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Subject: [POLITICA]
Altro post senza contenuto. Quando avrai qualcosa in tema fai un fischio.
Bulli e nani da giardino
Di Marco Travaglio
Dopo averli studiati per quasi sei mesi, Trump ha capito che i cosiddetti “alleati” europei sono un branco di pigmei fantozziani, di cui si può fare tutto ciò che si vuole. E ieri l’ha fatto: la sua lettera che gli dà i venti giorni sui dazi al 30% sarebbe umiliante anche per una colf, ma non per questa Ue di servi sciocchi che ora fingono stupore e sorpresa, come se non conoscessero il personaggio. Che, quando si trova davanti un interlocutore in posizione eretta, spara 100 per avere 50. Ma con i nostri pigmei spara 100 e ottiene 110. L’ha appena toccato con mano sul 5% di Pil per le spese Nato: si aspettava chissà quale braccio di ferro, invece ha trovato Rutte e gli altri nani già sdraiati e ci è mancato poco che rilanciassero sul 6%, ovviamente senza interpellare i Parlamenti nazionali, ormai ridotti a soprammobili. Come quello europeo sul riarmo da 800 miliardi. E ha concesso il bis sui dazi. Ora naturalmente gli euro-nani da giardino strillano parole vuote contro il padrone ingrato che osa fare gli interessi del popolo americano falcidiato dalla globalizzazione e dallo sbilancio commerciale. Come se Trump non l’avesse ampiamente annunciato in campagna elettorale e come se i dazi non li avesse iniziati Biden.
L’Ue ha avuto sei mesi di tempo per alzare i ponti levatoi, ma era troppo impegnata a sabotare l’unica iniziativa di Trump che conviene a noi: il negoziato con Putin per chiudere la guerra in Ucraina. Abilissimi a dirgli di no quando dovrebbero dirgli di sì e di sì quando dovrebbero dirgli di no, i nostri liderini hanno esecrato la soluzione diplomatica che ci servirebbe come l’oro proprio contro i dazi. Il compromesso con la Russia ci consentirebbe di riprendere la cooperazione economica, ricominciare ad acquistare il gas dove costa meno e spalancarci la strada verso nuove rotte commerciali con i Brics, a partire dalla Cina, riaprendo la Via della Seta e trasformandola in autostrada. Invece no: i pigmei han continuato come sonnambuli a guardare in cagnesco Mosca, a parlare solo di guerra, a varare sanzioni che danneggiano più noi che Putin, ad accusare Pechino di fare i propri interessi. E a sperare che il nuovo padrone Usa avesse pietà di noi, andando a trattare separatamente, in ordine sparso, per strappare qualche sconticino. Peccato che Trump disprezzi i deboli e rispetti solo i forti: quali noi europei potremmo essere, con la forza di un mercato da mezzo miliardo di persone, se avessimo una classe dirigente all’altezza e non alla bassezza della situazione. Ora, anziché piagnucolare perché il bullo platinato fa gli interessi del suo popolo, potremmo cominciare a votare per qualcuno che faccia gli interessi di noi europei. Oppure rassegnarci alla fine che meritano i pigmei: l’estinzione.
Di Marco Travaglio
Dopo averli studiati per quasi sei mesi, Trump ha capito che i cosiddetti “alleati” europei sono un branco di pigmei fantozziani, di cui si può fare tutto ciò che si vuole. E ieri l’ha fatto: la sua lettera che gli dà i venti giorni sui dazi al 30% sarebbe umiliante anche per una colf, ma non per questa Ue di servi sciocchi che ora fingono stupore e sorpresa, come se non conoscessero il personaggio. Che, quando si trova davanti un interlocutore in posizione eretta, spara 100 per avere 50. Ma con i nostri pigmei spara 100 e ottiene 110. L’ha appena toccato con mano sul 5% di Pil per le spese Nato: si aspettava chissà quale braccio di ferro, invece ha trovato Rutte e gli altri nani già sdraiati e ci è mancato poco che rilanciassero sul 6%, ovviamente senza interpellare i Parlamenti nazionali, ormai ridotti a soprammobili. Come quello europeo sul riarmo da 800 miliardi. E ha concesso il bis sui dazi. Ora naturalmente gli euro-nani da giardino strillano parole vuote contro il padrone ingrato che osa fare gli interessi del popolo americano falcidiato dalla globalizzazione e dallo sbilancio commerciale. Come se Trump non l’avesse ampiamente annunciato in campagna elettorale e come se i dazi non li avesse iniziati Biden.
L’Ue ha avuto sei mesi di tempo per alzare i ponti levatoi, ma era troppo impegnata a sabotare l’unica iniziativa di Trump che conviene a noi: il negoziato con Putin per chiudere la guerra in Ucraina. Abilissimi a dirgli di no quando dovrebbero dirgli di sì e di sì quando dovrebbero dirgli di no, i nostri liderini hanno esecrato la soluzione diplomatica che ci servirebbe come l’oro proprio contro i dazi. Il compromesso con la Russia ci consentirebbe di riprendere la cooperazione economica, ricominciare ad acquistare il gas dove costa meno e spalancarci la strada verso nuove rotte commerciali con i Brics, a partire dalla Cina, riaprendo la Via della Seta e trasformandola in autostrada. Invece no: i pigmei han continuato come sonnambuli a guardare in cagnesco Mosca, a parlare solo di guerra, a varare sanzioni che danneggiano più noi che Putin, ad accusare Pechino di fare i propri interessi. E a sperare che il nuovo padrone Usa avesse pietà di noi, andando a trattare separatamente, in ordine sparso, per strappare qualche sconticino. Peccato che Trump disprezzi i deboli e rispetti solo i forti: quali noi europei potremmo essere, con la forza di un mercato da mezzo miliardo di persone, se avessimo una classe dirigente all’altezza e non alla bassezza della situazione. Ora, anziché piagnucolare perché il bullo platinato fa gli interessi del suo popolo, potremmo cominciare a votare per qualcuno che faccia gli interessi di noi europei. Oppure rassegnarci alla fine che meritano i pigmei: l’estinzione.
Sorvolando sull'analisi politica, vorrei fare notare che anche Travaglio non coglie l'errore di sostituire una dipendenza (dagli USA) con un'altra (dai "brics" per usare le sue parole).
Poi sul fatto che l'europa "potrebbe essere" io stenderei un telo pietoso. L'unica europa buona è quella morta.
Poi sul fatto che l'europa "potrebbe essere" io stenderei un telo pietoso. L'unica europa buona è quella morta.
Arriviamo da anni di lavaggio del cervello, per il quale non è più possibile avere un'Italia indipendente e che vuole tracciare la sua strada. Possiamo essere solo succursale di qualcuno (amerrigani o ciaina)
È una questione di mentalità, inculcata dal '45 in poi dai colonizzatori
È una questione di mentalità, inculcata dal '45 in poi dai colonizzatori
È una questione di mentalità, inculcata dal '45 in poi dai colonizzatori
Esattamente. Bisognerebbe spiegarlo a quelli che per limiti o malafede (o entrambe) non riconoscono decisioni subìte da strategie costruite nel tempo. E che è per colpa loro che i pochi (ma presenti) spunti di autonomia e vera sovranità vengono stoppati senza grande fatica.
A questi poveretti consiglierei di andare a cercare quale fu l'ultimo PdC che a Trump rispose come oggi dovrebbero fare questi patetici scendiletto.
Duddo ugualeh!!1!
Esattamente. Bisognerebbe spiegarlo a quelli che per limiti o malafede (o entrambe) non riconoscono decisioni subìte da strategie costruite nel tempo. E che è per colpa loro che i pochi (ma presenti) spunti di autonomia e vera sovranità vengono stoppati senza grande fatica.
A questi poveretti consiglierei di andare a cercare quale fu l'ultimo PdC che a Trump rispose come oggi dovrebbero fare questi patetici scendiletto.
Duddo ugualeh!!1!
da mani pulite in poi non ci sono stati più governi in condizione di manifestare un minimo di indipendenza.
Il presidente degli Stati Uniti ha pubblicato su Truth la lettera indirizzata alla presidente della Commissione europea in cui annuncia l'introduzione delle nuove tariffe sulle merci (in gran parte del 30%) in arrivo dal Vecchio Continente. Bruxelles replica: "Adotteremo tutte le misure necessarie per salvaguardare i nostri interessi, inclusa l'adozione di contromisure proporzionate". Palazzo Chigi: "No allo scontro commerciale". Cgia: "Per il made in Italy stangata da 35 miliardi di euro"
Da italiani verremo penaizzati, ma come si fa a criticare un presidente che tutela l'interesse nazionale? Rivedere la bilancia commerciale è vitale per gli USA e quindi si litiga. Noi? Burocrazia e indinnniazione?
Da italiani verremo penaizzati, ma come si fa a criticare un presidente che tutela l'interesse nazionale? Rivedere la bilancia commerciale è vitale per gli USA e quindi si litiga. Noi? Burocrazia e indinnniazione?
Noi non abbiamo una politica industriale perchè non sappiamo cosa vogliamo produrre, quando, come, per chi.
Gli USA difendono il loro settore minerario/estrattivo, quello delle bigtech, quello dei marchi culturali, quello militare, etc
Noi (e con noi intendo l'italia, non l'UE che non esiste..) non sappiamo neppure che cosa vogliamo fare. Come fai a farlo?
Decenni di governi eletti "contro qualcuno", che durano 2/3 anni e pensano a campare, che prima di essere nominati dal presdelcons vanno negli USA a farsi benedire..
La via di uscita prima di tutto è uscire dalla trappola mentale di dover andare dietro a qualche altro paese. Amici di tutti, sudditi di nessuno.
Gli USA difendono il loro settore minerario/estrattivo, quello delle bigtech, quello dei marchi culturali, quello militare, etc
Noi (e con noi intendo l'italia, non l'UE che non esiste..) non sappiamo neppure che cosa vogliamo fare. Come fai a farlo?
Decenni di governi eletti "contro qualcuno", che durano 2/3 anni e pensano a campare, che prima di essere nominati dal presdelcons vanno negli USA a farsi benedire..
La via di uscita prima di tutto è uscire dalla trappola mentale di dover andare dietro a qualche altro paese. Amici di tutti, sudditi di nessuno.
mi spiego meglio.
Se si avesse un'idea di dove andare i dazi potrebbero rappresentare un'opportunità.
Potresti per esempio iniziare ad usarli selettivamente per proteggere un settore di mercato interno dalla concorrenza estera, farlo crescere e produrre ricchezza che magari la prossima crisi internazionale del debito si sopravvive... invece no. Quando (non manca molto) la bolla dei prestiti PRIVATI riesploderà in qualche area del mondo, noi saremo di nuovo contagiati.
Purtroppo SIAMO elettori troppo ignoranti e tifosi, non siamo capaci di pretendere di meglio e di fare scelte.
Se si avesse un'idea di dove andare i dazi potrebbero rappresentare un'opportunità.
Potresti per esempio iniziare ad usarli selettivamente per proteggere un settore di mercato interno dalla concorrenza estera, farlo crescere e produrre ricchezza che magari la prossima crisi internazionale del debito si sopravvive... invece no. Quando (non manca molto) la bolla dei prestiti PRIVATI riesploderà in qualche area del mondo, noi saremo di nuovo contagiati.
Purtroppo SIAMO elettori troppo ignoranti e tifosi, non siamo capaci di pretendere di meglio e di fare scelte.
come si fa a criticare un presidente che tutela l'interesse nazionale?
Oddio, la sua tattica ha grosse lacune sia a livello macro e micro economico. E ci rimetterano molto anche i cittadini statunitensi.
Oddio, la sua tattica ha grosse lacune sia a livello macro e micro economico. E ci rimetterano molto anche i cittadini statunitensi.
16 Luglio 2025
Vieni avanti Cremlino
Di Marco Travaglio
Dopo le rentrée, l’anno scorso, della soprano Anna Netrebko alla Scala e del direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev a Ravello, si sperava che la ridicola ondata russofoba seguita all’invasione dell’Ucraina fosse finita. E che si tornasse a ragionare con la testa, anziché col deretano, sulla differenza fra un governo e un popolo. Inclusi gli artisti, ai quali va chiesto solo di esibire il loro talento, a prescindere dalle idee politiche, che sono affari loro (poi vorremmo vederli, i nostri intrepidi dissidenti da divano, sfidare Putin a Mosca rischiando la pelle, visto che passano il tempo a leccare il potere persino in Italia rischiando di moltiplicare stipendi e prebende). Invece le Sturmtruppen han ripreso a delirare. Gergiev, cacciato dalla Scala nel 2022, riaccolto a Ravello nel ’24 e ora invitato a Caserta, non deve esibirsi: l’ha ordinato l’ambasciata di Kiev in stereo coi trombettieri Calenda, Picierno, Sensi, Gelmini&C. Non poteva mancare Rep, che otto mesi fa turibolava la Natrebko “regina della lirica, soprano russa senza confronti, voce da brivido, piglio da diva e carisma ammaliante… scoperta dal geniale direttore Gergiev” e ora pubblica una paginata delirante della povera vedova Navalny. Che rimprovera a Gergiev persino “un concerto di propaganda sulle rovine della storica Palmira in Siria”. Ma Palmira e il suo sito archeologico erano stati occupati e distrutti dall’Isis e la riconquista russa fu salutata in Occidente come un trionfo contro il terrorismo. Persino il “liberale” Giuli vede nel concerto con Gergiev una “cassa di risonanza della propaganda russa”. Scemenze che si aggiungono al corso di Nori sul noto putiniano Dostoevskij annullato dalla Bicocca, ai balletti di Cajkovskij – altro complice del Cremlino – cancellati dai teatri, agli autori russi banditi dalla Fiera del libro per ragazzi, agli atleti russi e bielorussi fatti fuori da Olimpiadi e Paralimpiadi, alla quercia di Turgenev espulsa dal concorso Albero dell’Anno, alla Russia estromessa dalle celebrazioni per la liberazione di Auschwitz (noto merito delle truppe ucraino-americane), al Moscow mule ribattezzato Kiev mule, ai gatti russi squalificati dalle fiere internazionali feline per evitare cybermiagolii da guerra ibrida.
Per la cronaca, a Caserta si esibirà anche il direttore d’orchestra israeliano Daniel Oren che nel 1982, dopo la strage di Sabra e Chatila nel Libano occupato da Israele, fu pesantemente insultato al teatro San Carlo di Napoli. Ma stavolta, per fortuna, nessuno dei fanatici che affibbiano a Gergiev le colpe di Putin si sogna di accollare a lui quelle di Netanyahu. Ora Gergiev e Oren potrebbero proporre agli organizzatori un piccolo ritocco al cartellone e dirigere insieme l’unica opera davvero in linea con i tempi: i “Pagliacci”.
Vieni avanti Cremlino
Di Marco Travaglio
Dopo le rentrée, l’anno scorso, della soprano Anna Netrebko alla Scala e del direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev a Ravello, si sperava che la ridicola ondata russofoba seguita all’invasione dell’Ucraina fosse finita. E che si tornasse a ragionare con la testa, anziché col deretano, sulla differenza fra un governo e un popolo. Inclusi gli artisti, ai quali va chiesto solo di esibire il loro talento, a prescindere dalle idee politiche, che sono affari loro (poi vorremmo vederli, i nostri intrepidi dissidenti da divano, sfidare Putin a Mosca rischiando la pelle, visto che passano il tempo a leccare il potere persino in Italia rischiando di moltiplicare stipendi e prebende). Invece le Sturmtruppen han ripreso a delirare. Gergiev, cacciato dalla Scala nel 2022, riaccolto a Ravello nel ’24 e ora invitato a Caserta, non deve esibirsi: l’ha ordinato l’ambasciata di Kiev in stereo coi trombettieri Calenda, Picierno, Sensi, Gelmini&C. Non poteva mancare Rep, che otto mesi fa turibolava la Natrebko “regina della lirica, soprano russa senza confronti, voce da brivido, piglio da diva e carisma ammaliante… scoperta dal geniale direttore Gergiev” e ora pubblica una paginata delirante della povera vedova Navalny. Che rimprovera a Gergiev persino “un concerto di propaganda sulle rovine della storica Palmira in Siria”. Ma Palmira e il suo sito archeologico erano stati occupati e distrutti dall’Isis e la riconquista russa fu salutata in Occidente come un trionfo contro il terrorismo. Persino il “liberale” Giuli vede nel concerto con Gergiev una “cassa di risonanza della propaganda russa”. Scemenze che si aggiungono al corso di Nori sul noto putiniano Dostoevskij annullato dalla Bicocca, ai balletti di Cajkovskij – altro complice del Cremlino – cancellati dai teatri, agli autori russi banditi dalla Fiera del libro per ragazzi, agli atleti russi e bielorussi fatti fuori da Olimpiadi e Paralimpiadi, alla quercia di Turgenev espulsa dal concorso Albero dell’Anno, alla Russia estromessa dalle celebrazioni per la liberazione di Auschwitz (noto merito delle truppe ucraino-americane), al Moscow mule ribattezzato Kiev mule, ai gatti russi squalificati dalle fiere internazionali feline per evitare cybermiagolii da guerra ibrida.
Per la cronaca, a Caserta si esibirà anche il direttore d’orchestra israeliano Daniel Oren che nel 1982, dopo la strage di Sabra e Chatila nel Libano occupato da Israele, fu pesantemente insultato al teatro San Carlo di Napoli. Ma stavolta, per fortuna, nessuno dei fanatici che affibbiano a Gergiev le colpe di Putin si sogna di accollare a lui quelle di Netanyahu. Ora Gergiev e Oren potrebbero proporre agli organizzatori un piccolo ritocco al cartellone e dirigere insieme l’unica opera davvero in linea con i tempi: i “Pagliacci”.
Travaglio non coglie l'errore di sostituire una dipendenza (dagli USA) con un'altra (dai "brics" per usare le sue parole).
Poi sul fatto che l'europa "potrebbe essere" io stenderei un telo pietoso. L'unica europa buona è quella morta.
Nessuno, nemmeno gli USA sono completamenti indipendenti. E stabilire una rete commerciale non signifca cedere indipendenza.
Sulla necessitá di UE morte siamo perfettamente d'accordo
Poi sul fatto che l'europa "potrebbe essere" io stenderei un telo pietoso. L'unica europa buona è quella morta.
Nessuno, nemmeno gli USA sono completamenti indipendenti. E stabilire una rete commerciale non signifca cedere indipendenza.
Sulla necessitá di UE morte siamo perfettamente d'accordo
E ci rimetterano molto anche i cittadini statunitensi.
Sará giusto il contrario: Se un bene costa meno farlo che importarlo e ha una certa domanda ci sará chi investirá in quel tipo di produzione e lo faranno negli USA generando posti di lavoro.
Se fossero esistiti dazi seri con la Cina nessuno avrebbe spostato le produzione europee in Cina.
Chi ha guadagnato a delocalizzare? Le multinazionali o i lavoratori?
Se avessero guadagnato i lavoratori con la delocalizzazione non saremmo qui a lamentarci da 25 anni.
Con i dazi non sarebbe stato possibile delocalizzare. L'idea di Trump é proprio quella di riportare quante piú produzioni possibile negli USA.
(edited)
Sará giusto il contrario: Se un bene costa meno farlo che importarlo e ha una certa domanda ci sará chi investirá in quel tipo di produzione e lo faranno negli USA generando posti di lavoro.
Se fossero esistiti dazi seri con la Cina nessuno avrebbe spostato le produzione europee in Cina.
Chi ha guadagnato a delocalizzare? Le multinazionali o i lavoratori?
Se avessero guadagnato i lavoratori con la delocalizzazione non saremmo qui a lamentarci da 25 anni.
Con i dazi non sarebbe stato possibile delocalizzare. L'idea di Trump é proprio quella di riportare quante piú produzioni possibile negli USA.
(edited)
si, certo.... voglio vedere come produci l'agroalimentare italiano, per dire. che piaceva tanto agli americani.
Ora si magneranno la merda surrogata o falsificata, come il parmesan
Ora si magneranno la merda surrogata o falsificata, come il parmesan