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Subject: [POLITICA]
Eh si, era proprio un meraviglioso mondo dove vivere. Poi se ti provavi a dire pio finivi in un gulag e sparivi, ma sono dettagli. Nessuno è tornato per raccontarlo, forse
oramai sono passati decenni, si può discuterne senza demonizzare tutto o dobbiamo fare come col fascismo per cui si può dire solo quello che è autorizzato dalla catechista?
Rilevo inoltre che in nessun paese dell'Europa comunista esistevano favelas o baraccopoli come in USA o in qualsiasi paese dell'America latina.
Proprio qualche settimana fa leggevo la storia di Ceaușescu. Diciamo che erano anche altri tempi, come è facilissimo immaginare la povertà assoluta c'era ma c'era anche un severo controllo della narrazione.
Proprio qualche settimana fa leggevo la storia di Ceaușescu. Diciamo che erano anche altri tempi, come è facilissimo immaginare la povertà assoluta c'era ma c'era anche un severo controllo della narrazione.
Diciamo che erano anche altri tempi, come è facilissimo immaginare la povertà assoluta c'era ma c'era anche un severo controllo della narrazione.
https://www.abc.com.py/periodismo-joven/chacarita-el-barrio-conocido-por-actos-de-algunos-maleantes-y-los-buenos-1647555.html
Nei paesi comunisti non c'era la libertà, ma questo non esisteva, guarda bene la foto, lì ci vive gente. Ci sono per lo meno 40/50 Mila persone che vivono così a Asunción e dintorni, stile favela.
Nei paesi comunsti d'Europa questo non esisteva semplicemente, poi possiamo discutere dei condomini che erano brutti, ma avevano muri di cemento e tetti di tegole, a, quello delle foto è eternit.
Li ci vive gente che quando si alza al mattino non sa cosa mangerà a mezzogiorno perché semplicemente non ha soldi per comprare nemmeno 1 uovo e il pane. Gente che spesse volte lava i vetri ai semafori o si mette in brutti giri per avere da mangiare o per comprare medicine per curare un familiare.
Ecco possiamo discutere che in URSS non c'era libertà, che la scelta dei prodotti da comprare non era vasta, che le automobili erano dei trattori più piccoli, però erano sicure varie cose:
1) Il lavoro c'era
2) non ti motivi di fame
3) se ti anmalavai non spendevi un soldo
4) l'istruzione era di altissimo livello per tutti, anche nel recondito villaggio del Kamchatca
4) la cultura era diffusa: le biblioteche esistevano nei più remoto villaggi dove anche c'erano teatri e si presentavano gli stessi ballerini del Bolscoi.
5) C'era più meritocrazia di quanto c'è n'è adesso in occidente: la scalata sociale era la regola
6) non c'era libertà di parola
7) non esisteva libertà di voto
Posto che le ultime due le stanno togliendo, vedi Francia e Romania e tutte le leggi che stanno tirando fuori, in un sistema bdove 6 e 7 non sono garantiti è preferibile vivere in un sistema che almeno ti garantisca, casa decente, lavoro e cibo.
Qui, come negli USA hai un cancro e non hai i soldi rischi davvero grosso anche per can di che in Italia sarebbero curabili.
Ovviamente è preferibile la democrazia com'era 40 anni fa l'Italia dati che adesso ci stiamo avviando pericolosamente verso una dittatura.
Però bisogna anche sfatare i miti sul comunismo tipo:
1) la proprietà privata non esisteva (falso, era limitata)
2) i salari erano tutti uguali, falso c'era un sistema di salari e bonus all'occidentale che è stato tra l'altro uno dei fattori del calo della produttività dell'URSS
I salari permettevano lussi: no nella stragrande maggiore dei casi ma non vivevi di certo come nelle favales del Sud America o come nelle Bidonville degli USA. A Los Angeles 50mila perone vivono in una bidonville.
https://www.abc.com.py/periodismo-joven/chacarita-el-barrio-conocido-por-actos-de-algunos-maleantes-y-los-buenos-1647555.html
Nei paesi comunisti non c'era la libertà, ma questo non esisteva, guarda bene la foto, lì ci vive gente. Ci sono per lo meno 40/50 Mila persone che vivono così a Asunción e dintorni, stile favela.
Nei paesi comunsti d'Europa questo non esisteva semplicemente, poi possiamo discutere dei condomini che erano brutti, ma avevano muri di cemento e tetti di tegole, a, quello delle foto è eternit.
Li ci vive gente che quando si alza al mattino non sa cosa mangerà a mezzogiorno perché semplicemente non ha soldi per comprare nemmeno 1 uovo e il pane. Gente che spesse volte lava i vetri ai semafori o si mette in brutti giri per avere da mangiare o per comprare medicine per curare un familiare.
Ecco possiamo discutere che in URSS non c'era libertà, che la scelta dei prodotti da comprare non era vasta, che le automobili erano dei trattori più piccoli, però erano sicure varie cose:
1) Il lavoro c'era
2) non ti motivi di fame
3) se ti anmalavai non spendevi un soldo
4) l'istruzione era di altissimo livello per tutti, anche nel recondito villaggio del Kamchatca
4) la cultura era diffusa: le biblioteche esistevano nei più remoto villaggi dove anche c'erano teatri e si presentavano gli stessi ballerini del Bolscoi.
5) C'era più meritocrazia di quanto c'è n'è adesso in occidente: la scalata sociale era la regola
6) non c'era libertà di parola
7) non esisteva libertà di voto
Posto che le ultime due le stanno togliendo, vedi Francia e Romania e tutte le leggi che stanno tirando fuori, in un sistema bdove 6 e 7 non sono garantiti è preferibile vivere in un sistema che almeno ti garantisca, casa decente, lavoro e cibo.
Qui, come negli USA hai un cancro e non hai i soldi rischi davvero grosso anche per can di che in Italia sarebbero curabili.
Ovviamente è preferibile la democrazia com'era 40 anni fa l'Italia dati che adesso ci stiamo avviando pericolosamente verso una dittatura.
Però bisogna anche sfatare i miti sul comunismo tipo:
1) la proprietà privata non esisteva (falso, era limitata)
2) i salari erano tutti uguali, falso c'era un sistema di salari e bonus all'occidentale che è stato tra l'altro uno dei fattori del calo della produttività dell'URSS
I salari permettevano lussi: no nella stragrande maggiore dei casi ma non vivevi di certo come nelle favales del Sud America o come nelle Bidonville degli USA. A Los Angeles 50mila perone vivono in una bidonville.
1) Il lavoro c'era
2) non ti motivi di fame
3) se ti anmalavai non spendevi un soldo
4) l'istruzione era di altissimo livello per tutti, anche nel recondito villaggio del Kamchatca
4) la cultura era diffusa: le biblioteche esistevano nei più remoto villaggi dove anche c'erano teatri e si presentavano gli stessi ballerini del Bolscoi.
5) C'era più meritocrazia di quanto c'è n'è adesso in occidente: la scalata sociale era la regola
6) non c'era libertà di parola
7) non esisteva libertà di voto
8) l'aspettativa di vita era comunque inferiore
Presumo il confronto sia relativo agli anni successivi alla seconda guerra mondiale quando cioè inizia un periodo di relativa stabilità interna che consente il confronto: 1950-80.
Sia prima (Russia postrivoluzionaria) che dopo (Russia postgorbacioviana) il parametro in questione è drammaticamente negativo per l'URSS
(edited)
2) non ti motivi di fame
3) se ti anmalavai non spendevi un soldo
4) l'istruzione era di altissimo livello per tutti, anche nel recondito villaggio del Kamchatca
4) la cultura era diffusa: le biblioteche esistevano nei più remoto villaggi dove anche c'erano teatri e si presentavano gli stessi ballerini del Bolscoi.
5) C'era più meritocrazia di quanto c'è n'è adesso in occidente: la scalata sociale era la regola
6) non c'era libertà di parola
7) non esisteva libertà di voto
8) l'aspettativa di vita era comunque inferiore
Presumo il confronto sia relativo agli anni successivi alla seconda guerra mondiale quando cioè inizia un periodo di relativa stabilità interna che consente il confronto: 1950-80.
Sia prima (Russia postrivoluzionaria) che dopo (Russia postgorbacioviana) il parametro in questione è drammaticamente negativo per l'URSS
(edited)
Sarà vero? Ed è serio o è solo una mossa politica per le ambizioni del governatore? Fatto sta che sarebbe l'inizio perfetto di un film sulla disgregazione degli Stati Uniti o sull seconda guerra civile americana.
La California chiede ai Paesi stranieri di essere esentata dai loro contro-dazi
La California chiede ai Paesi stranieri di essere esentata dai loro contro-dazi
Che ci sia una netta spaccatura tra stati rossi e blu è abbastanza evidente. Non so se poi possano permettersi di prendere iniziative simili.
Attendo con trepidazione la Fort Sumter dei giorni nostri ;))
Attendo con trepidazione la Fort Sumter dei giorni nostri ;))
Carletto ne ha pestata un'altra. Che finaccia sto pover'uomo
si, ma annotiamo anche il sondaggio impostato sul "con zelensky o con putin"
Come se le posizioni politiche potessero essere descritte su una linea e in questo modo veicolando l'impressione che non ci sia la possibilità di essere terzi.
Come se le posizioni politiche potessero essere descritte su una linea e in questo modo veicolando l'impressione che non ci sia la possibilità di essere terzi.
Anche S&P certifica che non c’è nessuna “voragine” Superbonus
di Francesco Lenzi FQ 15 aprile 2025
Per l’agenzia la sua eredità è gestibile. E Durante il Covid ha aiutato la crescita.
Dobbiamo tornare indietro di quasi 23 anni, al giugno del 2002, per trovare l’ultima volta in cui una delle tre principali agenzie di rating ha migliorato il giudizio sul debito pubblico italiano. Da allora si sono susseguiti solo declassamenti, arrivati a raffica durante i governi Berlusconi e Monti, quando furono adottate politiche di austerità che si sono rivelate tutt’altro che espansive. Il miglioramento del giudizio, che sale di un gradino, da BBB a BBB+, deciso da Standard&Poor’s questo fine settimana, è frutto del “rafforzamento delle condizioni economiche, esterne e monetarie dell’Italia in un contesto globale sempre più difficile, oltre ai progressi compiuti nella stabilizzazione della finanza pubblica dall’inizio della pandemia”.
Anche se queste valutazioni non sono infallibili, e in passato a volte si sono rivelate superficiali e smentite dai fatti, osservando gli ultimi dati macroeconomici dell’economia italiana è difficile non condividerne il giudizio, anche se, va ricordato, resta ancora a pochi gradini sopra il livello “spazzatura”. Nel 2024, l’Italia ha raggiunto una posizione creditoria netta verso l’estero di circa 300 miliardi di euro, pari al 15% del Pil. Ha consolidato un avanzo commerciale superiore al 3% del Pil, la disoccupazione è ai minimi degli ultimi vent’anni e il debito pubblico è sceso di quasi 20 punti rispetto al picco del Covid. La domanda che però è lecito porsi, a questo punto, è in che modo questo giudizio si concili con una narrativa che per mesi è andata avanti parlando di voragini fuori controllo e di un “Vajont” imminente, causato dai crediti fiscali generati con i bonus edilizi. L’agenzia di rating non si è accorta di questa valanga? L’impatto degli incentivi edilizi è ovviamente considerato da S&P: “Il debito pubblico continua a crescere a causa dell’aggiustamento di cassa legato al Superbonus, che aggiunge ogni anno una spesa fuori bilancio pari all’1%-2% del Pil fino al 2027. Lo consideriamo un fattore di rischio, poiché il livello del debito in Italia è già molto elevato — intorno al 134% — anche se l’aumento sta rallentando, segnalando un progressivo riequilibrio”.
Insomma, l’impatto c’è, ma sta diminuendo ed è ritenuto ampiamente gestibile. Questo perché l’Italia è stata in grado di generare una crescita che ha attutito gli effetti negativi della doppia crisi del 2020-2022: “Le risposte del governo durante la pandemia e la crisi energetica hanno contribuito a preservare la capacità occupazionale”.
Finché è stato utile dal punto di vista politico, anche il governo del tempo ha evidenziato l’impatto che queste misure avevano sul denominatore della crescita. Mario Draghi, quando prorogò il Superbonus per il 2022, dichiarò che “certamente sono stati incentivi che hanno avuto un ruolo molto positivo nello stimolare la ripresa del settore delle costruzioni”. Anche l’attuale presidente del Consiglio ha più volte definito la misura “meritoria”. È indubbio che si sia trattato di uno dei più efficaci strumenti anticiclici adottati negli ultimi decenni. Un volano per l’economia che, seppur costoso, con difetti progettuali e bersaglio di truffe — specie dove i controlli erano più deboli, come nel bonus facciate — non ha impedito all’esecutivo in carica di pianificare nuovi interventi ambiziosi: dal taglio del cuneo fiscale all’aumento delle spese militari. A dimostrazione che, al netto della propaganda, i conti pubblici reggono meglio quando si tutela la crescita, piuttosto che inseguire un saldo di bilancio fine a sé stesso.
Francesco Lenzi FQ 15 aprile 2025
(edited)
di Francesco Lenzi FQ 15 aprile 2025
Per l’agenzia la sua eredità è gestibile. E Durante il Covid ha aiutato la crescita.
Dobbiamo tornare indietro di quasi 23 anni, al giugno del 2002, per trovare l’ultima volta in cui una delle tre principali agenzie di rating ha migliorato il giudizio sul debito pubblico italiano. Da allora si sono susseguiti solo declassamenti, arrivati a raffica durante i governi Berlusconi e Monti, quando furono adottate politiche di austerità che si sono rivelate tutt’altro che espansive. Il miglioramento del giudizio, che sale di un gradino, da BBB a BBB+, deciso da Standard&Poor’s questo fine settimana, è frutto del “rafforzamento delle condizioni economiche, esterne e monetarie dell’Italia in un contesto globale sempre più difficile, oltre ai progressi compiuti nella stabilizzazione della finanza pubblica dall’inizio della pandemia”.
Anche se queste valutazioni non sono infallibili, e in passato a volte si sono rivelate superficiali e smentite dai fatti, osservando gli ultimi dati macroeconomici dell’economia italiana è difficile non condividerne il giudizio, anche se, va ricordato, resta ancora a pochi gradini sopra il livello “spazzatura”. Nel 2024, l’Italia ha raggiunto una posizione creditoria netta verso l’estero di circa 300 miliardi di euro, pari al 15% del Pil. Ha consolidato un avanzo commerciale superiore al 3% del Pil, la disoccupazione è ai minimi degli ultimi vent’anni e il debito pubblico è sceso di quasi 20 punti rispetto al picco del Covid. La domanda che però è lecito porsi, a questo punto, è in che modo questo giudizio si concili con una narrativa che per mesi è andata avanti parlando di voragini fuori controllo e di un “Vajont” imminente, causato dai crediti fiscali generati con i bonus edilizi. L’agenzia di rating non si è accorta di questa valanga? L’impatto degli incentivi edilizi è ovviamente considerato da S&P: “Il debito pubblico continua a crescere a causa dell’aggiustamento di cassa legato al Superbonus, che aggiunge ogni anno una spesa fuori bilancio pari all’1%-2% del Pil fino al 2027. Lo consideriamo un fattore di rischio, poiché il livello del debito in Italia è già molto elevato — intorno al 134% — anche se l’aumento sta rallentando, segnalando un progressivo riequilibrio”.
Insomma, l’impatto c’è, ma sta diminuendo ed è ritenuto ampiamente gestibile. Questo perché l’Italia è stata in grado di generare una crescita che ha attutito gli effetti negativi della doppia crisi del 2020-2022: “Le risposte del governo durante la pandemia e la crisi energetica hanno contribuito a preservare la capacità occupazionale”.
Finché è stato utile dal punto di vista politico, anche il governo del tempo ha evidenziato l’impatto che queste misure avevano sul denominatore della crescita. Mario Draghi, quando prorogò il Superbonus per il 2022, dichiarò che “certamente sono stati incentivi che hanno avuto un ruolo molto positivo nello stimolare la ripresa del settore delle costruzioni”. Anche l’attuale presidente del Consiglio ha più volte definito la misura “meritoria”. È indubbio che si sia trattato di uno dei più efficaci strumenti anticiclici adottati negli ultimi decenni. Un volano per l’economia che, seppur costoso, con difetti progettuali e bersaglio di truffe — specie dove i controlli erano più deboli, come nel bonus facciate — non ha impedito all’esecutivo in carica di pianificare nuovi interventi ambiziosi: dal taglio del cuneo fiscale all’aumento delle spese militari. A dimostrazione che, al netto della propaganda, i conti pubblici reggono meglio quando si tutela la crescita, piuttosto che inseguire un saldo di bilancio fine a sé stesso.
Francesco Lenzi FQ 15 aprile 2025
(edited)
Il debito pubblico continua a crescere a causa dell’aggiustamento di cassa legato al Superbonus, che aggiunge ogni anno una spesa fuori bilancio pari all’1%-2% del Pil fino al 2027
facciamo i conti:
PIL 2200 MILIARDI di euro
1% = 220M MILIARDI
Periodo 2022 - 2027 = 5 anni
220G€ x 5 = 1100 MILIARDI di euro.
Tutto a posto..?
facciamo i conti:
PIL 2200 MILIARDI di euro
1% = 220M MILIARDI
Periodo 2022 - 2027 = 5 anni
220G€ x 5 = 1100 MILIARDI di euro.
Tutto a posto..?
maledirò a vita chi ha pensato di creare il 110%............. non avete idea delle miriadi di truffe che becchiamo.......... e di quanta gente piange per lavori non finiti
mi sono reso conto dell'errore (1% non è 10%)
Correggo la cifra finale direttamente:
22G€ x 5 = 110 MILIARDI di euro.
Naturalmente la valutazione di stampo politico resta.
Correggo la cifra finale direttamente:
22G€ x 5 = 110 MILIARDI di euro.
Naturalmente la valutazione di stampo politico resta.
Naturalmente la valutazione di stampo politico resta
Ti risponderei come il cuoco di Amici miei nella scena con Ugo Tognazzi, ma tanto è uguale.
Ti risponderei come il cuoco di Amici miei nella scena con Ugo Tognazzi, ma tanto è uguale.