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Subject: Calcio: storia e aneddoti

2021-06-20 18:51:46
Ancora mi ricordo di Liguori... carriera finita. Era cattivo ma aveva anche due gambe di cemento; un mondiale '78 strepitoso nel suo albo d'oro, perché giocare sapeva giocare
2021-06-21 10:45:15
Cremonese - Milan 84/85, Mio padre con alcuni suoi amici mi porta a vedere la partita, mio padre era il più gobbo tra i gobbi, solo Juve e, ovviamente, cremonese. Aveva sempre sperato di farmi diventare juventino senza riuscirci però rispettava il fatto di sapermi tifoso solo della cremonese. In cuor suo temeva di avere un figlio che potesse diventare tifoso delle milanesi, quindi vedendomi schierato solo per la cremo gli faceva comunque piacere. E' in tribuna con tre amici e si incontrano con Tognazzi, storico tifoso milanista e anche lui con un paio di amici di mio padre di cremona ma storici tifosi rossoneri. Il gruppo, bene o male, si comporta in modo civile (con tutti i limiti del caso), sul finale cominciano ad incazzarsi con Ugo che, con le sue battute fulminanti, spera in una vittoria del milan. Cominciano a volare i "vaaciapalindelcul" o "cosa parli che non hai mai vinto l'oscar" o "impara a cucinare che con i tuoi piatti ci ammazzi i sorci" con risposte di Ugo del tipo "Paolo (mio padre) hai i baffi che sono più lunghi dell'uccello" e via andare. Insomma, classico ambientino da tribuna, con scambio di insulti tra amici. Dopo 10 minuti siamo sul finale, i "culatoon" o "vaafittal'orghen" volano tra i due gruppetti, arriva il presidente Luzzara che chiede tranquillità, siamo in pareggio quindi tutti contenti quando.....al 90' il famoso rigore inventato pa er Millann....luzzara in 2 secondi esplode
"Arbitro vaadarviaalculoooooooo!! Semoooooooo!!! Imbecilleee!!!" al ruota il gruppetto di mio padre con insulti da caserma.
e Tognazzi "Beh il rigore c'era"(Tognazzi era un noto provocatore, faceva apposta ad inveire con gli amici e vedere le loro reazioni per caratterizzare i suoi personaggi)
All'unisono presidente e gruppo di mio padre "Ma tas, tas tas de l'è!" (taci taci!) "va a racuntala a Fellini"
mio padre "Gassman! Te set en Gassman!" (intendeva il fatto che faceva sceneggiate da teatro)
"Beh però il rigore c'era"
"ma ghera en casso! Te capiset nient de cinema figurati del baloon!"
Il povero DiBa tira e trasforma ma ormai in tribuna era relativo, per 10 minuti sono voltai gli insulti peggiori che possiate immaginare.
La sera il gruppetto era insieme a cena in un ristorante in città.
Però hanno fatto pagare il conto a Ugo
2021-06-21 12:03:45
Ahahah
Splendido aneddoto^^
2021-06-21 15:37:59
Pinkerton è una miniera :)
2021-06-21 16:54:16
:D
2021-06-22 19:27:23
“Avevo problemi familiari. Maradona, dopo la partita a Napoli, mi disse di chiamarlo anche di notte, se ne avessi avuto bisogno. Mi accarezzò più volte, rassicurandomi. Poi, concluse dicendomi di aver prenotato un albergo a Torino per mercoledì. Lo fece solo per venire a trovarmi. Fu un gesto che mi rese ancor più piccolo, davanti a questo gigante dei sentimenti, prima che del miglior calcio al mondo.”
Michel Platini su Diego Armando Maradona
2021-06-24 13:32:22
uno dei motivi per cui non sono riuscito mai ad amarlo al 100%. Piccoli cyborg crescono. Chissà se la pagherà in salute nei prossimi anni, gli auguro ovviamente di no


"Un giorno si presentò un ragazzino di 8 anni, con un corpicino che a malapena superava le dimensioni del pallone. Mi misi a ridere: "ma dove l'avete trovato questo?"
Dopo i primi movimenti rimasi a bocca aperta. Mai visto un talento così stupefacente.
I suoi occhi erano sempre concentrati sul pallone, a lui interessava solo avere la palla tra i piedi.
Passarono gli anni ma ci rendemmo conto che Leo non cresceva, aveva 12 anni, ma era un nano. I pantaloncini gli arrivavano alle caviglie.
Era troppo forte per vedere la sua carriera finire lì, così per aiutarlo chiamai un dirigente del Barcellona:
"ho tra le mani un ragazzo, è un portento, lo devi vedere" e lui: "com'è fisicamente?",
"è basso ma è un talento puro".
A questo punto lui mi fa: "io cerco giocatori già formati, poi l'attaccante ce l'abbiamo, non sono interessato".
Glielo chiesi come favore personale e per accontentarmi mi diede l'ok per il provino.
Carles Rexach osservò Leo per 5 minuti, chiamò suo padre, prese un fazzoletto di carta, lo aprì e siglò lì sopra un contratto per bloccarlo.
Leo però non superò le visite mediche perché aveva problemi con gli ormoni della crescita, c'era solo una soluzione: fare delle cure ormonali, ogni siringa costava 500 euro.
Il Barcellona decise di fare questo tentativo.
Dopo 3 anni di cure in Spagna, Leo arrivò ad essere alto 1.40 con possibilità di crescere ancora.
Durante le cure soffrì molto: vomitava spesso, perdeva peli, ma non doveva far vedere davanti ai medici che stava male, altrimenti l'avrebbero rispedito in Argentina e tutto sarebbe finito.
Arrivò il giorno della prima partita con le giovanili del Barcellona, molti addetti ai lavori dissero: "cosa può fare uno così in un campo da calcio?"
Io a loro risposi dicendo:
"in questo calcio fatto di muscoli e potenza ci sarà spazio per il talento di questo ragazzo, perché Leo è un dono di Dio".
Beh, oggi posso dire di non aver sbagliato".
Il ricordo di Carlos Marconi, ex allenatore di Leo Messi nelle giovanili del Newell's Old Boys.
Oggi spegne 34 candeline colui che ha reso possibile, l'impossibile.
Tanti auguri Leo.
2021-06-24 19:43:17
Scusate non ho tempo di tradurre, ricorda il rifiuto di Platini da parte dell'Inter

Uno de los cracks que maravilló a las ligas más competitivas del mundo con sus prodigiosas definiciones pudo llegar a barrio Obrero. A Pedro Aldave no le faltó dinero, sino decisión, para hacer el que hubiese sido el fichaje de su vida.

Corrían los años 90. Aldave hizo contactos Brasil en busca de valores para su empresa en tierra guaraní, había que expandir el negocio. Viajes aquí y allá, reuniones con caza talentos de poco renombre, entre ellos los africanos. Un trámite con demasiada ‘mercadería’ por revisar.

El empresario, que en aquella época no ostentaba el capital acaudalado del cual hoy goza, dio con dos chicos cameruneses. Ambos, de no más de 15 años, deseaban encontrar su lugar en el mundo y escapar así del cruento conflicto que se libró entre su país y la vecina Nigeria por un pedazo de tierra.

LAS OPCIONES

El primero, alto y de porte fornido; con dotes de férreo hombre de marca, se plantó como mejor opción. Su nombre: Geremi Njitap. Y también estaba el paisano de Geremi, que a primera vista le pareció a Aldave algo flaquito y sin mucho a su favor para hacer frente a los violentos defensores del fútbol guaraní.

La billetera apuraba y el margen de ganancia era ralamente estrecho, Aldave no quería arriesgarse demasiado así que solo uno iría a Asunción para las pruebas.

EL FICHAJE

Y tomó la decisión. Aldave contrató a Njitap. Este empacó lo poco que tenía y se vino a Paraguay a comienzos de 1997. En feudo azulgrana le recibió otro camerunés, Tobie Mimboe, uno de los futbolistas que dejó gratas impresiones en el público. No así Njitap, que jugó medio año en Cerro y tras marcharse a Turquía no volteó la mirada atrás. Seguramente recordó más adelante sus tardes de tereré en Tortuguita ya que la institución se topó con un agujero (demanda) al que tuvo que hacer frente la administración de Luis Pettengill por el reclamo de su club de formación.


LAS VUELTAS DE LA VIDA

Por su lado, aquel chico que no pasaba de los 60 kilos fue a buscarse la vida en España. Se supo que le fichó el poderoso Real Madrid, que inmediatamente lo mandó a su filial. Samuel Eto’o irrumpía en el fútbol europeo. Después de una temporada floja fue cedido al Mallorca de Héctor Cúper, allí explotó y más adelante se erigió como fichaje estrella en el temible Barcelona del holandés Frank Rijkaard.


EL LAMENTO

Se perdió buenísima plata, Aldave lo sabe. Años más tarde, en charla con el periodista Arturo Máximo Rubín, reconoció que efectivamente tuvo la posibilidad de traer a Eto’o, pero que no quiso arriesgarse con semejante apuesta. “Igual. Mal no me fue, Geremi jugó en Cerro y llegó al Chelsea, Real Madrid, mal no me fue”, tiró Aldave.

Pedro Aldave se mantuvo cerca de la dirigencia de Cerro Porteño, aún hoy día.
Njitap y Eto’o, dos que se aventuraron juntos a un continente desconocido, coincidieron, no en las maltrechas canchas de la APF, sino en el Real Madrid y consecuentemente en citas internacionales de la selección absoluta de Camerún.
(edited)
2021-06-24 21:26:59
Una delle star che ha stupito i campionati più competitivi del mondo con le sue prodigiose definizioni è riuscita a raggiungere il quartiere Obrero. A Pedro Aldave non mancavano i soldi, ma la decisione, di fare quella che sarebbe stata la firma della sua vita.

Erano gli anni 90. Aldave prese contatti in Brasile alla ricerca di valori per la sua azienda in terra Guaraní, il business doveva essere ampliato. Gite qua e là, incontri con talent scout poco conosciuti, africani tra loro. Una procedura con troppa "merce" da rivedere.

L'uomo d'affari, che a quel tempo non aveva il ricco capitale di cui gode oggi, si imbatté in due ragazzi camerunesi. Entrambi, non più di 15 anni, volevano trovare il loro posto nel mondo e sfuggire così al sanguinoso conflitto tra il loro Paese e la vicina Nigeria per un pezzo di terra.

LE OPZIONI

Il primo, alto e tarchiato nel portamento; Con i talenti di un uomo di ferro di marca, rappresentava l'opzione migliore. Il suo nome: Geremi Njitap. E c'era anche il connazionale di Geremi, che a prima vista sembrava ad Aldave un po' magro e poco a suo favore per fronteggiare i violenti difensori del calcio guaranì.

Il portafoglio era stretto e il margine di guadagno era raro, Aldave non voleva rischiare troppo quindi solo uno sarebbe andato ad Asunción per i test.

LA FIRMA

E ha preso la decisione. Aldave ha assunto Njitap. Ha messo in valigia quel poco che aveva ed è venuto in Paraguay all'inizio del 1997. Nel feudo del Barça è stato ricevuto da un altro camerunese, Tobie Mimboe, uno dei calciatori che ha lasciato piacevoli impressioni nel pubblico. Non così Njitap, che ha giocato sei mesi al Cerro e dopo aver lasciato la Turchia non si è guardato indietro. Sicuramente in seguito ha ricordato i suoi pomeriggi tereré a Tortuguita poiché l'istituzione è incappato in un buco (querela) che l'amministrazione Luis Pettengill ha dovuto affrontare a causa della rivendicazione del suo club di allenamento.


I GIRI DELLA VITA

Da parte sua, quel ragazzo che non superava i 60 chili è andato a trovare una vita in Spagna. Si è saputo che lo ha ingaggiato il potente Real Madrid, che lo ha subito mandato nella sua filiale. Samuel Eto'o ha fatto irruzione nel calcio europeo. Dopo una brutta stagione è stato ceduto in prestito al Mallorca di Héctor Cúper, dove è esploso e in seguito è diventato una stella firmando nel temibile Barcellona dell'olandese Frank Rijkaard.


il lamento

Sono stati persi molti soldi, Aldave lo sa. Anni dopo, in una conversazione con il giornalista Arturo Máximo Rubín, ha riconosciuto di avere davvero l'opportunità di portare Eto'o, ma che non voleva rischiare una simile scommessa. "Stesso. Non è stato male per me, Geremi ha giocato a Cerro ed è arrivato al Chelsea, al Real Madrid, non è stato male per me", ha lanciato Aldave.

Pedro Aldave è rimasto vicino alla leadership del Cerro Porteño, anche oggi.
Njitap ed Eto'o, due che si sono avventurati insieme in un continente sconosciuto, hanno coinciso, non sui campi malconci dell'APF, ma sul Real Madrid e di conseguenza sugli appuntamenti internazionali della prima squadra del Camerun.
(modificato)
2021-06-24 23:19:08
“Dopo esserci qualificati per il Mondiale del 2010 Lippi ci ha concesso una serata libera a Firenze.
Siamo andati a cena quasi tutti insieme, tranne Gattuso, rimasto in ritiro.
Quando siamo tornati eravamo abbastanza ubriachi, anzi molto ubriachi, abbiamo chiacchierato nella hall, non avevamo sonno, dovevamo trovare qualcosa da fare per passare il tempo e l’idea è stata la stessa per tutti: “Andiamo a rompere i coglioni a Rino”.
Stava già dormendo, con la papalina in testa. Mentre salivamo le scale per raggiungerlo in stanza, De Rossi ha trovato un estintore e l’ha preso: “Vado a spegnere Gattuso”.
Abbiamo bussato, lui ha aperto, con gli occhi stropicciati, Daniele gli ha scaricato addosso tutto quello che c’era là dentro ed è scappato a nascondersi nella nostra camera.
Mi ha lasciato in balia di quel mostro in mutande e pieno di schiuma, che gridava concetti sconnessi.
Ho tentato di scappare, ma ero spacciato in partenza, lo sapevo.
Quando alle tue spalle c’è Gattuso che ti vuol fare del male, puoi correre finché vuoi, ma alla fine ti prenderà.
De Rossi, con la serratura ben chiusa, faceva lo spiritoso: “Cosa sono questi rumori? Li ho già sentiti nei film di Bud Spencer e Terence Hill…”.
Era Rino che mi stava facendo vedere la sua collezione di schiaffi.
[Da “Penso quindi gioco” autobiografia di Andrea Pirlo]
2021-06-25 12:50:23
Un 25 giugno di tanto tempo fa...


(edited)
2021-06-25 21:58:44
Giusto oggi ho visto una parte di uno speciale di Buffa su Van Basten
Non ho ben capito cosa Van Basten pensasse dei/del medici/o che lo hanno operato alle caviglie
2021-06-25 22:34:09
Beh, non è un segreto: lui dice che non avrebbe mai dovuto fare quel famoso intervento. Fu l'inizio della fine.
2021-06-26 16:33:00
2021-06-26 20:59:16
Non è successo sul campo ma riguardava il calcio. Anno di grazia 1991, inverno con nebbia e pioggerellina odiosa. In pieno centro a Cremona, Palazzo Cittanova, organizzano un incontro del tipo “Il calcio come strumento di comunicazione (o qualcosa del genere)”. Presenti sul palco rappresentanti della federazione, coni, CSI, managers vari e sindaco. Moderatore l’ex direttore del giornale (che era di Como per la cronaca). Il sindaco di allora era l’Avv. XYZ (vabbè cercatelo), tifosissimo della Cremo, non era un fulmine di guerra ma è sempre stata una persona veramente onesta, a mio padre disse ai tempi “Io capisco poco ma chi mi circonda non capisce un cazzo”. Mio padre ci va con il suo amico Berto, responsabile SIAE per lo Zini, lo stesso che annullava gli accrediti chiesti dalle squadre ospiti per lasciare i tifosi avversari fuori. Io ci vado con Cippe e il Ciliegia, l’intenzione è quella di stare al massimo 30 minuti poi di andare in centro a fare casino. Siamo totalmente disinteressati ma i due non smetteranno mai di ringraziarmi per la serata. Il teatro è pieno, circa 150 persone siamo nell’ultima fila mio padre è a ridosso del palco, presenti due telecamere della tv locale per la diretta ad uso e consumo di quei 4 sclerotici che guardavano quel canale. Si comincia malissimo nei primi 20 minuti con i managers e le loro slide e frasi del tipo
“La visione concettuale del gioco…”
“L’impegno socio culturale del messaggio…”
“La scelta vincente dello strumento comunicativo…”
“L’estensione del valore del messaggio calcistico...”
Io, Cippe e il Ciliegia siamo insofferenti e stiamo per andarcene quando prende la parola il sindaco….
“Tutto molto interessante, però per me la cosa che conta l’è andà in curva a vusaa (urlare) PIACENZA MERDAAAAAA!!!”
Scoppia un boato e il teatro diventa una bolgia satanica, partono cori da stadio di insulti di ogni tipo, gente di 40/50 anni che corre davanti alle telecamere e si fa inquadrare mentre urlano frasi del tipo “Dalla merda ci separa solo il Po”. Il moderatore chiede calma e tranquillità e si sente rispondere nel microfono “Ma va a cagà te e i tuoi soci!”. I managers si rifugiano nel retropalco. Mio padre e Berto ridono come i vecchietti del Muppets Show, Cippe infoiato come un bufalo cafro in cattività con il suo metro e 61 cm di altezza e poco più di 50 kili di peso è in piedi sui braccioli della poltrona che urla insulti ai mantovani, parmensi, bresciani, bergamaschi. Nel mentre in cui porta il peso in avanti per urlare “Piacentini comunisti infamiiii!!” cade sulla fila davanti dove dei ragazzini di 10/11 anni di una squadra di calcio, spaventatissimi per il nuovo ospite, scappano via dalle poltrone. Sto male dalle risate, il Ciliegia, asmatico da sempre, dal ridere mi va in una mezza crisi respiratoria, mentre lancia mezzi respiri e cerca l’inalatore nel giubbotto a suo fianco il classico settantenne gli fa “Te set nianca boon de sifulà? Se fa cusè” (Non sei neanche capace di fischiare? Si fa così) e caccia un fischio spacca timpani seguito dall’urlo “Piacentini culattoni!”. È l’apoteosi del marasma da stadio, per 15 minuti il teatro diventa un qualcosa di parallelo, urla, insulti lanciati da tutti a chiunque. Il sindaco riesce a riprendere il controllo di una situazione ormai allo sbando, cerca di ripartire con il tema della serata ma ormai tutto è virato in direzione diversa. Noi 3 usciamo e andiamo in centro ridendo in continuazione, per la cronaca la registrazione della serata non venne mai riprogrammata dalla tv.
2021-06-27 00:52:37
Jezzzz