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Subject: Parliamo del tempo..

2018-11-03 17:28:54
questa è impressionante O_O

2018-11-03 18:56:44
Per me che ho frequentato molti dei luoghi colpiti è impressionante vedere interi settori di bosco raso al suolo, certe foto sembrano tunguska!
Se avete voglia cercate paneveggio, val visdende, altopiano di asiago, solo x dire le zone già raggiunte e documentate.
Fotogallery dei quotidiani locali: giornale di vicenza, messaggero veneto, corriere delle alpi...
2018-11-03 20:04:39
tristezza.
Luoghi abituali anche per me.
2018-11-03 22:22:32
ma almeno il legname è recuperabile?
2018-11-03 23:51:37
La legna è sicuramente recuperabile, basta avere spazio a disposizione per l'eventuale stagionatura del legname.

Il problema sta nel chi può raccoglierla.

Se non sbaglio, tronchi e gli arbusti erosi e trascinati via dalla corrente, sono considerati dalla legge scarti da smaltire come rifiuti speciali quindi presumo che si debbano ottenere delle concessioni speciali.
Ho però trovato anche un articolo che recita:
Il riferimento di legge è quello dell'art. 923 del codice civile, che stabilisce che: "...le cose mobili che non sono di proprietà di alcuno si acquisiscono con l'occupazione". Tale articolo si adatta perfettamente alla legna abbandonata dalle alluvioni, stabilendo, quindi, che la raccolta è libera, non necessita di alcuna autorizzazione ed è senza limitazioni di tempi o di quantità.

Al di la di tutto penso che i falchi abbiano già fiutato un mega affare vista l'enorme quantità di legno su cui fiondarsi.
Fosse per me farei un'asta per la raccolta del legname girando il ricavato alle amministrazioni locali che si son viste abbattere gli alberi: pura utopia lo so, del resto, solo per l'asta e le varie concessioni di raccolta in esclusiva in Italia non basterebbero 10 anni.
2018-11-04 00:32:02
Il problema sta nel chi può raccoglierla.


pensavo alle aziende in zona però ignoro la loro dimensione e quella del problema anche se le immagini fanno impressione.
2018-11-04 12:26:36
Il legname raccolto in spiaggia o nelle dighe è rifiuto speciale... Le spiagge venete da anni spendono molti soldi per questa follia legislativa.
Per recuperare il legname abbattuto ci sono molti problemi:
La quantità (varia da zona ma parlano di volumi equivalenti a 3, 5 anche 10 anni)
La stagione sbagliata (non si fa legna in questa stagione perché non può asciugare correttamente)
L'assenza di strade (le mulattiere nei boschi sono bloccate dalle piante cadute, a breve nevica)
Non dico che andrà tutto sprecato, ma purtroppo molto non è recuperabile nell'immediato e quando sarà primavera sarà rovinato
2018-11-04 15:33:35
leggi speciali. Credo che lo stato di calamità consenta di aggirare eventuali paletti.
2018-11-04 15:45:41
Ecco, anch'io pensavo a leggi speciali... Cosciente che arrivano insieme agli approfittatori speciali
2018-11-04 15:49:42
As usual. Vedi cosa attraggoni i terremoti: sciacalli di ogni tipo, imprenditori con colletto bianco e semplici ladruncoli da strada con quello blu.
(edited)
2018-11-04 17:21:53
2018-11-04 20:31:49
credevo di avere scritto in italiano ma mi sbagliavo: non avete capito!
leggi speciali fatele per la sicilia se volete.
Vi ho elencato al volo 3 ragioni (ma saranno anche di più) ragioni tecniche per cui gran parte degli alberi abbattuti non possono essere raccolti e utilizzati come materia prima (costruzioni, mobili, da ardere, ecc) ma voi dritti per la vostra idea.
ci deve essere proprio qualcosa di marcio nella mentalità italiana che pensa sempre prima di tutto a come inculare o come non farsi inculare.
fiero di non essere italiano!
2019-01-09 18:44:47
Se si vuole parlare di clima, l'unica base possibile sono i dati, perché sono oggettivi e non mentono. Non farò nemmeno il nome del quotidiano che qualche giorno fa ha pubblicato un articolo il cui occhiello recita «Il freddo di questi giorni allontana i timori sul riscaldamento globale». Qualcosa che rappresenta il fondo del barile del giornalismo scientifico in quanto a disinformazione e totale ignoranza delle basi. Perché non è che se oggi nevica a Poggibonsi o a Canicattì allora possiamo stare tranquilli: meteo e clima sono cose diverse e la temperatura che si sente fuori dalla porta non c’entra nulla con le anomalie termiche medie globali (sottolineo “medie” e sottolineo “globali”).

Si vuole parlare di clima? Ecco qui gli ultimissimi dati. Il 2018 è stato il quarto anno più caldo a livello globale e il più caldo in assoluto in Italia da quando si rilevano le temperature.
Ad affermarlo sono i dati raccolti dall’ISAC (l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR) per l’Italia e dai centri internazionali GISS (il Goddard Institute for Space Studies della NASA) e CRU (il Climatic Research Unit dell’East Anglia University) a livello globale.

Partiamo dai dati globali. Secondo entrambi i database il 2018 è al quarto posto tra gli anni con le anomalie termiche globali più elevate rispetto al periodo 1880-1909, che è il primo per cui si hanno i dati. I dati GISS indicano un’anomalia di +1,07 °C, quelli CRU un’anomalia di +0,95 °C. Entrambi i database indicano il 2016, il 2017 e il 2015 come gli unici anni più caldi del 2018 e che l’anomalia è aumentata di circa 0,7 °C soltanto negli ultimi 40 anni.

(Tipicamente i dati di riferimento sono quelli del NOAA, che però quest’anno non sono disponibili a causa della parziale chiusura dell’ente da parte del Dipartimento del commercio statunitense. I dati NOAA sui primi sette mesi del 2018 sono comunque compatibili con quelli di GISS e CRU, mettendo l’anno appena trascorso al quarto posto.)

Per quanto riguarda l’Italia la situazione è ancora peggiore: il trend che potete vedere qui sotto parla da solo. Si riferisce all’anomalia di temperatura media nel nostro Paese rispetto al periodo 1971-2000. L’anomalia del 2018 è stata di +1,58 °C, la più alta di sempre. Stiamo parlando di oltre un grado e mezzo di differenza rispetto a meno di cinquant’anni fa!
Se vogliamo uniformare i dati italiani a quelli globali riferendoli al periodo 1880-1909, l’anomalia sale addirittura a 2,5 °C.

Il riscaldamento globale esiste, è una realtà: continuare a far finta di non saper leggere i numeri e dar voce a chi promuove teorie indifendibili mette a rischio non solo noi ma soprattutto le generazioni future. Le condizioni del pianeta che erediteranno dipenderanno dalle scelte che facciamo oggi.

-Filippo

Credits: ISAC-CNR/Michele Brunetti
2019-01-09 19:00:13
Partendo dal presupposto che l'uomo sta maltrattando l'ambiente in vari modi (emissioni, inquinamento, sversamenti in mare), non sono riuscito a trovare un valido articolo che analizi come il sole, come fattore isolato, possa influenzare il "sistema Terra". È chiaro da tempo che c'è una ciclicità nella sua intensità di attività.

Chiedo.
Può essere che, in aggiunta a tutte le cazzate che stiamo facendo, il sole sia in una condizione tale da essere molto "riscaldante" verso il sistema solare?

Chiedo, umilmente. Senza pretese o pregiudizi. Di queste cose so praticamente zero.
2019-01-09 19:28:01
E' notizia di oggi che in Sardegna sia apparsa in pieno inverno una specie particolare di medusa "luminosa" che si è sempre vista solo d'estate (a memoria degli stessi marinai). Stiamo veramente rischiando tutto.
(edited)
2019-01-09 19:28:53
sulla salute del sole cerco qualcosa stasera, intanto posto questo articolo sull'ozono che ho letto pochi giorni fa


Finalmente una buona notizia per la salute del pianeta: è vero, il buco dell'ozono pian piano sta guarendo! :D

E se continuiamo di questo passo potrebbe completamente chiudersi entro la metà di questo secolo, ovvero entro il 2050. A dare la notizia è Susan Solomon dal MIT: da quando l'uomo ha preso consapevolezza dei danni che lui stesso ha arrecato all'ozono, ovvero da circa 30 anni, è riuscito (grazie anche all'accordo di Montreal del 1987) in parte a "far guarire" uno dei più pericolosi problemi della nostra atmosfera.

Fu infatti negli anni '80 che ci accorgemmo che il buco dell'ozono poteva essere un serio, serissimo problema per la salute non solo del pianeta, ma direttamente per la salute dell'uomo. L'ozono è infatti colui che ci protegge dalle dannose radiazioni ultraviolette del Sole. Ecco perché nei due decenni tra il 1980 ed il 1990 divenne IL problema principale da risolvere. Decenni di immissione di clorofluorocarburi (i famosi CFC) nell'atmosfera tramite l'uso di frigoriferi o di semplici bombolette spray avevano infatti assottigliato enormemente lo strato di ozono sopra l'Antartide, raggiungendo poi il minimo spessore intorno agli anni 2000. Ma da allora, proprio grazie alla graduale cessazione di immissioni di CFC, da quella data il famoso buco si è richiuso di quasi 4 milioni di km quadrati!

Le principali componenti che portano alla distruzione dell'ozono sono 3: la presenza di cloro, la luce solare e temperature abbastanza basse da permettere la formazione di nubi all'interno delle quali il cloro può svolgere le sue reazioni chimiche. Ecco perché il periodo in cui si misura l'estensione dell'ozono è tra settembre ed ottobre. Comincia la primavera australe, il polo sud esce dalla lunga notte e le temperature sono ancora sufficientemente basse. Ciò che ora manca è proprio l'apporto di cloro, principale "divoratore" di ozono. Segno inconfondibile di come abbiamo diminuito la sua immissione nell'atmosfera nel corso dei decenni. Attendiamo il prossimo mese di Settembre per avere nuovi dati relativi al 2017.

In un'epoca in cui l'uomo sembra aver perso il lume della ragione, questo è un segno che quando il mondo si riunisce siamo davvero in grado di risolvere problemi che sembravano insormontabili.

Matteo

Image Credits: NASA Goddard Space Flight Center
Sources: http://news.mit.edu/…/signs-healing-antarctic-ozone-layer-0…
http://www.sciencealert.com/the-ozone-hole-is-finally-closi…