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Subject: Libertà d’opinione o di stampa...
verifica dell'età sui siti pornografici
Ovviamente la scusa è sempre quella di "proteggere i minori" (cioè sostituirsi ai genitori).
La scusa è SBAGLIATA, lo stato non deve proteggere i minori su internet, ma dare strumenti ai genitori.
Se a 10 anni dai un telefono a tuo figlio senza controlli ti devono togliere la potestà genitoriale, non mettere il controllo età su pornhub..
Casualmente.. questo porterà ad un aumento esponenziale dei dati di minori trattati e della profilazione..
Ovviamente la scusa è sempre quella di "proteggere i minori" (cioè sostituirsi ai genitori).
La scusa è SBAGLIATA, lo stato non deve proteggere i minori su internet, ma dare strumenti ai genitori.
Se a 10 anni dai un telefono a tuo figlio senza controlli ti devono togliere la potestà genitoriale, non mettere il controllo età su pornhub..
Casualmente.. questo porterà ad un aumento esponenziale dei dati di minori trattati e della profilazione..
intanto da noi in pochi giorni sono due i concerti cancellati di musicisti russi perchè considerati "putinisti".
Una tentativo di cancellazione delle opinioni del nemico che dovrebbe farci vergognare.
Una tentativo di cancellazione delle opinioni del nemico che dovrebbe farci vergognare.
Trump atteso all’Arthur Ashe Stadium per la sfida tra Sinner e Alcaraz. La Usta ha inviato un promemoria a tutte le emittenti televisive chiedendo di “non mostrare alcuna interruzione o reazione legata alla presenza del Presidente, in qualsiasi forma essa si manifesti”
L'occidente democratico.
L'occidente democratico.
vogliono evitare l'effetto Macron all'inaugurazione della coppa del mondo di rugby.
Lo dovranno comunque inquadrare per l'inno e New York si sfogherà allora.
Lo dovranno comunque inquadrare per l'inno e New York si sfogherà allora.
Il faro della democrazia continua imperterrito a illuminare.
Jimmy Kimmel sospeso e il suo show interrotto: i commenti su Charlie Kirk e Donald Trump che hanno causato il provvedimento
Jimmy Kimmel sospeso e il suo show interrotto: i commenti su Charlie Kirk e Donald Trump che hanno causato il provvedimento
Il faro della democrazia continua imperterrito a illuminare.
Jimmy Kimmel sospeso e il suo show interrotto: i commenti su Charlie Kirk e Donald Trump che hanno causato il provvedimento
Lo ha colpito il karma.
Quello che ha augurato agli agli altri anni fa, tipo chi non é vaccinato non dovrebbe lavorare, adesso é toccato a lui.
Fermo restando che quello che é successo non é giusto, LUI e altri sono colpevoli di aver sdoganato il metodo (fascista) e pertanto non piangano sul latte versato.
Jimmy Kimmel sospeso e il suo show interrotto: i commenti su Charlie Kirk e Donald Trump che hanno causato il provvedimento
Lo ha colpito il karma.
Quello che ha augurato agli agli altri anni fa, tipo chi non é vaccinato non dovrebbe lavorare, adesso é toccato a lui.
Fermo restando che quello che é successo non é giusto, LUI e altri sono colpevoli di aver sdoganato il metodo (fascista) e pertanto non piangano sul latte versato.
“Io non voglio che ritirino le querele contro di me, io voglio vincere sul campo, non per assenza di giocatori. Però vorrei che se un politico denuncia un giornalista, sapendo che quello che il giornalista ha detto è vero, poi paghi. E paghi anche salato”. Sigfrido Ranucci, arrivando alla Assemblea all’assemblea generale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), commenta la proposta del ritiro delle querele nei suoi confronti avanzata nei giorni scorsi da Francesco Storace, dopo l’attentato subito dal giornalista a pochi metri dalla sua casa di Pomezia. Ma soprattutto rilancia il dibattito su una legge contro le querele temerarie, come ribadito anche durante la manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle organizzata per il conduttore di Report. Nei giorni scorsi, inoltre, il Garante della privacy ha comminato alla trasmissione una mega-multa da 150mila euro – quasi inaudita nelle proporzioni – per la messa in onda di alcune intercettazioni sul caso di Gennaro Sangiuliano in cui l’allora ministro parlava con la moglie.
“Sono qui perché mi hanno invitato e sono venuto perché credo che sia importante in questo momento mandare un messaggio alla all’Associazione nazionale dei magistrati che sia importante essere uniti – ha spiegato Ranucci – Secondo me l’Associazione nazionale dei magistrati deve cominciare a ragionare in maniera meno correntizia: è un vizio politico quello delle correnti e il cittadino deve recuperare fiducia nella magistratura”. A chi gli chiedeva come sarà il suo voto al referendum Ranucci ha replicato: “Io sono contrario alla separazione delle carriere perché in tutti i Paesi dove c’è la separazione delle carriere, il pm poi alla fine è sottoposto al potere politico. Noi abbiamo bisogno di poteri divisi che si facciano da contrappeso e solo così si può far funzionare la macchina democratica”.
“Sono qui perché mi hanno invitato e sono venuto perché credo che sia importante in questo momento mandare un messaggio alla all’Associazione nazionale dei magistrati che sia importante essere uniti – ha spiegato Ranucci – Secondo me l’Associazione nazionale dei magistrati deve cominciare a ragionare in maniera meno correntizia: è un vizio politico quello delle correnti e il cittadino deve recuperare fiducia nella magistratura”. A chi gli chiedeva come sarà il suo voto al referendum Ranucci ha replicato: “Io sono contrario alla separazione delle carriere perché in tutti i Paesi dove c’è la separazione delle carriere, il pm poi alla fine è sottoposto al potere politico. Noi abbiamo bisogno di poteri divisi che si facciano da contrappeso e solo così si può far funzionare la macchina democratica”.
Puntuale come un orologio Travaglio fa l'articolessa per dare contro al Garante, inventandosi una cosa fantastica:
il componente del collegio in quota destra... è stato visto con quelli della destra!
Una notizia perfetta per i minus habens che VOGLIONO credere alla favola del garante che sanziona Report con il mandato della destra cattiva.
Manca completamente l'indagine su quello in quota M5S (Scorza), quella in quota lega (Cerrina Feroni), ma soprattutto del presidente in quota PD (Stanzione).
Chi conosce il Garante sa che è un organo infiltrato potentemente dalla politica di csx. Negli anni tutti i dirigenti sono stati scelti e selezionati su base di appartenenza politica... di sinistra!
il componente del collegio in quota destra... è stato visto con quelli della destra!
Una notizia perfetta per i minus habens che VOGLIONO credere alla favola del garante che sanziona Report con il mandato della destra cattiva.
Manca completamente l'indagine su quello in quota M5S (Scorza), quella in quota lega (Cerrina Feroni), ma soprattutto del presidente in quota PD (Stanzione).
Chi conosce il Garante sa che è un organo infiltrato potentemente dalla politica di csx. Negli anni tutti i dirigenti sono stati scelti e selezionati su base di appartenenza politica... di sinistra!
La cosa si fa interessante... non che non si sapesse che i Garanti sono diventati da molti anni i luoghi d'approdo per trombati e pensionati della politica. Però è sempre curioso avere conferme
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/10/26/report-un-componente-del-garante-della-privacy-avvistato-nella-sede-di-fdi-prima-della-multa/8173254/
Via della Scrofa 39, mercoledì sera, quasi buio. Un’auto scura si ferma con le quattro frecce accese davanti alla sede nazionale di Fratelli d’Italia. Scende un uomo con cappotto grigio e borsone nero, inforca l’ingresso. Il giorno dopo voterà a favore della multa record a Sigfrido Ranucci e a Report.
Perché quell’uomo è Agostino Ghiglia, componente del Collegio del Garante della Privacy, che anziché solidarietà al conduttore – a tre giorni dall’attentato sotto casa – gli ha comminato una sanzione da 150 mila euro per aver diffuso l’audio Boccia-Sangiuliano, già pubblicato dai giornali, deferiti al Garante ma mai sanzionati. È la “prova regina”, che fotografa un’Autorità “indipendente” ormai sotto osservazione: un suo membro entra nella sede del partito di governo poche ore prima di un voto cruciale. Chi doveva incontrare? La numero due del partito, Arianna Meloni, sorella della premier e regista delle nomine e di tutto quello che accade nel partito.
E questa scena finirà stasera su Rai3, nella puntata che apre la nuova stagione di Report. Oltre alle inchieste sull’offensiva sovranista Meloni-Trump contro l’Europa con fondi che transitano via fondazioni ultraconservatrici e le nomine imposte dal governo al mondo della cultura, Sigfrido Ranucci infatti anticiperà il tema di un’inchiesta già in corso sull’indipendenza delle authority.
Perché proprio la vicenda della sanzione contro Report ha fornito elementi – e ora anche la prova video – che confermano il sospetto asservimento politico di un’autorità chiamata a tutelare i diritti di tutti i cittadini e a garantire trasparenza e indipendenza nel trattamento dei dati personali.
Quel video, racconta Ranucci, è stato raccolto per caso da un inviato che stava aspettando Arianna Meloni davanti alla sede del partito e ha ripreso invece Agostino Ghiglia mentre entrava nell’edificio, alla vigilia del voto sulla multa. “E ora ci spieghino cosa ci faceva Ghiglia, membro dell’Ufficio del Garante, negli uffici di via della Scrofa poche ore prima del voto. Ha parlato con Arianna Meloni? E di cosa? Della sanzione verso Report? Se è tutto regolare, il Garante ci metta la faccia”, dirà Ranucci in apertura.
Il “Fatto” aveva registrato l’imbarazzo di Agostino Ghiglia e del presidente del Garante Pasquale Stanzione. Nessuno dei due ha smentito l’incontro. Stanzione si era trincerato dietro una decisione “dell’authority nella sua totalità”, quando invece la sanzione a Report è stata votata a maggioranza, non all’unanimità.
Tra il 22 e il 23 ottobre Gennaro Sangiuliano, cioè colui che ha azionato il giudizio del Garante su Report, ufficializza la sua candidatura in Campania “dopo aver parlato con Arianna Meloni”. Il 23 il Garante vota la sanzione. Dei quattro membri, due erano già favorevoli: Pasquale Stanzione e la sua vice Ginevra Cerrina Feroni, legati a Sangiuliano da rapporti accademici e personali.
A gennaio, Feroni aveva presentato a Firenze il libro di Sangiuliano “Trump. La rivincita”, mentre era candidata alla Corte Costituzionale in quota Fratelli d’Italia. “Si sbracciava per lui, anche presentandogli il libro, mentre cercava l’appoggio politico per la Consulta”, racconta una fonte.
Il Garante Pasquale Stanzione, nominato dal Pd nel 2020, è anche il fondatore della cosiddetta “scuola della privacy” dell’Università di Salerno: da lì si irradia una rete di accademici e consulenti oggi in posizioni chiave nell’Autorità Garante. Tra questi Salvatore Sica, docente di diritto privato e fratello dell’avvocato Silverio Sica, difensore di Sangiuliano anche nel procedimento che ha portato alla multa contro Report. Un microsistema accademico e familiare che dal campus di Salerno è arrivato a Roma sul Frecciarossa della politica, fino a decidere chi può o non può raccontare il potere.
A quel punto due voti su quattro erano certi. Ma per infliggere sicuramente la sanzione a Report serviva un terzo voto certo. Lo conferma un dettaglio mai emerso finora che collega la “visita” di Agostino Ghiglia in via della Scrofa all’esito stesso della votazione. Fino all’ultimo, l’ex missino, ex An, già coordinatore piemontese di Fratelli d’Italia non era favorevole alla sanzione. Nelle ore precedenti sosteneva anzi di voler limitare il provvedimento a un ammonimento. Dopo la “visita” in via della Scrofa, guarda caso, Ghiglia cambia idea. Non sarà certo un caso.
La sequenza è ormai chiara: 16 ottobre, la bomba di Pomezia distrugge l’auto di Ranucci e quella di sua figlia; 21 ottobre, in piazza Santi Apostoli, cittadini e giornalisti manifestano per la libertà di stampa; 22 ottobre, Ghiglia entra nella sede di FdI ancora indeciso sul voto; 23 ottobre, il Garante approva la multa con tre voti favorevoli e uno contrario. In meno di una settimana, la solidarietà si è trasformata in censura del Garante. Una nuvola nera che segue Report e che racconta meglio di ogni inchiesta lo stato della libertà d’informazione in Italia.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/10/26/report-un-componente-del-garante-della-privacy-avvistato-nella-sede-di-fdi-prima-della-multa/8173254/
Via della Scrofa 39, mercoledì sera, quasi buio. Un’auto scura si ferma con le quattro frecce accese davanti alla sede nazionale di Fratelli d’Italia. Scende un uomo con cappotto grigio e borsone nero, inforca l’ingresso. Il giorno dopo voterà a favore della multa record a Sigfrido Ranucci e a Report.
Perché quell’uomo è Agostino Ghiglia, componente del Collegio del Garante della Privacy, che anziché solidarietà al conduttore – a tre giorni dall’attentato sotto casa – gli ha comminato una sanzione da 150 mila euro per aver diffuso l’audio Boccia-Sangiuliano, già pubblicato dai giornali, deferiti al Garante ma mai sanzionati. È la “prova regina”, che fotografa un’Autorità “indipendente” ormai sotto osservazione: un suo membro entra nella sede del partito di governo poche ore prima di un voto cruciale. Chi doveva incontrare? La numero due del partito, Arianna Meloni, sorella della premier e regista delle nomine e di tutto quello che accade nel partito.
E questa scena finirà stasera su Rai3, nella puntata che apre la nuova stagione di Report. Oltre alle inchieste sull’offensiva sovranista Meloni-Trump contro l’Europa con fondi che transitano via fondazioni ultraconservatrici e le nomine imposte dal governo al mondo della cultura, Sigfrido Ranucci infatti anticiperà il tema di un’inchiesta già in corso sull’indipendenza delle authority.
Perché proprio la vicenda della sanzione contro Report ha fornito elementi – e ora anche la prova video – che confermano il sospetto asservimento politico di un’autorità chiamata a tutelare i diritti di tutti i cittadini e a garantire trasparenza e indipendenza nel trattamento dei dati personali.
Quel video, racconta Ranucci, è stato raccolto per caso da un inviato che stava aspettando Arianna Meloni davanti alla sede del partito e ha ripreso invece Agostino Ghiglia mentre entrava nell’edificio, alla vigilia del voto sulla multa. “E ora ci spieghino cosa ci faceva Ghiglia, membro dell’Ufficio del Garante, negli uffici di via della Scrofa poche ore prima del voto. Ha parlato con Arianna Meloni? E di cosa? Della sanzione verso Report? Se è tutto regolare, il Garante ci metta la faccia”, dirà Ranucci in apertura.
Il “Fatto” aveva registrato l’imbarazzo di Agostino Ghiglia e del presidente del Garante Pasquale Stanzione. Nessuno dei due ha smentito l’incontro. Stanzione si era trincerato dietro una decisione “dell’authority nella sua totalità”, quando invece la sanzione a Report è stata votata a maggioranza, non all’unanimità.
Tra il 22 e il 23 ottobre Gennaro Sangiuliano, cioè colui che ha azionato il giudizio del Garante su Report, ufficializza la sua candidatura in Campania “dopo aver parlato con Arianna Meloni”. Il 23 il Garante vota la sanzione. Dei quattro membri, due erano già favorevoli: Pasquale Stanzione e la sua vice Ginevra Cerrina Feroni, legati a Sangiuliano da rapporti accademici e personali.
A gennaio, Feroni aveva presentato a Firenze il libro di Sangiuliano “Trump. La rivincita”, mentre era candidata alla Corte Costituzionale in quota Fratelli d’Italia. “Si sbracciava per lui, anche presentandogli il libro, mentre cercava l’appoggio politico per la Consulta”, racconta una fonte.
Il Garante Pasquale Stanzione, nominato dal Pd nel 2020, è anche il fondatore della cosiddetta “scuola della privacy” dell’Università di Salerno: da lì si irradia una rete di accademici e consulenti oggi in posizioni chiave nell’Autorità Garante. Tra questi Salvatore Sica, docente di diritto privato e fratello dell’avvocato Silverio Sica, difensore di Sangiuliano anche nel procedimento che ha portato alla multa contro Report. Un microsistema accademico e familiare che dal campus di Salerno è arrivato a Roma sul Frecciarossa della politica, fino a decidere chi può o non può raccontare il potere.
A quel punto due voti su quattro erano certi. Ma per infliggere sicuramente la sanzione a Report serviva un terzo voto certo. Lo conferma un dettaglio mai emerso finora che collega la “visita” di Agostino Ghiglia in via della Scrofa all’esito stesso della votazione. Fino all’ultimo, l’ex missino, ex An, già coordinatore piemontese di Fratelli d’Italia non era favorevole alla sanzione. Nelle ore precedenti sosteneva anzi di voler limitare il provvedimento a un ammonimento. Dopo la “visita” in via della Scrofa, guarda caso, Ghiglia cambia idea. Non sarà certo un caso.
La sequenza è ormai chiara: 16 ottobre, la bomba di Pomezia distrugge l’auto di Ranucci e quella di sua figlia; 21 ottobre, in piazza Santi Apostoli, cittadini e giornalisti manifestano per la libertà di stampa; 22 ottobre, Ghiglia entra nella sede di FdI ancora indeciso sul voto; 23 ottobre, il Garante approva la multa con tre voti favorevoli e uno contrario. In meno di una settimana, la solidarietà si è trasformata in censura del Garante. Una nuvola nera che segue Report e che racconta meglio di ogni inchiesta lo stato della libertà d’informazione in Italia.
Ad approfondire la questione vengono fuori robe da film... niente male davvero il profilo di questo Ghiglia. Assolutamente perfetto per il ruolo di Garante
(edited)
(edited)
2 Novembre 2025
Garante della Privacy, non solo ‘Report’: cinque favori di Ghiglia ai meloniani
di Thomas Mackinson
Dalla casa della premier a ‘Fanpage’, il programma di Ranucci svela altri 4 casi in cui s’è mosso per il partito
La privacy non è garantita, lo spettacolo del potere sì, ed è quello agghiacciante di un’autorità che la legge vorrebbe autonoma e indipendente e che invece – per ben cinque volte – si piega alle convenienze del partito che governa l’Italia. Per proteggere i propri referenti e se stessa, non i cittadini. Accomodatevi sul divano: Report, ore 20.30, Rai3. Comincia un film horror di 47 minuti. Titolo: “L’Autorità del Garante”.
Partendo dalla famosa multa, l’inchiesta ricostruisce come l’Autorità della Privacy, nata per difendere i cittadini invece finisca per servire solo chi governa. Al centro, il componente del Collegio Agostino Ghiglia, ex Fronte della Gioventù, oggi uomo di FdI, che da garante dei dati personali sembra garantire soprattutto quelli del suo partito. Cinque i casi, almeno finora, che inchiodano l’Autorità a un copione politico.
Primo, la sanzione a Report per la pubblicazione dell’audio tra l’ex ministro Sangiuliano e la moglie. Il giorno prima della multa da 150 mila euro, Ghiglia viene ripreso mentre entra in via della Scrofa, sede di FdI, per incontrare Arianna Meloni. Si difenderà dicendo che era lì per parlare di un libro con Italo Bocchino, ma agli uffici scrive: “Domani vado da Arianna”. Nessuna menzione del libro. E ci va con l’auto di servizio del Garante.
A giugno 2024 va in onda l’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia. Un reportage su un evento politico, tra cori fascisti e saluti romani. Il Garante si attiva a seguito dei reclami e il punto è se sia stato girato in luogo privato e non politico, dunque materia di privacy. Gli “uffici” che hanno fatto l’istruttoria, evocati nei giorni scorsi per scrollarsi la responsabilità della multa a Report in questo caso erano per l’archiviazione. Ma Ghiglia non ci sta: è “un luogo privato”, dunque materia di privacy. Si oppone all’archiviazione e scrive ai colleghi che i volti oscurati non bastano. Sulla stessa linea la vicepresidente leghista Ginevra Cerrina Feroni. L’archiviazione passerà per un soffio.
Con l’Asl di Torino siamo a tre. Nel 2022 la cugina di Ghiglia, dirigente sanitaria, dice in un’intercettazione “ne parlo con mio cugino Ago”. Il direttore: “Quella dice che ci farà fare una multa dal Garante di soli 5 mila euro”. Sarà di 8 mila, ridotti per pagamento anticipato. Ghiglia non si astiene, in barba ai conflitti d’interessi.
Il 16 gennaio, il duo Boschi-Bonifazi chiede in Parlamento conto dei lavori di ristrutturazione della casa di Giorgia Meloni. Ghiglia sollecita “con urgenza” gli uffici per capire se “qualcosa si può coprire” in nome della privacy. Arriverà una risposta perfettamente allineata: nessun fondo pubblico, nessun elenco di fornitori, “c’è la privacy”.
Clamoroso il caso di Fratelli di Chat, il libro del Fatto di Giacomo Salvini sulle chat interne di FdI (vedi sotto). Il 6 febbraio 2025, alla vigilia dell’uscita, Ghiglia scrive agli uffici: “Mi serve un approfondimento serio prima facie”. Coinvolge anche Cristiana Luciani, che non era più nella sua segreteria. Dopo sei giorni – record rispetto ai 20,8 mesi medi dei procedimenti analoghi – il Collegio ammonisce l’editore. Tra i firmatari del provvedimento c’è anche Fabio Mattei, allora segretario generale del Garante, che secondo Report avrebbe aiutato a redigere il ricorso contro il libro, recandosi al ministero della Difesa insieme a una collega. Poche settimane dopo sarà nominato Segretario generale della Difesa, primo civile nella storia a ricoprire quel ruolo. Mattei ammette di essere andato da Crosetto “qualche settimana prima” per discutere del cambio di incarico.
Dopo la diffusione del video, Ghiglia – che aveva definito Report “una betoniera del fango” – reagisce stizzito, lamentando una “intrusione nella mia vita privata” e persino di “stalking”. Stavolta, la privacy serve a proteggere se stesso più che il partito.
Minuto dopo minuto, intorno al Collegio si dispiega una rete di intrecci e promozioni da far girare la testa. C’è Cristiana Luciani, dirigente e moglie del deputato FdI Luca Sbardella: cinque giorni prima del concorso da dirigente riceve una mail con un “approfondimento giuridico” sullo ius superveniens, lo stesso tema tra le tracce non estratte. “Assolutamente un caso”, dice. È la stessa cui, nel caso della multa a Report, Ghiglia aveva chiesto un “approfondimento urgente” dopo un messaggio di Sangiuliano.
Il clima austero dell’Autorità si stempera tra festeggiamenti e legami. Report documenta feste molto particolari: quella per i 50 anni di Luciani, con esponenti del Garante e Arianna Meloni, e quella per i 50 di Arianna, con i coniugi Sbardella presenti. Tra i funzionari, Raffaella Bufo, già nella segreteria di Ghiglia e organizzatrice di eventi: nel suo curriculum la gestione dei Wedding Awards 2019. Report ricorda che Luciani era “in prima fila” e che Bufo “ha organizzato anche la comunione della figlia” di Luciani. Poi Giovanni Sciancalepore, nominato il 24 gennaio 2024 consigliere giuridico del presidente Pasquale Stanzione: due giorni prima presiedeva la commissione che ha dichiarato idonea a ordinario la nipote di Stanzione. Così un’Autorità nata per garantire i cittadini sembra il guardaspalle del potere, tra tomi giuridici e convegni sui diritti. Alcuni, a quanto pare, più garantiti degli altri.
Garante della Privacy, non solo ‘Report’: cinque favori di Ghiglia ai meloniani
di Thomas Mackinson
Dalla casa della premier a ‘Fanpage’, il programma di Ranucci svela altri 4 casi in cui s’è mosso per il partito
La privacy non è garantita, lo spettacolo del potere sì, ed è quello agghiacciante di un’autorità che la legge vorrebbe autonoma e indipendente e che invece – per ben cinque volte – si piega alle convenienze del partito che governa l’Italia. Per proteggere i propri referenti e se stessa, non i cittadini. Accomodatevi sul divano: Report, ore 20.30, Rai3. Comincia un film horror di 47 minuti. Titolo: “L’Autorità del Garante”.
Partendo dalla famosa multa, l’inchiesta ricostruisce come l’Autorità della Privacy, nata per difendere i cittadini invece finisca per servire solo chi governa. Al centro, il componente del Collegio Agostino Ghiglia, ex Fronte della Gioventù, oggi uomo di FdI, che da garante dei dati personali sembra garantire soprattutto quelli del suo partito. Cinque i casi, almeno finora, che inchiodano l’Autorità a un copione politico.
Primo, la sanzione a Report per la pubblicazione dell’audio tra l’ex ministro Sangiuliano e la moglie. Il giorno prima della multa da 150 mila euro, Ghiglia viene ripreso mentre entra in via della Scrofa, sede di FdI, per incontrare Arianna Meloni. Si difenderà dicendo che era lì per parlare di un libro con Italo Bocchino, ma agli uffici scrive: “Domani vado da Arianna”. Nessuna menzione del libro. E ci va con l’auto di servizio del Garante.
A giugno 2024 va in onda l’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia. Un reportage su un evento politico, tra cori fascisti e saluti romani. Il Garante si attiva a seguito dei reclami e il punto è se sia stato girato in luogo privato e non politico, dunque materia di privacy. Gli “uffici” che hanno fatto l’istruttoria, evocati nei giorni scorsi per scrollarsi la responsabilità della multa a Report in questo caso erano per l’archiviazione. Ma Ghiglia non ci sta: è “un luogo privato”, dunque materia di privacy. Si oppone all’archiviazione e scrive ai colleghi che i volti oscurati non bastano. Sulla stessa linea la vicepresidente leghista Ginevra Cerrina Feroni. L’archiviazione passerà per un soffio.
Con l’Asl di Torino siamo a tre. Nel 2022 la cugina di Ghiglia, dirigente sanitaria, dice in un’intercettazione “ne parlo con mio cugino Ago”. Il direttore: “Quella dice che ci farà fare una multa dal Garante di soli 5 mila euro”. Sarà di 8 mila, ridotti per pagamento anticipato. Ghiglia non si astiene, in barba ai conflitti d’interessi.
Il 16 gennaio, il duo Boschi-Bonifazi chiede in Parlamento conto dei lavori di ristrutturazione della casa di Giorgia Meloni. Ghiglia sollecita “con urgenza” gli uffici per capire se “qualcosa si può coprire” in nome della privacy. Arriverà una risposta perfettamente allineata: nessun fondo pubblico, nessun elenco di fornitori, “c’è la privacy”.
Clamoroso il caso di Fratelli di Chat, il libro del Fatto di Giacomo Salvini sulle chat interne di FdI (vedi sotto). Il 6 febbraio 2025, alla vigilia dell’uscita, Ghiglia scrive agli uffici: “Mi serve un approfondimento serio prima facie”. Coinvolge anche Cristiana Luciani, che non era più nella sua segreteria. Dopo sei giorni – record rispetto ai 20,8 mesi medi dei procedimenti analoghi – il Collegio ammonisce l’editore. Tra i firmatari del provvedimento c’è anche Fabio Mattei, allora segretario generale del Garante, che secondo Report avrebbe aiutato a redigere il ricorso contro il libro, recandosi al ministero della Difesa insieme a una collega. Poche settimane dopo sarà nominato Segretario generale della Difesa, primo civile nella storia a ricoprire quel ruolo. Mattei ammette di essere andato da Crosetto “qualche settimana prima” per discutere del cambio di incarico.
Dopo la diffusione del video, Ghiglia – che aveva definito Report “una betoniera del fango” – reagisce stizzito, lamentando una “intrusione nella mia vita privata” e persino di “stalking”. Stavolta, la privacy serve a proteggere se stesso più che il partito.
Minuto dopo minuto, intorno al Collegio si dispiega una rete di intrecci e promozioni da far girare la testa. C’è Cristiana Luciani, dirigente e moglie del deputato FdI Luca Sbardella: cinque giorni prima del concorso da dirigente riceve una mail con un “approfondimento giuridico” sullo ius superveniens, lo stesso tema tra le tracce non estratte. “Assolutamente un caso”, dice. È la stessa cui, nel caso della multa a Report, Ghiglia aveva chiesto un “approfondimento urgente” dopo un messaggio di Sangiuliano.
Il clima austero dell’Autorità si stempera tra festeggiamenti e legami. Report documenta feste molto particolari: quella per i 50 anni di Luciani, con esponenti del Garante e Arianna Meloni, e quella per i 50 di Arianna, con i coniugi Sbardella presenti. Tra i funzionari, Raffaella Bufo, già nella segreteria di Ghiglia e organizzatrice di eventi: nel suo curriculum la gestione dei Wedding Awards 2019. Report ricorda che Luciani era “in prima fila” e che Bufo “ha organizzato anche la comunione della figlia” di Luciani. Poi Giovanni Sciancalepore, nominato il 24 gennaio 2024 consigliere giuridico del presidente Pasquale Stanzione: due giorni prima presiedeva la commissione che ha dichiarato idonea a ordinario la nipote di Stanzione. Così un’Autorità nata per garantire i cittadini sembra il guardaspalle del potere, tra tomi giuridici e convegni sui diritti. Alcuni, a quanto pare, più garantiti degli altri.
Appena i giornalai hanno percepito un attacco hanno fatto partire la macchina del fango.
(fatalità con quello di FDI, perchè con Scorza del M5S o con Stanzione del PD fatalità non c'era nulla).
Questo la dice lunga sull'onestà intellettuale con cui fanno questo mestiere.
Usano il giornalismo di inchiesta come arma e le intercettazioni spiattellate come deterrente per chiunque osi contraddirli.
Nel servizio di Report che dovrebbe andare in onda prossimamente pare vogliano mostrare le intercettazioni di Ghiglia, DI NUOVO VIOLANDO LA LEGGE (e la costituzione).
A questo punto se il Garante è serio chiede l'azione penale, non la multina.
(fatalità con quello di FDI, perchè con Scorza del M5S o con Stanzione del PD fatalità non c'era nulla).
Questo la dice lunga sull'onestà intellettuale con cui fanno questo mestiere.
Usano il giornalismo di inchiesta come arma e le intercettazioni spiattellate come deterrente per chiunque osi contraddirli.
Nel servizio di Report che dovrebbe andare in onda prossimamente pare vogliano mostrare le intercettazioni di Ghiglia, DI NUOVO VIOLANDO LA LEGGE (e la costituzione).
A questo punto se il Garante è serio chiede l'azione penale, non la multina.
ma poi voglio dire.. hanno scoperto che nel sottobosco dei governi si conoscono tutti? Ma davvero?
Io ho sempre sostenuto che si dovrebbe mettere un ministero per capoluogo di regione, in modo che tutti i funzionari non si trovino al circolo canottieri e si conoscano personalmente..
Io ho sempre sostenuto che si dovrebbe mettere un ministero per capoluogo di regione, in modo che tutti i funzionari non si trovino al circolo canottieri e si conoscano personalmente..
“Urgente c.a. Dott. Sigfrido Ranucci – Diffida messa in onda Report 2/11/2025”. Così comincia la lettera firmata Agostino Ghiglia, il componente del Garante della Privacy in quota Fratelli d’Italia, lo stesso che aveva votato la multa da 150mila euro contro Report.
La fissa di unificare poteri di questo partitucolo di mediocri. Vediamoci questa puntata
La fissa di unificare poteri di questo partitucolo di mediocri. Vediamoci questa puntata
Poi arrivano le bombe e la gente cade dal pero... tutto allucinante. Mi stupisco che il povero Ranucci sia ancora in vita, se conoscessi lui o i familiari sarei in ansia totale.
Un’ora di audizione, in parte secretata, e una ricostruzione certosina di tutte le minacce ricevute. Sigfrido Ranucci ha risposto alle domande della commissione Antimafia dopo l’attentato subito e, a un certo punto, ha chiesto di spegnere telecamere e microfoni per fornire delucidazioni a un interrogativo posto dal senatore del M5s Roberto Scarpinato sul lavoro di Report sul caso Moro, sul caso Mattarella e le piste sull’eventuale partecipazione di soggetti esterni alle stragi del biennio 1992-93. “Dopo una puntata di Report che riguardava la presidente del Consiglio Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?”, ha chiesto il parlamentare tirando in ballo il braccio destro di Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio.
A quel punto Ranucci ha chiesto di secretare la sua risposta. La domanda dell’ex procuratore aggiunto di Palermo ha provocato la reazione stizzita di Fazzolari: “Ha insinuato un collegamento tra me e l’attentato ai danni di Sigfrido Ranucci. Ho sempre avuto una bassissima considerazione di Scarpinato e mi rincuora constatare che il mio non era un pregiudizio immotivato”, ha detto il sottosegretario dicendosi “inorridito” al “pensiero che questo individuo, che non si fa scrupolo a muovere gravissime accuse infondate, abbia ricoperto per tanti anni il ruolo di magistrato”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha quindi concluso: “Mi auguro che, nella sua risposta, Ranucci abbia avuto il decoro di non assecondare il delirio di Scarpinato e l’onestà intellettuale di ritrattare l’accusa surreale che mi aveva mosso di averlo fatto pedinare dai nostri servizi. Ho l’impressione che, nella smania di attaccare il governo, si sia ormai ampiamente superato il limite del buonsenso”. “Non ho insinuato alcun collegamento – ha replicato Scarpinato – Il mio dovere nella commissione Antimafia è quello di indagare e capire, anche attraverso le domande”.
L’audizione del conduttore di Report ha quindi scatenato nuove polemiche nonostante si fosse aperto con la “più sincera solidarietà” e “ferma condanna” espressa “a nome di tutti i membri” della commissione da parte della presidente Chiara Colosimo. “Intendiamo stare al suo fianco di fronte a tentativi di intimidazioni tanto gravi che non possono mai essere sottovalutati”, aveva rimarcato l’esponente di Fratelli d’Italia. Quindi il giornalista aveva iniziato a ricostruire quanto avvenuto negli ultimi anni: “A differenza di altri episodi legati ad inchieste” in questo contesto “non so cosa pensare e a cosa attribuirlo”, aveva detto riguardo all’esplosione dell’auto avvenuta davanti a casa sua tra il 16 e il 17 ottobre scorso. “Emerge che l’ordigno era qualcosa di un po’ più di rudimentale, si parla di un quantitativo di esplosivo abbastanza importante e sottolineo che si trattava di macchine a gas che, se esplose, avrebbero buttato giù una palazzina”.
Il cronista ha quindi ricordato che un particolare che “è oggetto di indagine” riguarda la tempistica legata al posizionamento dell’esplosivo e al suo rientro a casa: “Io ho avvisato con un messaggio la scorta quasi a ridosso della mia partenza”, ha sottolineato Ranucci. Poi un’altra “coincidenza è che, qualche giorno prima, avevo lanciato i temi della puntata attraverso il profilo social”, ha continuato. Quindi ha ringraziato polizia e carabinieri, oltre a parlare del direttore degli Approfondimenti Rai Paolo Corsini, con il quale sarà in audizione mercoledì davanti alla commissione Vigilanza Rai: “È un direttore che va rispettato perché è un direttore che mi ha lasciato libero dal punto di vista editoriale. Per me la libertà dal punto di vista editoriale è un valore, è inestimabile e quindi da parte mia lo ringrazio”.
Un’ora di audizione, in parte secretata, e una ricostruzione certosina di tutte le minacce ricevute. Sigfrido Ranucci ha risposto alle domande della commissione Antimafia dopo l’attentato subito e, a un certo punto, ha chiesto di spegnere telecamere e microfoni per fornire delucidazioni a un interrogativo posto dal senatore del M5s Roberto Scarpinato sul lavoro di Report sul caso Moro, sul caso Mattarella e le piste sull’eventuale partecipazione di soggetti esterni alle stragi del biennio 1992-93. “Dopo una puntata di Report che riguardava la presidente del Consiglio Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?”, ha chiesto il parlamentare tirando in ballo il braccio destro di Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio.
A quel punto Ranucci ha chiesto di secretare la sua risposta. La domanda dell’ex procuratore aggiunto di Palermo ha provocato la reazione stizzita di Fazzolari: “Ha insinuato un collegamento tra me e l’attentato ai danni di Sigfrido Ranucci. Ho sempre avuto una bassissima considerazione di Scarpinato e mi rincuora constatare che il mio non era un pregiudizio immotivato”, ha detto il sottosegretario dicendosi “inorridito” al “pensiero che questo individuo, che non si fa scrupolo a muovere gravissime accuse infondate, abbia ricoperto per tanti anni il ruolo di magistrato”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha quindi concluso: “Mi auguro che, nella sua risposta, Ranucci abbia avuto il decoro di non assecondare il delirio di Scarpinato e l’onestà intellettuale di ritrattare l’accusa surreale che mi aveva mosso di averlo fatto pedinare dai nostri servizi. Ho l’impressione che, nella smania di attaccare il governo, si sia ormai ampiamente superato il limite del buonsenso”. “Non ho insinuato alcun collegamento – ha replicato Scarpinato – Il mio dovere nella commissione Antimafia è quello di indagare e capire, anche attraverso le domande”.
L’audizione del conduttore di Report ha quindi scatenato nuove polemiche nonostante si fosse aperto con la “più sincera solidarietà” e “ferma condanna” espressa “a nome di tutti i membri” della commissione da parte della presidente Chiara Colosimo. “Intendiamo stare al suo fianco di fronte a tentativi di intimidazioni tanto gravi che non possono mai essere sottovalutati”, aveva rimarcato l’esponente di Fratelli d’Italia. Quindi il giornalista aveva iniziato a ricostruire quanto avvenuto negli ultimi anni: “A differenza di altri episodi legati ad inchieste” in questo contesto “non so cosa pensare e a cosa attribuirlo”, aveva detto riguardo all’esplosione dell’auto avvenuta davanti a casa sua tra il 16 e il 17 ottobre scorso. “Emerge che l’ordigno era qualcosa di un po’ più di rudimentale, si parla di un quantitativo di esplosivo abbastanza importante e sottolineo che si trattava di macchine a gas che, se esplose, avrebbero buttato giù una palazzina”.
Il cronista ha quindi ricordato che un particolare che “è oggetto di indagine” riguarda la tempistica legata al posizionamento dell’esplosivo e al suo rientro a casa: “Io ho avvisato con un messaggio la scorta quasi a ridosso della mia partenza”, ha sottolineato Ranucci. Poi un’altra “coincidenza è che, qualche giorno prima, avevo lanciato i temi della puntata attraverso il profilo social”, ha continuato. Quindi ha ringraziato polizia e carabinieri, oltre a parlare del direttore degli Approfondimenti Rai Paolo Corsini, con il quale sarà in audizione mercoledì davanti alla commissione Vigilanza Rai: “È un direttore che va rispettato perché è un direttore che mi ha lasciato libero dal punto di vista editoriale. Per me la libertà dal punto di vista editoriale è un valore, è inestimabile e quindi da parte mia lo ringrazio”.