Subpage under development, new version coming soon!
Subject: Olimpiadi Tokyo
anni che aspettavamo facesse clic... ora meno comparsate speriamo... anche se temo inizierà Jacobs.
Del resto sossoldi
Del resto sossoldi
Tokyo, pessimo affare: un buco da 20 miliardi
di Nicola Borzi | 8 Agosto 2021
Il motto sportivo delle Olimpiadi è “Più veloce, più in alto, più forte – insieme”. Ma se si guarda ai risultati economici, in realtà dovrebbe essere “più lento, più in basso, più debole – da soli”. Ormai da decenni i Giochi, se misurati sulle spese e lo sviluppo, non hanno più ragion d’essere. I Paesi ospitanti spendono miliardi per prepararli, fronteggiano enormi sforamenti dei budget e finiscono per indebitarsi. Tokyo poi è stata sfortunata: nonostante il rinvio di un anno, la pandemia ha colpito il bilancio. Ma il disastro era previsto da tempo.
I Giochi che si chiudono oggi, secondo stime dei media nipponici Nikkei e Asahi, sono costati 23,8 miliardi di euro al cambio attuale. Gli introiti finali di Tokyo non sono ancora noti, ma la parte del leone andrà al Comitato olimpico internazionale: i diritti tv sono la quota più sostanziosa e quelli Usa valgono più della somma di quelli di tutti gli altri Paesi. Ma i telespettatori a stelle e strisce hanno latitato, per il fuso orario “impossibile” e i mediocri risultati del team, mentre il Covid ha ridotto di 1,1 miliardi l’incasso dei biglietti, secondo l’Istituto Nomura, e azzerato quello del turismo estero. Gli sponsor hanno bruciato i 2,55 miliardi investiti. Eppure il Giappone ha speso meno dei 38,3 miliardi che costarono le Olimpiadi di Pechino 2008, le quali raccolsero ricavi per soli 3,06 miliardi nonostante il boom di turisti e diritti tv. Molto meno del budget stimato in 42,5 miliardi per i giochi invernali russi di Sochi 2014. È prevedibile che il conto si chiuderà dunque “in rosso” per una ventina di miliardi.
Si sta così ripetendo il ciclo negativo degli anni 70, analizzato dall’economista Andrew Zimbalist nel suo volume Circo Massimo: la scommessa economica dietro le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Cinquant’anni fa i Giochi stavano crescendo rapidamente ma ogni Olimpiade, da Roma 60 in poi, vide grandi sforamenti dei costi. I Giochi di Città del Messico 68 e di Monaco di Baviera ’72 furono poi macchiati dal sangue, i primi dei manifestanti, i secondi degli atleti israeliani. Le gare del ’76 a Montreal, da un preventivo di 124 milioni di dollari, finirono per costare 1,5 miliardi. Così sempre più città decisero di sfilarsi dalla candidatura, tanto che nel ’79 Los Angeles fu l’unica a presentare un’offerta per i Giochi estivi dell’84, facendo affidamento quasi solo su stadi e infrastrutture esistenti. Grazie ai diritti tv, la megalopoli californiana ottenne dai giochi un piccolo saldo attivo. Quel successo, male interpretato, fece scattare una nuova corsa a candidarsi, con le città in gara che salirono da due per le Olimpiadi 1988 a 12 per quelle del 2004, finendo per favorire i Paesi che spendevano di più.
Gli esperti palano di “maledizione del vincitore”. Esemplari furono i giochi di Atene del 2004, costati oltre 10 miliardi, che tra corruzione e sprechi sono considerati tra le cause del default della Grecia. Molte città negli ultimi anni hanno così ritirato le proprie offerte, dopo referendum vinti da elettori contrari o per la pressione di cittadini preoccupati. Per mancanza di candidati, nel 2017 il Cio ha scelto contemporaneamente le sedi del 2024, Parigi, e del 2028, Los Angeles. Il fatto è che costi e ricavi dei Giochi ricadono su tasche diverse. Le candidature sono spinte da grandi interessi privati: dietro ci sono le lobby di costruttori, architetti, hotellerie e turismo, media, compagnie di sicurezza, assicurazioni, banche, consulenti, avvocati e pr che per questi gruppi di pressione elaborano iperboliche stime sui potenziali benefici. I costi però non gravano sulle spalle di questi gruppi, che invece ne incassano i lucrosi appalti.
Per garantirsi i Giochi la città ospite deve spesso pagare centinaia di milioni solo per presentare e “spingere” la propria candidatura. Poi finisce per stravolgere i suoi piani urbanistici, il che spesso significa trasferire comunità e posti di lavoro, assumere manodopera migrante, ma soprattutto togliere risorse rilevanti ai servizi sociali, indebitarsi per miliardi, appesantire le tasse future. Ma le promesse non si realizzano e lungo il percorso le comunità locali sperimentano invece traffico e inquinamento in nome della costruzione di infrastrutture che spesso non hanno più alcun uso dopo i Giochi (Torino 2006 insegna) o che per restare attive dovrebbero far costare troppo i propri biglietti.
A soffrire, anche in termine di costi-opportunità, sono i bilanci pubblici. Il servizio del debito dopo aver ospitato i giochi può gravare sugli Stati anche per decenni e la crescita promessa quasi sempre è un miraggio. Nemmeno gli effetti occupazionali sono certi: per i giochi di Salt Lake City del 2002 vi fu un aumento a breve termine di 7 mila posti di lavoro, un decimo di quelli preventivati, ma nessuna crescita di lungo termine, mentre la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ha calcolato che solo il 10% dei 48 mila posti temporanei creati dalle Olimpiadi di Londra 2012 è andato a disoccupati. Anche il turismo ne beneficia, ma a breve termine, mentre a correre è la corruzione, come nei casi di Nagano (1998), Salt Lake City (2002) e Rio (2016). Senza una vera riforma del Cio e controlli sovranazionali efficaci, affiancare affari e sport non sarà più un gioco.
di Nicola Borzi | 8 Agosto 2021
Il motto sportivo delle Olimpiadi è “Più veloce, più in alto, più forte – insieme”. Ma se si guarda ai risultati economici, in realtà dovrebbe essere “più lento, più in basso, più debole – da soli”. Ormai da decenni i Giochi, se misurati sulle spese e lo sviluppo, non hanno più ragion d’essere. I Paesi ospitanti spendono miliardi per prepararli, fronteggiano enormi sforamenti dei budget e finiscono per indebitarsi. Tokyo poi è stata sfortunata: nonostante il rinvio di un anno, la pandemia ha colpito il bilancio. Ma il disastro era previsto da tempo.
I Giochi che si chiudono oggi, secondo stime dei media nipponici Nikkei e Asahi, sono costati 23,8 miliardi di euro al cambio attuale. Gli introiti finali di Tokyo non sono ancora noti, ma la parte del leone andrà al Comitato olimpico internazionale: i diritti tv sono la quota più sostanziosa e quelli Usa valgono più della somma di quelli di tutti gli altri Paesi. Ma i telespettatori a stelle e strisce hanno latitato, per il fuso orario “impossibile” e i mediocri risultati del team, mentre il Covid ha ridotto di 1,1 miliardi l’incasso dei biglietti, secondo l’Istituto Nomura, e azzerato quello del turismo estero. Gli sponsor hanno bruciato i 2,55 miliardi investiti. Eppure il Giappone ha speso meno dei 38,3 miliardi che costarono le Olimpiadi di Pechino 2008, le quali raccolsero ricavi per soli 3,06 miliardi nonostante il boom di turisti e diritti tv. Molto meno del budget stimato in 42,5 miliardi per i giochi invernali russi di Sochi 2014. È prevedibile che il conto si chiuderà dunque “in rosso” per una ventina di miliardi.
Si sta così ripetendo il ciclo negativo degli anni 70, analizzato dall’economista Andrew Zimbalist nel suo volume Circo Massimo: la scommessa economica dietro le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Cinquant’anni fa i Giochi stavano crescendo rapidamente ma ogni Olimpiade, da Roma 60 in poi, vide grandi sforamenti dei costi. I Giochi di Città del Messico 68 e di Monaco di Baviera ’72 furono poi macchiati dal sangue, i primi dei manifestanti, i secondi degli atleti israeliani. Le gare del ’76 a Montreal, da un preventivo di 124 milioni di dollari, finirono per costare 1,5 miliardi. Così sempre più città decisero di sfilarsi dalla candidatura, tanto che nel ’79 Los Angeles fu l’unica a presentare un’offerta per i Giochi estivi dell’84, facendo affidamento quasi solo su stadi e infrastrutture esistenti. Grazie ai diritti tv, la megalopoli californiana ottenne dai giochi un piccolo saldo attivo. Quel successo, male interpretato, fece scattare una nuova corsa a candidarsi, con le città in gara che salirono da due per le Olimpiadi 1988 a 12 per quelle del 2004, finendo per favorire i Paesi che spendevano di più.
Gli esperti palano di “maledizione del vincitore”. Esemplari furono i giochi di Atene del 2004, costati oltre 10 miliardi, che tra corruzione e sprechi sono considerati tra le cause del default della Grecia. Molte città negli ultimi anni hanno così ritirato le proprie offerte, dopo referendum vinti da elettori contrari o per la pressione di cittadini preoccupati. Per mancanza di candidati, nel 2017 il Cio ha scelto contemporaneamente le sedi del 2024, Parigi, e del 2028, Los Angeles. Il fatto è che costi e ricavi dei Giochi ricadono su tasche diverse. Le candidature sono spinte da grandi interessi privati: dietro ci sono le lobby di costruttori, architetti, hotellerie e turismo, media, compagnie di sicurezza, assicurazioni, banche, consulenti, avvocati e pr che per questi gruppi di pressione elaborano iperboliche stime sui potenziali benefici. I costi però non gravano sulle spalle di questi gruppi, che invece ne incassano i lucrosi appalti.
Per garantirsi i Giochi la città ospite deve spesso pagare centinaia di milioni solo per presentare e “spingere” la propria candidatura. Poi finisce per stravolgere i suoi piani urbanistici, il che spesso significa trasferire comunità e posti di lavoro, assumere manodopera migrante, ma soprattutto togliere risorse rilevanti ai servizi sociali, indebitarsi per miliardi, appesantire le tasse future. Ma le promesse non si realizzano e lungo il percorso le comunità locali sperimentano invece traffico e inquinamento in nome della costruzione di infrastrutture che spesso non hanno più alcun uso dopo i Giochi (Torino 2006 insegna) o che per restare attive dovrebbero far costare troppo i propri biglietti.
A soffrire, anche in termine di costi-opportunità, sono i bilanci pubblici. Il servizio del debito dopo aver ospitato i giochi può gravare sugli Stati anche per decenni e la crescita promessa quasi sempre è un miraggio. Nemmeno gli effetti occupazionali sono certi: per i giochi di Salt Lake City del 2002 vi fu un aumento a breve termine di 7 mila posti di lavoro, un decimo di quelli preventivati, ma nessuna crescita di lungo termine, mentre la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ha calcolato che solo il 10% dei 48 mila posti temporanei creati dalle Olimpiadi di Londra 2012 è andato a disoccupati. Anche il turismo ne beneficia, ma a breve termine, mentre a correre è la corruzione, come nei casi di Nagano (1998), Salt Lake City (2002) e Rio (2016). Senza una vera riforma del Cio e controlli sovranazionali efficaci, affiancare affari e sport non sarà più un gioco.
Mi chiedevo: ma se le città ospitanti avessero 2 edizioni consecutive invece di una?
Penso sia una possibilità, in ogni caso si dovranno inventare qualcosa perché è chiaro che così com'è si tornerebbe al minimo sindacale. 1 candidato e pochi interventi.
a me pare il solito articolo scritto da chi di economia non ne capisce nulla.
E' ovvio che la spesa sia pubblica e il guadagno privato, la domanda è se e quanto effetto "moltiplicatore" si produce, come e perchè.
Se la parola "moltiplicatore" non appare nell'articolo allora è una lettura inutile. (e no le parole "crescita" o "occupazione" o "benefici" non sono la stessa cosa)
Inoltre non si capisce come mai il fatto di produrre nuove infrastrutture per una città dovrebbe esaurire i suoi benefici il giorno in cui le olimpiadi finiscono... cosa succede agli stadi e alle strade: scompaiono?
E' ovvio che la spesa sia pubblica e il guadagno privato, la domanda è se e quanto effetto "moltiplicatore" si produce, come e perchè.
Se la parola "moltiplicatore" non appare nell'articolo allora è una lettura inutile. (e no le parole "crescita" o "occupazione" o "benefici" non sono la stessa cosa)
Inoltre non si capisce come mai il fatto di produrre nuove infrastrutture per una città dovrebbe esaurire i suoi benefici il giorno in cui le olimpiadi finiscono... cosa succede agli stadi e alle strade: scompaiono?
si ok, ci sono gli sprechi.
però non mi vorrai far credere che questa sia una risposta vero?
però non mi vorrai far credere che questa sia una risposta vero?
posso linkare un articolo che riguarda ciò di cui state discutendo senza che questa sia la risposta alla tua domanda?
si certo, però era casualmente indirizzata a me che avevo scritto una cosa in senso inverso un secondo prima.
In ogni caso il cimitero di sarajevo e gli edifici abbandonati dopo Berlino 1936 mi sembrano davvero un pessimo esempio
In ogni caso il cimitero di sarajevo e gli edifici abbandonati dopo Berlino 1936 mi sembrano davvero un pessimo esempio
eri semplicemente l'ultimo ad aver scritto, io ho solo aggiunto un articolo alla discussione. Stop.
edit
che poi se rileggo, la chiudi con cosa succede agli stadi e alle strade: scompaiono? .
QUASI!
Quindi, in parte, questo articolo risponde alla tua domanda ....enormi sprechi per strutture che poi non vengono neanche utilizzate dalle generazioni future.
Belin, è domenica mattina, te ghe n'è già voglia??? :P
(edited)
edit
che poi se rileggo, la chiudi con cosa succede agli stadi e alle strade: scompaiono? .
QUASI!
Quindi, in parte, questo articolo risponde alla tua domanda ....enormi sprechi per strutture che poi non vengono neanche utilizzate dalle generazioni future.
Belin, è domenica mattina, te ghe n'è già voglia??? :P
(edited)
ecco, vedi...
vabbè lascio stare qui siamo al livello di discutere di economia sulla base delle foto degli edifici di sarajevo dopo la guerra.
vabbè lascio stare qui siamo al livello di discutere di economia sulla base delle foto degli edifici di sarajevo dopo la guerra.
mi piace la tua conclusione. Uno posta un articolo facendo notare che il mondo è disseminato di scheletri olimpionici e tu ne trai la conclusione che voleva parlare di economia e di conseguenza non ne capisce una mazza. Sei fantastico, poi la domenica mattina è ancora piu' un piacere partecipare a discussioni simili.
ripeto, non volevo disquisire con te di economia, non ne so una mazza e quindi non mi ci metto neanche!
Troy ha iniziato a parlare di olimpiadi non sostenibili ed io ho postato un articolo con centinaia di strutture abbandonate,
dici che non centra una mazza nonostante tu abbia concluso il tuo post con dove finiscono questi stadi? fa lo stesso, devo ricordarmi di non rispondere a te quando intervengo sul forum (è già la seconda volta in dieci giorni che mi tocca perdere cinque minuti per spiegare un post che non aveva bisogno di spiegazioni)... che palle oh
ripeto, non volevo disquisire con te di economia, non ne so una mazza e quindi non mi ci metto neanche!
Troy ha iniziato a parlare di olimpiadi non sostenibili ed io ho postato un articolo con centinaia di strutture abbandonate,
dici che non centra una mazza nonostante tu abbia concluso il tuo post con dove finiscono questi stadi? fa lo stesso, devo ricordarmi di non rispondere a te quando intervengo sul forum (è già la seconda volta in dieci giorni che mi tocca perdere cinque minuti per spiegare un post che non aveva bisogno di spiegazioni)... che palle oh
Che siano in perdita è poco ma sicuro, l’effetto covid diretto e indiretto è stato devastante oltre ad una sorta di “garanzia di perdita sui grandi eventi sportivi” però l’articolo è - secondo me - poco acuto. Se quella garanzia esiste ormai da quasi tutte le Olimpiadi post belliche vorrei ricordare che, solo nel quartiere di mia moglie (palazzetto pugilato e judo vicini) hanno fatto - come in tutta Tokyo - lavori enormi ad esempio facendo sparire buona parte dei cavi aerei e trasferendo i tubi di acqua luce e gas in tubi elastici sotterranei che assorbono o riducono le rotture dovute a movimenti tellurici. Hanno creato e ampliato molte linee veloci e superveloci dei treni, hanno rifatto buona parte della circolazione stradale. Hanno impostato un progetto di sviluppo di 15 anni (15 anni!!!!) per ridurre drasticamente il traffico cittadino su gomma a favore di rotaie o monorotaie. Le aree che di solito vengono abbandonate probabilmente verranno ricollocate in altre strutture, almeno in buona parte, insomma la skyline cittadina è cambiata. Lo spazio a Tokyo è vita. Sull’isola artificiale di Odaiba (se non ci siete mai stati non potete immaginare neanche lontanamente cosa sia) hanno costruito un ospedale (!!!!!) che fungerà da punto di raccordo per il covid. Qui per fare una rotonda sulla via Mantova serve una manovra economica. Insomma hanno fatto le Olimpiadi in perdita ma hanno pensato molto alla città. Senza entrare nel rapporto entrate/uscite delle aziende che hanno lavorato (nel breve periodo di certo in rosso) l’ottica di sviluppo di un progetto cittadino è ben diversa da quella di Atene o Rio, Olimpiadi in perdita si ma forse il momento buono per impostare e fare molti lavori che avrebbero chiesto molto più tempo
l'articolo di Troy "parla" (in realtà fa propaganda neo-liberista) di investimenti pubblici sulle olimpiadi e ritorni economici.
Quindi parla di economia, non di sport.
Il tuo link mostra alcune foto (tra cui molte discutibili) che inducono a pensare che le strutture fatte per le olimpiadi restino presto inutilizzate. Ed è anche questo un elemento tipico di propaganda neo-liberista (o pd/grillina se preferite la traduzione italica)
Il mio post invece voleva evidenziare come nè le foto, nè l'articolo di Troy siano degli elementi razionali di discussione per stabilire se "fare le olimpiadi" sia un buon affare.
E lo ribadisco.
Aggiungo solo che le foto di alcune opere pubbliche in disuso non sono significative (imho), ma sono di sicuro di grande effetto (in modo molto grillino). Traduco: servono a convincere il popolino delle tesi neo-lib (per cui l'investimento in grandi opere è sempre sbagliato, meglio "qualcosaltro").
Ovviamente questo PUO' essere vero, ma va argomentato in termini economici seri... non con le solite fregnacce grilline "castacriccacorruzione"(cit.) oppure "spreco di miliardi".
Quindi parla di economia, non di sport.
Il tuo link mostra alcune foto (tra cui molte discutibili) che inducono a pensare che le strutture fatte per le olimpiadi restino presto inutilizzate. Ed è anche questo un elemento tipico di propaganda neo-liberista (o pd/grillina se preferite la traduzione italica)
Il mio post invece voleva evidenziare come nè le foto, nè l'articolo di Troy siano degli elementi razionali di discussione per stabilire se "fare le olimpiadi" sia un buon affare.
E lo ribadisco.
Aggiungo solo che le foto di alcune opere pubbliche in disuso non sono significative (imho), ma sono di sicuro di grande effetto (in modo molto grillino). Traduco: servono a convincere il popolino delle tesi neo-lib (per cui l'investimento in grandi opere è sempre sbagliato, meglio "qualcosaltro").
Ovviamente questo PUO' essere vero, ma va argomentato in termini economici seri... non con le solite fregnacce grilline "castacriccacorruzione"(cit.) oppure "spreco di miliardi".
non partecipo a queste discussioni da molto tempo ormai
raramente mi è capitato di prendere una decisione così saggia...
raramente mi è capitato di prendere una decisione così saggia...