Azərbaycan dili Bahasa Indonesia Bosanski Català Čeština Dansk Deutsch Eesti English Español Français Galego Hrvatski Italiano Latviešu Lietuvių Magyar Malti Mакедонски Nederlands Norsk Polski Português Português BR Românã Slovenčina Srpski Suomi Svenska Tiếng Việt Türkçe Ελληνικά Български Русский Українська Հայերեն ქართული ენა 中文
Subpage under development, new version coming soon!

Subject: Riforma Copyright 2019

  • 1
2019-03-27 21:08:21
imann [del] to All
Copyright, ecco cosa prevede la direttiva Ue che tutela autori ed editori

Dal Parlamento Ue sì alla controversa direttiva dopo 3 anni di accesi dibattiti. I giganti del web dovranno negoziare accordi con i titolari dei contenuti soggetti a diritto d’autore in modo da garantire una remunerazione equa

IL CONTESTO
L’obiettivo della direttiva è adattare il quadro del diritto d’autore europeo alle ultime evoluzioni delle tecnologie digitali. Negli ultimi anni sono emersi nuovi usi, nuovi attori e nuovi modelli di business che hanno reso necessario un aggiornamento.

In sostanza, internet è diventato il principale mercato per la distribuzione e l’accesso ai contenuti protetti dal diritto d’autore. I titolari dei diritti incontrano, però, difficoltà quando cercano di concedere una licenza e di essere remunerati per la diffusione online delle loro opere. Questo, in prospettiva, potrebbe mettere a rischio la produzione di contenuti creativi

2/6 Direttiva copyright / Remunerazione equa
GLI ACCORDI
La direttiva cerca di garantire che gli autori e i titolari di diritti ricevano una quota equa del valore generato dall’utilizzo delle loro opere. Concretamente, Youtube, Facebook e Google news saranno tra i soggetti più direttamente interessati dalle nuove regole: dovranno procurarsi una licenza prima di consentire la pubblicazione di contenuti degli utenti.

Aumentano, così, le possibilità dei titolari dei diritti, in particolare musicisti, artisti, interpreti, sceneggiatori, creativi ed editori di notizie, di negoziare accordi migliori sulla remunerazione derivante dall’utilizzo delle loro opere

I link restano gratuiti
I LIMITI
Viene data la possibilità agli editori di stampa di negoziare accordi con le piattaforme per farsi pagare l’utilizzo dei loro contenuti. La condivisione di frammenti di articoli di attualità - va sottolineato - è espressamente esclusa dal campo di applicazione della direttiva. Tuttavia, la direttiva contiene disposizioni per evitare che gli aggregatori di notizie ne abusino.

Gli “snippet” brevi - le parole che presentano un articolo - non sono quindi protetti: le notizie continueranno ad apparire come prima sui newsfeed di Google o sulle bacheche Facebook. I link restano liberi e gratuiti

Responsabilità più chiare
I CONTENUTI
Attualmente, le aziende online sono poco incentivate a firmare accordi di licenza equi, perché non sono considerate responsabili dei contenuti che i loro utenti caricano. Con la direttiva diventano responsabili: questo aumenta le possibilità dei titolari dei diritti di ottenere accordi di licenza più equi.

Ci sarà, quindi, l’obbligo per le piattaforme di fare il massimo sforzo per non rendere disponibili i contenuti per cui non hanno i diritti. Gli utenti, dal canto loro, sono al sicuro e non rischiano sanzioni per aver caricato online materiale protetto da copyright non autorizzato


Wikipedia esclusa
L’ECCEZIONE
Ci sono anche delle eccezioni all’applicazione delle regole contenute nella nuova direttiva. È il caso del caricamento di opere su enciclopedie online per finalità di carattere non commerciale, come avviene per Wikipedia, o delle piattaforme software open source, come GitHub. Le piattaforme di nuova costituzione, le startup, saranno invece soggette a obblighi depotenziati.

Potranno, a tutela degli utenti, circolare liberamente online meme e gif, così come le parodie, la caricature, le citazioni, le critiche, le recensioni

Le prossime tappe
I TEMPI
La direttiva non è direttamente applicativa, ma la sua approvazione apre un percorso che si chiuderà, con ogni probabilità, verso metà del 2021. Il primo passaggio sarà, infatti, un via libera formale da parte dei Paesi membri per poi andare verso la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. A quel punto, la direttiva entrerà in vigore e diventerà vincolante per i Paesi membri, che saranno obbligati a recepirla. Ci saranno, quindi, due anni per trasporre i principi della direttiva nella legislazione nazionale. Il processo sarà, a conti fatti, completato per metà del 2021
2019-03-27 21:09:08
Copyright, Morgano (Pd): vittoria per la democrazia e il futuro del settore culturale e creativo
2019-03-27 21:09:26
Copyright, Viotti (PD): "Ho votato No perchè mette in difficoltà piccole piattaforme e utenti"
2019-03-27 21:09:58
Quel pasticciaccio brutto della direttiva europea sul copyright
Oggi scoglio finale alle plenaria del Parlamento Europeo: perché è un provvedimento difficile da attuare e che mette in pericolo non solo la libertà d'opinione ma anche il mercato digitale


Wired.it
2019-03-27 21:13:28
Insomma uno dei temi importanti di questi giorni e' la riforma del copyright.
E' difficile districarsi tra le notizie, come avete potuto notare, perche' gli interessi sono tanti e differenti le prospettive, persino all'interno dello stesso partito vi sono pareri discordi.

Da quello che ho capito la riforma sta un po' nel mezzo a tutto: non hanno ceduto al 100% alle lobby ma ha scontentato i puristi (partito dei pirati tedesco, per dire).

Opinioni?
Pareri?
Articoli interessanti da proporre?

:)

Grazie
2019-03-27 21:15:47
Dimenticavo una parte interessante che ho letto su Wired.it

Hanno votato contro solo cinque Paesi fra cui l’Italia. Gli altri sono Olanda, Polonia, Lussemburgo e Finlandia. Non si è dunque creata una minoranza di blocco e così il provvedimento passa allo scoglio semidefinitivo del Parlamento a cui seguirà a quel punto la naturale approvazione in Consiglio europeo

Un fatto, però, è certo. Per la laboriosità del percorso, per le pressioni ricevute dai parlamentari, per la complessità del settore e soprattutto per la fumosità in cui lascia i punti che pretende di affrontare e risolvere, la riforma avrebbe meritato di passare almeno in versione light, stralciando dalla bozza i famigerati articoli 11 e 13 che tuttavia ne costituiscono il cuore. Oppure di essere direttamente rinviata in blocco alla prossima legislatura, per scardinarne i punti più indigesti senza l’ansia delle elezioni di fine maggio.

Il primo elemento è quello dell’articolo 11, cioè della cosiddetta “link tax” anche se ogni etichetta è, come sempre, fuorviante e riduttiva. Se in linea di massima il principio è sacrosanto – i contenuti professionali che le piattaforme digitali sfruttano devono essere remunerati ai rispettivi detentori dei diritti – l’applicazione sembrerebbe restringere non di poco la circolazione dei contenuti. Da Google News a Facebook, gli “snippet” – le anteprime delle notizie degli editori create e rilanciate sui social network o sugli aggregatori come Google News – finirebbero quasi del tutto fuori legge. Stando al provvedimento in approvazione, per rimanere gratuiti dovranno infatti essere più sintetici, ridotti a qualche parola, forse senza foto. Ogni uso più esteso prevederà un accordo fra le parti. Cioè, una licenza a fronte di un pagamento.

Il “forse” è d’obbligo, nel senso che la direttiva lascia questo come molti altri punti piuttosto appesi. Aprendo la strada a cause e battaglie interpretative di non poco conto. Non bastasse, il provvedimento prevede che gli editori condividano con gli autori, cioè i giornalisti, i proventi degli eventuali accordi sottoscritti con le piattaforme che usano i loro contenuti, anche se poi lascia margini ampi per fare in modo che questo non accada e mantenere le più penalizzanti legislazioni nazionali.

Il punto centrale, che rende il provvedimento caotico e pericoloso, è proprio questo. Vale a dire la sottovalutazione del fatto che il diritto d’autore è un diritto cosiddetto di stretta applicazione. Che, cioè, non prevede quei margini di interpretazione che invece in questo caso permangono, eccome. Se per fortuna tutte le opere e i lavori protetti ma pubblicati con scopi di citazione, critica, recensione, caricatura, parodia o imitazione saranno ancora liberi (basti pensare a gif e meme), non si capisce per esempio l’uso che altri siti, come blog o pagine commerciali, potranno fare di notizie e contenuti. E poi, chi e come decide che una certa foto costituisce una violazione del copyright o un meme, una presa in giro o un caricamento “illegittimo”?

Dubbi profondissimi rimangono anche nel caso dell’altro articolo contestato, il 13, legato al controllo preventivo dei contenuti che gli utenti caricano sulle piattaforme e che queste sono chiamate a svolgere per salvarsi dalle cause per violazione del copyright. In questo senso l’efficiente caso-scuola è il sistema Content ID di YouTube, che da qualche anno filtra all’origine i video caricati dagli utenti alla ricerca di materiali protetti: se li trova, offre al legittimo detentore una serie di alternative possibili fino alla rimozione. Sono filtri che la direttiva non prevede formalmente, parlando del solo controllo da cui per giunta esenta le startup con fatturato inferiore ai 10 milioni di euro per consentirne la crescita e non appesantirle dallo sviluppo di un “firewall” preventivo che non tutti possono sviluppare agevolmente in casa come ha fatto Google. Tuttavia per liberarsi dall’onere del controllo queste società non devono avere più di 5 milioni di utenti mensili e devono essere operative da meno di tre anni.

Questo è un altro passaggio critico. Perché la direttiva, invece di disegnare un simile identikit poco utile nel labirinto delle realtà attive in rete, non ha separato con maggiore precisione i cosiddetti “over the top” dal resto delle piccole e medie imprese operative sul mercato digitale, anche se magari da più di tre anni o con più traffico ma con un fatturato limitato? Perché, insomma, non fare una scelta di campo magari più dura ma che almeno evitasse di colpire moltissime realtà che non potranno mai onorare quelle pretese o per le quali farlo comporterà costi fatali, perché magari dovranno affidarsi all’ennesimo fornitore di servizi? Il tutto senza entrare nel merito, cioè senza interrogarsi su come questo controllo che molti avvicinano alla censura possa influire negativamente sulla libertà di espressione e la partecipazione online.

L’unico fronte su cui la direttiva ha calmato le acque è quella delle eccezioni a cui non si applicano queste prescrizioni come Wikipedia – che ciononostante non ha mollato l’avanguardia dell’opposizione – e le piattaforme di software open source come GitHub, i servizi cloud e l’ecommerce. Senza dimenticare il text e data mining, l’insegnamento online anche fra Paese e Paese e tutto quello che riguarda la conservazione e la diffusione online del patrimonio culturale. Magra consolazione per un provvedimento che sarà complesso da attuare, anche perché lascia ampia libertà di interpretazione ai governi e alle parti in causa, rischiando di penalizzare ancora di più le imprese più piccole che hanno minore potenza di fuoco e meno frecce al loro arco rispetto ai colossi del web per strappare accordi vantaggiosi.


Mi ha colpito perche' -apparentemente- wired.it dovrebbe essere a favore ed invece si schiera per la liberta'
2019-03-27 21:55:49
Perché è una direttiva che lascia più dubbi che soluzioni. Apparentemente tutela i produttori di contenuti, il timore concreto è che (come già fa amazon o la gdo) il produttore è troppo piccolo in confronto al commerciante (google) e quindi è il secondo a fare i prezzi di mercato con contratti capestro.
La tegola finale è l'art. 13 che implica algoritmi (e non persone) che giudicano seun contenuto viola il copyright oppure no. Ricordatevi che un algoritmo è sempre più stupido di chi lo ha scritto...
2019-03-27 22:12:19


credits: Troy
2025-03-03 18:26:51
2025-03-03 18:29:03
mah.. perchè giusta?

chi ha mai protestato perchè un musicista si è formato sui dischi altrui?
2025-03-03 20:15:15
Un musicista appunto
2025-03-04 07:16:57
Hanno già perso e non lo sanno. Per lo meno, quelli che si rifiuteranno di adattarsi al cambiamento.

È storia vista da secoli.
  • 1