Azərbaycan dili Bahasa Indonesia Bosanski Català Čeština Dansk Deutsch Eesti English Español Français Galego Hrvatski Italiano Latviešu Lietuvių Magyar Malti Mакедонски Nederlands Norsk Polski Português Português BR Românã Slovenčina Srpski Suomi Svenska Tiếng Việt Türkçe Ελληνικά Български Русский Українська Հայերեն ქართული ენა 中文
Subpage under development, new version coming soon!

Subject: Riapertura caso Pantani

  • 1
2014-08-02 14:59:24
Troy_McLure to All
(secolo XIX)

«Pantani fu ucciso», riaperta l’inchiesta sulla morte del Pirata

Rimini - S’indaga per omicidio, nella morte di Marco Pantani, il campione di Cesenatico trovato privo di vita nella camera del residence Le Rose di Rimini la sera del San Valentino di 10 anni fa, il 14 febbraio 2004.

I genitori non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio, la mamma, Tonina Belletti, lo ha ribadito in tante circostanze e interviste, ha presentato esposti assistita dall’avvocato Antonio De Rensis, e ora la Procura ha riaperto il caso, con l’ipotesi è che il Pirata non sia deceduto «come conseguenza accidentale di overdose», come fu stabilito in origine, ma che sia stato ammazzato.

In particolare, a persuadere il procuratore capo, Paolo Giovagnoli, sarebbe stata la perizia medico-legale eseguita per conto della famiglia dal professor Francesco Maria Avato: «Le ferite sul corpo di Marco Pantani - si legge, secondo quanto riportato dalla Repubblica - non sono autoprocurate, ma opera di terzi». E La Gazzetta dello Sport ha fatto notare che il campione, vincitore di Giro d’Italia e Tour de France nel 1998, sarebbe stato picchiato e «costretto a bere cocaina» mentre era nella sua stanza del residence: le grandi quantità di stupefacente trovate nel suo corpo si potrebbero assumere solo se diluite in acqua.

La nuova ipotesi della Procura, a quanto trapela, sarebbe quella di “omicidio con alterazione del cadavere e dei luoghi”. Il fascicolo dell’indagine bis, su cui vige un riserbo assoluto, è stato affidato al pubblico ministero Elisa Milocco, è stato iscritto nel registro delle notizie di reato e al momento non ci sono indagati.

«Sulla morte di Marco ho ancora tanti dubbi che vorrei fossero chiariti - aveva detto la mamma in una recente intervista - Ho letto i faldoni del tribunale e ci sono scritte cose non vere. Marco non era solo nel residence, con lui potevano esserci più persone. Ha chiamato i carabinieri, parlando di “persone che gli davano fastidio”, e dopo un’ora è stato trovato morto. Nella sua stanza sono stati trovati alcuni giubbotti che aveva lasciato a Milano, dal momento che, quando era arrivato in quell’albergo, non aveva bagaglio. Chiedo la riapertura del processo perché voglio spiegazioni, ricevere risposte. Secondo me Marco aveva pestato i piedi a qualcuno, perché lui quello che pensava diceva: parlava di doping, diceva che il doping esiste. Marco non tornerà mai, ma io aspetto ancora la verità, su Rimini come su Madonna di Campiglio».

Il 10 novembre di 3 anni fa, la corte di Cassazione aveva assolto, «perché il fatto non costituisce reato», il presunto pusher di Pantani, imputato di averne provocato la morte con la vendita di cocaina purissima.



agghiacciante... addirittura la notizia di Vallanzasca che telefona alla madre per dirle che 15gg prima della squalifica di Pantani, aveva ricevuto il consiglio di scommettere su qualcun altro (se ho capito bene) O_o
2014-08-03 11:06:41
Non riesco a comprendere se sia un tentativo di riabilitare il campione che non c'è più o se vi sia qualcosa di vero.

La cosa certa è che Pantani ci manca!
2014-08-03 11:54:56
Viene da chiedersi per quale motivo in Italia si trovino verità o presunte tali sempre a distanza di lustri e mai quando la scena del crimine è ancora aperta e disponibile ad ogni accurata analisi.
Io ricorderò sempre il Campione ma la famiglia è giusto che abbia almeno giustizia.
(edited)
2014-11-08 20:23:55
Il puzzle delle indagini attorno all'esclusione di Pantani dal Giro del '99 prende forma. Stando a La Gazzetta dello Sport, la pista seguita dalla Procura di Forlì sull'ipotesi di un'alterazione dei controlli del Pirata sembra aver trovato riscontri nell'interrogatorio di "Mister X", l'ex detenuto che avvicinò Vallanzasca suggerendogli di scommettere contro Pantani. L'uomo avrebbe aggiunto anche particolari che porterebbero sviluppi inaspettati.

Ottimismo e riservatezza. In Procura è questa l'aria che si respira. "Mister X" è stato interrogato in gran segreto e dall'audizione sarebbero emersi dettagli molto interessanti per le indagini. Nei prossimi giorni potrebbero essere disposti altri interrogatori per chiarire meglio i contorni della vicenda. Quella che sembrava solo una leggenda svelata da Vallanzasca, col passare dei giorni, sembra dunque una pista sempre più concreta, con tanto di movente legato alle scommesse clandestine.

Nel '99, nel carcere di Novara, il "Bel Renè" venne avvicinato da un membro di una banda criminale e gli fu suggerito di scommettere tutto quello che aveva contro Pantani. "Il pelatino non arriva a Milano", gli avrebbe detto "Mister X", lasciando intendere di sapere quello che sarebbe poi successo il 5 giugno a Campiglio. Ora quel racconto pare abbia trovato riscontri. Dopo aver collaborato con gli inquirenti, Vallanzasca ha aiutato gli investigatori a identificare il misterioso detenuto, aprendo nuovi scenari. L'interrogatorio di "Mister X" ha fatto il resto. L'uomo ha confermato tutto e aggiunto ulteriori dettagli sulle modalità di alterazione dei controlli sul Pirata. Nel dettaglio, la chiave di tutto sarebbe legata alla deplasmazione, pratica molto nota agli esperti del settore. Consente di alzare l'ematocrito rapidamente, ma lascia una "firma": fa calare bruscamente il numero delle piastrine (esattamente quello che è accaduto ai valori di Pantani).

Oltre al movente, dunque, pare sia stata individuata anche "l'arma del delitto". Resta invece ancora da chiarire chi avrebbe agito. La Procura di Forlì sta indagando senza sosta e presto potrebbe sentire i medici e gli ispettori Uci che hanno effettuato il prelievo a Campiglio. E non è tutto qui. A Forlì è stato infatti sentito un altro testimone che ha raccontato di aver visto festeggiare la sera del 4 giugno del '99 a Campiglio diverse persone legate a squadre rivali alla Mercatone Uno (quella del Pirata). Il tutto con tanto di brindisi a un evento che "avrebbe sconquassato il Giro".
2014-11-08 20:34:37
Marco Pantani was not murdered and the re-opened cases involving the late Italian cyclist are comical, according to biographer Matt Rendell.

“People are going to be left with farcical version of the death of JFK or a bald, big-eared Marilyn Monroe story because they won’t bother to look at the facts, they’ll assume that there’s some truth to what’s being talked about,” the English journalist told Cycling Weekly. “There won’t be another end because Pantani was clearly not murdered.”

Pantani died of a cocaine overdose on February 14, 2004. He won the 1998 Giro d’Italia and Tour de France, was kicked out of the 1999 Giro for failing an anti-doping test, and returned to win two stages in the 1999 Tour – his last two victories. Afterwards, he faded away from cycling and began consuming greater amounts of cocaine.

Rendell wrote the The Death of Marco Pantani biography in 2007, which is taking on a new life with the recent inquiries opened in northern Italy’s Emilia Romagna region. One in Rimini, where Pantani died in the Le Rose hotel, is examining a theory that Pantani was murdered and the other down the road in Forlì, is looking a possible mafia link to Pantani’s 1999 Giro anti-doping test.

“La Gazzetta dello Sport [Italy's leading sports newspaper] ran comic strips to show the Rimini story. That’s really what it is, a comic story,” Rendell said.

“These are murderers with no names, no suspects, there’s no persuasive motive being mentioned.”

Antonio De Rensis, lawyer for Pantani’s parents, pushed Rimini’s public prosecutor to re-open the case in July. He said that Pantani let known men into his room on February 14. The men hit the 34-year-old and forced him to drink water diluted with lethal amounts of cocaine. He said that police investigated the Le Rose hotel room poorly and never examined the water bottle in the room.

“If you believe what is written, these are criminals that can drift through walls and windows because the windows were locked and the door was barricaded from the inside. Pantani would shut himself in the room, turn up the heating and sate himself with cocaine.

“The bottle of water? When De Rensis and Francesco Avato [medical expert for Pantini's family] looked at in the investigators’ crime scene film, they saw this bottle of water and said, ‘Where’s the bottle in the evidence?’ Pantani was not beaten over the head with the bottle. It was not a blunt instrument used for killing. The evidence from the medical staff, it was consistent, and showed no sign of a struggle and this was a case of cocaine overdose. There was cocaine on every surface.”

Rendell underlines that ‘Il Pirata’ overdosed on cocaine four times in 2003: in Cesenatico, Saturnia and Miramare, Italy, and in Havana, Cuba. In Italy, however, many consider Pantani a wronged hero.

“When we are in love with someone, when you are passionate about someone like a sports star or a person close to you, it clouds your judgement,” Rendell said.

In Italy, there’s a mistrust of the institutions. The sad thing in this case is that the Rimini and the Forlì investigations were exemplary pieces of police work, but they are now being made to look corrupt and rubbish.”
2017-09-28 19:24:01
E chiudiamola qui...

Pantani, la Cassazione chiude il caso: "Non fu ucciso"
I supremi giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso della famiglia sull'archiviazione

28 SETTEMBRE 2017 - MILANO

La Cassazione mette la parola fine sul caso giudiziario che riguarda la morte di Marco Pantani. I supremi giudici hanno infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’avvocato Antonio De Rensis, difensore dei familiari del campione di Cesenatico, contro l’archiviazione decisa dal Gip di Rimini a giugno 2016. L’inchiesta bis sulla morte di Pantani, trovato il 14 febbraio 2004 nel residence “Le Rose” di Rimini, era stata riaperta nel 2014 su sollecitazione della famiglia che chiedeva di indagare sull’ipotesi di un fatto violento.

INDIZI — Ma la Procura riminese aveva concluso che non c’erano né possibili indizi che si trattasse di omicidio e tantomeno di possibili assassini, e neppure di un ipotetico movente. Un’impostazione condivisa dal giudice con l’archiviazione, ma non dall’avvocato De Rensis che aveva impugnato il provvedimento. Ma ora la Cassazione ha definitivamente chiuso la questione.
  • 1