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Subject: Libertà d’opinione o di stampa...
Poi arrivano le bombe e la gente cade dal pero... tutto allucinante. Mi stupisco che il povero Ranucci sia ancora in vita, se conoscessi lui o i familiari sarei in ansia totale.
Un’ora di audizione, in parte secretata, e una ricostruzione certosina di tutte le minacce ricevute. Sigfrido Ranucci ha risposto alle domande della commissione Antimafia dopo l’attentato subito e, a un certo punto, ha chiesto di spegnere telecamere e microfoni per fornire delucidazioni a un interrogativo posto dal senatore del M5s Roberto Scarpinato sul lavoro di Report sul caso Moro, sul caso Mattarella e le piste sull’eventuale partecipazione di soggetti esterni alle stragi del biennio 1992-93. “Dopo una puntata di Report che riguardava la presidente del Consiglio Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?”, ha chiesto il parlamentare tirando in ballo il braccio destro di Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio.
A quel punto Ranucci ha chiesto di secretare la sua risposta. La domanda dell’ex procuratore aggiunto di Palermo ha provocato la reazione stizzita di Fazzolari: “Ha insinuato un collegamento tra me e l’attentato ai danni di Sigfrido Ranucci. Ho sempre avuto una bassissima considerazione di Scarpinato e mi rincuora constatare che il mio non era un pregiudizio immotivato”, ha detto il sottosegretario dicendosi “inorridito” al “pensiero che questo individuo, che non si fa scrupolo a muovere gravissime accuse infondate, abbia ricoperto per tanti anni il ruolo di magistrato”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha quindi concluso: “Mi auguro che, nella sua risposta, Ranucci abbia avuto il decoro di non assecondare il delirio di Scarpinato e l’onestà intellettuale di ritrattare l’accusa surreale che mi aveva mosso di averlo fatto pedinare dai nostri servizi. Ho l’impressione che, nella smania di attaccare il governo, si sia ormai ampiamente superato il limite del buonsenso”. “Non ho insinuato alcun collegamento – ha replicato Scarpinato – Il mio dovere nella commissione Antimafia è quello di indagare e capire, anche attraverso le domande”.
L’audizione del conduttore di Report ha quindi scatenato nuove polemiche nonostante si fosse aperto con la “più sincera solidarietà” e “ferma condanna” espressa “a nome di tutti i membri” della commissione da parte della presidente Chiara Colosimo. “Intendiamo stare al suo fianco di fronte a tentativi di intimidazioni tanto gravi che non possono mai essere sottovalutati”, aveva rimarcato l’esponente di Fratelli d’Italia. Quindi il giornalista aveva iniziato a ricostruire quanto avvenuto negli ultimi anni: “A differenza di altri episodi legati ad inchieste” in questo contesto “non so cosa pensare e a cosa attribuirlo”, aveva detto riguardo all’esplosione dell’auto avvenuta davanti a casa sua tra il 16 e il 17 ottobre scorso. “Emerge che l’ordigno era qualcosa di un po’ più di rudimentale, si parla di un quantitativo di esplosivo abbastanza importante e sottolineo che si trattava di macchine a gas che, se esplose, avrebbero buttato giù una palazzina”.
Il cronista ha quindi ricordato che un particolare che “è oggetto di indagine” riguarda la tempistica legata al posizionamento dell’esplosivo e al suo rientro a casa: “Io ho avvisato con un messaggio la scorta quasi a ridosso della mia partenza”, ha sottolineato Ranucci. Poi un’altra “coincidenza è che, qualche giorno prima, avevo lanciato i temi della puntata attraverso il profilo social”, ha continuato. Quindi ha ringraziato polizia e carabinieri, oltre a parlare del direttore degli Approfondimenti Rai Paolo Corsini, con il quale sarà in audizione mercoledì davanti alla commissione Vigilanza Rai: “È un direttore che va rispettato perché è un direttore che mi ha lasciato libero dal punto di vista editoriale. Per me la libertà dal punto di vista editoriale è un valore, è inestimabile e quindi da parte mia lo ringrazio”.
Un’ora di audizione, in parte secretata, e una ricostruzione certosina di tutte le minacce ricevute. Sigfrido Ranucci ha risposto alle domande della commissione Antimafia dopo l’attentato subito e, a un certo punto, ha chiesto di spegnere telecamere e microfoni per fornire delucidazioni a un interrogativo posto dal senatore del M5s Roberto Scarpinato sul lavoro di Report sul caso Moro, sul caso Mattarella e le piste sull’eventuale partecipazione di soggetti esterni alle stragi del biennio 1992-93. “Dopo una puntata di Report che riguardava la presidente del Consiglio Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?”, ha chiesto il parlamentare tirando in ballo il braccio destro di Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio.
A quel punto Ranucci ha chiesto di secretare la sua risposta. La domanda dell’ex procuratore aggiunto di Palermo ha provocato la reazione stizzita di Fazzolari: “Ha insinuato un collegamento tra me e l’attentato ai danni di Sigfrido Ranucci. Ho sempre avuto una bassissima considerazione di Scarpinato e mi rincuora constatare che il mio non era un pregiudizio immotivato”, ha detto il sottosegretario dicendosi “inorridito” al “pensiero che questo individuo, che non si fa scrupolo a muovere gravissime accuse infondate, abbia ricoperto per tanti anni il ruolo di magistrato”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha quindi concluso: “Mi auguro che, nella sua risposta, Ranucci abbia avuto il decoro di non assecondare il delirio di Scarpinato e l’onestà intellettuale di ritrattare l’accusa surreale che mi aveva mosso di averlo fatto pedinare dai nostri servizi. Ho l’impressione che, nella smania di attaccare il governo, si sia ormai ampiamente superato il limite del buonsenso”. “Non ho insinuato alcun collegamento – ha replicato Scarpinato – Il mio dovere nella commissione Antimafia è quello di indagare e capire, anche attraverso le domande”.
L’audizione del conduttore di Report ha quindi scatenato nuove polemiche nonostante si fosse aperto con la “più sincera solidarietà” e “ferma condanna” espressa “a nome di tutti i membri” della commissione da parte della presidente Chiara Colosimo. “Intendiamo stare al suo fianco di fronte a tentativi di intimidazioni tanto gravi che non possono mai essere sottovalutati”, aveva rimarcato l’esponente di Fratelli d’Italia. Quindi il giornalista aveva iniziato a ricostruire quanto avvenuto negli ultimi anni: “A differenza di altri episodi legati ad inchieste” in questo contesto “non so cosa pensare e a cosa attribuirlo”, aveva detto riguardo all’esplosione dell’auto avvenuta davanti a casa sua tra il 16 e il 17 ottobre scorso. “Emerge che l’ordigno era qualcosa di un po’ più di rudimentale, si parla di un quantitativo di esplosivo abbastanza importante e sottolineo che si trattava di macchine a gas che, se esplose, avrebbero buttato giù una palazzina”.
Il cronista ha quindi ricordato che un particolare che “è oggetto di indagine” riguarda la tempistica legata al posizionamento dell’esplosivo e al suo rientro a casa: “Io ho avvisato con un messaggio la scorta quasi a ridosso della mia partenza”, ha sottolineato Ranucci. Poi un’altra “coincidenza è che, qualche giorno prima, avevo lanciato i temi della puntata attraverso il profilo social”, ha continuato. Quindi ha ringraziato polizia e carabinieri, oltre a parlare del direttore degli Approfondimenti Rai Paolo Corsini, con il quale sarà in audizione mercoledì davanti alla commissione Vigilanza Rai: “È un direttore che va rispettato perché è un direttore che mi ha lasciato libero dal punto di vista editoriale. Per me la libertà dal punto di vista editoriale è un valore, è inestimabile e quindi da parte mia lo ringrazio”.
Gli attacchi veri alla libertà di stampa sono questi:
“Se la Russia dovrà pagare per la ricostruzione dell’Ucraina, Israele dovrà fare lo stesso per Gaza?”. Il giornalista italiano Gabriele Nunziati è stato licenziato dall’Agenzia Nova dieci giorni dopo aver posto questa domanda alla portavoce della Commissione Europea Paula Pinho. Secondo quanto ricostruito da Fanpage.it, il quesito risale al 13 ottobre e non aveva portato a una risposta nel merito: “La sua è una domanda molto interessante che però non vorrei commentare in questo momento”.
Il 27 ottobre, si legge ancora sul sito, al giornalista viene recapitata una lettera di interruzione del rapporto di collaborazione: “Dopo la mia domanda, ho ricevuto delle telefonate da parte dei miei superiori. I toni erano abbastanza tesi. Poi è arrivata la lettera di interruzione del rapporto di collaborazione”, ha spiegato Nunziati a Fanpage.
“Se la Russia dovrà pagare per la ricostruzione dell’Ucraina, Israele dovrà fare lo stesso per Gaza?”. Il giornalista italiano Gabriele Nunziati è stato licenziato dall’Agenzia Nova dieci giorni dopo aver posto questa domanda alla portavoce della Commissione Europea Paula Pinho. Secondo quanto ricostruito da Fanpage.it, il quesito risale al 13 ottobre e non aveva portato a una risposta nel merito: “La sua è una domanda molto interessante che però non vorrei commentare in questo momento”.
Il 27 ottobre, si legge ancora sul sito, al giornalista viene recapitata una lettera di interruzione del rapporto di collaborazione: “Dopo la mia domanda, ho ricevuto delle telefonate da parte dei miei superiori. I toni erano abbastanza tesi. Poi è arrivata la lettera di interruzione del rapporto di collaborazione”, ha spiegato Nunziati a Fanpage.
“Gravi criticità per i pass vaccinali”. Così scriveva il Garante per la Privacy il 23 aprile 2021, nel pieno della pandemia, inviando un formale invito al governo Draghi a correggere il decreto “Riaperture”. Ma qualcuno sollecita a guardare l’ammonimento l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni, allora leader di Fratelli d’Italia, partito di opposizione tra i più duri contro l’introduzione del Green Pass.
Secondo documenti esclusivi in possesso di Report, che anticipa un’inchiesta in onda domenica, il componente del Collegio del Garante Agostino Ghiglia, nominato su indicazione di FdI, ha avvisato Meloni della decisione praticamente in diretta.
La leader di FdI avrebbe risposto con un messaggio laconico: “Visto, ora esco”. E poi “bravo“. Ghiglia – racconta l’inchiesta – avrebbe poi informato gli uffici del Garante di quell’interlocuzione. La nota di Meloni esce solo dopo, ma è la prima e sola a commentare: “Il Garante per la Privacy boccia le cosiddette ‘certificazioni verdi’ introdotte dal governo Draghi e critica duramente il decreto ‘Riaperture’ (…). È l’ennesima falla di un decreto inaccettabile, che calpesta le più elementari libertà degli italiani e che Fratelli d’Italia contrasterà con forza in Parlamento e non solo”.
M5s: “No Garante come Colle Oppio”
L’anticipazione di Report provoca il commento dei parlamentari M5s in Commissione Vigilanza Rai. “La coincidenza pare essere la musa prediletta della famiglia Meloni. Secondo quanto emerge da un’anticipazione della prossima puntata di Report, il 23 aprile 2021, mentre il Garante della Privacy ‘indipendente' ammoniva il governo Draghi sul Green Pass, pare che Agostino Ghiglia sentisse l’irresistibile bisogno di avvisare Giorgia Meloni, allora leader dell’opposizione più rumorosa sul tema. E lei, come in una sceneggiatura ben scritta, rispondeva: ‘Bravo, ora esco'. Tempismo perfetto, quasi da cinema”, dicono gli esponenti del partito di Giuseppe Conte.. “Da allora, la corrispondenza di amorosi sensi tra Ghiglia e Fratelli d’Italia sembra aver messo radici profonde – aggiungono -. È curioso come, dopo la recente visita di Ghiglia ad Arianna Meloni – proprio il giorno prima della sanzione inflitta a Report – la stessa Arianna non abbia sentito l’urgenza di proferire parola. Anche oggi Arianna Meloni risponde domani? Forse a casa Meloni il gioco preferito è davvero quello del silenzio: chi parla perde. Ora la domanda è semplice: Giorgia Meloni continuerà a fingere che non sia successo niente, o deciderà finalmente di spiegare se considera ‘indipendente' un Garante che le scriveva in privato su provvedimenti così delicati? E che fa visita alla sua sede di partito il giorno prima della sanzione a Report? Una cosa è certa: ribadiamo con forza la richiesta di dimissioni immediate di Ghiglia e dell’intero Collegio del Garante. Perché la privacy degli italiani non può essere amministrata come una succursale di Colle Oppio“.
(edited)
Secondo documenti esclusivi in possesso di Report, che anticipa un’inchiesta in onda domenica, il componente del Collegio del Garante Agostino Ghiglia, nominato su indicazione di FdI, ha avvisato Meloni della decisione praticamente in diretta.
La leader di FdI avrebbe risposto con un messaggio laconico: “Visto, ora esco”. E poi “bravo“. Ghiglia – racconta l’inchiesta – avrebbe poi informato gli uffici del Garante di quell’interlocuzione. La nota di Meloni esce solo dopo, ma è la prima e sola a commentare: “Il Garante per la Privacy boccia le cosiddette ‘certificazioni verdi’ introdotte dal governo Draghi e critica duramente il decreto ‘Riaperture’ (…). È l’ennesima falla di un decreto inaccettabile, che calpesta le più elementari libertà degli italiani e che Fratelli d’Italia contrasterà con forza in Parlamento e non solo”.
M5s: “No Garante come Colle Oppio”
L’anticipazione di Report provoca il commento dei parlamentari M5s in Commissione Vigilanza Rai. “La coincidenza pare essere la musa prediletta della famiglia Meloni. Secondo quanto emerge da un’anticipazione della prossima puntata di Report, il 23 aprile 2021, mentre il Garante della Privacy ‘indipendente' ammoniva il governo Draghi sul Green Pass, pare che Agostino Ghiglia sentisse l’irresistibile bisogno di avvisare Giorgia Meloni, allora leader dell’opposizione più rumorosa sul tema. E lei, come in una sceneggiatura ben scritta, rispondeva: ‘Bravo, ora esco'. Tempismo perfetto, quasi da cinema”, dicono gli esponenti del partito di Giuseppe Conte.. “Da allora, la corrispondenza di amorosi sensi tra Ghiglia e Fratelli d’Italia sembra aver messo radici profonde – aggiungono -. È curioso come, dopo la recente visita di Ghiglia ad Arianna Meloni – proprio il giorno prima della sanzione inflitta a Report – la stessa Arianna non abbia sentito l’urgenza di proferire parola. Anche oggi Arianna Meloni risponde domani? Forse a casa Meloni il gioco preferito è davvero quello del silenzio: chi parla perde. Ora la domanda è semplice: Giorgia Meloni continuerà a fingere che non sia successo niente, o deciderà finalmente di spiegare se considera ‘indipendente' un Garante che le scriveva in privato su provvedimenti così delicati? E che fa visita alla sua sede di partito il giorno prima della sanzione a Report? Una cosa è certa: ribadiamo con forza la richiesta di dimissioni immediate di Ghiglia e dell’intero Collegio del Garante. Perché la privacy degli italiani non può essere amministrata come una succursale di Colle Oppio“.
(edited)
quindi report continua a cercare intercettazioni (questa volta di parlamentari violando qualsiasi cosa) per dire che DOPO una decisione qualcuno è stato avvisato.
io francamente sono stupito del fatto che si continui a sostenere una trasmissione in così palese malafede.
io francamente sono stupito del fatto che si continui a sostenere una trasmissione in così palese malafede.
Sempre più ridicoli. Ma se penso che c'è gente che questo viscidume pro-corrotti e ladri lo esprime gratis (?) su social e forum, Donzelli &co mi sembrano poi quasi normali. Quasi.
“Una gravissima ferita alla tenuta democratica delle istituzioni”. In una nota, il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, definisce così l’utilizzo da parte di Report della conversazione risalente al 2021 tra il componente del Collegio del Garante della Privacy, Agostino Ghiglia, e la leader di FdI Giorgia Meloni, allora parlamentare all’opposizione. Secondo l’anticipazione dell’inchiesta della trasmissione di Sigfrido Ranucci che andrà in onda domenica, Ghiglia avvisava Meloni praticamente in diretta dell’avvertimento formale del Garante al governo Draghi sull’uso del green pass. “Visto, ora esco”, la risposta di Meloni. E ancora: “Bravo”. Secondo la nota di Donzelli, però, “non c’è una sola spiegazione consentita dalla legge e dalla Costituzione per cui un giornalista possa essere in possesso e pubblicare le conversazioni private tra un componente di una autorità di garanzia e un parlamentare senza che siano stati loro a consegnarle spontaneamente. Nemmeno una autorità giudiziaria in presenza di una ipotesi di reato, e non è certo questa la fattispecie, potrebbe farne uso senza l’autorizzazione del Parlamento”.
La nota prosegue con una serie di domande: “Ranucci spia da anni i componenti di autorità di garanzia che hanno il compito di controllare il suo operato? Spiava il leader dell’unica opposizione nel 2021? Ha diversamente rubato oggi a posteriori conversazioni private dell’attuale Presidente del Consiglio? Non è possibile nemmeno trincerarsi dietro l’interesse pubblico all’informazione, perché la contrarietà di Giorgia Meloni al Greenpass era ben nota come l’apprezzamento per le scelte del garante della privacy. Comunque la si possa vedere non si tratta più di giornalismo di inchiesta, che tutti difendiamo e tuteliamo, ma di violazione palese della Costituzione e delle leggi poste a garanzia della tenuta democratica. Le opposizioni per prime dovrebbero preoccuparsi di questa pericolosa deriva anticostituzionale”.
A stretto giro, Ranucci risponde per le rime. “Nessun materiale intercettato abusivamente né trafugato né frutto di illecito: quel materiale e il dialogo tra Ghiglia e Meloni sono stati girati dallo stesso Ghiglia all’ufficio: è lui che li ha resi disponibili, è lui che attribuisce a Meloni quelle dichiarazioni”. Ancora: “Non c’è nessun pericolo per la democrazia, se non il funzionamento dell’ufficio del Garante che emerge ancora una volta non essere né imparziale né distante dalla politica né un ente amministrativamente autonomo come dice la legge”. Nella prossima puntata, anticipa, “emergeranno i costi reali dell’ufficio del Garante, le decisioni che sono state prese ancora una volta in nome della politica o per far piacere alla politica, il mancato sanzionamento di Meta per 40 milioni di euro anche con possibile danno erariale, emergeranno ancora fatti che riguardano conflitti d’interesse”. E conclude: “Se c’è preoccupazione per il funzionamento della democratica del Paese è proprio quello che riguarda l’ufficio del Garante per cui Donzelli sembra non avere preoccupazioni, evidentemente fa comodo che funzioni così”.
“Una gravissima ferita alla tenuta democratica delle istituzioni”. In una nota, il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, definisce così l’utilizzo da parte di Report della conversazione risalente al 2021 tra il componente del Collegio del Garante della Privacy, Agostino Ghiglia, e la leader di FdI Giorgia Meloni, allora parlamentare all’opposizione. Secondo l’anticipazione dell’inchiesta della trasmissione di Sigfrido Ranucci che andrà in onda domenica, Ghiglia avvisava Meloni praticamente in diretta dell’avvertimento formale del Garante al governo Draghi sull’uso del green pass. “Visto, ora esco”, la risposta di Meloni. E ancora: “Bravo”. Secondo la nota di Donzelli, però, “non c’è una sola spiegazione consentita dalla legge e dalla Costituzione per cui un giornalista possa essere in possesso e pubblicare le conversazioni private tra un componente di una autorità di garanzia e un parlamentare senza che siano stati loro a consegnarle spontaneamente. Nemmeno una autorità giudiziaria in presenza di una ipotesi di reato, e non è certo questa la fattispecie, potrebbe farne uso senza l’autorizzazione del Parlamento”.
La nota prosegue con una serie di domande: “Ranucci spia da anni i componenti di autorità di garanzia che hanno il compito di controllare il suo operato? Spiava il leader dell’unica opposizione nel 2021? Ha diversamente rubato oggi a posteriori conversazioni private dell’attuale Presidente del Consiglio? Non è possibile nemmeno trincerarsi dietro l’interesse pubblico all’informazione, perché la contrarietà di Giorgia Meloni al Greenpass era ben nota come l’apprezzamento per le scelte del garante della privacy. Comunque la si possa vedere non si tratta più di giornalismo di inchiesta, che tutti difendiamo e tuteliamo, ma di violazione palese della Costituzione e delle leggi poste a garanzia della tenuta democratica. Le opposizioni per prime dovrebbero preoccuparsi di questa pericolosa deriva anticostituzionale”.
A stretto giro, Ranucci risponde per le rime. “Nessun materiale intercettato abusivamente né trafugato né frutto di illecito: quel materiale e il dialogo tra Ghiglia e Meloni sono stati girati dallo stesso Ghiglia all’ufficio: è lui che li ha resi disponibili, è lui che attribuisce a Meloni quelle dichiarazioni”. Ancora: “Non c’è nessun pericolo per la democrazia, se non il funzionamento dell’ufficio del Garante che emerge ancora una volta non essere né imparziale né distante dalla politica né un ente amministrativamente autonomo come dice la legge”. Nella prossima puntata, anticipa, “emergeranno i costi reali dell’ufficio del Garante, le decisioni che sono state prese ancora una volta in nome della politica o per far piacere alla politica, il mancato sanzionamento di Meta per 40 milioni di euro anche con possibile danno erariale, emergeranno ancora fatti che riguardano conflitti d’interesse”. E conclude: “Se c’è preoccupazione per il funzionamento della democratica del Paese è proprio quello che riguarda l’ufficio del Garante per cui Donzelli sembra non avere preoccupazioni, evidentemente fa comodo che funzioni così”.
questo viscidume pro-corrotti e ladri lo esprime gratis
io lo esprimo gratis e ne vado fiero, occhio a come ti esprimi.
Lo ribadisco trasmissione di propaganda e killeraggio senza morale e in violazione di leggi e costituzione.
Ora Ranucci scrive che "quel materiale e il dialogo tra Ghiglia e Meloni sono stati girati dallo stesso Ghiglia all’ufficio", che ovviamente non autorizza nessuno di esterno ad averle e soprattutto a pubblicarle.
Stare dalla parte dei cattivi solo perchè incidentalmente sono nemici dei nemici è una cosa moralmente riprovevole.
Il fine non giustifica i mezzi.
io lo esprimo gratis e ne vado fiero, occhio a come ti esprimi.
Lo ribadisco trasmissione di propaganda e killeraggio senza morale e in violazione di leggi e costituzione.
Ora Ranucci scrive che "quel materiale e il dialogo tra Ghiglia e Meloni sono stati girati dallo stesso Ghiglia all’ufficio", che ovviamente non autorizza nessuno di esterno ad averle e soprattutto a pubblicarle.
Stare dalla parte dei cattivi solo perchè incidentalmente sono nemici dei nemici è una cosa moralmente riprovevole.
Il fine non giustifica i mezzi.
Troppo bella questa saga del garante. Appena pensi sia finita, arriva l'episodio successivo ancora più vergognoso del precedente.
Non so se mi fa più ridere lui o la estrema sofferenza di chi passa le proprie giornate a difenderlo da casa... pagandone gli effetti distruttivi anche con le sue tasse: non solo viscidi, anche palesemente dei minus habens.
L’Autorità Garante della Privacy rischia di diventare garante soprattutto della propria privacy. All’annuncio di una nuova puntata dell’inchiesta di Report l’Authority chiede che il servizio non venga mandato in onda e nel frattempo avverte già da ora che la trasmissione – di cui è stato anticipato solo un breve stralcio al momento – sarà sottoposta a “ogni opportuna valutazione in ordine alle iniziative da assumere nelle sedi competenti”. La nuova puntata di Report ha come oggetto una vicenda che riguarda Meta – il gigante della tecnologia proprietario tra le altre cose di Facebook, Instagram e Whatsapp – e una maxi-multa per il primo modello di smart glasses, accusato di violare la privacy non solo degli utenti ma anche delle persone riprese. Il garante mette nero su bianco in una nota che l’inchiesta è “destituita di ogni fondamento, frutto o di una scarsa conoscenza della disciplina della materia o, peggio, di mala fede“.
Secondo l’inchiesta, come racconta in un’anticipazione lo stesso Report sui suoi canali social, i dipartimenti del Garante avevano proposto una sanzione da 44 milioni di euro, ma il collegio non era d’accordo. Dopo un primo ridimensionamento a 17 milioni, il giorno successivo a un incontro tra Agostino Ghiglia, componente dell’Autorità in quota Fratelli d’Italia, e Angelo Mazzetti, responsabile delle relazioni istituzionali di Meta in Italia, la multa sarebbe stata ulteriormente abbassata a 12 milioni e mezzo di euro: uno sconto di oltre 32 milioni.
Non so se mi fa più ridere lui o la estrema sofferenza di chi passa le proprie giornate a difenderlo da casa... pagandone gli effetti distruttivi anche con le sue tasse: non solo viscidi, anche palesemente dei minus habens.
L’Autorità Garante della Privacy rischia di diventare garante soprattutto della propria privacy. All’annuncio di una nuova puntata dell’inchiesta di Report l’Authority chiede che il servizio non venga mandato in onda e nel frattempo avverte già da ora che la trasmissione – di cui è stato anticipato solo un breve stralcio al momento – sarà sottoposta a “ogni opportuna valutazione in ordine alle iniziative da assumere nelle sedi competenti”. La nuova puntata di Report ha come oggetto una vicenda che riguarda Meta – il gigante della tecnologia proprietario tra le altre cose di Facebook, Instagram e Whatsapp – e una maxi-multa per il primo modello di smart glasses, accusato di violare la privacy non solo degli utenti ma anche delle persone riprese. Il garante mette nero su bianco in una nota che l’inchiesta è “destituita di ogni fondamento, frutto o di una scarsa conoscenza della disciplina della materia o, peggio, di mala fede“.
Secondo l’inchiesta, come racconta in un’anticipazione lo stesso Report sui suoi canali social, i dipartimenti del Garante avevano proposto una sanzione da 44 milioni di euro, ma il collegio non era d’accordo. Dopo un primo ridimensionamento a 17 milioni, il giorno successivo a un incontro tra Agostino Ghiglia, componente dell’Autorità in quota Fratelli d’Italia, e Angelo Mazzetti, responsabile delle relazioni istituzionali di Meta in Italia, la multa sarebbe stata ulteriormente abbassata a 12 milioni e mezzo di euro: uno sconto di oltre 32 milioni.
Sulle offese deciderà chi è deputato a farlo.
Nel merito andrebbe capito come sono andate veramente le cose, vista la grande libertà di interpretazione dei fatti a cui Ranucci e co ci hanno abituati.
Se è vero bisogna capire quali sono le spiegazioni. Se sono valide sono anche documentate.
Altra questione è come Report abbia avuto accesso a queste informazioni (che sono riservate e interne a un'autorità). Qualcuno per fornirle ha commesso un reato, ma questo evidentemente non fa impressione a nessuno. Scegliamo i reati da stigmatizzare in base a chi li compie.
Nel merito andrebbe capito come sono andate veramente le cose, vista la grande libertà di interpretazione dei fatti a cui Ranucci e co ci hanno abituati.
Se è vero bisogna capire quali sono le spiegazioni. Se sono valide sono anche documentate.
Altra questione è come Report abbia avuto accesso a queste informazioni (che sono riservate e interne a un'autorità). Qualcuno per fornirle ha commesso un reato, ma questo evidentemente non fa impressione a nessuno. Scegliamo i reati da stigmatizzare in base a chi li compie.
Fare il Garante è il lavoro più bello del mondo.
Spendi, spandi, ti vendi, inciuci, intrallazzi e hai anche una bella fetta di paese popolata da fessi che sui social network ti fanno PR gratis (perché se fossero intelligenti lo farebbero per qualche vantaggio, tertium non datur). Povera Italia.
Volano in business e dormono in hotel a cinque stelle con servizi fitness e lavanderia inclusi tra cene da 400 euro. Perfino il parrucchiere per signora finisce in nota spese. Il Garante della Privacy, che dovrebbe vigilare sul rispetto dei dati dei cittadini, sembra invece tutelare i propri privilegi a spese dei contribuenti. Ecco cos’altro emerge da Report.
Nei rimborsi figurerebbero persino bistecche comprate in macelleria, una card Ita Airways da 6 mila euro concessa a ciascuno dei membri del collegio quando la compagnia era sotto procedimento, e cene da centinaia di euro giustificate come “spese di rappresentanza”. Le missioni all’estero completano il quadro. Nel 2023 una delegazione vola a Tokyo per il G7 della privacy: l’Authority parla di 34 mila euro, ma i documenti interni indicano oltre 40 mila solo di voli, più un biglietto intermedio per San Francisco della vicepresidente Ginevra Cerrina Feroni e del suo assistente. Da un’altra trasferta, in Georgia, emergono mail imbarazzanti. “La proposta è in economy”, scrive Cerrina Feroni. “Con lo scalo a Istanbul non avremmo neppure una lounge”. Replica il collega Agostino Ghiglia: “Abbiamo sempre viaggiato in business. Se ci sono problemi di budget, occorrerà una pianificazione più attenta”.
E di budget, in effetti, non ce n’è penuria. Il Garante costa allo Stato 50 milioni di euro l’anno, di cui il 70% in stipendi. I membri del collegio percepiscono fino a 250 mila euro annui, più 5 mila al mese di rimborsi per “vivere a Roma”. “Otto anni fa erano 1.500”, dice il segretario generale Angelo Fanizza. “Non mi sembra tanto”. Intanto le “spese del collegio” hanno superato 1,2 milioni nel 2024, mentre le “spese di rappresentanza” hanno toccato 400 mila euro, dieci volte più di tre anni prima.
Report mostra anche la gestione disinvolta dei viaggi: i garanti partono tutti insieme per conferenze e convegni, lasciando gli uffici scoperti. “Come collegio partiamo tutti”, ammette Cerrina Feroni in aeroporto. “E chi risponde alle istanze dei cittadini?” “No, ma che dice…”, replica. Fanizza, che è anche magistrato del Tar, ricopre l’incarico di segretario generale senza lasciare il ruolo originario. Un “part time” d’oro. Quando gli domandano se sia compatibile, risponde: “Può chiedere ai miei colleghi”. Intanto i conti del Garante prosperano: oltre 100 milioni di euro di liquidità accumulati in banca, mentre i cittadini attendono mesi per ricevere risposte sui reclami. E se i giornalisti chiedono chiarimenti, l’Autorità si chiude a riccio. Alla richiesta di Report sui rimborsi del presidente Pasquale Stanzione, la risposta è una diffida: “Non mandate in onda l’inchiesta”. Lo stesso Garante che ammonisce le Big Tech, ma ne risparmia milioni di sanzioni, usa la Privacy come scudo per negare trasparenza.
Spendi, spandi, ti vendi, inciuci, intrallazzi e hai anche una bella fetta di paese popolata da fessi che sui social network ti fanno PR gratis (perché se fossero intelligenti lo farebbero per qualche vantaggio, tertium non datur). Povera Italia.
Volano in business e dormono in hotel a cinque stelle con servizi fitness e lavanderia inclusi tra cene da 400 euro. Perfino il parrucchiere per signora finisce in nota spese. Il Garante della Privacy, che dovrebbe vigilare sul rispetto dei dati dei cittadini, sembra invece tutelare i propri privilegi a spese dei contribuenti. Ecco cos’altro emerge da Report.
Nei rimborsi figurerebbero persino bistecche comprate in macelleria, una card Ita Airways da 6 mila euro concessa a ciascuno dei membri del collegio quando la compagnia era sotto procedimento, e cene da centinaia di euro giustificate come “spese di rappresentanza”. Le missioni all’estero completano il quadro. Nel 2023 una delegazione vola a Tokyo per il G7 della privacy: l’Authority parla di 34 mila euro, ma i documenti interni indicano oltre 40 mila solo di voli, più un biglietto intermedio per San Francisco della vicepresidente Ginevra Cerrina Feroni e del suo assistente. Da un’altra trasferta, in Georgia, emergono mail imbarazzanti. “La proposta è in economy”, scrive Cerrina Feroni. “Con lo scalo a Istanbul non avremmo neppure una lounge”. Replica il collega Agostino Ghiglia: “Abbiamo sempre viaggiato in business. Se ci sono problemi di budget, occorrerà una pianificazione più attenta”.
E di budget, in effetti, non ce n’è penuria. Il Garante costa allo Stato 50 milioni di euro l’anno, di cui il 70% in stipendi. I membri del collegio percepiscono fino a 250 mila euro annui, più 5 mila al mese di rimborsi per “vivere a Roma”. “Otto anni fa erano 1.500”, dice il segretario generale Angelo Fanizza. “Non mi sembra tanto”. Intanto le “spese del collegio” hanno superato 1,2 milioni nel 2024, mentre le “spese di rappresentanza” hanno toccato 400 mila euro, dieci volte più di tre anni prima.
Report mostra anche la gestione disinvolta dei viaggi: i garanti partono tutti insieme per conferenze e convegni, lasciando gli uffici scoperti. “Come collegio partiamo tutti”, ammette Cerrina Feroni in aeroporto. “E chi risponde alle istanze dei cittadini?” “No, ma che dice…”, replica. Fanizza, che è anche magistrato del Tar, ricopre l’incarico di segretario generale senza lasciare il ruolo originario. Un “part time” d’oro. Quando gli domandano se sia compatibile, risponde: “Può chiedere ai miei colleghi”. Intanto i conti del Garante prosperano: oltre 100 milioni di euro di liquidità accumulati in banca, mentre i cittadini attendono mesi per ricevere risposte sui reclami. E se i giornalisti chiedono chiarimenti, l’Autorità si chiude a riccio. Alla richiesta di Report sui rimborsi del presidente Pasquale Stanzione, la risposta è una diffida: “Non mandate in onda l’inchiesta”. Lo stesso Garante che ammonisce le Big Tech, ma ne risparmia milioni di sanzioni, usa la Privacy come scudo per negare trasparenza.
Se hanno rubato spero che paghino.
Anzi io spero da sempre che le autorità indipendenti siano chiuse perchè sono un vulnus per la democrazia.
Ma segnalo che Report sta facendo queste inchieste COME RITORSIONE di stampo mafioso.
Siccome mi hai sanzionato io ti distruggo, così chiunque altro è avvisato.
Direi che questo dice molto sull'etica di questi "giornalisti"..
PS: non ho ancora capito poi cosa sia stato contestato al Garante sulla sanzione a Report. Che è sacrosanta, ma immagino nessuno di quelli che corrono dietro a Ranucci si è preso la briga di leggere.
Anzi io spero da sempre che le autorità indipendenti siano chiuse perchè sono un vulnus per la democrazia.
Ma segnalo che Report sta facendo queste inchieste COME RITORSIONE di stampo mafioso.
Siccome mi hai sanzionato io ti distruggo, così chiunque altro è avvisato.
Direi che questo dice molto sull'etica di questi "giornalisti"..
PS: non ho ancora capito poi cosa sia stato contestato al Garante sulla sanzione a Report. Che è sacrosanta, ma immagino nessuno di quelli che corrono dietro a Ranucci si è preso la briga di leggere.
Si moltiplicano i messaggi di solidarietà, a Bruxelles e in Italia, a sostegno del giornalista Gabriele Nunziati, licenziato dall’agenzia di stampa Nova per una domanda definita dalla proprietà della testata “tecnicamente sbagliata”. Nunziati aveva chiesto alla portavoce della Commissione UE, Paula Pinho, se, visto che richiede alla Russia di finanziare la ricostruzione dell’Ucraina, avrebbe fatto lo stesso con Israele coinvolto nel conflitto a Gaza.