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Subject: Calcio: storia e aneddoti

2021-10-24 09:06:43
condivido soprattutto la parte sul lessico insopportabile, falso, artificioso e paraculo del calcio moderno. Che poi è lo specchio della moderna società, ma lasciamo stare...



"Nel calcio non inventi niente. La grande Ungheria già aveva il falso nove, ad esempio. Non sopporto il tiki-taka. Con me chi esegue due passaggi laterali di fila finisce fuori. E non sopporto il nuovo lessico. Ripartenze, densità difensiva…ma non è meglio parlare di contropiede e catenaccio? La Juve ha conquistato tanti scudetti di fila perché aveva un muro dietro. Ricordatevi, con il libero si vince. È così dai tempi di Beckenbauer, di Scirea, di Passarella. Ora, invece, nelle scuole calcio si insegnano subito la zona e il pressing. Eppure il calcio è semplice: dribbli un avversario e sei in superiorità numerica. Oggi chi salta un avversario è una piacevole eccezione.
Ho inventato io il termine 'squadra camaleontica': vi ricordate il mio 'casino organizzato' dei tempi di Varese? Da amante degli scacchi credo che sia fondamentale a volte creare una mossa inattesa. Poteva capitare che il mio stopper finisse a fare il centravanti.
Vede questo titolo: 'Una vittoria senza merito è una vittoria che non vale', lo dice Sacchi.
Ma stiamo scherzando? Io alleno il Bari o il Lecce e devi affrontare il Milan o la Juve: dovrei forse andare a sfidarli giocando a viso aperto? Magari mi prendo degli elogi ma i punti finiscono altrove. Invece è un godimento andare a complicare la vita con artifici tattici alle grandi. Però ragionando così non sei di moda. E al mio amico Sacchi ricordo che il suo Milan era stato in parte costruito da Liedholm e in parte dagli investimenti di Berlusconi. Con quei campioni a disposizione, poi, ha vinto poco...
Cosa mi immagino per il mio futuro? Voglio ancora vivere a lungo. A patto di avere ancora la testa lucida. Poi mi piacerebbe che qualche giovane allenatore venisse a vedere i miei diari. Ho sempre scritto tutto il mio lavoro. Giorno dopo giorno, anno dopo anno".
Cultura calcistica da paura, schietto, innovatore, senza peli sulla lingua.
Pensieri e parole di Eugenio Fascetti.
Buon compleanno Mister ♥️
Fonte: gazzetta.it
2021-10-24 10:12:50
A Bari era famoso per il fatto che passasse più tempo nelle cantine a provare vini, soprattutto rossi, che altro. Comunque era simpatico come un brufolo sulle chiappe
2021-10-24 10:26:50
Mai amato.
Sacchi non era infallibile ma ha dato una scossa a un mondo calcistico che si era riassettato su un calcio molto noioso.
Gli unici che potessero inventare qualcosa di nuovo in un calcio che aveva già 70 anni erano Holly e Benji... e infatti...
2021-10-24 11:34:18
Secondo me ha vissuto più di rendita sul personaggio che neanche come allenatore
2021-10-24 13:58:04
Spero lo leggano i tifosi delle strisciate per capire che una piccola contro di loro merita sempre, a prescindere da quanti tiri fa
2021-10-30 07:22:08
Fascetti lo ricordo per la sicumera che sembrava sempre voler trasmettere. Oltre a un pronostico leggendario su Nicola Ventola: "segnerà un'era del calcio". O qualcosa di simile... me cojoni!

Qui fotina d'annata di Mark Hateley che porta per mano un giovine metronomo.

2021-11-10 12:16:11
LA LETTERA DI ROBERTO BAGGIO AI GIOVANI

Per vent’anni ho fatto il calciatore. Questo certamente non mi rende un maestro di vita ma ora mi piacerebbe occuparmi dei giovani, così preziosi e insostituibili. So che i giovani non amano i consigli, anch’io ero così. Io però, senza arroganza, stasera qualche consiglio lo vorrei dare. Vorrei invitare i giovani a riflettere su queste parole.

La prima è passione.
Non c’è vita senza passione e questa la potete cercare solo dentro di voi. Non date retta a chi vi vuole influenzare. La passione si può anche trasmettere. Guardatevi dentro e lì la troverete.

La seconda è gioia.
Quello che rende una vita riuscita è gioire di quello che si fa. Ricordo la gioia nel volto stanco di mio padre e nel sorriso di mia madre nel metterci tutti e dieci, la sera, intorno ad una tavola apparecchiata. E’ proprio dalla gioia che nasce quella sensazione di completezza di chi sta vivendo pienamente la propria vita.

La terza è coraggio.
E’ fondamentale essere coraggiosi e imparare a vivere credendo in voi stessi. Avere problemi o sbagliare è semplicemente una cosa naturale, è necessario non farsi sconfiggere. La cosa più importante è sentirsi soddisfatti sapendo di aver dato tutto, di aver fatto del proprio meglio, a modo vostro e secondo le vostre capacità. Guardate al futuro e avanzate.

La quarta è successo.
Se seguite gioia e passione, allora si può parlare anche del successo, di questa parola che sembra essere rimasta l’unico valore nella nostra società. Ma cosa vuol dire avere successo? Per me vuol dire realizzare nella vita ciò che si è, nel modo migliore. E questo vale sia per il calciatore, il falegname, l’agricoltore o il fornaio.

La quinta è sacrificio.
Ho subito da giovane incidenti alle ginocchia che mi hanno creato problemi e dolori per tutta la carriera. Sono riuscito a convivere e convivo con quei dolori grazie al sacrificio che, vi assicuro, non è una brutta parola. Il sacrificio è l’essenza della vita, la porta per capirne il significato. La giovinezza è il tempo della costruzione, per questo dovete allenarvi bene adesso. Da ciò dipenderà il vostro futuro. Per questo gli anni che state vivendo sono così importanti. Non credete a ciò che arriva senza sacrificio. Non fidatevi, è un’illusione. Lo sforzo e il duro lavoro costruiscono un ponte tra i sogni la realtà.

Per tutta la vita ho fatto in modo di rimanere il ragazzo che ero, che amava il calcio e andava a letto stringendo al petto un pallone. Oggi ho solo qualche capello bianco in più e tante vecchie cicatrici. Ma i miei sogni sono sempre gli stessi. Coloro che fanno sforzi continui sono sempre pieni di speranza. Abbracciate i vostri sogni e inseguiteli. Gli eroi quotidiani sono quelli che danno sempre il massimo nella vita.

Ed è proprio questo che auguro a Voi ed anche ai miei figli

R.Baggio
2021-11-14 11:25:30
https://www.google.it/amp/s/www.open.online/2021/11/13/chi-e-astutillo-malgioglio-ex-portiere-medico-mattarella/amp/

La storia di Astutillo Malgioglio, l’ex portiere dalla serie A a medico dal cuore enorme: perché lo premia Mattarella

13 Novembre 2021

Dal Quirinale arriva il riconoscimento per l’ex giocatore, oggi 63enne, per: «il suo costante e coraggioso impegno a favore dell’assistenza e dell’integrazione dei bambini affetti da distrofia»

Tra le 33 onorificenze al Merito conferite dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, spunta anche quella per l’ex portiere di Roma, Lazio e Inter Astutillo Malgioglio. L’uomo, 63 anni, nel corso della carriera spesso travagliata ha giocato per Brescia, Pistoiese, la Roma, Lazio e Inter, per terminare il percorso all’Atalanta. Ma è nel sociale che probabilmente Malgioglio raccoglie i successi più importanti della sua vita, poco riconosciuti dal mondo del calcio, ma finalmente almeno dal Quirinale che lo premierà il prossimo 29 novembre per «il suo costante e coraggioso impegno a favore dell’assistenza e dell’integrazione dei bambini affetti da distrofia». La folgorazione avviene a Natale del 1977: Malgioglio viene convinto da alcuni amici a far visita a un centro per bambini cerebrolesi. «Mi impressionò la loro emarginazione, – ha raccontato a Il Fatto Quotidiano – l’abbandono, il menefreghismo della gente. Fu un’emozione fortissima, un pugno nello stomaco. I miei genitori si sono sempre impegnati nel sociale e mi avevano già insegnato il rispetto e la solidarietà verso gli altri, ma quel giorno tutto mi apparve chiaro».

La carriera calcistica e gli studi in medicina
La carriera è sempre in continua ascesa: parallelamente al calcio porta avanti gli studi e si laurea in Medicina ed è il 1980, quando Azeglio Vicini lo vuole nell’Italia Under 21 come vice di Giovanni Galli. Traguardi che non gli sono sufficienti a sentirsi appagato: per cui parla con la moglie, Raffaella, e insieme decidono di studiare una soluzione per quei bambini. «Acquistammo i macchinari e aprimmo a Piacenza un centro per la riabilitazione motoria dei bambini. Chiamai la palestra “Era77”, dalle iniziali del nome di mia figlia Elena nata nel 1977, di mia moglie Raffaella e del mio. Offrivamo terapie gratuite ai bambini disabili. Li aiutavamo a camminare, a muoversi da soli». Per lui «la vita non è solo una palla di cuoio». L’impegno nel sociale non viene visto di buon occhio dalla società in cui gioca, il Brescia. Che infatti lo mette fuori squadra a causa dello scarso impegno, nonostante avesse dato un contributo fondamentale alla promozione nel 1979/80 e nella stagione 1981/82. «Quello pensa agli handiccapati anziché parare», gli dicevano. Accuse cui lui risponderà anni dopo: «In tutta la carriera non ho mai saltato un allenamento. Ero uno di quelli che si definiscono “professionisti esemplari”». Ma per la Leonessa c’è poco da fare, e retrocede in C1.


Gli anni nella Roma e nella Lazio


I giallorossi lo vogliono con loro, nel 1983 Astutillo accetta l’incarico da Niel Liedholm. Il tecnico svedese gli dà l’ok per usare la palestra di Trigoria per assistere i suoi ragazzi, come farà anche Eriksson dopo di lui. Poi è la volta della Lazio, dove fa il suo esordio nella stagione 1985/86. «Sporco romanista, sei il primo della lista», gli urlano i tifosi biancoceleste: il suo impegno a favore dei più deboli diventa il pretesto per dargli addosso in un campionato in cui la società non brilla affatto. «Se stai sempre con gli handicappati, quanno ce pensi ar pallone?», gli dicono. Lanci di bottiglie, fischi e pomodori accompagnano la fine dei suoi allenamenti. Il divorzio dalla squadra avviene quando, al termine di una partita, si toglie la maglia, ci sputa sopra e la lancia sugli spalti degli ultras. La società lo sospende a tempo indeterminato e chiede alla Figc la sua radiazione per oltraggio alla maglia.


Gli anni all’Inter

Alla fine degli anni Ottanta arriva all’Inter dopo la chiamata di Giovanni Trapattoni. Sono 5 anni felici. «Con gli ingaggi dell’Inter rinnovai la palestra con attrezzature all’avanguardia. I ragazzi venivano da tutta Italia per fare rieducazione nel mio centro. Facevo allenamento al mattino ad Appiano, poi al pomeriggio lavoravo, facendo terapia con un disabile all’ora. Se c’era allenamento al pomeriggio, arrivavo a Piacenza in tempo per farne uno solo, verso sera. Dicevano che mi distraeva, invece a me dava una carica straordinaria». Nel suo secondo lavoro prova a coinvolgere anche i compagni di squadra, come il tedesco Jurgen Klinsmann, che per la causa gli staccherà un assegno da 70 milioni di lire.


La fine della carriera

L’ultima stagione calcistica la gioca nell’Atalanta: dice addio al calcio nel 1992, a 34 anni dopo 264 gare disputate fra i professionisti. Il pallone si dimentica presto di lui e nel 1994, per mancanza di fondi, deve chiudere la sua palestra. «Offrivo assistenza gratuita, e il denaro per un’idea del genere, l’unica possibile, non c’era più. – ha spiegato – Ho regalato i macchinari. Finché ho potuto, raggiungevo i pazienti a domicilio». Nel 2001 una nuova doccia fredda: la sua associazione “Era77” deve cessare l’attività. «Pensavo di non venirne fuori. Ma ora ho ripreso ad aiutare gli altri con mia moglie Raffaella e sono molto felice. – ha detto al Corriere della Sera – Mettiamo a disposizione la nostra esperienza. Io ho sempre usato le mani, il Signore mi ha dato questo talento e continuo a farlo, stando in mezzo alla gente che soffre, dando tutto me stesso. Perché, come dice il mio padre spirituale, le mani bisogna sporcarsele, mettendole anche nella m***a». Oggi Malgioglio è ancora in attività: sviluppa progetti di sporterapia e continua a battersi per l’integrazione nello sport fra disabili e normodotati.



Grande uomo. Riconoscimento meritatissimo ancorché tardivo.
2021-11-14 12:08:57
. Grande uomo. Riconoscimento meritatissimo ancorché tardivo.

Persona eccezionale, il riconoscimento così tardivo (ne avrebbe meritati di ben più importanti) sa molto di periodo storico attuale
2021-11-14 13:07:05
Al netto di tutta la mia gratitudine e stima per l'uomo, La sua figurina panini mi perseguitava, era quella di cui avevo sempre più doppioni
2021-12-28 13:43:55
2021-12-28 15:04:49
Ahahahaha
Grazie mille kee !
MITICO RUBÉN “Rchard Ginori” PEREIRA!

A tre gg dal suo arrivo a Cremona era già in questura per aver caricato un paio di prostitute sulla Castelleonese
Un grandissimo
2021-12-28 15:38:30
Indovina indovinello

2021-12-28 15:44:23
sparo a caso, da primo impatto è lui:

2021-12-28 15:46:41
mi do una seconda possibilità e dico anche lui:

2021-12-28 18:20:24
MITICO RUBÉN “Rchard Ginori” PEREIRA!

A tre gg dal suo arrivo a Cremona era già in questura per aver caricato un paio di prostitute sulla Castelleonese
Un grandissimo



Ecco spiegato il flop!
Uno arriva dal Brasile, anzi no dall'Uruguay, è uguale, vuol portare avanti le proprie tradizioni e voi lo frustrate subito così! E' chiaro che poi in campo non rende!
Ma era davvero così scarso? Perché sai, il filmato può ingannare... :-D (dal filmato sembra uno da serie C)