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Subject: [POLITICA]
Ma la possono definire come vogliono :D
A me diverti vedere i sinistri che difendono il diritto di essere quello che si vuole, il timore della DESTRAH!!!, tutte le donne valgono..e poi si perdono in queste scenette :D
Così scemi da colpirsi da soli, ma troppo ipocroti per rimangiarselo
A me diverti vedere i sinistri che difendono il diritto di essere quello che si vuole, il timore della DESTRAH!!!, tutte le donne valgono..e poi si perdono in queste scenette :D
Così scemi da colpirsi da soli, ma troppo ipocroti per rimangiarselo
Ma la possono definire come vogliono :D
Non mi pare, anzi sembra proprio che le scenette le faccia la tua Ducia. Puoi ostentare superiorità ma è un qualcosa di tuo, le cariche istituzionali di cui stiamo parlando sono quelle che se la cantano e se la suonano prendendo frasi, cambiandole, "offrendovele" per trasformarvi in PR volontari.
L'utilizzo del cervello e la critica sono sempre una buona opzione per non farvi suggestionare e manipolare, ma non per fare un favore a me: per voi stessi.
Non mi pare, anzi sembra proprio che le scenette le faccia la tua Ducia. Puoi ostentare superiorità ma è un qualcosa di tuo, le cariche istituzionali di cui stiamo parlando sono quelle che se la cantano e se la suonano prendendo frasi, cambiandole, "offrendovele" per trasformarvi in PR volontari.
L'utilizzo del cervello e la critica sono sempre una buona opzione per non farvi suggestionare e manipolare, ma non per fare un favore a me: per voi stessi.
L'infiltrazione woke non è di certo Meloniana però
Poi, voi stessi chi? Io mica ho votato per l'attuale maggioranza.
Poi, voi stessi chi? Io mica ho votato per l'attuale maggioranza.
L'infiltrazione woke
Che è poi quella su cui furbescamente fa leva la Ducia quando prende la palla al balzo per fare distrazione di massa dai temi reali (non sto a ripeterli eh).
Poi, voi stessi chi? Io mica ho votato per l'attuale maggioranza.
Lo dicono tutti quelli che fanno (solo) opposizione dell'opposizione. Il tuo essere sovrapponibile a un elettore FdI fa di te un elettore tipo di FdI.
Che è poi quella su cui furbescamente fa leva la Ducia quando prende la palla al balzo per fare distrazione di massa dai temi reali (non sto a ripeterli eh).
Poi, voi stessi chi? Io mica ho votato per l'attuale maggioranza.
Lo dicono tutti quelli che fanno (solo) opposizione dell'opposizione. Il tuo essere sovrapponibile a un elettore FdI fa di te un elettore tipo di FdI.
FDI troppo moderata. Io ho delle altre necessità/aspirazioni
aspettiamo l'editoriale di Travaglio che smentisce 20 anni di articoli su Berlusca e mafia..
eppure che strano neppure un trafiletto sul FQ online.
:P
Seriamente, una sentenza di condanna probabilmente non è mai stata possibile, però questo non vuol neppure dire che allora "non c'era nulla".
Il processo comunque andava fatto secondo me. Certi articoli invece un po' meno.
eppure che strano neppure un trafiletto sul FQ online.
:P
Seriamente, una sentenza di condanna probabilmente non è mai stata possibile, però questo non vuol neppure dire che allora "non c'era nulla".
Il processo comunque andava fatto secondo me. Certi articoli invece un po' meno.
Chissà se voler spadroneggiare a costo di sabotare il tuo paese è compatibile con il concetto di sovranismo, autonomia differenziata, l'aanazzioneh
24 Ottobre 2025
La clava della destra contro le Regioni a guida Pd-5S: Meloni fa il record di ricorsi alla Consulta
di Lorenzo Giarelli
Le giunte di destra sono più del doppio, ma 2 impugnazioni su 3 riguardano i giallorosa. Toscana furiosa: “C’è un pregiudizio”
“Il governo ha una posizione pregiudiziale, mira alla contrapposizione”. Quando il presidente toscano Eugenio Giani, qualche giorno fa, si è lamentato di alcune leggi regionali impugnate dal governo Meloni in Consiglio dei ministri, ha scritto al Quirinale per denunciare una sorta di accanimento. Naturalmente al governo, tanto meno al ministero degli Affari regionali guidato da Roberto Calderoli, nessuno ne farà mai una questione partitica, eppure i numeri dimostrano che la Toscana non ha tutti i torti nel sentirsi al centro di un’anomalia. Da quando Giorgia Meloni è a Palazzo Chigi, ed escludendo dai dati Valle d’Aosta e Bolzano (guidate da partiti autonomisti), il governo ha spedito alla Corte Costituzionale molte più leggi di Regioni guidate dal centrosinistra (40) rispetto a quelle di destra (24), nonostante FdI e soci amministrino più del doppio dei territori (siamo 13 a 6, e per di più i giallorosa guidano Sardegna e Umbria solo da un anno).
Lo squilibrio appare evidente anche paragonato ai governi precedenti. Qualche premessa. L’impugnazione delle leggi regionali avviene in Consiglio dei ministri: il governo esamina una serie di leggi e decide se contestarle di fronte alla Consulta, in genere perché ritiene che la Regione in questione sia andata oltre le proprie prerogative. La decisione, essendo proposta dal ministro degli Affari regionali e deliberata in Cdm, è per sua natura politica, ma risponde – o dovrebbe rispondere – a criteri tecnici, nel senso che la ratio dell’impugnazione non è smontare leggi che non piacciono ai partiti di governo, ma risolvere un problema di competenza tra istituzioni. Con ovvie rogne per i presidenti di Regione, alle prese con la possibilità che alcune norme vengano bloccate o comunque restino a lungo sub iudice.
Con queste premesse sarebbe lecito attendersi una distribuzione delle impugnazioni più o meno proporzionale al numero di Regioni governate da destra e sinistra. Analizzando la banca dati del ministero di Calderoli, si scopre che non è così. Dall’ottobre 2022 a oggi, il governo Meloni ha impugnato 40 leggi di Regioni a guida Pd/5Stelle e 24 di Regioni di centrodestra. In particolare, la Puglia ha ricevuto 16 contestazioni, la Toscana 10 e altrettante la Sardegna di Alessandra Todde (cui si sommano 2 dell’èra Christian Solinas). Le 2 impugnazioni ciascuna da Emilia Romagna e Campania fanno il totale, mentre a destra le più colpite sono Sicilia (7) e Calabria (6).
Tra le leggi contestate c’è un po’ di tutto, da temi politici controversi (la legge toscana per incentivare il salario minimo e l’ok campano al terzo mandato per il governatore) a questioni più locali, come la salvaguardia del paesaggio (Sardegna) o l’istituzione di un centro regionale di riabilitazione ospedaliera a Ceglie Messapica (Puglia).
Alla destra, appunto, va di lusso considerando che governa più del doppio delle Regioni della sinistra ma le viene contestato circa un terzo delle impugnazioni totali (il 37 per cento).
Vincenzo Ceccarelli, capogruppo Pd uscente in Toscana, condivide le perplessità di Giani: “Nei nostri confronti mi sembra ci sia un pregiudizio, il governo sta facendo un uso strumentale delle impugnazioni. Voglio dire: non credo che il nostro ufficio legislativo e i nostri uffici siano così sprovveduti da sbagliare così tante norme”. Tra le leggi impugnate c’è anche quella sulla fine vita: “Non abbiamo allargato i diritti – spiega Ceccarelli – ma ci siamo limitati a garantire i diritti definiti dalla Corte Costituzionale e a organizzare i servizi regionali. Ce l’hanno impugnata, ma siamo convinti che la Consulta ci possa dare ragione”.
I numeri sono anomali soprattutto se paragonati a quelli dei governi precedenti, quando la statistica era opposta. Dal febbraio 2021 all’estate 2022, l’esecutivo di Mario Draghi ha impugnato molte più leggi dell’attuale, che d’altra parte si fa vanto di sostenere l’autonomia differenziata. Comunque, delle 105 leggi impugnate da Draghi, soltanto 15 erano di Regioni di centrosinistra (7 della Puglia, 3 della Toscana, 3 del Lazio di Nicola Zingaretti, una a testa per Emilia Romagna e Campania): per tutte le altre, ben 90, si va in zona centrodestra con particolare attenzione sulla Sicilia (20) e sull’Abruzzo (16). Insomma proporzioni che, al netto di fisiologiche oscillazioni, ricalcavano il numero di Regioni amministrate dalle coalizioni.
Nulla di diverso con il secondo governo di Giuseppe Conte, a capo di una coalizione con M5S, Pd, Avs e centristi. Tra il settembre 2019 e il gennaio 2021, l’esecutivo dell’avvocato impugna 87 leggi regionali, di cui 24 riconducibili a giunte di centrosinistra e 63 a giunte di centrodestra. Ergo: il governo Meloni è l’unico, tra quelli recenti, a trascinare alla Consulta molte più leggi partorite da Pd e alleati. Rischiando che adesso si apra uno scontro istituzionale con le Regioni più colpite.
24 Ottobre 2025
La clava della destra contro le Regioni a guida Pd-5S: Meloni fa il record di ricorsi alla Consulta
di Lorenzo Giarelli
Le giunte di destra sono più del doppio, ma 2 impugnazioni su 3 riguardano i giallorosa. Toscana furiosa: “C’è un pregiudizio”
“Il governo ha una posizione pregiudiziale, mira alla contrapposizione”. Quando il presidente toscano Eugenio Giani, qualche giorno fa, si è lamentato di alcune leggi regionali impugnate dal governo Meloni in Consiglio dei ministri, ha scritto al Quirinale per denunciare una sorta di accanimento. Naturalmente al governo, tanto meno al ministero degli Affari regionali guidato da Roberto Calderoli, nessuno ne farà mai una questione partitica, eppure i numeri dimostrano che la Toscana non ha tutti i torti nel sentirsi al centro di un’anomalia. Da quando Giorgia Meloni è a Palazzo Chigi, ed escludendo dai dati Valle d’Aosta e Bolzano (guidate da partiti autonomisti), il governo ha spedito alla Corte Costituzionale molte più leggi di Regioni guidate dal centrosinistra (40) rispetto a quelle di destra (24), nonostante FdI e soci amministrino più del doppio dei territori (siamo 13 a 6, e per di più i giallorosa guidano Sardegna e Umbria solo da un anno).
Lo squilibrio appare evidente anche paragonato ai governi precedenti. Qualche premessa. L’impugnazione delle leggi regionali avviene in Consiglio dei ministri: il governo esamina una serie di leggi e decide se contestarle di fronte alla Consulta, in genere perché ritiene che la Regione in questione sia andata oltre le proprie prerogative. La decisione, essendo proposta dal ministro degli Affari regionali e deliberata in Cdm, è per sua natura politica, ma risponde – o dovrebbe rispondere – a criteri tecnici, nel senso che la ratio dell’impugnazione non è smontare leggi che non piacciono ai partiti di governo, ma risolvere un problema di competenza tra istituzioni. Con ovvie rogne per i presidenti di Regione, alle prese con la possibilità che alcune norme vengano bloccate o comunque restino a lungo sub iudice.
Con queste premesse sarebbe lecito attendersi una distribuzione delle impugnazioni più o meno proporzionale al numero di Regioni governate da destra e sinistra. Analizzando la banca dati del ministero di Calderoli, si scopre che non è così. Dall’ottobre 2022 a oggi, il governo Meloni ha impugnato 40 leggi di Regioni a guida Pd/5Stelle e 24 di Regioni di centrodestra. In particolare, la Puglia ha ricevuto 16 contestazioni, la Toscana 10 e altrettante la Sardegna di Alessandra Todde (cui si sommano 2 dell’èra Christian Solinas). Le 2 impugnazioni ciascuna da Emilia Romagna e Campania fanno il totale, mentre a destra le più colpite sono Sicilia (7) e Calabria (6).
Tra le leggi contestate c’è un po’ di tutto, da temi politici controversi (la legge toscana per incentivare il salario minimo e l’ok campano al terzo mandato per il governatore) a questioni più locali, come la salvaguardia del paesaggio (Sardegna) o l’istituzione di un centro regionale di riabilitazione ospedaliera a Ceglie Messapica (Puglia).
Alla destra, appunto, va di lusso considerando che governa più del doppio delle Regioni della sinistra ma le viene contestato circa un terzo delle impugnazioni totali (il 37 per cento).
Vincenzo Ceccarelli, capogruppo Pd uscente in Toscana, condivide le perplessità di Giani: “Nei nostri confronti mi sembra ci sia un pregiudizio, il governo sta facendo un uso strumentale delle impugnazioni. Voglio dire: non credo che il nostro ufficio legislativo e i nostri uffici siano così sprovveduti da sbagliare così tante norme”. Tra le leggi impugnate c’è anche quella sulla fine vita: “Non abbiamo allargato i diritti – spiega Ceccarelli – ma ci siamo limitati a garantire i diritti definiti dalla Corte Costituzionale e a organizzare i servizi regionali. Ce l’hanno impugnata, ma siamo convinti che la Consulta ci possa dare ragione”.
I numeri sono anomali soprattutto se paragonati a quelli dei governi precedenti, quando la statistica era opposta. Dal febbraio 2021 all’estate 2022, l’esecutivo di Mario Draghi ha impugnato molte più leggi dell’attuale, che d’altra parte si fa vanto di sostenere l’autonomia differenziata. Comunque, delle 105 leggi impugnate da Draghi, soltanto 15 erano di Regioni di centrosinistra (7 della Puglia, 3 della Toscana, 3 del Lazio di Nicola Zingaretti, una a testa per Emilia Romagna e Campania): per tutte le altre, ben 90, si va in zona centrodestra con particolare attenzione sulla Sicilia (20) e sull’Abruzzo (16). Insomma proporzioni che, al netto di fisiologiche oscillazioni, ricalcavano il numero di Regioni amministrate dalle coalizioni.
Nulla di diverso con il secondo governo di Giuseppe Conte, a capo di una coalizione con M5S, Pd, Avs e centristi. Tra il settembre 2019 e il gennaio 2021, l’esecutivo dell’avvocato impugna 87 leggi regionali, di cui 24 riconducibili a giunte di centrosinistra e 63 a giunte di centrodestra. Ergo: il governo Meloni è l’unico, tra quelli recenti, a trascinare alla Consulta molte più leggi partorite da Pd e alleati. Rischiando che adesso si apra uno scontro istituzionale con le Regioni più colpite.
Ammetto di avere qualche difficoltà a capire il senso dell'articolo; anzi la sua logica perché viene affermata l'esistenza di un problema sulla base di fatti che però sembrano dire altro, addirittura l'opposto.
Meloni 2022-25 (1096 gg.): 64 leggi impugnate
Draghi 2021-22 (523 gg.): 105 leggi impugnate
Conte 2019-2021 (509 gg.): 87 leggi impugnate
La frase si fa vanto di sostenere l’autonomia differenziata non si capisce; i numeri sembrerebbero confermarla, almeno rispetto ai governi precedenti e tenendo presente che il numero di leggi impugnate non è solo nettamente inferiore ma si distribuisce su un tempo più lungo (sostanzialmente doppio).
Poi c'è la questione del "pregiudizio", che è anche quella centrale.
Manca nell'articolo un elemento fondamentale e cioè il merito delle leggi contestate: si fanno degli esempi ma non sono sufficienti e l'affermazione finisce per poggiare solo sui numeri delle leggi contestate rispetto alle regioni governate.
Ma quel sarebbe lecito attendersi una distribuzione delle impugnazioni più o meno proporzionale al numero di Regioni governate da destra e sinistra non è convincente: il governo Meloni è un governo molto più politico rispetto ai due precedenti e da un governo politico è lecito attendersi esattamente quelle proporzioni per ragioni fisiologiche.
Insomma, per dire che c'è un pregiudizio avremmo bisogno dei dettagli sulle singole contestazioni; mentre più che un'anomalia rispetto ai governi precedenti c'è un ritorno alla normalità di un agire politico
(edited)
Meloni 2022-25 (1096 gg.): 64 leggi impugnate
Draghi 2021-22 (523 gg.): 105 leggi impugnate
Conte 2019-2021 (509 gg.): 87 leggi impugnate
La frase si fa vanto di sostenere l’autonomia differenziata non si capisce; i numeri sembrerebbero confermarla, almeno rispetto ai governi precedenti e tenendo presente che il numero di leggi impugnate non è solo nettamente inferiore ma si distribuisce su un tempo più lungo (sostanzialmente doppio).
Poi c'è la questione del "pregiudizio", che è anche quella centrale.
Manca nell'articolo un elemento fondamentale e cioè il merito delle leggi contestate: si fanno degli esempi ma non sono sufficienti e l'affermazione finisce per poggiare solo sui numeri delle leggi contestate rispetto alle regioni governate.
Ma quel sarebbe lecito attendersi una distribuzione delle impugnazioni più o meno proporzionale al numero di Regioni governate da destra e sinistra non è convincente: il governo Meloni è un governo molto più politico rispetto ai due precedenti e da un governo politico è lecito attendersi esattamente quelle proporzioni per ragioni fisiologiche.
Insomma, per dire che c'è un pregiudizio avremmo bisogno dei dettagli sulle singole contestazioni; mentre più che un'anomalia rispetto ai governi precedenti c'è un ritorno alla normalità di un agire politico
(edited)
Draghi: “L’unica via per l'Ue è un federalismo pragmatico”
L'unica via è la dissoluzione e un equo processo per associazione a delinquere
L'unica via è la dissoluzione e un equo processo per associazione a delinquere
Non è il valore assoluto ma la distribuzione. Il primo non ti dice nulla, se la seconda è omogenea: solo che c'è un uso maggiore di uno strumento.
Se la seconda è disomogenea invece, soprattutto perché nei precedenti non lo è stata, il dubbio ti viene. Non è sempre tutto un dibattito: ci sono numeri e riferimenti.
Se la seconda è disomogenea invece, soprattutto perché nei precedenti non lo è stata, il dubbio ti viene. Non è sempre tutto un dibattito: ci sono numeri e riferimenti.
Insomma, per dire che c'è un pregiudizio avremmo bisogno dei dettagli sulle singole contestazioni; mentre più che un'anomalia rispetto ai governi precedenti c'è un ritorno alla normalità di un agire politico
Sulla seconda non hai alcun motivo di pensare che sia più o meno normale tenere il numero alto o basso; sulla prima hai i riferimenti passati. Quindi una risposta la hai già e (scusa ma qui è un mio pallino da sempre) non riconoscerla è un problema di chi non capisce i numeri, non di chi ne trae tale risposta.
Detto in altro modo: se in altri paesi fanno studiare moltissimo le discipline STEM e da noi ci si perde in supercazzolosi simposi, il risultato non può che essere un popolo manipolabile e che premia il ragionmento autoreferenziale.
Sulla seconda non hai alcun motivo di pensare che sia più o meno normale tenere il numero alto o basso; sulla prima hai i riferimenti passati. Quindi una risposta la hai già e (scusa ma qui è un mio pallino da sempre) non riconoscerla è un problema di chi non capisce i numeri, non di chi ne trae tale risposta.
Detto in altro modo: se in altri paesi fanno studiare moltissimo le discipline STEM e da noi ci si perde in supercazzolosi simposi, il risultato non può che essere un popolo manipolabile e che premia il ragionmento autoreferenziale.
Intervengo su questo concetto:
se in altri paesi fanno studiare moltissimo le discipline STEM e da noi ci si perde in supercazzolosi simposi, il risultato non può che essere un popolo manipolabile e che premia il ragionmento autoreferenziale.
Dico che, secondo me, IN GENERALE è esattamente il contrario. Più fai studiare STEM e più le persone sono manipolabili.
Mi spiego meglio:
Lo studio di scienze dure induce le persone a abituarsi all'idea che ci siano risposte giuste e risposte sbagliate. Certo si può approcciare anche in modo critico, ma evidentemente fare un salto del genere non è per tutti. Cioè non è per tutti i docenti e tantomeno per tutti i discenti.
E' pure vero che se le materie umanistiche (rectius non-STEM) vengono affrontate in modo nozionistico (o peggio come scienza dura) non si finisce molto meglio. Anzi probabilmente molto peggio dato che perdi il rigore e non guadagni niente in termini di capacità critica.
Ma se si affrontano in modo serio (cioè come materie complesse in cui la verità è inconoscibile) sono le uniche che permettono di comprendere la complessità dell'interazione umana.
Sintesi: i popoli più manipolabili sono quelli composti di persone che:
1 credono di sapere (MEGLIO IGNORANTI che anti-socratici!)
2 sono abituati a pensare che ci siano risposte corrette, ma non a mettere in discussione le domande (nessuna risposta è giusta se non sai farti la domanda giusta)
3 credono nella verità (di qualsiasi tipo: religiosa, scientifica, autoritativa, ..)
4 non hanno gli strumenti culturali e umani necessari per la gestione dei conflitti
Difficile sostenere che studiare ingegneria, medicina o chimica aiuti più di studiarei filosofia o economia in questi ambiti.
E lo vediamo bene dalla desolante manipolabilità del laureato medio italico. Prendi i medici che sono una categoria abbastanza omogenea, nel 99% dei casi puoi predire le loro opinioni politiche da 30 secondi di conversazione...
se in altri paesi fanno studiare moltissimo le discipline STEM e da noi ci si perde in supercazzolosi simposi, il risultato non può che essere un popolo manipolabile e che premia il ragionmento autoreferenziale.
Dico che, secondo me, IN GENERALE è esattamente il contrario. Più fai studiare STEM e più le persone sono manipolabili.
Mi spiego meglio:
Lo studio di scienze dure induce le persone a abituarsi all'idea che ci siano risposte giuste e risposte sbagliate. Certo si può approcciare anche in modo critico, ma evidentemente fare un salto del genere non è per tutti. Cioè non è per tutti i docenti e tantomeno per tutti i discenti.
E' pure vero che se le materie umanistiche (rectius non-STEM) vengono affrontate in modo nozionistico (o peggio come scienza dura) non si finisce molto meglio. Anzi probabilmente molto peggio dato che perdi il rigore e non guadagni niente in termini di capacità critica.
Ma se si affrontano in modo serio (cioè come materie complesse in cui la verità è inconoscibile) sono le uniche che permettono di comprendere la complessità dell'interazione umana.
Sintesi: i popoli più manipolabili sono quelli composti di persone che:
1 credono di sapere (MEGLIO IGNORANTI che anti-socratici!)
2 sono abituati a pensare che ci siano risposte corrette, ma non a mettere in discussione le domande (nessuna risposta è giusta se non sai farti la domanda giusta)
3 credono nella verità (di qualsiasi tipo: religiosa, scientifica, autoritativa, ..)
4 non hanno gli strumenti culturali e umani necessari per la gestione dei conflitti
Difficile sostenere che studiare ingegneria, medicina o chimica aiuti più di studiarei filosofia o economia in questi ambiti.
E lo vediamo bene dalla desolante manipolabilità del laureato medio italico. Prendi i medici che sono una categoria abbastanza omogenea, nel 99% dei casi puoi predire le loro opinioni politiche da 30 secondi di conversazione...
Porto un esempio (secondo me) di quello che dice pupe, dove si commenta un articolo su un prodotto informatico e la discussione è spostata quasi esclusivamente e fideisticamente sulle persone:
https://lobste.rs/s/iuvukw/word_on_omarchy
Senza entrare nel merito, e senza voler prendere parte, questo per me è un esempio di community stem molto specifica che finisce per assomigliare a una setta religiosa che etichetta tutti quelli che hanno opinioni diverse come fascisti ed omofobi, rifiutandosi di valutare razionalmente qualsiasi contesto una volta applicata l'etichetta. Così la formazione tecnica diventa un modo per creare nel tempo tante pecore manipolabili da assoldare al "noi contro loro", solo per uniformazione. Senza alcuna applicazione di pensiero critico
https://lobste.rs/s/iuvukw/word_on_omarchy
Senza entrare nel merito, e senza voler prendere parte, questo per me è un esempio di community stem molto specifica che finisce per assomigliare a una setta religiosa che etichetta tutti quelli che hanno opinioni diverse come fascisti ed omofobi, rifiutandosi di valutare razionalmente qualsiasi contesto una volta applicata l'etichetta. Così la formazione tecnica diventa un modo per creare nel tempo tante pecore manipolabili da assoldare al "noi contro loro", solo per uniformazione. Senza alcuna applicazione di pensiero critico