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Subject: Calcio: storia e aneddoti
pensavo di fregarvi perchè sembravano dei capelli afro :D
....ma da sotto spunta la gamba pelosa bianca lol
....ma da sotto spunta la gamba pelosa bianca lol
Pensavo fosse un fotomontaggio... un anno prima delle Malvinas
la differenza tra campioni e grandi giocatori
[url=https://ibb.co/hV9wTwR][/url]
Francesco F. Pagani - Sciabolata Morbida
1 h ·
Thibaut Courtois è uno dei migliori portieri della sua generazione.
Un paio d'anni fa (forse erano tre, ma non è così importante ai fini di ciò che sto scrivendo) vinse una Champions “da solo”, in generale ha giocato una carriera a livelli altissimi (102 presenze in Nazionale, 277 nella Liga, 126 in Premier, 76 in Champions).
Quando un giocatore mantiene per molti anni un rendimento importante giocando ai massimi livelli non è mai per caso.
Significa che ha una testa “diversa” dalla maggior parte della gente.
Perché per arrivare a giocare ad un certo livello è inevitabile il fatto che tu debba avere talento (che può essere declinato in modi diversi, il talento non è solo quello puramente tecnico), poi però solo con quello non vai lontano.
Perché per “arrivare” può bastarti un mix di fortuna e sfrontatezza, poi però a quel livello vieni fagocitato se non hai la testa.
Nel momento in cui ti senti arrivato, hai il conto in banca che ti esplode, ecc. può venire naturale “rilassarti”.
C'è chi nella vita non ha mai combinato nulla – eppure pontifica, e spesso lo fa contro “questi qui” – e poi c'è chi è arrivato al top nella sua professione e deve capire come mantenersi a quel livello.
Purtroppo non è una cosa banale e scontata.
Però gli esempi di calciatori che riescono in questo intento è comunque abbastanza ampia.
Ricordo alcuni racconti su Cristiano Ronaldo, sicuramente uno dei giocatori che rappresentano benissimo questo discorso avendo lui un'etica del lavoro con pochi pari, che dicevano come si allenasse in qualsiasi situazione e condizione.
A Natale, post grigliata coi compagni, ecc., non c'era mai una “scusa” buona che potesse portarlo a non allenarsi.
Ecco, il video che ho visto stamani di Courtois che si allena in spiaggia, durante la sua luna di miele, va proprio in questo senso.
Puoi anche essere uno dei migliori portieri al mondo, ma la cosa di per sé non basta.
Se vuoi CONTINUARE AD ESSERLO non ti basta accontentarti di ciò che il tuo talento ti può permettere.
DEVI lavorare, lavorare e lavorare.
Altrimenti sì, ti capiterà di fare parate o prestazioni super, ma la continuità di rendimento che ti può portare a mantenerti nel gotha del ruolo non la trovi solo facendoti forte delle qualità che Madre Natura ti ha donato.
Le devi coltivare ogni santo giorno, quelle qualità.
Sarà un discorso che molti non capiranno o accetteranno, immagino, perché in tantissimi nel momento in cui si trovassero ad avere i milioni in banca sarebbero più portarti a dedicarsi ai divertimenti che al lavoro.
E magari sono gli stessi che criticano i Donnarumma o i Balotelli per non essere migliorati nel corso degli anni.
Però boh, sarà perché io sono un fissato e mi alimento con quello, sarà perché lavoro 7 giorni su 7 da anni, sarà per quello che sarà... ma quando vedo giocatori come Courtois allenarsi sulla spiaggia pure in luna di miele mi vengono gli occhi a cuoricino!
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Francesco F. Pagani - Sciabolata Morbida
1 h ·
Thibaut Courtois è uno dei migliori portieri della sua generazione.
Un paio d'anni fa (forse erano tre, ma non è così importante ai fini di ciò che sto scrivendo) vinse una Champions “da solo”, in generale ha giocato una carriera a livelli altissimi (102 presenze in Nazionale, 277 nella Liga, 126 in Premier, 76 in Champions).
Quando un giocatore mantiene per molti anni un rendimento importante giocando ai massimi livelli non è mai per caso.
Significa che ha una testa “diversa” dalla maggior parte della gente.
Perché per arrivare a giocare ad un certo livello è inevitabile il fatto che tu debba avere talento (che può essere declinato in modi diversi, il talento non è solo quello puramente tecnico), poi però solo con quello non vai lontano.
Perché per “arrivare” può bastarti un mix di fortuna e sfrontatezza, poi però a quel livello vieni fagocitato se non hai la testa.
Nel momento in cui ti senti arrivato, hai il conto in banca che ti esplode, ecc. può venire naturale “rilassarti”.
C'è chi nella vita non ha mai combinato nulla – eppure pontifica, e spesso lo fa contro “questi qui” – e poi c'è chi è arrivato al top nella sua professione e deve capire come mantenersi a quel livello.
Purtroppo non è una cosa banale e scontata.
Però gli esempi di calciatori che riescono in questo intento è comunque abbastanza ampia.
Ricordo alcuni racconti su Cristiano Ronaldo, sicuramente uno dei giocatori che rappresentano benissimo questo discorso avendo lui un'etica del lavoro con pochi pari, che dicevano come si allenasse in qualsiasi situazione e condizione.
A Natale, post grigliata coi compagni, ecc., non c'era mai una “scusa” buona che potesse portarlo a non allenarsi.
Ecco, il video che ho visto stamani di Courtois che si allena in spiaggia, durante la sua luna di miele, va proprio in questo senso.
Puoi anche essere uno dei migliori portieri al mondo, ma la cosa di per sé non basta.
Se vuoi CONTINUARE AD ESSERLO non ti basta accontentarti di ciò che il tuo talento ti può permettere.
DEVI lavorare, lavorare e lavorare.
Altrimenti sì, ti capiterà di fare parate o prestazioni super, ma la continuità di rendimento che ti può portare a mantenerti nel gotha del ruolo non la trovi solo facendoti forte delle qualità che Madre Natura ti ha donato.
Le devi coltivare ogni santo giorno, quelle qualità.
Sarà un discorso che molti non capiranno o accetteranno, immagino, perché in tantissimi nel momento in cui si trovassero ad avere i milioni in banca sarebbero più portarti a dedicarsi ai divertimenti che al lavoro.
E magari sono gli stessi che criticano i Donnarumma o i Balotelli per non essere migliorati nel corso degli anni.
Però boh, sarà perché io sono un fissato e mi alimento con quello, sarà perché lavoro 7 giorni su 7 da anni, sarà per quello che sarà... ma quando vedo giocatori come Courtois allenarsi sulla spiaggia pure in luna di miele mi vengono gli occhi a cuoricino!
10pt e un manoscritto autografato di Arrow a chi indovina nome e squadra di quello a sinistra
Pioli - Fiorenzuola
Se giusto voglio l'autografo di Den Harrow!
Se giusto voglio l'autografo di Den Harrow!
Good shot!
Nessun autografo perché hai cercato su Google
Nessun autografo perché hai cercato su Google
Ma no, era facile. Lo avevo letto anche più di una volta Toni-giovane e Pioli-fine carriera compagni di squadra
"When I was growing up in London, it felt like the only English players playing abroad were David Beckham and Owen Hargreaves. It wasn’t a real option. And this wasn’t just any club, it was AC Milan.
But then I spoke to some of the boys at Chelsea who’d been in Italy — Toni Rüdiger, Mateo Kovacic and Emerson. Toni had been at Roma, and he was always going on and on about how good the support was. He came up to me like, “So you going to Milan? Listen, if you’ve got the chance, you go.
“The fans … it’s just different in Italy. It’s crazy. I was the man there, you know? Just give everything and they’re gonna love you.”
Then there was Thiago Silva. He didn’t even speak English, but when he heard what we were talking about he just went, “Milan?” and gave a massive thumbs up! Hahaha!
I was like, O.K., get me on that plane!
When I went over to sign in January of 2021, they gave me a tour around the museum. There are so many trophies you can’t even take it all in. Champions Leagues and Ballon d’Ors everywhere. I’m looking around at the photos on the walls like, Rah … this is proper. There’s Shevchenko, there’s Kaká, Nesta, Ibra, Pirlo, Ronaldinho … and those are just a handful of the ones that I’m old enough to remember watching as a kid.
The moment that really hit home though was when they handed me this bag with my tracksuit in it. When I took it out, I just stared at the Milan badge. I think Dad realised I was still struggling to actually process everything. He looked at me and said: “You play for AC Milan.”
Every time I see my tracksuit, I still get a special feeling. I still say to myself, “I play for AC Milan.”"
But then I spoke to some of the boys at Chelsea who’d been in Italy — Toni Rüdiger, Mateo Kovacic and Emerson. Toni had been at Roma, and he was always going on and on about how good the support was. He came up to me like, “So you going to Milan? Listen, if you’ve got the chance, you go.
“The fans … it’s just different in Italy. It’s crazy. I was the man there, you know? Just give everything and they’re gonna love you.”
Then there was Thiago Silva. He didn’t even speak English, but when he heard what we were talking about he just went, “Milan?” and gave a massive thumbs up! Hahaha!
I was like, O.K., get me on that plane!
When I went over to sign in January of 2021, they gave me a tour around the museum. There are so many trophies you can’t even take it all in. Champions Leagues and Ballon d’Ors everywhere. I’m looking around at the photos on the walls like, Rah … this is proper. There’s Shevchenko, there’s Kaká, Nesta, Ibra, Pirlo, Ronaldinho … and those are just a handful of the ones that I’m old enough to remember watching as a kid.
The moment that really hit home though was when they handed me this bag with my tracksuit in it. When I took it out, I just stared at the Milan badge. I think Dad realised I was still struggling to actually process everything. He looked at me and said: “You play for AC Milan.”
Every time I see my tracksuit, I still get a special feeling. I still say to myself, “I play for AC Milan.”"
La sua incredulità è una confessione di sentirsi inadeguato!
:P
:P
Giovanni è un uomo normale, di statura per nulla elevata, sulla cinquantina, che lavora per un’azienda milanese nel campo dell’edilizia.
È la Milano rampante degli anni ottanta, ma Giovanni ha un’altra grande passione, il calcio.
E così, dopo il lavoro, passeggiando per Parco Sempione si ferma a guardare dei ragazzi che giocano a pallone durante un torneo locale.
Non è più l’epoca degli oratori, in cui Giovanni è cresciuto e si è formato, da fervente cattolico. Non è ancora l’epoca delle grandi pubblicità stampate sui cartelloni lungo i viali dei palazzoni lumbard.
Uno dei ragazzi si fa male, la sua squadra sta perdendo ed è pronta ad alzare bandiera bianca.
“Dai ragazzi giochiamo fino alla fine che domani c’è scuola e c’è chi lavora”.
“No no, ve la diamo vinta”.
Fuori campo, Giovanni non resiste alla tentazione. “Se volete entro io al posto suo”.
“Ma va là che sei vecchio te! E poi col vestito e le scarpe che hai? Ciaparat!”.
“Lasciatelo giocare e finiamo sta partita”.
Giovanni sorride, sembrava non aspettare altro.
Avete mai sognato di camminare per strada, mentre un pallone calciato fuori dalla piazzetta rotola verso di voi? Nel sogno c’è chi lo stoppa e lo calcia di nuovo verso i ragazzi, e chi va incontro alla palla e lo calcia di prima, secco e preciso. Giovanni è uno di quei sognatori. Sveste la giacca, si sistema all’ala destra, e aspetta. Gli arriva finalmente la palla, dribbling secco, destro all’incrocio, gol.
“Figa oh! Il nonno sa giocare”.
“Come ti chiami zio?”
“Giovanni Ceramica”.
Simpatico Giovanni. Aveva scritto Ceramica sulla camicia, la ditta per la quale lavorava, non aveva saputo inventarsene una migliore. Più anni che capelli ormai in testa, non che ne avesse mai avuti tanti. Quei ragazzi lo accettano con sé da quel giorno, e per due anni domina il torneo.
Fino a che un vecchio tifoso milanista non si ferma a vedere la partitella, attirato dalle urla festanti delle persone attorno al campetto.
“Che ci fa il Basletta lì?”
“Chi? Quello? Si chiama Ceramica”.
“Ma quale Ceramica. Il “Basletta”, Giovanni Lodetti, campione d’Europa col Milan e la nazionale! Gnurant’!”.
Giovanni è stato finalmente smascherato, minimizza con l’umiltà che lo contraddistingue. Adesso può tornare se stesso. Esce di nuovo dal campo dopo 20 anni, da campione, quale è sempre stato. Felice, come sognava da bambino.
È la Milano rampante degli anni ottanta, ma Giovanni ha un’altra grande passione, il calcio.
E così, dopo il lavoro, passeggiando per Parco Sempione si ferma a guardare dei ragazzi che giocano a pallone durante un torneo locale.
Non è più l’epoca degli oratori, in cui Giovanni è cresciuto e si è formato, da fervente cattolico. Non è ancora l’epoca delle grandi pubblicità stampate sui cartelloni lungo i viali dei palazzoni lumbard.
Uno dei ragazzi si fa male, la sua squadra sta perdendo ed è pronta ad alzare bandiera bianca.
“Dai ragazzi giochiamo fino alla fine che domani c’è scuola e c’è chi lavora”.
“No no, ve la diamo vinta”.
Fuori campo, Giovanni non resiste alla tentazione. “Se volete entro io al posto suo”.
“Ma va là che sei vecchio te! E poi col vestito e le scarpe che hai? Ciaparat!”.
“Lasciatelo giocare e finiamo sta partita”.
Giovanni sorride, sembrava non aspettare altro.
Avete mai sognato di camminare per strada, mentre un pallone calciato fuori dalla piazzetta rotola verso di voi? Nel sogno c’è chi lo stoppa e lo calcia di nuovo verso i ragazzi, e chi va incontro alla palla e lo calcia di prima, secco e preciso. Giovanni è uno di quei sognatori. Sveste la giacca, si sistema all’ala destra, e aspetta. Gli arriva finalmente la palla, dribbling secco, destro all’incrocio, gol.
“Figa oh! Il nonno sa giocare”.
“Come ti chiami zio?”
“Giovanni Ceramica”.
Simpatico Giovanni. Aveva scritto Ceramica sulla camicia, la ditta per la quale lavorava, non aveva saputo inventarsene una migliore. Più anni che capelli ormai in testa, non che ne avesse mai avuti tanti. Quei ragazzi lo accettano con sé da quel giorno, e per due anni domina il torneo.
Fino a che un vecchio tifoso milanista non si ferma a vedere la partitella, attirato dalle urla festanti delle persone attorno al campetto.
“Che ci fa il Basletta lì?”
“Chi? Quello? Si chiama Ceramica”.
“Ma quale Ceramica. Il “Basletta”, Giovanni Lodetti, campione d’Europa col Milan e la nazionale! Gnurant’!”.
Giovanni è stato finalmente smascherato, minimizza con l’umiltà che lo contraddistingue. Adesso può tornare se stesso. Esce di nuovo dal campo dopo 20 anni, da campione, quale è sempre stato. Felice, come sognava da bambino.