra le forze di Iraq e Siria di fatto toglie ogni spazio di manovra alle milizie anti-Assad addestrate in questi anni in Giordania dagli anglo-americani.

Nel nord, una volta caduta Raqqa, Damasco potrebbe trovare un inaspettato alleato contro le FDS nella Turchia, preoccupata che i curdi-siriani (alleati dei curdi del PKK) possano ritagliarsi una regione autonoma. Un’eventuale intesa tra Ankara e Damasco impedirebbe di fatto agli statunitensi di continuare ad alimentare le FDS dalle basi in territorio turco.

Il fatto stesso che la Coalizione abbia impiegato tre anni a sconfiggere l’Isis, la cui disfatta è in realtà dovuta più agli sforzi bellici di Damasco, Baghdad, Teheran e Mosca che all’intervento degli alleati occidentali, la dice lunga sulla reale strategia di Washington in Medio Oriente indipendentemente dalle amministrazioni alternatesi alla Casa Bianca.

Se Obama aveva più volte minacciato Damasco aprendo però a Teheran con il contestato accordo sul nucleare iraniano, Trump sembra determinato a dare concretezza alle operazioni militari contro il cosiddetto “asse scita” in ossequio anche alla rilanciata alleanza con l’Arabia Saudita.

In questo contesto il raid compiuto dagli iraniani con il lancio di sei missili balistici Zulfiqar rappresenta un chiaro messaggio di deterrenza rivolto a Washington e Riad, che non rinunciano a gestire milizie in territorio siriano per impedire la vittoria di Bashar Assad in quel conflitto.

I Guardiani della Rivoluzione hanno lanciato i più moderni e precisi missili balistici a raggio intermedio in loro possesso, che hanno sorvolato per 700 chilometri il territorio iracheno e siriano devastando le postazioni dell’Isis nel settore di Dei az-Zor.

Non c’era nessuna esigenza tattica che richiedesse l’impiego di missili balistici ma con questo attacco Teheran ha voluto dimostrare capacità e disponibilità a impiegare il suo nutrito arsenale di missili balistici che tanto spaventa le monarchie arabe del Golfo.

Sul campo di battaglia siriano la sproporzione di forze in campo a favore dell’asse scita potrebbe rendere inutile l’escalation cercata da Washington con gli attacchi alle forze siriane anche al di là dei rischi di confronti diretti tra i jet russi e statunitensi.


Probabilmente Trump ha bisogno del braccio di ferro con Mosca per allontanare le ombre dell’impeachment per i suoi supposti rapporti con la Russia ma è evidente che l’ostilità nei confronti dell’Iran rischia di ottenere il solo scopo di alzare la tensione nella regione senza che gli USA dispongano né dei mezzi militari né di una strategia politica per stabilizzare la situazione.

Del resto anche nella crisi tra Arabia Saudita e Qatar gli Stati Uniti stanno mostrando posizioni ondivaghe che variano dalle accuse a Doha di “sostenere i terroristi” a ribadire l’alleanza col Qatar che ospita la più importante base aerea USA in Medio Oriente.

Prima con la titubanza di Barack Obama, ora con il caotico interventismo di Donald Trump, gli Usa mantengono elevata la conflittualità, favorendo la destabilizzazione del Medio Oriente, area energetica non più necessaria per un’America ormai autosufficiente e destinata a diventare tra pochi anni.

Anzi, dopo il fallito tentativo saudita di distruggere l’industria dello shale americana, con la politica del ribasso dei prezzi del greggio, appare evidente che un Medio Oriente in fiamme favorirebbe l’export di gas e petrolio statunitense.

Resta da chiedersi quali interessi abbiano l‘Italia e l’Europa a seguire gli USA su questa strada. E’ nostro interesse aumentare le tensioni in un Medio Oriente indispensabile per i nostri approvvigionamenti energetici? Ci conviene un confronto con l’Iran con il quale stiamo rilanciando la cooperazione economica o con la Russia nostro partner energetico strategico nella lotta all’islamismo sunnita?

Cosa stiamo a fare in una Coalizione a guida americana che bombarda le truppe siriane e le milizie filo-iraniane in prima linea da sempre nel combattere Isis e altre milizie jihadiste? Abbiamo obiettivi e interessi da perseguire o andiamo solo a ruota degli USA?

Si attendono articolate risposte da Roma e Bruxelles.
2017-06-22 22:46:59
A me interessa di più la posizione della Merkel visto che poi diventa in automatico quella della UE (soprattutto ora senza UK ).
Quello che non capisco della politica estera di Trump è invece la totale sudditanza americana ai voleri dei sauditi di andare allo scontro con l'Iran
2017-06-29 19:20:54
da qui: Tim Anderson

Alle accuse contro il regime di Damasco, Tim Anderson non crede: lo studioso australiano, autore del documentatissimo pamphlet “La sporca guerra contro la Siria” (appena portato nelle librerie italiane dalla casa editrice Zambon), è convinto che il governo di Assad sia al centro di una manipolazione complessiva, di cui fanno parte anche le minacce di Donald Trump riferite a possibili attacchi chimici.

Professore, lei non crede alle accuse statunitensi?
"Ancora una volta, sono accuse prive di sostanza reale, cioè sono normale teatro di propaganda, e sono utilizzate per tentare di coprire l'aggressione illegale e l’invasione della Siria".

La lettura mainstream del conflitto attribuisce al governo di Damasco l’uso di armi di sterminio. Ci spiega perché lei la rifiuta?
"Ho esaminato tante di queste affermazioni e sono sempre basate su prove false. Nel mio libro si parla ampiamente di due di questi casi: il massacro di Houla nel 2012 e l'attacco chimico di Ghouta nell'agosto 2013. Ci sono tante prove indipendenti che smentiscono le accuse contro le Forze armate siriane. Poi ci sono altri “massacri”, commessi dai jihadisti ma di cui è stato accusato l'esercito siriano: una versione che poi è stata smentita da giornalisti occidentali, come il massacro di Daraya (smentito da Robert Fisk) e il massacro di Aqrab (smentito da Alex Thompson), entrambi nel 2012. Non c'erano motivi credibili né prove indipendenti accettabili: dopo un po' è facile individuare un meccanismo che si ripete. Lo stesso vale per l’attacco con le armi chimiche a Khan Sheikhoun, abilmente e rapidamente smentito dall’analista indipendente Ted Postol".

Insomma, la narrazione dei gruppi ribelli è sempre manipolatoria?
"Il problema non è tanto che i gruppi qaedisti commettono atrocità e dicono bugie, è che gli Stati occidentali e i media sembrano aver abbandonato le proprie critiche, almeno per questa guerra. Ripetono le storie fabbricate da al Qaeda, mostrando disprezzo per ogni versione siriana".

Lei già aveva espresso perplessità sulla vicenda di Saydnaya, dove dovrebbe esserci una serie di forni destinati ad annullare le prove sui massacri compiuti dal regime siriano. Perché?
"Bastava sentire quello che l'ex ambasciatore britannico in Siria, Peter Ford, ha detto sui rapporti di Amnesty International usati dagli Usa per sostenere le accuse: “Chiaramente nessuno degli autori del rapporto è mai stato a Saydnaya, io invece sì. Quando ero ambasciatore britannico a Damasco ho avuto occasione di andarci diverse volte. Non sono mai entrato nella prigione, ma ho visto l'edificio, che non ha nessuna possibilità di accogliere 10-20.000 prigionieri tutti assieme. Ne poteva ospitare al massimo un decimo". Insomma, i rapporti che gli Usa adoperano per sostanziare queste accuse sono quanto meno fuorvianti".

Che pensa della repressione del dissenso da parte del regime siriano? Esiste in Siria un dissenso "civilizzato", o ci sono solo persone che combattono per altri interessi?
"In Siria c'è un'opposizione politica e civile, ma i media occidentali li ignorano. Fanno riferimento solo ai gruppi armati vicini ad Al Qaeda e ai Fratelli musulmani come "opposizione". Ma in nessun altro Paese questi gruppi sarebbero considerati come opposizione. Sarebbero definiti per quello che sono: terroristi. Il resto dei gruppi di opposizione non viene nemmeno preso in esame dai media occidentali. Sono critici con il governo, eppure hanno condannato gli attacchi armati».

La guerra civile siriana sembra un perfetto esempio di guerra degli inganni. Le bugie, le operazioni con falsa bandiera, la manipolazione estesa, le operazioni segrete. Perché tutto questo succede in Siria?
"La Siria era semplicemente la prossima nell'elenco, dopo le invasioni dell'Afghanistan (2001), dell’Iraq (2003), del Libano del sud (2006), della Libia (2011) e i falliti tentativi di neutralizzare l'Iran. L'amministrazione Obama ha proseguito il piano di Bush per un 'nuovo Medio Oriente' ma con nuove tecniche, durante la 'primavera araba', con guerra psicologica e jihadisti come armate interposte".

L'Occidente, Europa e Stati Uniti in particolare, hanno imparato qualcosa dalla guerra in Libia? Oggi molti sembrano rimpiangere Gheddafi.
"Dopo che l'obiettivo è raggiunto, gli aggressori occidentali non si occupano se i loro falsi pretesti vengono smascherati. George W. Bush e altri si permettono persino di scherzare sulle leggendarie 'armi di distruzione di massa' dell'Iraq. La Libia poi aveva i più alti standard di vita e lo status più elevato d'Africa nel trattamento delle donne. Qualcosa vorrà dire. Ma mentre la guerra in Siria è in corso, non possono ammettere la portata delle loro menzogne".

In un contesto di manipolazione, come possono i lettori farsi un'idea corretta di ciò che sta succedendo nel mondo?
"Devono cercare fonti indipendenti e allontanarsi dai media neo-coloniali. Questo significa superare l'indottrinamento che dice 'non puoi leggere i media russi, siriani, iracheni, iraniani ecc.' E’ indispensabile leggere "l'altro lato" per capire qualsiasi conflitto".